Archive for the ‘Testamento biologico’ Category

Due volte qualche tempo fa

8 marzo 2017

di giuliomozzi

Qualche tempo fa assistetti a una conversazione interessante. Erano i tempi del “caso Welby”; si parlava dunque di testamento biologico, di eutanasia, di morte assistita, di diritto al suicidio, di dignità della vita: tutte queste cose insieme, come al solito – questa è la sensazione che ho sempre – troppo confusamente.
Alla conversazione partecipava una coppia sposata. A un certo punto il marito disse, chiaro e netto, rivolto alla moglie: “Di me, anche quando sarò incosciente, voglio decidere io. Tu, se ci sarai tu, dovrai fare quello che avrò detto, anzi scritto, io”.
Mi domandai, e continuo a domandarmi da allora, che cosa sia il matrimonio.

Qualche tempo fa un amico mi raccontò di aver agito in un certo modo. Si parlava di sua madre. “Lei avrebbe preferito così”, mi disse. “Ne sono sicuro”, insistette. “Lei era stata sempre così piena di vita, così solare”, aggiunse. “Non avrebbe voluto continuare a vivere così”, dichiarò. “Ne sono sicuro”, ripeté. Cercava da me un’approvazione, era evidente. Io non potevo dargliela: non ero stato lì, non ero figlio di sua madre, non la conoscevo se non di vista, molto meno di lui potevo permettermi di immaginare che cosa sua madre, se fosse stata cosciente e capace di comunicare, avrebbe espressamente voluto.
Da quella volta mi domando, che cosa sia l’essere figli – in questi tempi in cui i genitori vivono vite lunghissime.

Matrimonio e crudeltà

4 ottobre 2015

di giuliomozzi

I due genitori conviventi di un bambino di tre anni sono andati in Comune – in provincia di Bologna – e si sono sposati. La madre del bambino ha dichiarato, come riportato da un quotidiano:

Lo Stato ci costringe a farlo per tutelare la nostra salute e nostro figlio. Era l’unico modo. […] Ci siamo sposati per tutelare nostro figlio e perché le leggi dello Stato Italiano non garantiscono l’assistenza e la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie che purtroppo possono capitare a tutti. […] Trovo una pagliacciata tutto ciò che ruota attorno ad un contratto.

Un giudice del Tribunale ecclesiastico di Bologna (nonché avvocato) ha scritto, in un articolo apparso nel settimanale diocesano (ma cito da qui, non riuscendo a trovare l’articolo in rete):

Non si può decidere di sposarsi solo perché così si ottengono diritti e benefici che diversamente, non si avrebbero secondo la legislazione vigente. Così tutto perde il suo senso, diventa un pro-forma, una farsa, una simulazione: per l’ordinamento italiano quel matrimonio è nullo, così come è nullo il matrimonio celebrato al solo fine di acquistare la cittadinanza. Il senso di celebrare il matrimonio non può stare nella ricerca di una tutela istituzionale. […] Ridurre il matrimonio a un contratto significherebbe adulterarlo, come quando al buon vino si aggiunge l’acqua! E le istituzioni devono avere a cuore il matrimonio proprio per questo.

Se “la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie” può essere garantita solo dal matrimonio (e non, mettiamo, da vent’anni di amorosa convivenza), mi pare evidente che è l’ordinamento stesso a spingere verso il – chiamiamolo così – “matrimonio per tutela”. E che l’unico modo per far sì che non avvengano “matrimoni per tutela” è fare una legge che preveda “la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie”. Il nostro Parlamento ci sta lavorando, da anni, con estrema riluttanza.

La crudeltà esibita dal giudice del Tribunale ecclesiastico (e, visto il luogo della pubblicazione, avallata dalla Curia: suppongo) mi pare decisamente fuori luogo (sempre che la crudeltà possa, in qualche occasione, essere in luogo). Queste due persone, che si amano e vivono insieme e hanno un figlio, vogliono solo essere trattate in certe situazioni come se fossero ciò che sono: due persone che si amano e vivono insieme e hanno un figlio. C’è un modo per ottenere questo? Sì, uno solo: sposarsi. Che devono fare, dunque, queste due persone?

Queste due persone avrebbero potuto fare altrimenti. Avrebbero potuto, per esempio, sposarsi e stare zitte. Come gli amici miei che si sono sposati per accedere alle agevolazioni sul mutuo per la casa. O il mio anziano vicino che non potendo remunerare decentemente la badante l’ha sposata e l’ha resa erede dell’unico suo bene: la casa. O un celebre scrittore che adottò il compagno. Spesso l’ipocrisia – anche quella minore, fatta solo di omissione – rende più semplice l’esistenza.

Invece queste due persone hanno deciso di parlare, e secondo me hanno fatto bene.

(Ah: è vero che nell’ordinamento giuridico italiano il matrimonio non è un contratto, bensì un negozio giuridico. Ho l’impressione che negli ultimi decenni la popolazione italiana lo abbia sempre più percepito come un contratto).

Pm

27 aprile 2011

Così Repubblica, nell’edizione in rete. Il mio primo pensiero, visto il titolo, è stato: “Ma perché tira in ballo i pm, che non c’entrano niente?”. Il secondo pensiero, dopo aver letto l’articolo, è stato: “Ma perché scrivono che parla dei pm, se non ne ha parlato?”. gm

Il vero e il falso, mescolati

3 dicembre 2010

di giuliomozzi

Dal sito di Eugenia Roccella, sottosegretario al ministero della Salute.

Comunicato stampa, 26.11.2010. E’ molto importante, in particolare in questo momento di acceso dibattito, che dal prossimo anno il 9 febbraio sia la Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi. A volerla fortemente sono state le associazioni dei familiari delle persone che vivono in questa condizione, che hanno lavorato al Libro Bianco del Ministero della Salute. Questa data ricorda a tutti noi l’anniversario della morte di Eluana Englaro, una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura. Con questa giornata il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti. Da oggi sarà un’occasione preziosa in più per ricordare a tutti noi quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita. Questa giornata sarà anche un appuntamento per fare il punto scientifico su tutte le scoperte su queste situazioni di cui sappiamo ancora troppo poco. E potrà rappresentare una finestra di visibilità per queste persone e le famiglie che le accudiscono amorevolmente, troppo spesso coscientemente accantonate dai media che si rivolgono al grande pubblico, come ha dimostrato la recente vicenda della trasmissione “Vieni via con me”. (Vedi).

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Mario, Eluana, Piergiorgio

30 novembre 2010

di giuliomozzi

Mi pare che ciò che ha fatto Mario Monicelli, gettandosi dalla finestra dell’ospedale dov’era ricoverato per un tumore alla prostata, non sia molto diverso da ciò che hanno fatto Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Certo, vi è qualche differenza: Welby, non essendo in grado di ammazzarsi da solo, dovette ricorrere all’aiuto di un’altra persona; Eluana Englaro fu uccisa, in esecuzione di una volontà da lei espressa prima dell’incidente che la ridusse in stato vegetativo, dopo una lunga battaglia legale condotta dal padre. Ma, come si vede, sono differenze procedurali. La sostanza è la stessa: una persona ritiene che le cure alle quali è sottoposta siano una forma di accanimento, e preferisce morire subito.

Ma ho l’impressione che la somiglianza non venga colta. Perfino Il foglio celebra il grande regista anziché stigmatizzarlo come esponente della “cultura della morte”.

Attorno al corpo di Eluana Englaro / 3

5 novembre 2009
Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Terza parte.

Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Terza parte.

Attorno al corpo di Eluana Englaro / 2

29 ottobre 2009
Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Seconda parte.

Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Seconda parte.

La prima parte è qui.

Attorno al corpo di Eluana Englaro / 1

22 ottobre 2009
Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Prima parte.

Un progetto (che non si avvale di immagini) di Barbara Gozzi, in AgoraVox. Prima parte.

La seconda parte è qui.

“Un esercizio paziente di ragionevolezza”

27 settembre 2009

[…] Vedremo la legge. Ma quel che intanto si comincia a vedere è, finalmente, un esercizio paziente di ragionevolezza, il tentativo di far avanzare i termini di un accordo possibile, e intorno ad essi la fatica squisitamente parlamentare della mediazione (dopo tutto, in Parlamento si parlamenta: ci si sta per quello, e non solo per ratificare decisioni prese altrove). È una prova importante, il cui significato va probabilmente al di là del testo di legge (pur importante) che sarà licenziato dalla Camera, e chiama in causa il senso stesso dell’agire politico. […]

Leggi l’interessante articolo di Massimo Adinolfi, qui, sul dibattito parlamentare attorno al cosiddetto “testamento biologico“.

Testamento biologico

25 aprile 2009

di Umberto Veronesi

Io sottoscritto Umberto Veronesi, nato a Milano il 28 novembre 1925, nel pieno delle mie facoltà mentali e in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue: in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante chiedo di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico o di sostegno (nutrizione e idratazione). Nomino mio rappresentante fiduciario mio figlio Paolo Veronesi. Queste mie volontà dovranno essere assolutamente rispettate dai medici che si prenderanno cura di me. Una copia di queste mie volontà saranno depositate presso lo studio del notaio …, Milano.

da Il primo amore, Testamenti biologici.

Quando si impone

29 marzo 2009

di Gianfranco Fini
(presidente della Camera dei deputati)

[…] Quando si impone un precetto per legge, siamo più vicini allo Stato etico che allo Stato laico. […]

Leggete questo disegno

3 marzo 2009

di giuliomozzi

Il disegno di legge sul cosiddetto “testamento biologico” in discussione presso il parlamento italiano è, ahimè, un trucco. Se lo leggete (lo pubblico qui di séguito) vi accorgete che il suo scopo è vietare ciò che sembra autorizzare. Contiene inoltre svariate affermazioni di principio così vaghe o ambigue da poter generare, secondo me, un enorme contenzioso. Se si afferma che la Repubblica deve garantire “la dignità della persona umana riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina”, io sono d’accordo: e credo, ad esempio, che il signor Beppino Englaro, padre e tutore di Eluana Englaro, abbia appunto agito per garantire la dignità di sua figlia riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina. E allora, come mai l’attuale governo ha cercato di far approvare questa legge in fretta e furia proprio per bloccare l’operato del signor Englaro? Evidentemente ci sono almeno due concetti di “dignità” in circolazione: e mi pare bizzarro imporne uno [a] per legge, [b] dandolo per scontato, [c] e quindi in realtà senza definirlo.

Pensate al potenziale un’affermazione come: “La Repubblica riconosce come prioritaria rispetto all’interesse della società e della scienza la salvaguardia della persona umana”. Si potrebbe usarla per difendere la propria evasione fiscale. Non sarebbe difficile, soprattutto per una persona di basso reddito, o per una persona il cui reddito dipenda fortemente dalla disponibilità di una certa liquidità (i piccoli e piccolissimi imprenditori), argomentare: non pagando le tasse ho salvaguardata la mia persona, che è prioritaria rispetto all’interesse della società. Qualcuno ricorderà, spero, la comprensione manifestata dall’attuale capo del governo, in più occasioni, nei confronti degli evasori fiscali.

Eccetera. Senza contare il ridicolo di una “dichiarazione anticipata di trattamento”, per la scrittura della quale si prevedono sontuose procedure (dev’essere sottoscritta da un medico, depositata presso un notaio, rinnovata ogni tre anni), ma che non è vincolante, ovvero non vale nulla. E’ una semplice nota informativa, in pratica.

Vi invito dunque a leggere il disegno di legge. Se lo trovate inopportuno, potete fare una cosa: aderire all’appello “per il diritto alla libertà di cura” del senatore Ignazio Marino, qui. Appello che trovo criticabile sotto vari aspetti (tanto che mi sono deciso a firmarlo solo ora: vedi qui alcune ragioni della mia esitazione), ma che mi pare condivisibile nella sostanza.

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Chiedo di essere indagato per omicidio volontario

2 marzo 2009

di giuliomozzi

[Questo articolo è stato ripreso in Il primo amore, qui].

Leggo nei giornali che il signor Beppino Englaro, l’anestesista Amato De Monte e i dodici componenti dell’associazione Per Eluana – costituita ad hoc per dare la morte alla giovane Eluana Englaro nel rispetto del protocollo stilato dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano – sono indagati per l’ipotesi di reato di omicidio volontario. L’iscrizione di queste persone nel registro degli indagati presso la procura di Udine è, ha spiegato il procuratore Antonio Biancardi, un “atto dovuto” dopo l’esposto presentato dall’associazione Comitato Verità e Vita.

Ritengo assai opportuno che queste quattordici persone vengano indagate. Si tratta non tanto, presumo, di stabilire che cosa costoro abbiano fatto; ma se ciò che costoro hanno fatto sia o non sia omicidio volontario.

Credo che sarebbe assai opportuno indagare per lo stesso reato – o almeno per l’apologia dello stesso reato – tutte quelle persone che da quando il “caso Englaro” ha avuto notorietà hanno espresso opinioni, hanno preso posizione, hanno creato un clima culturale più favorevole (o meno sfavorevole), hanno emesso sentenze: tutte quelle persone che, in sostanza, hanno in vario modo contribuito a far sì che a Eluana Englaro fosse data la morte nel modo che tutti sanno.

Tra queste persone ci sono anch’io. Chiedo quindi di essere indagato. Spedirò oggi stesso una lettera in tal senso alla procura di Udine.

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Appunti su Eluana Englaro

18 febbraio 2009

di Demetrio Paolin

[Un interessante commento a questo articolo è apparso qui].

Già alcuni mesi fa avevo scritto una serie di appunti su caso di Eluana Englaro. Ora è trascorsa più di una settimana dalla sua morte e ancora non riesco a fare su questa vicenda una riflessione complessiva. Quindi proprio come l’altra volta riporto solo gli appunti che ho steso.

La gente is reality. Se guardate con una certa attenzione i giornali, i siti web d’informazione e i social network avrete sicuramente notato che l’acuto di partecipazione alla vicenda di Eluana è culminato con lo spostamento a Udine della ragazza, mentre dopo la sua morte tutto è andato via via spegnendosi. Pochi giorni e la notizia era passata in secondo piano, meglio parlare della Sardegna o del Festival di Sanremo.

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Leggendo il ddl

17 febbraio 2009

di Ivo Silvestro

Alfa: “La Repubblica tutela la vita umana fino alla morte.”

Beta: Sarebbe difficile tutelare la vita umana dopo la morte. Cosa stai leggendo?

Alfa: Il disegno di legge del governo sul testamento biologico. L’ho trovato sul sito del Sole24ore. Quello che ti ho letto è il primo articolo.

Beta: Direi che è da apprezzare la sobrietà.

Alfa: Cioè?

Beta: Hanno scritto “fino alla morte”: avrebbero potuto affermare “fino a tre giorni dalla morte”. Dopotutto, c’è un precedente storico: un tizio, una volta, è risorto dopo tre giorni…

Continua a leggere il dialogo presso L’estinto (grazie a Massimo Adinolfi per la segnalazione).

Testamento biologico

16 febbraio 2009

di Marco Candida

Prima di dichiarare la mia volontà in questo testamento biologico, vorrei esprimere qualche dubbio proprio riguardo l’impiego di un tale strumento. La mia perplessità è la seguente: ma davvero può esistere qualcuno a questo mondo che possa dichiarare in un documento scritto che in caso di stato vegetativo desidererebbe seguitare a vivere? Qualcuno che dichiari di desiderare di protrarre la propria esistenza nutrito da un sondino nasogastrico e tenuto in vita da ingranaggi, rotelle, dentellature, siano pure esse microscopiche? Qualcuno che posto davanti alla eventualità di vivere come una pianta, una rapa, un tubero potrebbe dichiararsi disposto a vivere in queste condizioni? Che dichiari di esigere che i parenti, gli amici, i conoscenti seguitino ad assisterlo, a non dimenticarsi di lui, a venirlo a trovare almeno una volta alla settimana, una volta al mese, almeno una volta all’anno? Adesso che ci penso mi viene anche da domandarmi: “Ma quando sentiamo dichiarare da qualcuno che si trova sul letto di morte: “Non dimenticatevi di me”, allora come dobbiamo interpretarle queste parole?” Quando muore una persona cara, e purtroppo anche io ho fatto tragicamente esperienza di questo evento, e nel modo peggiore, ossia si è trattato di un evento capitato all’improvviso (una mattina mi hanno telefonato e mi hanno comunicato la notizia), soltanto l’oblio, la dimenticanza – o quantomeno un certo grado di oblio e dimenticanza, perché del tutto non si dimentica mai – può aiutarci a rimettere insieme i pezzi del nostro corpo e della nostra psiche. “Non dimenticatevi di me”.

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Testamento biologico

16 febbraio 2009

di Milvia Comastri

In pieno possesso delle mie facoltà,
oggi, 8 febbraio,
io dichiaro:

che se dovesse la mano del destino
spegnere in me barlume di coscienza
mai e poi mai, e lo ripeto ferma,
vorrei che tubi e aghi mi tenessero
in Vita.
Che non sarebbe
Vita
quella di un corpo
senza più pensiero.
Perché Vita non è
se orfana di emozione.
Perché non è Esistenza
non provare né gioia né dolore,
quelli del cuore ma anche della carne.

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Chiamare le cose col loro nome

14 febbraio 2009

di Massimo Adinolfi

[Questo articolo di Massimo Adinolfi è apparso il 10 febbraio 2009 in Left Wing con il titolo: Il significato della fame]

Intervistato dal Corriere, Camillo Ruini ha affermato che quel che sarebbe accaduto a Eluana, con l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione, va descritto, se si vogliono “chiamare le cose col loro nome”, in questi termini: “Farla morire di fame e di sete”. Ora Eluana è morta. Il cardinale Barragan chiede perdono al Signore per coloro che l’hanno uccisa. Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, dice che pesano le firme non messe sotto il decreto legge del governo. Maurizio Sacconi chiede di proseguire nella discussione sul cosiddetto testamento biologico. Fioccano le dichiarazioni: è il caso di provare a tessere il filo di un ragionamento, che non debba nulla all’emozione del momento e aiuti, se possibile, a fare una legge migliore di quella che il parlamento sembra accingersi a votare. Nec ridere nec lugere.
Cominciamo allora col dire che non c‘è pretesa al mondo più impegnativa di questa: chiamare le cose col loro nome. Siccome il cardinale Ruini ha trovato il nome per la cosa, gli si deve chiedere: cosa sono la fame e la sete, che ha creduto di nominare così a proposito nel caso di Eluana Englaro? L’opinione pubblica discute di questioni che appaiono (e in verità anche sono) molto più grandi di quella che è impegnata dalle parole di Ruini, ma non è cosa del tutto secondaria neppure questa, come mi propongo di dimostrare.
E dunque: cosa sono la fame e la sete?

Continua a leggere l’articolo in Left Wing
.

Spirito, respiro

10 febbraio 2009

di Fabrizio Centofanti

La bagarre scatenata intorno alla vicenda di Eluana è emblematica. Ci sono ragioni da una parte e dall’altra; il problema, secondo me, non sono le ragioni, ma i torti. E il torto è uno: la mancanza di rispetto, il voler affermare la propria visione delle cose in una rissa in cui si smarrisce il punto di consistenza della questione: il bene di Eluana. La tragedia è che nessuno può sapere quale sia questo bene. Se cioè Eluana fosse pronta a morire, o se il cammino della malattia richiedesse ancora tempo, se ci fosse qualcosa da elaborare nelle cellule incapaci di comunicare normalmente, ma ancora presenti alla vita in modi per noi indecifrabili. A mio parere nessuno possiede gli strumenti per interpretare il codice di un malato nelle condizioni di Eluana, per cui la soluzione dovrebbe essere una sorta di sospensione di giudizio, l’accettazione della presenza enigmatica ma eloquente di una vita che non vuole esaurirsi. Parlo di un caso come quello di Eluana, in cui il respiro è spontaneo. Ma ci sono situazioni in cui il malato è sostenuto da una macchina: un mio carissimo amico è affetto da SLA: riceve l’ossigeno, ma è lucido e risponde agli stimoli. Una legge sul testamento biologico, secondo me, dovrebbe tener conto della psicologia del malato, che in condizioni di emergenza può aggrapparsi alla vita in modo imprevedibile. La soluzione è più complessa di quanto gli schieramenti ideologici possano sostenere, spesso con violenza. Il rispetto implica un’apertura all’altro senza limiti e senza riserve. Più che una legge, è necessario uno spirito: che vuol dire, appunto, respiro.

Testamento biologico

10 febbraio 2009

di Mauro Testa

[Questo “testamento biologico” è apparso anche in Il primo amore, qui]

Io, Mauro Testa, nato a Busto Arsizio il 25 luglio 1973, nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche, voglio lasciare con questo testamento biologico le disposizioni che desidero siano attuate nel caso mi trovassi nell’impossibilità di esprimerle verbalmente; nella speranza che, se ciò dovesse proprio accadere, accada almeno in un mondo meno barbaro e più umano di quello in cui ora mi trovo a vivere.

Cara I***, cara M***, cari amici, se ancora ne avrò, cari genitori e fratelli, nel malaugurato caso vi troviate dinnanzi al mio corpo, ormai privo di volontà, tenuto in vita artificialmente oppure alimentato e abbeverato a forza o ancora costretto a deglutire da una volontà non più mia, ascoltate con attenzione il parere dei medici, pretendete che vi dichiarino le loro convinzioni religiose che ne determinano l’agire e diffidate di coloro che si dichiarano cattolici: se le speranze di un mio ritorno alla vita dovessero essere praticamente nulle, vi prego di concedermi ancora un po’ del vostro tempo, diciamo fino alla prossima primavera e tenetemi compagnia, se ne avete voglia, con un po’ di Dostoevskij: I fratelli Karamazov e i Demoni almeno, magari Delitto e Castigo o Il giocatore, leggetemi un po’ de Il Viaggio di Céline e qualche passo con le femminote di D’Arrigo, se nonostante questa cura il mio corpo dovesse continuare il suo sonno, e se nemmeno un bacio da fiaba dovesse mutare le cose, facciamola finita, chiudetemi gli occhi, se ancora sono aperti, staccate spine, sondini, tubi, pompe e quant’altro dovesse essere collegato al mio povero corpo e lasciatemi morire in pace. Fate smontare gli organi, se ancora ce ne sono di utili per qualche altro essere umano, quel che rimane datelo al fuoco e le ceneri che ne derivano gettatele da qualche parte, so che sicuramente saprete dove.

[Testamenti biologici in Il primo amore] [testamenti biologici nel vecchio vibrisse] [testamenti biologici in questo nuovo vibrisse]