di giuliomozzi
1. Prima di tutto, dovete decidere qual è il vostro scopo. Se il vostro scopo è tentar di portare a casa qualche soldo, oppure tentar di portare a casa qualche cesta di prodotti tipici, oppure di tentar di portare a casa qualche opera (magari in ceramica) di un artista locale (del luogo nel quale si svolge la cerimonia di premiazione): be’, i concorsi seri sono tantissimi.
2. Se il caso 1 è il vostro caso, vi invito a prestare più fiducia ai concorsi organizzati direttamente da soggetti pubblici (Biblioteche, pubbliche amministrazioni ecc.). “Direttamente” significa “direttamente”: il concorso indetto dall’associazione Tale con patrocinio del Comune non è organizzato direttamente da un soggetto pubblico.
3. Se invece il vostro scopo è cercare un accesso alla Repubblica delle lettere, l’unico criterio certo è: partecipare al Premio Calvino. Chi si piazza al Calvino (non è necessario vincere) ha buone probabilità di trovare un accesso, magari non in grande stile, ma un accesso vero, alla Repubblica delle lettere. Questo a causa del prestigio, a mio giudizio ben meritato, del quale gode il premio stesso.
4. Se il Calvino non vi basta, allora dovete studiarvi innanzitutto la composizione della giuria. Leggete la lista dei nomi, usate i motori di ricerca, e tentate di rispondere alla domanda: “Queste persone sono in grado, e possono aver voglia, nel caso in cui io vinca o mi piazzi bene, di favorire il mio accesso alla Repubblica delle lettere?”. Il succo è: il bibliotecario di provincia può essere un’ottima persona (e partecipare al premio può essere un’esperienza gratificante e divertente), ma di solito non è in grado di favorire l’accesso dei vincitori o dei piazzati alla Repubblica delle lettere.
5. Qualora i premi siano organizzati da riviste o case editrici, tentate di rispondere alla domanda: “Ho mai sentito nominare questa rivista o questa casa editrice? Ho mai visto le loro pubblicazioni in una qualche libreria?”. Nel caso in cui l’unico vantaggio nel vincere o nel piazzarsi consista nell’essere pubblicati nella rivista o nell’essere pubblicati in un volume antologico, eccetera, la risposta alla precedente domanda dovrebbe dare indicazioni utili.
6. Se ciò che vi interessa non è l’accesso alla Repubblica delle lettere, ma una valutazione delle vostre capacità, allora dovete studiarvi innanzitutto la composizione della giuria. Leggete la lista dei nomi, usate i motori di ricerca, e tentate di rispondere alla domanda: “Queste persone sono in grado di valutare professionalmente, disinteressatamente, competentemente ecc. i miei scritti?”. La risposta può essere difficile, poiché la “professione” di “valutatore di testi letterari” è notoriamente in crisi. Il bibliotecario di provincia può essere una persona di ottimo gusto, e capace di analizzare accuratamente il vostro lavoro; non è detto che le stesse caratteristiche le abbia l’assessore alla cultura o il dirigente della scuola superiore o il corrispondente del quotidiano regionale.
7. Leggete il bando. Se è scritto in buon italiano, questo è un punto a favore del premio. Se è scritto in italiano mediocre o pessimo, questi sono uno o due punti a sfavore. Se è scrito in un registro linguisto medio, questo è a favore. Se è scritto in un registro linguistico pretenziosamente alto, questo è un punto a sfavore. Se è scritto in un registro linguistico goffamente alto, questi sono due punti a sfavore.
8. Se le edizioni precedenti del premio hanno prodotto delle pubblicazioni, cercate le pubblicazioni. Confrontate la qualità che ritenete abbiano i vostri testi con la qualità che vi parrà abbiano i testi antologizzati. Se vi pare che l’antologia sia piena di schifezze, desistete e non partecipate al premio.
9. Se il concorso è onnicomprensivo (romanzo edito e inedito, racconto edito e inedito, poesia edita e inedita), è probabile che la giuria non disponga delle competenze necessarie a valutare una tale varietà di testi.
10. Date un’occhiata a un sito che raccoglie bandi di concorsi letterari (a es. questo). Fate questo ragionamento: poiché ogni concorso produce normalmente un vincitore, considerato il numero dei concorsi, quanti vincitori ogni anno dovrebbero affacciarsi alla pubblicazione o alla Repubblica delle lettere eccetera?
15 aprile 2014 alle 09:11
Cosa intendi con avere accesso alla Repubblica delle lettere? Essere pubblicati? Essere pubblicati con successo? Essere considerati scrittori? Essere considerati scrittori “seri”?
15 aprile 2014 alle 09:13
Non basta essere pubblicati, e nemmeno essere pubblicati con successo. Fabio Volo non ha nessun accesso alla Repubblica delle lettere.
15 aprile 2014 alle 09:44
Se abboccate come ho fatto io a un concorso organizzato da una CE che dopo aver pubblicato i 5 finalisti scompare, cancella il proprio sito, non aggiorna la pagina FB, non risponde alle email, mette un annuncio di vendita dell’immobile in cui ha sede, allora siete dei pesci sole, come dicono a Mantova. Proprio come me. Quanto al Calvino, accetta solo inediti di autori mai pubblicati e io purtroppo “lo fui”.
15 aprile 2014 alle 09:58
Io ho partecipato al concorso del Messaggero “Donnechefannotesto” (http://www.donnechefannotesto.it/biblioteca.php)
Quest’anno il tema era “Donne e lavoro: il coraggio e la capacità di dividersi in molti ruoli” e suggeriva già, in modo piuttosto subliminale, di tagliarsi un po’ le vene.
Non era previsto un premio in denaro, ma solo la pubblicazione sulle pagine del Messaggero dei racconti vincitori.
Quello che mi ha colpito è stata la strategia utilizzata da molte partecipanti. Quasi tutte hanno inviato il proprio racconto gli ultimi giorni e mi sono chiesta perché. Io, ingenuamente, l’ho mandato appena pronto, pochi giorni dopo l’apertura del concorso e ho cercato di sdrammatizzare raccontando il mio curriculum vitae sotto forma di storia (Odio i CV). Altra cosa buffa è il numero di visite ad alcuni racconti (ben 8537 per “Flussi, influssi e deflussi”). A pensar male si fa peccato, ma io credo che la povera donna abbia passato pomeriggi interi a consumarsi i polpastrelli a furia di “gliccare”, come dice mio marito” sul suo racconto. Io sono stata vittima inconsapevole di una mia amica che, preda dalla furia di volere a tutti i costi farmi vincere, ha mobilitato tutto il parentado, amici, conoscenti e colleghi per “gliccare” sul mio racconto. Quando le ho spiegato che i glicchi non servivano a nulla è rimasta molto delusa e ha proposto di corrompere la giuria…
Mandare la propria opera all’inizio o alla fine del periodo di apertura di un concorso può fare la differenza?
15 aprile 2014 alle 10:05
“ Lunedì 5 gennaio 1998 – « Piazza d’Italia è il suo primo romanzo, che il 6 marzo di quest’anno ha ottenuto il premio “ L’inedito “ assegnato a Milano da una giuria presieduta da Maria Bellonci e composta da Angela Bianchini, Serena Foglia, Carla Macchia, Silvana Ottieri, Mimì Piovene e Mafalda Todisco. » (Antonio Tabucchi, Piazza d’Italia, 1975, risvolto di copertina) “.
15 aprile 2014 alle 10:05
Sabbry: non vedo come possa fare la differenza.
Acabarra: ovvero, la Repubblica delle lettere al gran completo.
15 aprile 2014 alle 10:16
Hai fatto un ottimo servizio, Giulio. Da anni partecipo a premi di poesia (ma faccio parte anche della giuria di un paio di importanti concorsi), e ti posso dire che mi riconosco nei criteri che hai elencato, che valgono sia per la narrativa che per la poesia.
15 aprile 2014 alle 10:29
Giulio anche io non vedo che differenza possa fare, ma se in tante hanno usato questa strategia tutte insieme vuole dire qualcosa. Azzardo delle ipotesi:
1) La mia opera è talmente eccelsa che non vorrei mai qualcuno possa trarre ispirazione e copiarmi così la mando solo l’ultimo giorno.
2) Se la leggono per ultima i giurati forse se la ricorderanno meglio rispetto ad una arrivata i primi giorni.
3) Prima mi leggo quelle delle altre, valuto il livello, assimilo idee che potrebbero essere meglio sviluppate e agisco di conseguenza.
4) Fare le cose sempre all’ultimo momento.
15 aprile 2014 alle 10:33
“ 4 dicembre 1986 – Dopo lunga e approfondita riflessione la giuria del Premio Italo Calvino per la narrativa e la saggistica inedite ha deciso di non premiare nessuno. “.
15 aprile 2014 alle 10:33
Propendo per il 4.
Per dire: anche le iscrizioni ai corsi arrivano generalmente all’ultimo momento (o, se iscrivendosi entro una certa data si ha un prezzo scontato, a ridosso di quella data).
15 aprile 2014 alle 10:50
“ Lunedì 10 agosto 1998 – Era strano ma avevo vinto il premio Flaiano. Per questo ero lì, in quella specie di sottoscala, che in realtà era la redazione di un giornale; c’era anche Scalfari, che parlava in un modo strano, esagerato, storpiando le parole tanto per farle sembrare più importanti. In piedi davanti al tavolo della giuria assieme agli altri premiati, raccontavo la mia storia. Alla fine il giovanotto con la faccia da giornalista mi diceva, con l’aria di volermi provocare: « Io non ho capito niente ». Avrei dovuto ricominciare da capo. Ma non aveva importanza: a raccontare mi divertivo troppo. (Un sogno) “.
15 aprile 2014 alle 11:12
Io ho inviato il mio manoscritto a un concorso letterario di Torino che aveva attirato la mia attenzione perché contava tredici edizioni precedenti e prevedeva la pubblicazione dell’opera e un premio in denaro. Sono arrivato in finale insieme ad altri quattro scrittori ma ho deciso di ritirare l’opera dal Premio perché leggendo attentamente i nomi in giuria, mi è sembrato che il mio lavoro potesse essere valutato da editor più esperti. In questo caso, forse peccando di immodestia, ho preferito affidarmi al giudizio di un membro della Repubblica delle lettere. Mi rendo conto che l’attesa potrebbe essere infinita ma desidero crescere come autore, piuttosto che accettare un compromesso. Avrò fatto bene? Avrò fatto male?
15 aprile 2014 alle 11:32
Giulio, conosci un concorso di poesia altrettanto prestigioso che favorisca, in caso di buon piazzamento o vittoria, l’accesso alla Repubblica delle lettere?
Grazie.
15 aprile 2014 alle 11:47
Giulio, potresti provare a fare un esperimento. Scrivi un romanzo o una raccolta di racconti e partecipa a tutti i concorsi letterari che riesci a trovare e vedi che cosa succede. Se tu ti classificasti in una ventina di concorsi su cinquanta, che cosa dovremmo concludere?
15 aprile 2014 alle 11:50
L’ha ribloggato su Flavio Firmo's Bloge ha commentato:
Ironia e perspicacia del signor Mozzi
15 aprile 2014 alle 11:53
Marco, è così faticoso scrivere un romanzo o una raccolta di racconti – non ho voglia di usare la mia fatica nel modo che suggerisci.
15 aprile 2014 alle 12:09
Ho conosciuto alcune persone che partecipano in maniera sistematica ai concorsi letterari scrivendo racconti ad hoc. Cioè fanno il ragionamento inverso: per loro il punto fisso è quel concorso e quel premio. Poi vedono come è composta la giuria e scrivono il racconto di conseguenza. A Monselice una associazione culturale organizza da un po’ di anni un concorso che si chiama ”il poeta e il narratore”. Vi è una prima selezione fatta non si sa bene da chi, forse dai soci dell’associazione. Poi organizzano una serata pubblica in una villa settecentesca durante la quale la decina di racconti e poesie preselezionati vengono letti da un attore e il pubblico in sala vota. Nei tempi morti brevi, tra un racconto e l’altro, una poesia e l’altra, il presentatore racconta barzellette sconce. Nel tempo morto lungo tra una sezione e l’altra c’è un buffet molto molto generoso.
I vincitori sono quelli le cui opere hanno un forte impatto emotivo. Ricordo un paio d’anni fa, l’unica volta che andai, che vinse (mille euro) un racconto la cui trama era pressappoco questa: anni sessanta, un giovane medico psichiatra viene mandato in un manicomio a far pratica. In una squallida cella c’è una giovane chiusa in se stessa e inzaccherata dai suoi stessi escrementi. Il giovane medico si prende cura di lei. Lei rinasce e si scopre che oltre ad essere bellissima è intelligentissima, sensibilissima coltissima e col cuore d’oro. il medico però, sul più bello, viene trasferito. Quando torna trova la ragazza molto molto regredita. Poi il suicidio. Si ricostruisce che il personale paramedico abusava di lei. Sfogo finale del giovane medico sulla barbarie dei manicomi.
15 aprile 2014 alle 12:11
Giulio, conosci un concorso di poesia altrettanto prestigioso che favorisca, in caso di buon piazzamento o vittoria, l’accesso alla Repubblica delle lettere?
Grazie.
15 aprile 2014 alle 12:34
“ 26 giugno 1988 – E Bellow si becca i milioni del Premio Scanno. Sanno un cazzo a Scanno. Ma ci hanno i milioni. “.
15 aprile 2014 alle 12:58
Dopo il commento su Fabio Volo, Giulio, sei ufficialmente il mio mito. Non so se la cosa ti aggrada, ma così è! A parte tutto, grazie per gli ottimi consigli. Cosa ne pensi del torneo Io scrittore?
15 aprile 2014 alle 13:20
Giulio, ma il Calvino chiede una sorta di tassa di iscrizione piuttosto alta e poi per partecipare non devi aver mai pubblicato (o aver pubblicato solo a pagamento).
15 aprile 2014 alle 13:46
Ottimo questo articolo e anche molto utile. Avrei una domanda da porti, Giulio: cosa pensi di quei concorsi letterari che richiedono una tassa di lettura? Può essere considerata una cosa legittima oppure un modo di spillare qualche soldo agli sprovveduti?
15 aprile 2014 alle 13:48
una volta ho partecipato a un premio organizzato da un comune e il sindaco mi ha premiato con un mazzo di fiori. quando correvo in bicicletta non mi è mai capitato.
15 aprile 2014 alle 14:14
“ Giovedì 21 ottobre 1999 – « Un’altro caso – come è risaputo, nella Parigi letteraria, i casi nascono come i funghi, e, se non nascono, si creano artificialmente, perché gli stranieri vi credano – è quello di Marcel Proust e del suo romanzo: À l’ombre des jeunes filles en fleur, che ha riportato il premio de Goncourt, e, pare, in virtù di pressioni e di camorre, più che per meriti artistici. Il libro del Proust, un ricco gentiluomo cinquantenne, ha un titolo delizioso ed un po’ oscuro, che non corrisponde – ahimè – al contenuto. Non ci meraviglia, del resto. Spinto dalla réclame utilissima, À l’ombre, ecc. corre il mondo e si ristampa come ogni libro francese che si rispetti! » (Enrico Franchi, in «La ciurma», a. 1, n. 2, febbraio 1920) “.
15 aprile 2014 alle 15:19
Sergio: se ritieni sia possibile distribuire dei soldi in premi senza prenderli – quelli stessi soldi – da qualche altra parte, allora sì: chiedere una quota d’iscrizione per un premio non è legittimo.
Ad esempio, per partecipare al Calvino si paga.
16 aprile 2014 alle 02:05
Esimio signor Miozzi, desidero sottoporre alla sua attenzione il premio letterario Calviniello – già il nome esprime in sé la potenzialità del minimalismo letterario – destinato al pubblico giovane e meno giovane, e anche a quello anziano. Infatti ci saranno tre premi per tre categorie:
I giovani, che si cimenteranno nel racconto dal tema “Gli scucchiati”.
I meno giovani, che dovranno confrontarsi con un racconto sul tema “Non esistono più le mezze età”.
Gli anziani, che potranno scrivere un racconto sullo spiritoso ed arguto tema: “Pasta o striscia adesiva per dentiere? Sfigmomanometro digitale o a mercurio? Ginnastica dolce o dolce della nonna(della moglie, in sostanza)?”
Nella giuria ci saranno Raffinati, Sboccia, Mazzettini.
Spero che ci riservi il grande onore di inviare un suo racconto. Nella narrazione non dovranno comparire le generalità dell’autore, ma lei ci faccia una crocetta in alto a destra della seconda pagina, così io la potrò riconoscere. Il bando scade il 14 luglio, la premiazione avrà luogo a Lercara Friddi(PA) il 15 agosto alle 14. A seguire il rinfreschino a base di cannoli e cassatine, bevande non comprese.
Venga, la prego: sarà la ghiotta occasione di poterle declamare il mio romanzo “La secchiona rapita”.
Cordiali saluti
16 aprile 2014 alle 13:35
>Giulio, conosci un concorso di poesia altrettanto prestigioso che favorisca, in caso di buon piazzamento o vittoria, l’accesso alla Repubblica delle lettere?
Grazie.
In Italia circa 500 persone fanno poesia come referenti a livello pubblico nazionale o regionale. L’ *accesso* lo hai se ti inserisci nel discorso letterario e sociale portato avanti da queste 500 persone e, più banalmente, se le cose che scrivi sono buone a loro giudizio. Ti basta quindi selezionare le tue 10 poesie migliori e mandarle tramite mail ad una cinquantina di quelli, perfettamente rintracciabili online. Se c’è qualcosa di spendibile, sarai certamente introdotto, almeno nel primo cerchio dei praticanti-con-giudizio.
16 aprile 2014 alle 13:53
Fu Giusco, “certamente” è una parola grossa, mi sembra.
16 aprile 2014 alle 14:00
Dipende da cosa ti aspetti. In poesia sono ridicolizzati letterariamente anche quelli che escono per Einaudi, quindi non c’è una Repubblica basata su vendite o prestigio di collana. Ci sono invece *bande* che portano avanti la propria produzione e le proprie idee con fiancheggiamenti editoriali più o meno noti, a livello di piccole realtà. Resta il fatto che se sei un discreto facitore di versi, la più affine di queste bande ti accoglierà volentieri se ne segui lo spartito.
16 aprile 2014 alle 14:25
A me quel “sarai certamente introdotto” continua a sembrare un eccesso. Ma non sono poeta, e il mondo può essere più facile di come mi appare.
16 aprile 2014 alle 14:41
Be’ fai prima a scrivere cosa ti aspetti. Considera che in poesia, in media, si fa un libro ogni dieci anni e tutto il resto è rumore. Se mandi 10 poesie che possono far pensare che tu sia capace di produrre un libro ogni dieci anni, sei già dentro. Per il resto, soldi non ce ne sono, gloria nemmeno, prestigio men che meno. Potrai fare qualche noiosissima lettura qua e là per lo Stivale e magari conoscere i colleghi. C’è giusto una raffinata presentazione domani a Milano, alle 18, con la presenza di espoenti di almeno quattro bande differenti. Do il link alla pagina dell’evento, chi vuole “entrare nella Repubblica della Poesia” vada a sentire di cosa si tratta e come lo si tratta, si legga il numero della rivista e si faccia i suoi conti. https://www.facebook.com/events/1525649144328438/
16 aprile 2014 alle 15:13
Se potessi, andrei a sentire molto volentieri.
Le bande non sono affare del lettore. Fortunatamente i lettori ingenui non fanno cartello. Per questo sono anche innocenti.
16 aprile 2014 alle 19:06
Mi permetto di segnalare il Premio La Giara indetto dalla Rai e da Rai Eri, per chi vuole scardinare contemporaneamente due porte: quella che porta al giardino della Repubblica delle lettere e quella che porta al giardino della Repubblica delle immagini.. Vuoi mettere due porte che portano…
17 aprile 2014 alle 04:45
“ 28 maggio 1985 – « A Karlovy Vary, anziché quelli sovietici, premiano i film di Tognazzi, che fa il verso a me. » (Luciano Bianciardi, Il lavoro culturale, 1964) “.
17 aprile 2014 alle 06:00
Un paio d’anni fa mi fu proposto di entrare in una delle giurie regionali del premio La Giara. La faccenda mi sembrò così male organizzata che rifiutai. I giurati avrebbero dovuto lavorare non su tutti i testi pervenuti, ma su una selezione degli stessi fatta non riuscii a capire come e da chi. Il lavoro dei giurati non sarebbe stato pagato (neanche rimborsati i viaggi: per ogni riunione della giuria avrei dovuto far 200 + 200 chilometri). La giuria alla quale ero invitato a partecipare comprendeva: i direttori dei due quotidiani locali, un dirigente scolastico, forse (ma vado a memoria) un dirigente del sistema bibliotecario.
Certo: il vincitore sarebbe finito a Roma, ad esser letto da una giuria qualificata, ecc., e sarebbe stato pubblicato.
Da segnalare anche il vivacissimo blog del premio: quattro post nel febbraio 2014, e poi più nulla.
Se qualcuno fosse interessato, il sito del premio è qui. IL bando della quarta edizione è appena uscito.
17 aprile 2014 alle 08:48
Caro Giulio, ho visto il sito: mi sa che hai fatto male a non accettare. Come si spiega in un vecchio diario: “ 20 dicembre 1989, in treno fra Roma e Siena – Mi siedo e vedo riflessa sul pomello cromato del rubinetto una piccola faccia rossa: sono io che seduto guardo. Vedo anche sul rotolo quasi esaurito della carta igienica una scritta azzurrina: « … vie dello Stato ». Caco e penso: le vie dello Stato sono infinite. “.
17 aprile 2014 alle 08:58
Credo di aver fatto benissimo, Acabarra.
17 aprile 2014 alle 11:37
Ciao Giulio, ho partecipato due volte al Premio Chiara Inediti, arrivando entrambe le volte secondo. Nonostante il buon piazzamento non ci ho ricavato nulla. Ciò mi porta a pensare che i concorsi letterari siano inutili.
17 aprile 2014 alle 15:02
Chi scrive per amore della scrittura non ci vuole ricavare nulla. Poi,se volete andare in giro a firmare autografi,portando a spasso il vostro ego, quello è un altro discorso. Ci sono gli Scrittori con la S maiuscola e i fabiovolisti alla ricerca di attenzioni…dovete decidere in quale delle due categorie collocarvi,poi valutare la partecipazione ai concorsi.
Anna K.
17 aprile 2014 alle 15:18
Pierluigi: sulla base di un’esperienza, per quanto doppia, con un unico premio, tiri una conclusione generale su tutti i premii. Ti pare logico?
AnnaK.: l’errore sta nel pensare che vi siano solo due categorie.
17 aprile 2014 alle 19:12
Il discorso di AnnaK mi sembra troppo semplicistico. Già l’espressione Scrittori con la maiuscola mi suscita non poche perplessità. Si può tranquillamente coniugare qualità letteraria con popolarità. E’ da snob pensare che uno scrittore di successo faccia automaticamente schifo così come non è assicurato che uno letto da pochissimi sia un genio della letteratura. Non c’è niente di male a voler avere successo e scrivere che il vero scrittore non vuole ricavare nulla dalla sua scrittura mi pare davvero banale. Certo, sono esistiti ed esistono scrittori che con le proprie opere intendono solo esprimersi. Ma non credo che un eventuale successo di vendite faccia loro vomitare. Se lo dicono, o tendono a farlo credere, allora mentono sapendo di mentire. Io adoro Burroughs, per esempio. che non è mai stato certamente commerciale o facile. Eppure, perlomeno se devo credere a ciò che scriveva la Pivano,sognò per tutta la vita di scrivere un best-seller in grado di garantirgli riscontri economici. Allora? Dato che pensava questo, non ha il diritto di essere considerato uno scrittore autentico? Cercare poi di avvalorare la propria tesi tirando in ballo Fabio Volo significa voler vincere facile. Volo non è uno scrittore, indipendentemente da un discorso di vendite.
17 aprile 2014 alle 20:07
Giulio, certamente ci saranno anche concorsi letterari che possano aiutare uno scrittore a emergere. Purtroppo non ho avuto l’abilità o la pazienza di scovarli.
Per rispondere a AnnaK.: io scrivo per arrivare un giorno a farmi leggere da tante persone. E credo che non sia proibitivo arrivarci attraverso un buon livello di scrittura.
Sono d’accordo con Sergio quando dice che perfino uno scrittore di nicchia come Burroughs aspirava a vendere un milione di copie. Umberto Eco ci è riuscito, tanto per fare un esempio.
17 aprile 2014 alle 20:18
Un conto è scrivere un libro e sperare di venderne un milione di copie. Un conto è scrivere un libro in modo da venderne milioni di copie.
17 aprile 2014 alle 20:30
Non sono d’accordo nemmeno su questo. Si parte dal presupposto che esista un metodo sicuro di scrittura che consenta a chi scrive di vendere un milione di copie. Invece non esistono garanzie di vendite stratosferiche, sia che si scriva un capolavoro sia che si scriva una ciofeca. Se fosse come dici tu, allora tutti gli scrittori sarebbero straricchi.
17 aprile 2014 alle 20:54
Io a quei lì del Calvino ci sto un po’ simpatico e un po’ antipatico; ma alla fine han deciso che ci stavo più antipatico. Quindi niente repubblica delle lettere, niente milioni di copie, niente autografi e niente portare a pisciare il mio ego in giro dove c’è la gente che sanno.
17 aprile 2014 alle 22:21
“ Mercoledì 6 maggio 1998 – « Riuscirà Franca Rovigatti a leggere il suo libro per dodici ore di fila? L’autrice non ha alcun dubbio. Come tutti i maratoneti si è allenata parecchio, e comunque si concederà una pausa ogni due ore (“ Il tempo di bere un bicchier d’acqua “). L’appuntamento con le 270 pagine a viva voce è per questa mattina alle 11 alla libreria Ripetta (via di Ripetta 239). Il romanzo si chiama Afàsia, è edito da Sottotraccia e lo scorso anno è stato finalista per l’opera prima al premio Elsa Morante. » (Dai giornali) “.
17 aprile 2014 alle 22:43
Sergio, non ho capito se l’intervento è rivolto a me. Se sì ci siamo fraintesi. Non ho scritto che esiste “un metodo sicuro di scrittura che consenta a chi scrive di vendere un milione di copie”. Ho scritto, metto per esteso: un conto è aspirare a grossi numeri di vendita, un altro è scrivere qualcosa con l’obiettivo di raggiungere grossi numeri di vendita. L’obiettivo raramente si realizza, ma il pubblico al quale ti rivolgi si realizza, per così dire, nell’opera. Uno scrivente che intende rivolgersi a un gruppo di persone dell’ordine di un milione, e si pone nell’ottica di sfamarle tutte quante (“io parlo a tutti”), si muove diversamente dallo scrivente che assume come costante una certa complessità e il pubblico come variabile.
Ciao.
19 aprile 2014 alle 01:30
Sono stato il finalista veneto del Premio La Giara nel 2012, l’impressione che ho avuto è che la struttura guidata dalla dottoressa Paola Gaglianone lavorasse con serietà, seppur in uno stato cronico di mancanza di risorse. Tralasciando il Premio Calvino, non c’è altro premio in Italia che ti dia la possibilità di essere pubblicato e supportato da spazi televisivi come La Giara.
Grazie Giulio per il ottimi consigli che ho imparato sul campo in anni di partecipazioni ai premi letterari. In ogni caso premio e concorsi, opportunamente scelti applicando i tuoi criteri di pick up, servono ad acquisire consapevolezza, a misurarsi con tempi, temi e lunghezze diverse. Almeno in una fase iniziale non c’è altro modo oggi per aspirare ad essere, un domani, cittadino della Repubblica delle Lettere. Senza i premi letterari non potrei vantarmi di essere stato letto e apprezzato da Avoledo, Bernardi, Nesi, o dai vari comitati di lettura qualificati che ho incontrato cammin facendo:-)
19 aprile 2014 alle 04:39
Il punto, Fabrizio, è proprio quello che dici tu:
La differenza è che
– il premio Calvino apre quasi sempe la possibilità di una pubblicazione perché il premio Calvino è bene organizzato e stimato da tutti gli editori;
– La Giara garantisce la pubblicazione perché è l’organizzatore stesso (la Rai) che ti pubblica.
Scrivi anche:
Questo è falso. Le percentuale di coloro che sono arrivati alla Repubblica delle lettere tramite un concorso è minima.
19 aprile 2014 alle 10:18
Il “non c’è altro modo” era esagerato.. Hai ragione. E hai ragione anche sul fatto che la percentuale che riesce attraverso quella via è infima.. Quindi tutto si riduce a definire una mia esperienza personale: io non avevo altri modi per acquisire una consapevolezza.
Che questa consapevolezza porti da qualche parte è tutto da dimostrare.
19 aprile 2014 alle 13:26
” Sabato 25 maggio 1996 – Anch’io, come tutti quelli che lo pensano, ho sempre pensato che, quando si scrive, è meglio se non si scrive niente di personale, se si lasciano nella penna le angosce private, i rovelli, le miserie, i vergognosi palpiti del nostro limitato cuore. Scrivere è situarsi su un altro piano, occupare un luogo diverso da quello esiguo del proprio corpo e della propria esistenza individuale. Con la scrittura si va sempre « fuori » di noi, varcando la frontiera del povero « io », entrando in un generoso spazio che è di tutti e di nessuno: nella scrittura, che è l’unico luogo veramente « comune », l’unica repubblica effettivamente giusta, l’unica istituzione che realmente obbedisce sempre alle regole dell’equità e della « trasparenza ». Si va « fuori » restando « dentro », perché, se scrivere in un certo senso è viaggiare, in un altra forse più forte accezione, è restare. Abitare, risiedere, consistere, stare. Come un paese devastato dall’emigrazione, la repubblica delle lettere ormai offre alla vista solo profili di case vuote, strade deserte, le ombre incerte dei pochi rimasti. Quasi tutti vecchi (i giovani hanno preferito andare a invecchiare altrove, ininfluente o fastidiosa la gente della « seconda casa »). Io, che scrivo un diario continuando a pensare le cose che ho sempre pensato, e che dunque, scrivendolo, non credo di scrivere niente di personale, di deprecabilmente « intimo » – non credo, semplicemente, che sia mai veramente possibile farlo -, come tutti i vecchi forse parlo un po’ troppo e ho la pericolosa tendenza a vivere e a parlare sempre e soltanto di ricordi. Dipende anche dal fatto che molte delle cose che vedo e che mi capitano ho come l’impressione di averle già viste, di ricordarle, insomma. Nella repubblica delle lettere di cui fantastico di essere cittadino – forse è solo un’illusione, come quella che è minacciosa nei cartelli stradali che annunciano « Repubblica del Nord », patetica negli adesivi con la scritta: « Granducato di Toscana » – tutto continua, nonostante tutto, ad andare nel migliore dei modi. Nessuno uccide, nessuno ruba. Nemmeno i giornalisti che « fanno antimafia ». “.
Buona Pasqua
26 aprile 2014 alle 13:30
Cari tutti, io non sono uno scrittore. Mi ritengo piuttosto un lettore accanito. Ho acquistato un volume giunto in semifinale al Premio Campiello 2013 (il motivo per cui l’ho desiderato tanto) e recentemente pubblicato da Newton Compton che lo presenta come “un caso editoriale” (per averlo in catalogo, mi risulta che sia stato sottratto alla Porto Seguro Editore, con il quale il libro era stato stampato in precedenza). Ebbene, io non so se qualcuno di voi, magari lo stesso Giulio Mozzi, abbia avuto modo di leggerlo, ma come lettore resto davvero perplesso. Possibile che un libro simile abbia potuto raggiungere la prestigiosa semifinale del Campiello? Forse qualcuno di voi potrà illuminarmi.
Grazie infinite
26 aprile 2014 alle 21:23
Durango, non mi risulta che esista una “semifinale” del Campiello. Ci sono le opere ammesse a concorso – perché hanno i requisiti per concorrere -, e tra queste viene selezionata la “cinquina”. La “cinquina” del 2013 è questa. Non ci vedo nessun libro pubblicato da Newton Compton.
27 aprile 2014 alle 00:25
Qui di seguito, alcuni dei numerosi link su cui la notizia è riportata. Credo, tra l’altro, che si faccia riferimento a una ipotetica semifinale del 2012:
http://www.stamptoscana.it/articolo/cultura/paolo-cammilli-vince-il-quarta-di-copertina-con-maledetta-primavera
http://michelaposer.wordpress.com/2014/03/07/maledetta-primavera-di-paolo-cammilli-5-euro-buttati-via/
http://portalegiovani.comune.fi.it/pogio/jsp/portalegiovani_urw_webzine.jsp?ID_REC=10664
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/05/19/la-maledetta-primavera-di-garlasco-un-piccolo.html
http://insaziabililetture.forumfree.it/?t=68425251
27 aprile 2014 alle 06:58
Durango, ripeto: non esistono “semifinali” del Premio Campiello. Se cerchi nel sito del Premio Campiello, non ne trovi traccia. Se trovi lo stesso errore ripetuto molte volte, esso non smette di essere un errore. Immagino che l’editore avrà fatto un comunicato stampa nel quale, a scopo promozionale, avrà spacciato il romanzo per “semifinalista” al Campiello: e chi non si è preso cura di controllare l’informazione l’ha ripetuta.
27 aprile 2014 alle 17:56
Errore? Possibile, anche se a me pare piuttosto che ci sia del dolo, dietro a questa operazione. Tra l’altro, sarebbe importante da parte degli organizzatori del Premio che arrivasse una smentita. Lo dico per evitare che sia lesa la dignità di un premio come il Campiello. A ogni modo, le librerie Feltrinelli e Mondadori della capitale sono letteralmente invase da questo volume targato Newton Compton e io mi domando come sia possibile che nessuno stia rispondendo a dovere a questo attacco diretto alla Repubblica delle Lettere. Chiedo un parere a lei, caro Mozzi, che di professione è editor, e le inoltro qui di seguito il link dove le sarà possibile leggere l’incipit del romanzo attraverso un estrapolato. Tenga presente che in queste prime pagine gli errori di grammatica, consecutio, periodo e forme verbali sono ridotti all’osso rispetto a ciò che ho visto più avanti:
Fai clic per accedere a maledettaprimaveraestratto.pdf
27 aprile 2014 alle 18:54
Ho letto l’estratto. Non entro nel merito della questione relativa al Premio Campiello ma ho l’impressione che gli errori siano voluti. Ovviamente, posso basarmi solo su questo stralcio di testo e non sull’opera intera.
6 Maggio 2014 alle 09:31
Peccato solo che per partecipare al Calvino occorre sborsare dagli 80 ai 120 euro (ma mò che Renzi ce li dà, si possono investire).
6 Maggio 2014 alle 10:27
Durango: credo che difronte a certe bufale di editori notoriamente bufaleschi la cosa più dignitosa sia seguire il principio: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”.
(Sicuramente l’editore è consapevole della bufalità della bufala; commette un “errore” chi la ripete senza accorgersene).
Michela: per organizzare una cosa fatta bene servono dei soldi.
6 settembre 2014 alle 08:16
il difficile mondo dell’editoria…
18 settembre 2014 alle 12:29
Sorry… Ma quindi un concorso che sia valido anche per chi ha già pubblicato qualcosa?
18 settembre 2014 alle 14:16
Non saprei, Silvia.
4 novembre 2014 alle 19:22
Ho 13 anni e vorrei partecipare a qualche concorso letterario non troppo banale, me ne sapreste indicare gentilmente qualcuno? Grazie mille.
4 novembre 2014 alle 20:40
Non saprei. Esiste una quantità di concorsi riservati a ragazzi, ma ho come la sensazione che non servano a nulla.
14 novembre 2014 alle 10:58
vabbene, grazie lo stesso.
17 marzo 2015 alle 13:06
Giulio Mozzi ma come hai potuto smontare la buona volontà di un tredicenne che non soltanto vuole partecipare a un concorso letterario, ma rifugge anche da quelli banali? Spero che il ragazzo non si sia fatto abbattere. Evviva i ragazzi innamorati dei libri. Evviva il futuro!
17 marzo 2015 alle 14:51
Nuela, perché incoraggiare un tredicenne a fare qualcosa che non serve a nulla?
31 marzo 2015 alle 14:08
[…] se volete orientarvi nella selva dei concorsi per aspiranti scrittori, questo il suo prezioso decalogo. Vi farà risparmiare tempo e […]
22 Maggio 2015 alle 15:14
Interessante come sempre… Noto che abbiamo tentato, anche se con approcci diversi, di dissetare i nostri dubbi personali in materia di concorsi letterari… Salvi il Calvino giustamente, infatti il mio “attacco” è generalizzato ma nella realtà la distinzione è d’obbligo… Grazie per il tuo parere…
https://michelenigro.wordpress.com/2015/05/09/perche-non-bisognerebbe-partecipare-a-concorsi-letterari-a-pagamento-o-a-nessuno-di-essi/
24 settembre 2015 alle 13:13
20 anni. Se volessi un parere su quanto ho scritto finora cosa dovrei fare?
25 settembre 2015 alle 06:14
Partecipare a un concorso serio, per esempio. Oppure, più semplicemente, farlo leggere a qualcuno che stimi.
28 ottobre 2015 alle 23:56
Buonasera a tutti.
Io sono un pentito che ha fatto parte della commissione giudicante in un concorso letterario nazionale piuttosto importante per diversi anni (racconti brevi gialli/thriller). Ho smesso l’anno scorso perché ne ero schifato.
Il mio compito (marginale ma importante) era quello di fare una cernita di tutti i lavori giunti.
Al testo cartaceo (anonimo) abbinavo subito il nome e cognome dell’autore, aprendo la busta contenente le generalità. Questa operazione sarebbe dovuta avvenire in un secondo tempo, per mantenere l’anonimato, ma avevo l’ordine dagli organizzatori di comportarmi così.
Il motivo era semplice: “non possiamo premiare uno sconosciuto e lasciar fuori un personaggio famoso e affermato”.
Il ragionamento non faceva una grinza.
Quindi, spulciavo Internet alla ricerca di notizie su tutti i nomi pervenuti e stampavo quanto trovato spillandolo al testo.
Le copie pervenute via email, anche se richieste dal regolamento, venivano subito spostate nel cestino. La parola d’ordine era: “non possiamo certo sprecare carta e inchiostro per stamparceli noi”.
Il motivo per cui venisse mantenuta quella clausola inutile non mi è dato di sapere.
Gli autori conosciuti venivano inseriti di diritto nell’elenco dei papabili, cioè quelli che la giuria avrebbe letto e valutato effettivamente.
Gli sconosciuti, invece, venivano messi da parte e io dovevo marcarli con un asterisco rosso, sul lato destro in basso della prima pagina, per non venire confusi con gli altri.
Se i nomi noti erano almeno venti, tutti i “rossi” venivano accodati a quei venti. Una cosa era certa: NON venivano né letti né valutati e venivano inseriti a caso, tanto non avrebbero vinto nulla.
Se i nomi noti erano inferiori a dieci (è successo solo la prima volta nella prima edizione) allora ne prendevo a caso altri fino ad arrivare a venti. A seguire tutti gli altri, in ordine sparso.
Un discorso a parte andrebbe fatto per le CE.
Non vi dico le pressioni che esercitavano sulla giuria (se conosciuta) o sugli organizzatori.
In un determinato anno DOVEVA vincere Tizio Caio perché la sua CE doveva pubblicare il racconto pubblicizzando la vincita sperando di vendere più copie.
Se avete dei dubbi leggete quanto è successo allo “Strega” quest’anno e l’anno scorso. Avete letto come scrive il vincitore del 2015? Potenza della CE.
Questo è tutto.
Il mio modesto consiglio è uno solo, NON partecipate ad alcun concorso letterario, c’è sempre un risvolto sgradevole, più o meno, ma c’è sempre, statene certi.
Se conoscete le lingue, partecipate a quelli esteri, lì sono un po’ più seri… molto più seri!
29 ottobre 2015 alle 05:26
Il tuo intervento sarebbe interessante, Lamberto, se dicesse di che cosa parla. Invece tu parli di un “concorso letterario nazionale piuttosto importante”, eccetera.
L’estensione della tua esperienza in un concorso a tutti i concorsi mi pare un po’ azzardata.
Mi è successo più volte di fare il giurato in concorsi nei quali, in tutta tranquillità, non si guardava in faccia a nessuno: per esempio il premio “Diego Valeri” di Piove di Sacco, il concorso “socio-letterario” che per alcuni anni organizzò l’Arci della mia città, Padova, il Premio Italo Calvino di Torino, eccetera.
Faccio notare che nei miei dieci punti non c’è nessun riferimento alla eventuale onestà/disonestà di organizzatori e giurati. Si parla soltanto di competenze dei giurati, in materia letteraria ma soprattutto editoriale.
30 novembre 2015 alle 15:46
Guardate un po’ il bando di questo premio, quanto piu’ doni, piu’ punteggi accumuli, serissimo! http://poetitralestelle.com/index.php/bando-2014
29 gennaio 2016 alle 19:58
Io sono un ottimista. Penso che una buona opera letteraria trova la strada per accedere al suo pubblico, vasto o ristretto che sia. I concorsi possono essere utili. Io non li considero, ad eccezione del Calvino, perché troppo spesso implicano dei vincoli per me fastidiosi. Ma se qualcuno ci crede, o addirittura li considera un obiettivo, non ci vedo nulla di male. Fermo restando che secondo me l’unico premio a cui uno scrittore aspira è di essere letto.
30 gennaio 2016 alle 12:47
Esistono concorsi onesti (come quelli indicati da Mozzi) e concorsi disonesti (come quello indicato da Lamberto, che immagino abbia preferito non fare nomi per non avere grane).
La domanda è: quali sono i più diffusi? Come può un pincopallino conoscere le reali intenzioni di una determinata giuria, organizzazione, etc?
L’unico modo è fare ricerche e chiedere consigli (a Giulio Mozzi, ad esempio), rammentando però che ovunque intervengano interessi economici le persone diventano molto volubili e incoerenti.
Temo perciò che la possibilità di incappare nel concorso “pilotato” rimanga alta. I soldi servono a tutti. Se poi parliamo delle droghe Fama e Potere…
30 gennaio 2016 alle 16:56
Ego, ultimamente Mozzi lo sta scrivendo in mille modi: la filiera e’ sommersa di proposte, si pubblica tanto ma si vende molto poco, se fai literary potrai trovare una piccola comunita’ di affini, forse degli amici e davvero niente altro. Tutto il resto si fa meglio con un buon corso di pasticceria, torte e dolci vendono sempre bene e anche li’ puoi puntare all’eccellenza via premi, concorsi e medaglie al valore.
30 gennaio 2016 alle 18:13
L’idea di un corso di cucina mi solletica da tempo. Cucinare (dolce o salato, poco importa) richiede impegno e fantasia, proprio come scrivere. E, come dici tu, quando se parla de magnà il successo è assicurato.
16 febbraio 2016 alle 14:21
Io ho iniziato a partecipare ai concorsi di poesia nel 2002, e già dopo alcuni concorsi ebbi il primo riconoscimento, poi nel 2003 vinsi il mio primo premio in un altro. A priori non credo e non partecipo mai a concorsi indetti da case editrici on line, tantomeno dove i premi sono solo pubblicazioni on line delle opere vincitrici. In quasi 14 anni di partecipazioni ho imparato a riconoscere quelli seri e onesti, e vi consiglio di partecipare a quelli indetti da circoli culturali, biblioteche, comuni, o parrocchie, e non cedere alla voglia di spendere € 20 o più pensando che più alta è la quota di partecipazione e maggiore le probabilità di vincere. Io e mia moglie abbiamo pubblicato il nostro primo libro con un editore indipendente di Verona che è molto molto onesto e non chiede niente a nessuno dei suoi autori pubblicati.
15 giugno 2016 alle 09:06
Io ho oltrepassato i trentacinque e mi è proibito l’accesso alla Giara… che ne è del “non è mai troppo tardi”?
14 agosto 2016 alle 12:14
Giulio Mozzi, prende una percentuale dal Calvino? Non mi sognerei mai di parlarne bene a meno che non mi convenga economicamente. Io ho partecipato al Calvino e non sono incazzato per il risultato, ma per la scheda di valutazione: non dico che il mio testo debba piacere a tutti i costi, ma almeno che lo si legga così come promettono!! La scheda era palesemente il risultato di una lettura di una pagina su dieci (o 20 forse). Solo per farvi un esempio: sul mio testo era chiaramente scritta l’ambientazione, i luoghi, le date… secondo voi, nella scheda di valutazione hanno scritto i luoghi esatti? No. Immaginate di scrivere un libro di un viaggio che parte da Milano e finisce a Torino ma che sulla scheda risulta essere tra la New York e Londra… Immaginate di aver scritto un libro in prima persona vestendo i panni di Hitler (come Lui, il libro) e che sulla scheda descrivano il vostro libro come AUTOBIOGRAFICO. Non ve le sottolineo tutte le stronzate che c’erano scritte su quella scheda, ma quello che sottolineo è il mio consiglio: STATE ALLA LARGA DAL CALVINO! È solo una scusa per pubblicizzare e vendere L’Indice, la loro rivista, oltre che per guadagnarci un bel po’ dato che la tassa d’iscrizione non è bassa. Ah, signor Mozzi non mi dica che magari dipende o da chi ha letto il libro (perché può anche essere stata una persona non capace, ma si presuppone da un concorso del genere la competenza, non l’incapacità di chi ci lavora) o da com’è scritto il testo, magari in modo incomprensibile (perché ho scritto in italiano non aramaico… i luoghi non sono intuibili, sono proprio scritti! Sicilia per lei è Campania?)
14 agosto 2016 alle 17:31
Teodoro, non prendo soldi dal Calvino.
Ho visto molte schede di lettura “calviniane”, e per lo più mi sono sembrate ben fatte, talvolta molto ben fatte (ma ho letto anche schede che mi hanno lasciato assai perplesso). Ho visto il loro lavoro di selezione (sono stato anche – tanti anni fa – nella giuria) e nella sostanza lo apprezzo. Poi, per carità: quest’anno avevano in concorso un paio di opere secondo me molto belle, e non sono state selezionate; mentre quelle selezionate mi sembrano meno interessanti. Ma sui giudizi di valore si può discutere all’infinito, e quindi tanto vale non discutere (e tu, giustamente, non fai questione di giudizi di valore).
L’idea che l’organizzazione del Calvino serva a “pubblicizzare e vendere L’Indice, la loro rivista” mi sembra piuttosto strampalata (L’Indice ha comunque vendite in edicola molto basse – ogni mese divento matto per trovarlo, e non sempre lo trovo -; credo abbia uno zoccolo importante di abbonamenti istituzionali come biblioteche, università eccetera).
La quota d’iscrizione (100 euro), considerando il tipo di lavoro che viene fatto, mi sembra congrua (ed è anche necessaria per evitar di ricevere cinquemila dattiloscritti l’anno). L’Associazione per il Premio Italo Calvino non ha scopo di lucro.
Se hai delle rimostranze, presentale al Calvino. Segnala gli errori contenuti nella scheda e chiedi una scheda adeguata.
14 agosto 2016 alle 23:18
Le mie due schede (2012 e 2013) erano coerenti con la lettura del testo.
14 agosto 2016 alle 23:35
Giulio Mozzi il fatto che puntino alla vendita de l’indice è una mia supposizione data dal fatto di ricevere sporadicamente delle email dal Calvino mirate proprio a sponsorizzarlo. Ma ovvio che posso sbagliarmi. Per quanto riguarda il discorso che il concorso non sia a scopo di lucro, qualche dubbio ce l’ho: 100 euro per 3-400 persone sono 30-40000 euro a fronte di non so quali spese per organizzarlo. Probabilmente una casa editrice annualmente ha introiti minori… per dire.
14 agosto 2016 alle 23:38
Maria Cristina mi fa piacere. Le mie no, assolutamente.
15 agosto 2016 alle 06:00
Appunto, Teodoro: non sai quali spese per organizzarlo.
Ma puoi fare due conti ipotetici:
– una persona, più o meno tutto l’anno, per i lavori di segreteria: ricevere le opere, smistarle tra i lettori, tenere i rapporti con gli editori, fare il servizio stampa e così via. Se è pagata mille euro netti al mese (ma spero la paghino di più), il costo del lavoro su base annua è circa ventunmila euro.
– poi hai i costi materiali: un luogo dove questa persona lavora, una linea telefonica, un bagno con sapone e carta igienica, un pc, una stampante, la carta e così via.
– hai una giuria composta da cinque persone che vengono da tutte le parti d’Italia. Devi farle incontrare almeno una volta: servono biglietti di treno o d’aereo, un pranzo, magari qualche pernottamento. Facciamo 150 euro per ciascuno, di spese, ovvero 750 euro. Poi non so se ci sia un gettone.
– quanto costa la “cerimonia” della proclamazione del vincitore? Devi affittare una sala che contenga almeno un centinaio di persone, e che sia dignitosa (l’ultima volta che ho affittato una sala dignitosa, mi hanno chiesto mille euro); devi invitare esponenti varii del mondo editoriale e, eventualmente, ospitarli; devi avere un buon buffet (che costa un occhio: l’ultima volta che ho chiesto un preventivo per una cosa di buon livello, mi hanno proposto 35 euro a invitato), devi far viaggiare e alloggiare i finalisti.
– e poi ci sarà dell’altro, sicuramente.
Secondo me quarantamila euro vanno via facili facili.
L’Associazione per il Premio Italo Calvino non ha scopo di lucro: è scritto nello statuto. Quindi non può, come fanno invece le imprese, distribuire soldi ai propri soci.
15 agosto 2016 alle 06:39
Primo, anche le Onlus non hanno scopo di lucro… ma lucrano comunque. Secondo, seppure tutto quello che lei sostiene fosse vero (e non dico di no), sarebbe comunque la dimostrazione che lucrano, cioè guadagnano; ora, che lo facciano per autosostentamento o per le proprie case a mare, non ha importanza… lo ha che lucrano (il che non è che mi interessi molto in realtà, a me basterebbe si faccia bene ciò che si promette… però dato che stavamo parlando di lucro o no, l’ho sottolineato in quanto salvaguardano ”la propria azienda”, cioè l’Indice, con l’organizzazione del corso. Non è che organizzino il concorso per puro fine culturale o per ”beneficenza”. Beneficenza a loro stessi, direi).
15 agosto 2016 alle 10:44
Teodoro, intendiamoci.
Se io compro sedie all’ingrosso a 10 euro l’una e le vendo al dettaglio a 30; e con 15 euro pago le spese generali (magazzino, bollette, negozio, commercialista ec.); il mio “ricavo” per ogni sedia è di 30 euro, ma il mio “guadagno” è 5: che mi metto in tasca e uso per mantenermi o per fare ciò che mi pare.
Se il Calvino incassa, mettiamo, 40.000 euro dalle iscrizioni, e ne spende, mettiamo, 35.000 per organizzare il premio, il “guadagno” è di 5.000 euro: che però gli organizzatori del Calvino, ossia i soci dell’associazione, non possono mettersi in tasca. I soldi devono restare nell’associazione, che può usarli solo per gli scopi indicati nello statuto.
Fin qui con la matematica delle scuole elementari.
Per la sostanza, ripeto: se hai delle rimostranze, presentale al Calvino. Segnala gli errori contenuti nella scheda e chiedi una scheda adeguata.
Un anno fa un idraulico mi ha installato male un rubinetto. Me ne sono accorto al secondo giorno. L’ho chiamato, ed è venuto subito a sistemarlo (ovviamente senza spese aggiuntive da parte mia).
Se mi fossi messo a commentare in qualche blog accusando l’idraulico di lucrare sul suo lavoro, avrei ancora il rubinetto installato male.
Un mese fa ho affittato per qualche giorno – via Booking.com – un appartamento in un’altra città. Ho trovato un appartamento corrispondente in sostanza alla descrizione, ma con gravi carenze (c’era il fornello ma non c’erano pentole, le lenzuola erano insufficienti, il rubinetto della cucina – dev’essere una maledizione mia – era malmesso). Ho pubblicato in Booking.com una recensione all’appartamento segnalando con precisione le mancanze e firmandola con nome e cognome.
15 agosto 2016 alle 12:01
Io avevo speranze ma non grandi aspettative perché ero conscia che i miei scritti erano immaturi, per usare un eufemismo.
Nelle schede di lettura sono stati evidenziati né più né meno i pregi e i difetti che mi aspettavo, uniti a consigli utili che mi hanno spinto a una mail di ringraziamento.
Il comitato di lettura ha espresso il gradimento per il mio riconoscimento del loro lavoro evidenziando che il Calvino non sono soltanto quei dieci della rosa che arrivano a Palazzo Madama Cristina (come ci andrei volentieri…) ma tutti quelli che inviano i loro scritti.
I lettori del Calvino leggono ogni anno da seicento a settecento testi io non avrei da ridire se toccasse loro un simbolico rimborso spese, almeno per il collirio.
15 agosto 2016 alle 12:31
No: sei-settecento testi nelle ultime due edizioni. C’è stata un’esplosione. Prima stavano sui quattrocento.
15 agosto 2016 alle 12:52
Giulio Mozzi io non so (e in realtà non mi interessa) quanto l’Indice faccia parte integrante del concorso Calvino e quanto invece sia un progetto a sé. Il mio discorso è: e se gli introiti del Calvino servissero anche alla sopravvivenza de l’Indice? E se il concorso sia addirittura un tornaconto per l’Indice? Se il concorso è una scusa per vendere l’Indice? Ecc ecc… Comunque prendo in considerazione il suo suggerimento anche se, sinceramente, a questo punto per me hanno perso di credibilità e non saprei cosa farmene della loro risposta. Poi tra l’altro non mi stupirei se mi dicessero semplicemente che ”se noi non abbiamo capito è perché il suo testo è incomprensibile” (Cosa non vera. Ed anche se fosse stato dico io, non avrebbe comunque meritato l’attenzione che si promette agli altri? Se fosse stato il Codex Seraphinianus mi avrebbero risposto che però i pesci qui sulla terra non sono così… … … …)
15 agosto 2016 alle 13:00
“ 4 dicembre 1986 – Dopo lunga e approfondita riflessione la giuria del Premio Italo Calvino per la narrativa e la saggistica inedite ha deciso di non premiare nessuno. “ [*]
[*] Lsds / 73…
15 agosto 2016 alle 13:01
Maria Cristina torno a dirti che mi fa piacere per te… ma con me non è stato così. Rileggi bene qual è stato il mio primo commento qui e ti accorgerai, per esempio, che nella mia scheda di valutazione neanche il luogo di partenza e di arrivo del protagonista c’hanno azzeccato. Anzi se volessi fare il pignolo neanche il titolo… hanno messo un verbo essere (è) dove c’era una congiunzione (e)… e a casa mia è un errore grossolano che dà al mio lavoro poca importanza… oltre che la netta sensazione che abbiano fatto tutte le schede da uno smartphone con il correttore ingrippato. Poi per il discorso dei compensi sì, ci sta, è un lavoro per l’appunto, non santifichiamoli… non hanno fatto beneficenza e da un certo punto di vista (il mio), sono stati pagati
15 agosto 2016 alle 15:45
Santi numi, Teodoro. Scrivi alla segreteria del premio, fatti mandare una copia dello statuto, e così vedi – gli scopi sono di solito indicati nel primo o nel secondo articolo – che cosa può e che cosa non può fare l’associazione.
Non capisco a cosa serva fare qui delle ipotesi, quando basta rivolgersi ai diretti interessati e informarsi.
Io non ho perso la stima del mio idraulico. Un errore càpita a tutti. E se uno ripara l’errore, va tutto bene. Certo: se non segnali l’errore a chi può riparare, non avrai mai la riparazione.
15 agosto 2016 alle 17:26
Il collirio ci vuole lo stesso, Giulio, ma non credo tocchi loro nemmeno quello.
5 settembre 2016 alle 23:45
Ho partecipato quest’anno al Calvino per la prima volta. Scheda di lettura giunta il 31 luglio: molto ben fatta. Da persona/e che ha/nno letto il libro: lo ha/nno letto bene. Il giudizio verso il libro era davvero incoraggiante, ma non sono finito nemmeno tra i segnalati. Stando al giudizio del comitato di lettura sul mio libro, devo quindi pensare che il livello sia davvero alto. L’impressione definitiva, dunque, coincide con l’opinione del Mozzi.
Dirò di più: v’era ad un certo punto un riferimento, nella scheda di lettura, al fatto che uno dei personaggi del mio libro comparisse in scena allo stesso modo di quello di un film neorealista. Non avevo mai visto quel film, e dunque ho cercato quello spezzone: non avevo visto il film ma ho dovuto constatare che il/gli estensore/i della scheda aveva/no ragione, l’analogia c’era. Che pretendere di più?
Non metto in dubbio che ad altri possano essere capitate esperienze meno soddisfacenti. A me non è successo: tra un paio di edizioni penso di ripartecipare.
6 settembre 2016 alle 09:24
Anch’io sono rimasta un po’ basita dalla scheda del premio Calvino. I miei sono raccontini e ero consapevole che non avessero grandi chance, ma sono rimasta abbastanza basita del feedback. Io parlo fondamentalmente dell’Aquila terremotata e invece il terremoto pareva assente nel giudizio, come se non fosse l’elemento portante di tutta la narrazione. Poi in pratica mi hanno dato della sgrammaticata perché ‘la consecutio è debole e a volte cad[o] in errori marchiani’, citando come esempio due ‘che’ polivalenti (usati proprio appositamente e comunque ormai attestati in letteratura) e che si trovavavo al terzo racconto. Insomma chiaramente se si arrivava solo al terzo racconto il terremoto era ancora solo lambito e comunque davvero che il che polivalente fosse cosiderato errore grammaticale tale da sottolinearlo con tale categoricità mi dava l’idea più che una insegnante mi stesse valutando il tema di italiano.
12 settembre 2016 alle 18:16
Io ho partecipato al concorso Neri Pozza, mi sembra serio nonostante sia gratuito. Qualcuno ha altre notizie in merito?
Grazie,
14 settembre 2016 alle 08:11
E’ serio (quando scrissi l’articolo, era appena nato).
15 settembre 2016 alle 16:54
Grazie mille! Ho visto che qualcuno del comitato di lettura è lo stesso che al premio Calvino.
E scusa, ho fatto un errore con la mail la riscrivo corretta.
16 settembre 2016 alle 14:10
Tieni conto, Elisa, che i giurati del Calvino cambiano a ogni edizione.
22 settembre 2016 alle 09:14
Dopo anni in cui ho snobbato le nuove voci della letteratura italiana, soprattutto per una scarsa fiducia nelle proposte delle case editrici, ho deciso di dedicarmi alla lettura di vincitori di concorsi, fra cui Calvino e Neri Pozza. Ho iniziato da pochissimo, ho letto pochissimi testi. La sensazione, e mi rendo conto che esula dal tema proposto da questo articolo, la mia sensazione è che gli autori vincitori abbiano poco da dire e che lo facciano piuttosto male. Mi domando se davvero in Italia non c’è niente di meglio sotto l’ombrellone o se gli autori migliori seguono canali diversi per raggiungere l’agognato successo…
22 settembre 2016 alle 10:40
Il vero problema è che non ci sono più le mezze stagioni, bianconiglio.
22 settembre 2016 alle 13:30
Giulio, la sua risposta mi porta a pensare di aver detto una strepitosa banalità 🙂
25 gennaio 2017 alle 19:05
Un po’ diverte, un po’ serve a scansare l’inutile illusione. Di sicuro i commenti che seguono le indicazioni di Giulio Mozzi, rincuorano. Ma sono sempre più miscredente. Leggo e scrivo, ogni tanto mi presento senza convinzione.
13 febbraio 2017 alle 16:06
Come è meglio dire “Io non sono scrittore” oppure “Io faccio l’ingegnere”. Non sono nemmeno l’italiano, non ho fatto le scuole italiane e quindi dovrei smettere. Invece no, scrivo libro, in italiano, costi che costi, deve uscire quello che ho dentro, la grande ispirazione che poi, puuuf, la bolla di sapone se n’è andata. Non ho una minima idea cosa accadrà, ma mi preparo per un disastro.
19 febbraio 2017 alle 17:25
Io mi diverto da matti a partecipare a concorsi di ogni tipo. A volte scrivo cose pessime di proposito, anche pagando, per vedere come reagiscono. Pagando, questi concorsi, accettano di tutto. Negli anni ho raccolto decine e decine di esperienze e le ho messe in un paio di libri. Il primo si intitola rifiuti d’autore. Sono stato anche contattato da un famoso critico d’arte, tramite il suo agente, per esporre dei quadri, sempre a pagamento, ma ho rifiutato perché questo critico, molto composto ed educato e amante delle capre, non ha voluto venire a casa mia per vedere le opere. Comunque continuò a frequentare questi concorsi, più o meno fàrlocchi, che premiano le schifezze più inaudite, sperando che le mie porcherie siano ritenute dello stesso livello.
26 marzo 2018 alle 18:18
Mi sono divertito molto nel leggere i commenti. Mi piace la ruvidezza di Giulio Mozzi, e anche la sua voluta mancanza di diplomazia. Credo che nel prossimo futuro seguirò più spesso questo blog. A proposito, ho partecipato quest’anno per la prima volta al Calvino, e spero che vada bene e riesca ad arrivare ai “segnalati”.r
22 novembre 2018 alle 08:35
Buongiorno a tutti. Ho letto con molta attenzione tutto. Vi invito a prendere visione del bando del Premio Nazionale Mimesis di poesia.
http://www.associazionemimesis.com. Non è una pubblicità, io ci metto la faccia e ci credo. La giuria cambia ogni anno, è pubblica e qualificata.
Pochi premiati ma buoni. Ancora più selettivo il Premio letterario “Modernità in metrica”.
11 dicembre 2018 alle 17:28
Il punto 3. non è un assioma. Al Calvino mi son piazzato ma nella Repubblica non sono mai entrato. Nemmeno nel Resto Del Calvino.
24 aprile 2019 alle 17:00
Innanzitutto un sincero ringraziamento a Giulio Mozzi , le sue considerazioni sono molto utili e chiarificatrici per chi come me ha l’intenzione di partecipare ( x la prima volta con un inedito ) ad un concorso letterario : aiutano a mantenersi con i piedi per terra ( si sa , i romanzieri sono persone di fantasia..) .Sarebbe gradita l’indicazione di qualche altro concorso oltre il Calvino , che sulla base dell’esperienza appaia sufficientemente serio , non per “vendere” , ma per avere un riscontro della propria creatività e per poter conoscere il lavoro di altri autori . Mi farebbe piacere sapere cosa pensa Giulio di LE NIUS . Grazie per le informazioni che ci hai dato , davvero apprezzabili .