
Così Repubblica, nell’edizione in rete. Il mio primo pensiero, visto il titolo, è stato: “Ma perché tira in ballo i pm, che non c’entrano niente?”. Il secondo pensiero, dopo aver letto l’articolo, è stato: “Ma perché scrivono che parla dei pm, se non ne ha parlato?”. gm
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This entry was posted on 27 aprile 2011 at 17:02 and is filed under Testamento biologico. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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27 aprile 2011 alle 17:52
È un mixer/intrigo kafkiano-machiavellico giornalistico pro partes. Ricordo all’autore di questo post, Giulio Mozzi, la storia, poi portata sullo schermo, di Thomas Crown, Agente Federale (FBI) Americano degli anni ’60. Se qualcuno vuol rigirare e rifriggere la frittata e incolparti di qualcosa mai detta, non tua o mai commessa, ci sono mille e mille modi per creare una verità di comodo. La strumentalizzazione non ha limiti, in special modo nel mondo della politica. La storia insegna.
Tedeum
27 aprile 2011 alle 18:28
scrivono che parla dei pm perché berlusconi ha parlato, nella lettera, dei pm. «Sul “fine vita”, questione sensibile e legata alla sfera più intima e privata, non si dovrebbe legiferare e anch’io la penserei così – precisa il capo del governo – se non ci fossero tribunali che, adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il Parlamento e usurparne le funzioni». l’articolista, avendone dato conto nel titolo e nel sommario, deve aver ritenuto bene di non riportare ancora lo stesso virgolettato. ciao
27 aprile 2011 alle 19:21
È vero, i pm non c’entrano niente e il tizio non ne ha parlato.
Non riesco ad immaginare come siano finiti nel titolo.
Un refuso? Una sineddoche inopportuna? Un riflesso condizionato, dato che il tipo non fa altro che aggredire continuamente i pm?
Non lo so, ma certamente non è per “creare una verità di comodo”, visto che l’attacco ai pm – e alla magistratura in genere – è più che reale e pressoché quotidiano.
28 aprile 2011 alle 05:46
“Tribunali” non è “pm”.
1 Maggio 2011 alle 02:35
Perché chi ha titolato
a) non ha riletto ciò che ha scritto/non ha letto ciò che il collega ha scritto
b) si è confuso sulla funzione del pubblico ministero e quella del magistrato giudicante
c) perché, se a) è vera, non gli importa di cosa significhi ciò che scrive, altrimenti non farebbe in modo che significhi altro.
Il depotenziamento della parola e del pensiero passa anche dalla sempre più diffusa inconsapevolezza del medium tra gli “operatori della parola”.
Chi ha preparato il titolo non ha pensato, ha solo buttato giù un già sentito, un cliché ideologico comodo per fargli risparmiare caratteri in pagina web.
La Repubblica online è infarcita di pressapochismi e sciatterie di questo genere, specialmente nelle didascalie delle gallerie fotografiche.