di Mauro Testa
[Questo “testamento biologico” è apparso anche in Il primo amore, qui]
Io, Mauro Testa, nato a Busto Arsizio il 25 luglio 1973, nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche, voglio lasciare con questo testamento biologico le disposizioni che desidero siano attuate nel caso mi trovassi nell’impossibilità di esprimerle verbalmente; nella speranza che, se ciò dovesse proprio accadere, accada almeno in un mondo meno barbaro e più umano di quello in cui ora mi trovo a vivere.
Cara I***, cara M***, cari amici, se ancora ne avrò, cari genitori e fratelli, nel malaugurato caso vi troviate dinnanzi al mio corpo, ormai privo di volontà, tenuto in vita artificialmente oppure alimentato e abbeverato a forza o ancora costretto a deglutire da una volontà non più mia, ascoltate con attenzione il parere dei medici, pretendete che vi dichiarino le loro convinzioni religiose che ne determinano l’agire e diffidate di coloro che si dichiarano cattolici: se le speranze di un mio ritorno alla vita dovessero essere praticamente nulle, vi prego di concedermi ancora un po’ del vostro tempo, diciamo fino alla prossima primavera e tenetemi compagnia, se ne avete voglia, con un po’ di Dostoevskij: I fratelli Karamazov e i Demoni almeno, magari Delitto e Castigo o Il giocatore, leggetemi un po’ de Il Viaggio di Céline e qualche passo con le femminote di D’Arrigo, se nonostante questa cura il mio corpo dovesse continuare il suo sonno, e se nemmeno un bacio da fiaba dovesse mutare le cose, facciamola finita, chiudetemi gli occhi, se ancora sono aperti, staccate spine, sondini, tubi, pompe e quant’altro dovesse essere collegato al mio povero corpo e lasciatemi morire in pace. Fate smontare gli organi, se ancora ce ne sono di utili per qualche altro essere umano, quel che rimane datelo al fuoco e le ceneri che ne derivano gettatele da qualche parte, so che sicuramente saprete dove.
[Testamenti biologici in Il primo amore] [testamenti biologici nel vecchio vibrisse] [testamenti biologici in questo nuovo vibrisse]