Archive for the ‘Testamento biologico’ Category

Il corpo di Eluana e l’anima di Beppino

10 febbraio 2009

di giuliomozzi

Eluana Englaro è morta ieri sera. Spero che il dio l’abbia accolta con un abbraccio: immagino che il dio l’abbia accolta con un abbraccio. Il suo corpo sarà ora, a quanto leggo, sequestrato e aperto e investigato per soddisfare la curiosità di chi, dopo aver finto di volerlo tenere in vita, e dopo averlo strumentalizzato per i propri scopi di potere, è ora pronto a tutto ed è pronto a usare tutto per colorire retoricamente l’accusa lanciata sul padre Beppino e su chi nel padre Beppino ha creduto di vedere un uomo giusto: assassino.

A chi crede che questo mondo è stato creato dal dio, tocca ora la responsabilità dell’anima di Beppino Englaro. Sia che abbiamo visto in lui un uomo giusto che agiva giustamente, sia che abbiamo visto in lui un uomo giusto che errava nel suo giudizio, sia che abbiamo visto in lui un uomo accecato dal male, sia che abbiamo sospeso il nostro giudizio: qualunque sia o sia stato il nostro pensiero, il nostro desiderio deve essere rivolto alla salvezza della sua anima. Il nome di questo desiderio è: preghiera.

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Testamento biologico

9 febbraio 2009

di Sergio Baratto

[Questo “testamento biologico” è apparso anche in Il primo amore, qui]

Oggi 9 febbraio 2009 io Sergio Baratto, nato ad Abbiategrasso il 18 giugno 1973, nel pieno possesso delle mie facoltà dichiaro quanto segue:
se dovessi trovarmi in uno stato vegetativo irreversibile prolungato artificialmente tramite una procedura di alimentazione forzata, o in condizioni tali che la mia coscienza fosse perduta per sempre e la mia sopravvivenza puramente meccanica fosse garantita esclusivamente dalle macchine, chiedo che al mio corpo e a ciò che eventualmente resterebbe della mia anima vengano risparmiate ulteriori sofferenze e lo strazio di una non-vita.
Se il mio stato si rivelasse senza speranza, e fosse perciò in tutto e per tutto una lunghissima e penosa agonia, chiedo con forza che non ci si accanisca terapeuticamente su di me e che mi si lasci morire.
Se qualcuno dei miei organi fosse ancora buono e funzionante, mi piacerebbe che servisse ad aiutare la vita di qualcun altro.
Data la situazione attuale, ho ritenuto necessario e più sicuro rendere pubbliche queste mie volontà che, in condizioni normali e in un paese civile, sarebbero rimaste private.

[Testamenti biologici in Il primo amore] [testamenti biologici nel vecchio vibrisse] [testamenti biologici in questo nuovo vibrisse]

Testamento biologico

9 febbraio 2009

di Laura Russo

[Questo “testamento biologico” è apparso anche in Il primo amore, qui]

Non mi iscrivo a un gruppo, non raccolgo appelli. Non vado in piazza a schierarmi dietro a uno striscione che reca il nome di una persona che non conosco.
È inutile, io non soffro per Eluana. Non posso prendere a cuore il suo dolore, perché non lo sento. E se in questi giorni sono irascibile e bellicosa non è per lei, per questo nome bislacco che va di bocca in bocca a contenere ogni volta una battaglia personale e diversa che non è la sua.

Fremo e mi arrabbio per questo Paese bloccato e anticostituzionale; per questo governo che non mi rappresenta, eletto grazie al voto di persone che non stimo; per il potere subdolo e sinistro di certe ambigue istituzioni; per queste voci piene di sé che parlottano sul treno, sentenziano sui blog, pontificano nei talk show e riempiono delle proprie inutili ideologie il profilo di facebook.

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Lettera di un padre a un padre

9 febbraio 2009

di Bob Schindler

[Questa lettera aperta di Bob Schindler a Beppino Englaro è stata pubblicata in Italia da Sussidiario.net. Ringrazio Fabrizio Centofanti che me l’ha segnalata. gm]

Caro Signor Englaro, mi presento: sono Bob Schindler, il padre di Terri (Schindler) Schiavo.
Malgrado noi veniamo da due continenti diversi con differenti culture, abbiamo molte cose in comune. Entrambi siamo padri ed entrambi abbiamo avuto dallo stesso Dio il dono dei figli. Nel mio caso tre. La nascita di Sua figlia e di mia figlia Terri non sono solo accadute, sono state un atto di Dio.
Mi ricordo di quando mia figlia Terri era bambina e di come ero orgoglioso dei commenti della gente su quanto fosse carina. Fui altrettanto orgoglioso quando fece i primi passi e disse le sue prime parole. Lo stesso orgoglio mi ha accompagnato per tutta la sua adolescenza fino a quando è diventata una persona adulta.
Entrambi abbiamo una figlia che ha sofferto gravi danni cerebrali e io so molto bene quali profondi effetti questo può causare alla persona colpita e alla sua famiglia. Entrambi abbiamo fatto esperienza della stessa disgrazia e dello stesso dolore. Tuttavia, vi è una differenza. Sua figlia è ancora viva, la mia non più. Lei ha ancora il controllo sul futuro di Eluana, io non ho potuto far nulla per Terri.

Continua a leggere la lettera in Sussidiario.net.

Due lettere e due articoli

8 febbraio 2009

Caro Nicola, in questo momento vorrei tanto che Eluana si svegliasse adesso e dicesse: “Brutti stronzi! Che cazzo mi togliete da mangiare!”, poi si alzasse e abbracciasse suo padre e sua madre e dicesse: “Non fatemi più ‘sti scherzi! guardate che casino avete fatto!”. Voglio sperare che Beppino Englaro non stia portando avanti alcuna battaglia civile. Voglio sperare che sia solo un uomo scavato dal dolore. […]

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Testamento biologico

7 febbraio 2009

di giuliomozzi

[Ripubblico qui il “testamento biologico” che pubblicai in vibrisse undici mesi fa. Ricordo che in vibrissebollettino.net (qui) e in Il primo amore (qui) sono pubblicati altri “testamenti biologici” e vari articoli sull’argomento. gm]

Ho quarantott’anni e, sinceramente, spero di arrivare alla morte in condizioni decenti. Il dizionario di Tullio De Mauro, alla voce “decenza”, dice: “Convenienza, decoro, pudore rispetto alle esigenze etiche della collettività”. Quando penso alla decenza, invece, io penso alle “esigenze etiche” mie proprie. Quali siano queste mie “esigenze etiche”, io solo lo so: e non lo so ora per allora (un “allora” futuro), ma lo so in ciascun momento per quel momento. E’ possibile, peraltro, che io mi possa trovare, in un certo momento della mia vita, nell’incapacità di stabilire quali siano le mie “esigenze etiche” in quel preciso momento. Perciò – è questo il testamento – dico e dichiaro, qui e pubblicamente, che desidero che in quel certo momento possano decidere, abbiano il diritto e il dovere di decidere, in mio nome, quali siano le mie “esigenze etiche”, le persone che mi amano.

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“Era il mio amico e lo sarebbe stato per sempre”

6 febbraio 2009

di Fabrizio Centofanti

Sto riflettendo da tempo sulla vicenda di Eluana, e mi sembra difficile venirne a capo. Recentemente è morta la persona a me più cara: ha avuto un infarto con edema polmonare; stava riprendendosi, ma poi è sopraggiunto un ictus e ha perso conoscenza. Ho sperato che non entrasse in coma permanente, perché ritengo sia la condizione più dolorosa, sia per il malato sia per i suoi cari. Questa esperienza ha reso ancora più arduo trovare una risposta soddisfacente alla situazione di Eluana. Se il mio amico deceduto si fosse trovato in frangenti analoghi cosa avrei fatto? Certamente non avrei staccato il sondino. Con che diritto avrei potuto? L’avrei fatto per sollevare lui da una condizione priva di coordinate precise o per togliere me dall’angoscia di vederlo sospeso in uno stallo senza fine? L’unica certezza è che avrei vissuto con il dolore di vederlo lì, vivo ma privo di reazioni visibili, nell’impossibilità di comunicare e di condividere i suoi pensieri, i suoi sentimenti. Eppure, credo che mi sarei affezionato anche a quella vista, a quella compagnia: era il mio amico e lo sarebbe stato per sempre, sveglio o addormentato. Magari lui avrebbe sorriso di me, che lo guardavo in modo ebete: e non avrebbe mai pensato di staccarmi la spina.

Questo articolo è stato commentato da Seia Montanelli, qui