Dunque vi sono dieci buoni motivi

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di Luca Negri

[Questo articolo è apparso oggi nel sito L’Occidentale. gm]

Leggi la scheda del libro nel sito dell'editoreQualche anno fa Aldo Nove, scrittore politicamente collocabile a sinistra, pubblicò Maria, una bella raccolta di poesie dedicata alla Madonna. Molti suoi colleghi ed estimatori non la presero benissimo; pareva intelligenza col nemico, imbarazzante eco di Radio Maria, l’emittente più sfottuta dell’etere italico. E quando un altro autore assai stimato negli ambienti radical, Tiziano Scarpa, decise di scrivere un articolo in difesa del crocifisso nelle aule scolastiche, se lo vide bocciare da il manifesto e fu costretto a trovare ospitalità sulle pagine di Libero (vedi). Insomma, a sinistra pare che gli argomenti a favore del cattolicesimo, anche solo inteso come tradizione culturale, siano solamente robaccia per scrittori e giornalisti vicini al centrodestra, come Antonio Socci, Camillo Langone e Rino Cammilleri.
Ora che due fra i più brillanti romanzieri italiani, certo non sospettabili di leghismo e berlusconismo, Valter Binaghi e Giulio Mozzi hanno scritto in coppia 10 buoni motivi per essere cattolici (Laurana editore), la situazione parrà ancora più grave.

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41 Risposte to “Dunque vi sono dieci buoni motivi”

  1. Giulio Mozzi Says:

    Al volo, tanto per mettere i taglietti sulle t.
    a) Il poemetto Maria di Aldo Nove fu accolto a suo tempo, a memoria mia, con applausi e ovazioni (ricordo ad esempio una lettura collettiva a San Lazzaro di Savena, presso Bologna, con la partecipazione di una quantità di scrittori, poeti e critici decisamente “sinistri”: vedi).
    b) L’articolo di Tiziano Scarpa che Luca Negri cita si può leggere qui, e non mi par proprio che sia “un articolo in difesa del crocifisso nelle aule scolastiche”: semplicemente parla d’altro.
    c) Valter è un romanziere, ma io no (non ho mai pubblicato un romanzo).
    d) E’ vero che Repubblica non ha (ancora) recensito il nostro libretto, ma è anche vero che fino a ieri non lo aveva (ancora) recensito L’Occidentale.
    e) Non è vero che per Michela Murgia la parola “apologia” sia “spaventevole: “La letteratura cristiana apologetica è un discorso fecondo e ininterrotto che parte da Giustino di Nablus e arriva – fate le debite proporzioni – fino a testi contemporanei come Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori”, scrive ella qui“.
    f) E’ vero che Valter e io non abbiamo voluto “scrivere un saggio di apologia del cattolicesimo”, ma è anche evidente che non “si può scrivere un libro intitolato “10 buoni motivi per essere cattolici” senza risultare apologetici” (Valter, qui).

  2. Tiziano Scarpa Says:

    Caro Giulio,
    ti ringrazio della precisazione sul mio articolo, che hai fatto al punto b) del tuo commento qui sopra.
    Come ognuno può riscontrare (grazie anche del link, Giulio; di passaggio, noto che l’autore dell’articolo de L’Occidentale si guarda bene dal linkare il mio articolo, che avrebbe smentito le sue frasi), il mio articolo non è una difesa del crocefisson né della sua esposizione negli spazi pubblici.
    Al contrario. Sulla scorta di una suggestione della teologa Maria Caterina Jacobelli, proponevo di prendere in considerazione la meditazione sugli spazi vuoti, come figure della Resurrezione.
    Poi, già che ci siamo, la faccenda che io avrei mandato l’articolo a “il manifesto” è invenzione di sana pianta di Luca Negri.
    Scrissi un ampio intervento su questi temi nella rivista cartacea “Il primo amore”, sul numero intitolato “Il miracolo, il mistero, l’autorità”.
    Ne proposi una versione ridotta, come anticipazione, a un giornale: mai detto che si trattasse del “manifesto” (non lo era), come s’inventa l’estensore dell’articolo dell’Occidentale.
    Il giornale non sembrava interessato. Dopo alcune settimane di scortese silenzio e mancate risposte da parte di quel giornale, dissi di sì alla redazione di Libero che aveva saputo che il numero del Primo amore era dedicato a temi religiosi ed era interessata a un’anticipazione.
    Chiedo scusa a tutti per questo messaggio, scritto col telefonino, in viaggio. Spero non sia troppo confuso.
    Ne approfitto per chiedere a qualche anima buona – cattolica o meno 🙂 di copincollare questo mio commento sul sito dell’Occidentale, in calce all’articolo di Negri.
    Il mio cellulare infatti non riesce a entrare nell’area commenti di quel sito.
    Grazie!

  3. Onilut Says:

    È interessante notare come da un clic si possano intuire, poi scoprire, interi retroscena.

  4. Luca Negri Says:

    Stimatissimo Mozzi,

    a) a memoria mia il poemetto di Nove fu accolto anche da molte ironie sottovoce, vergognosi commenti su Nazione Indiana e qualche prudente e rassicurante etichettatura di “preghiera laica” (a questo punto, anche il Cantico delle creature è una preghiera laica, dato che San Francesco non era sacerdote, ma laico)
    b) chiedo scusa a Scarpa per aver riscostruito a memoria la vicenda del suo pezzo. Nelle fretta di pubblicare il pezzo in tempi brevi non ho fatto le necessarie ricerche. Mea culpa. Espierò leggendo l’opera omina della Jacobelli. E pure della Zarri.
    c) Va bene, lei non ha mai scritto un romanzo (anche se suppongo le sarà capitato per lavoro di riscriverne più di uno); forse è un dettaglio, ma il diavolo è lì che si nasconde. D’ora in poi la definirò più sobriamente “autore di racconti” o “narratore” o “novellista”.
    d) Attendo la recensione di Repubblica. Ma vogliamo proprio fare finta che da quelle parti non preferiscano Mancuso, Odifreddi o il dottor Faust Veronesi?
    e) L’impressione che mi lascia la Murgia è proprio quella di voler lasciare l’apologetica nelle nebbie secolari di Giustino di Nablus, perché con i tempi che corrono farebbe il gioco di Benedetto XVI e rinchiuderebbe i cristiani nell’identità cattolica. La parola “identità” mi pare che abbia per la Murgia l’effetto della kriptonite. Ma se non è identità, il cattolicesimo che cosè?
    f) Infine mi rassicura, ho peccato anche di prudenza. Il vostro libro, bello, importante e da far leggere soprattutto a tutti gli insegnanti di religione, è opera apologetica. Perché è quasi impossibile raccontare il cattolicesimo senza difenderlo. E aggiungerei che quando tralasciamo di difendere la parrocchia, qunado ce ne vergognamo, finiamo per difendere le nostre parrocchiette.
    Distinti saluti.

  5. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri,
    a) andando a memoria, ogni tanto ci si inganna. La lettura collettiva di “Maria” fu l’ “evento” principale di un’edizione di Ricercabo, che è organizzato da Renato Barilli, Nanni Bastrini, Niva Lorenzini (tutti piuttosto “sinistri”, direi). Si può vedere anche la recensione di Gilda Policastro, collaboratrice abituale anche del “manifesto”, ne “L’Indice” (qui). Mi può citare con precisione, mettendoci anche un link, una di queste “ironie sottovoce”?
    b) Bastavano due minuti di ricerca in rete. Io – che non ricordavo quell’articolo – non ci ho messo di più. Chiavi di ricerca: “Tiziano Scarpa” + crocefisso.
    d) La sua impressione è la sua impressione; ma ciò che Michela Murgia ha scritto è ciò che Michela Murgia ha scritto. E Vittorio Messori non sta nelle “nebbie secolari”.
    Cordialmente.

  6. Luca Negri Says:

    E’ ovvio che le “ironie sottovoce” si espressero in forma orale e non scritta. Dunque non è possibile linkare alcunché.
    Forse il poemetto fu elogiato solo perché scritto da Nove, nonostante il tema scelto. Insomma, gli fu perdonato in nome dell’arte e in virtù del suo nome già affermato.
    Grazie a Dio Messori è ben presente. Se lei mi assicura che la Murgia non lo spedirebbe volentieri nella lontananza delle nebbie secolari in compagnia di Ratzinger, sono più tranquillo.
    E la mia tranquillità aumenta ancora se a lei pare che il cattolicesimo abbia piena, onesta e rispettosa ospitalità nei media e negli ambienti di sinistra. Si vede che, negli ultimi sei anni circa, la mia memoria è stata talmente scarsa e le mie impressioni così fallaci da farmi credere il contrario.
    Chiedo ancora scusa a Tiziano. Posso solo aggiungere che errare è umano. Cercherò di non perseverare.
    In fede

  7. Kelledda Murgia Says:

    Ringrazio Giulio Mozzi, perché sempre imparo qualcosa dalla sua continua analisi delle trappole nascoste nell’uso “sportivo” delle parole.

    Specifico a Luca Negri che davvero considero “Ipotesi su Gesù” un libro di rara efficacia apologetica e di godibilissima lettura, e che non solo non ho niente contro l’apologetica, ma anzi mi infastidisce vedere quel nobile argomentare in difesa della fede confuso con l’assai meno nobile pararsi il culo sempre e comunque anche davanti all’evidenza delle mancanze proprie e della Chiesa. Sono i professionisti del paraculismo ecclesiale che hanno cercato con ogni mezzo di impedire a Giovanni Paolo II di chiedere scusa per gli errori storici della Chiesa; non riuscendovi, si sono poi lanciati in infiniti distinguo per depontenziare la portata del gesto. Joseph Ratzinger da prefetto era notoriamente nel loro numero e Messori, anche se in “Ipotesi su Gesù” ha dimostrato benissimo di sapere come si fa l’apologetica vera, sul finale di carriera si è fatto anch’egli prendere dall’ansia di difendere gli scivoloni ecclesiali più di Cristo, finendo per fare lo sconto anche ai preti pedofili. (Un esempio evergreen, qui)

  8. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri,
    Michela Murgia le ha appena risposto di persona.
    Quanto alle “ironie sottovoce espresse in forma orale”, dobbiamo dunque fidarci della sua memoria.
    Ma vedo che ho fatto bene a non fidarmi della sua memoria controllando l’articolo di Tiziano Scarpa.
    Cordialmente.

  9. Giulio Mozzi Says:

    Joseph Ratzinger, in un’intervista del 2000 al periodico 30 giorni: “La Chiesa oggi, con questo documento, non condanna la Chiesa del passato; essa riconosce le radici delle proprie deficienze del passato, e lo fa proprio per far luce sulla situazione attuale, sulla necessità di pentirsi, di convertirsi.
    “La Chiesa ha viva coscienza che in essa si trova il peccato, e ha sempre lottato contro l’idea di una Chiesa unicamente dei santi. Conosciamo le grandi lotte contro i donatisti, i catari, ecc. Proprio per farci riconoscere ciò, il Signore si trova nella navicella con i peccatori fin dall’inizio.
    “Anche i Vangeli ricordano il peccato della caduta di Pietro. Si tratta di una confessione di peccato ripetuto, che ha dovuto far arrossire Pietro. La troviamo nel Vangelo di Marco, che è stato un po’ ispirato da san Pietro stesso, ed è la confessione più dura di questo peccato.
    “Perciò la Chiesa di oggi, con questo atto di pentimento, non dice che il peccato era nel passato e che noi siamo puri, per poi aspettare che solo domani si scoprano i nostri peccati, ma dice: nel cuore della Chiesa, e soprattutto in me, si trova il peccato, e perché la Chiesa sia penetrabile dalla grazia divina, io stesso devo aprirmi a questa grazia e confessare pubblicamente che i peccati, già radicati nel passato, costituiscono il mio presente. Tuttavia il Signore sa agire e sa fare il bene, tramite la Chiesa. Questa navicella rimane sempre la sua, e anche il campo con la zizzania rimane il suo. Anche se la zizzania è molta, anche se la rete contiene pesci scadenti, cattivi, essa rimane la sua. Riconoscere il peccato è un atto di sincerità attraverso il quale possiamo far capire alla gente che il Signore è più forte dei nostri peccati” (fonte).

  10. Luca Negri Says:

    Gentile Murgia,
    “i professionisti del paraculismo ecclesiale” espressero riserve sulla scelta di GPII perché non fu la Chiesa a commettere errrori e peccati. Errrarono e peccarono uomini di Chiesa. Non è la stessa cosa. Non capirlo significa non capire la nutura stessa della Chiesa, in parte umana, in parte divina. In parte storica ed istituzionale, dunque obbligata a sporcarsi col fango del mondo, in parte celeste e pura. Ci sarebbe anche da aggiungere che la ricerca storica ha ridimensionato molte delle suddette colpe. Rodney Stark, per fare un nome, non è un apologeta, non è nemmeno cattolico. Epppure ha scritto cose interessanti. Consiglio umilmente la lettura delle sue opere.
    E poi, piaccia o meno, fra Benedetto XVI ed il suo predecessore c’era intesa e consonanza sulle questioni fondamentali. Basta studiarsi la storia dei rapporti fra i due, notare la fiducia che il polacco ripose sul tedesco in merito a questioni non da poco. Il giochetto di mettere un papa contro l’altro (come si fece ai tempi del Giovanni XXIII buono contro il Pio XII cattivo) non regge, O si crede allo Spirito Santo che guida i cardinali elettori o si fanno la primarie fra le comunità cristiane di base.

    Gentile Mozzi,
    faccia pure, non si fidi della mia memoria. Mi conceda solo di dubitare un poco della sua, se ricorda un plauso unanime, senza se e senza ma, alla scelta del soggetto di Nove.

    Cordiali saluti

  11. Kelledda Murgia Says:

    Per valutare l’esatto atteggiamento del Ratzinger cardinal prefetto in merito al gesto di richiesta di perdono per le colpe passate compiuto da Giovanni Paolo II può essere utile leggere le righe (ma anche le interlinee) del discorso comparso sull’Osservatore Romano di giovedì 9 marzo 2000. Questo intervento è stato pronunciato nella conferenza stampa di presentazione di un documento senza precedenti – una sorta di vademecum da accompagnarsi al gesto papale – che ha lo scopo di dirimere quelle che Ratzinger considerava erronee interpretazioni dell’atto di scusa dell’allora pontefice Wojtyla. Già in questo discorso, ma soprattutto nel documento vero e proprio, sono presenti attente scelte lessicali che dovevano costituire un messaggio chiaro per teologi e vescovi che avessero voluto considerare il gesto del papa per quello che non era.

    Nel testo Ratzinger chiarisce immediatamente che la richiesta di scuse è sempre un atto personale: non ci si può scusare per gli altri. Al massimo ci si scusa [i]con [/i]gli altri, come avviene nel Confiteor, ma comunque sempre per errori propri. E’ limpida l’intenzione di correggere chi pensa che con il gesto di Giovanni Paolo II si stia chiedendo scusa per gli errori della Chiesa: la Chiesa non erra, al massimo errano i cristiani. Con questo il prefetto chiarì che per lui non esistevano “peccati di sistema”, ma solo mele marce. Ratzinger inoltre inserisce nel discorso la questione del contesto storico in cui questi errori sono stati compiuti, specificando che la Chiesa non può “costituirsi come un tribunale che sentenzia sulle generazioni passate”.

    Quel documento fu interpretato da tutti per quello che voleva essere: il tentativo compiuto da parte dell’ala conservatrice della Chiesa di disinnescare il vero senso del gesto wojtyliano. E’ lo stesso Vittorio Messori (!) a raccontare quegli scontenti sul Corriere della sera di venerdì 26 maggio 2006 in un articolo rimasto famoso con il titolo “Mea culpa, le correzioni di Ratzinger”.

  12. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri,
    diciamo che io ho documentato qualche plauso, mentre lei ha dichiarato non documentabili le “ironie”.
    Cordialmente.

  13. andrea barbieri Says:

    “La Chiesa ha viva coscienza che in essa si trova il peccato, e ha sempre lottato contro l’idea di una Chiesa unicamente dei santi.” [J. Ratzinger]

    Se potessi chiederei a Ratzinger come concretamente è stata condotta la “lotta”; in particolare a quali strutture o persone interne o esterne alla Chiesa è stato riconosciuto dal/i soggetti che hanno condotto la lotta, il potere di giudicare sui “peccati” della Chiesa.

  14. Antonio l'Eresiarca Says:

    Godibilissima questa partita di tennis a tre!
    Peccato che Luca Negri non meriti tutta questa attenzione.

  15. Luca Negri Says:

    E’ risaputo che eretici ed eresiarchi non hanno le idee chiare su ciò che merita attenzione. Ma Antonio si rassicuri; tutte le parole scritte nei commenti sono per il libro di Mozzi e Binaghi, non certo per il povero recensore.

  16. Antonio l'Eresiarca Says:

    Niente di personale.
    Non son riuscito a trovare neanche la MISSION del vostro giornale, solo tanti collaboratori poco convinti.

  17. Luca Negri Says:

    Può anche darsi che una MISSION (tutta maiuscola) non ci sia. Meno male. Le convinzioni (parlo delle mie, giacché sono un collaboratore esterno) sono poche. E quasi tutte di natura religiosa.

  18. vbinaghi Says:

    Personalmente trovo
    1) che la lettura di Negri corrisponda molto bene alla natura del libro,
    2) che la sua interpretazione dell’accoglienza che i media di sinistra riservano alle espressioni di un cattolicesimo esplicito e non prono ai doveri del politicamente corretto è assolutamente rispondente a verità e le medesime siano indegne non dico dell’onestà ma anche della deontologia intellettuale della stampa
    3) che se la lettura pubblica del poema di Aldo Nove è stata un successone, è perchè l’autore di Woobinda ha già un suo pubblico di aficionados. provate con il poema mariano di un esordiente che non sia in carico alla Premiata Ditta e vediamo come finisce.
    3) che le continue trasposizioni che la signora Murgia opera dal carattere mistico della realtà ecclesiale (l’unico che interessa sul piano di una teologia dogmatica) alle miserevoli colpe di uomini e cittadini cattolici sia commovente nella sua ostinazione, quasi fa sospettare più che un’equivoco un’incapacità di percepire la differenza tra mistero e cronaca, come una sorta di mancanza d’organo che compatiamo in Odifreddi e negli altri membri della sua chiesina atea ma ci stupisce molto in una cattolica teologicamente patentata.

  19. Giulio Mozzi Says:

    Il fatto è, Valter, che se Luca Negri porta due esempi per sostenere una tesi, ed entrambi gli esempi sono sbagliati, il discorso di Luca Negri diventa poco attendibile. A prescindere dall’eventuale verità della tesi. E quindi Luca Negri fa un cattivo servizio alla propria tesi.

    (Negri dice: il poemetto di Nove fu accolto male. Io dico: a me risulta che sia stato accolto bene. Tu dici: se fu accolto bene, è perché Nove ci ha delle relazioni. Sarà vero: ma così non smentisci ciò che ho detto io, mentre smentisci ciò che ha detto Negri).

  20. vbinaghi Says:

    Dai, Giulio, non ho detto relazioni, ho detto lettori affezionati e attenzione dalla critica. Che non gli derivano certo dal tema affrontato in quell’occasione ma da indiscussi capolavori come “Woobinda”. E comunque si, la verità letterale e l’accuratezza nella scelta delle parole sono importanti.

  21. Tiziano Scarpa Says:

    Più che con me, Luca Negri dovrebbe scusarsi con il “manifesto”, al quale attribuisce comportamenti che si è inventato lui.
    Alle scuse dovrebbero seguire dei fatti, altrimenti le scuse restano puramente cerimoniali.
    Negri dovrebbe correggere/cancellare le frasi in cui tira in ballo “Il manifesto” a vanvera.
    Negri invece promette che “espierà”.
    Questa promessa indica un atteggiamento molto significativo del suo rapporto verso le verità di fatto e il discorso pubblico: se e quando essi vengono falsificati, non si provvede a correggerli, ma a “espiare”, cioè, non si interviene a migliorare il mondo esteriormente, ma a purificarsi interiormente.
    Concezione tutta egocentrica e “interioricista” dell’uso delle verità di fatto e del discorso pubblico. Si risponde al proprio “personal Jesus” (modellato secondo i propri punti di vista, come emerge da alcuni commenti di questo stesso dibattito) disinteressandosi di fare concretamente ammenda pubblica (per esempio, lo ripeto, togliendo frasi e paragrafi e affermazioni infondate).

  22. Tiziano Scarpa Says:

    Infine, ho trovato del tutto gratuito tirare in ballo Andreina Zarri fra i propositi di espiazione di Luca Negri.
    Ulteriore dettaglio della sua tendenda a “fare minestrone”.
    Ovvero: non si descrivono situazioni verificando fatti e offrendo dati attendibili. Si va “a memoria”, mossi dalla “fretta”, e pur di sostenere tesi rassicuranti per la propria parte politica, per il proprio “personal Jesus” e la propria “personal Church”, si assembrano dicerie, “ironie sottovoce”, dando forma a aree di pensiero e schieramenti compatti e unanimi…
    Ed ecco che qui, mentre si stava parlando di un passo specifico di un singolo libro di una teologa, se ne tira in ballo gratuitamente un’altra, pur di fare minestrone e edificare aree avversarie di pensiero.
    Atteggiamenti di questo genere potrebbero indurre a farmi pensare che chi è convinto di avere dalla sua la “Chiesa Celeste” crede di non essere tenuto a preoccuparsi di quisquilie come la verifica dei fatti e la correzione o eliminazione di notizie inesatte: basta qualche scusa cerimoniale, e un’ “espiazione” tutta privata (e condita di spiritosaggini polemiche, vedi il proposito di leggere gli “opera omnia” di Jacobelli e Zarri).
    A me queste cose paiono buoni motivi per non essere cattolici, se, fortunatamente (o grazie a Dio), non ci fossero anche cattolici come Giulio Mozzi e Michela Murgia..

  23. vbinaghi Says:

    “Personal Jesus”?
    Quella dei Depeche Mode o quella di Johnny Cash?
    Sono versioni differenti, Scarpa.
    Una ironizza, l’altra spera.
    Smumature, ma significative, per dire.
    Anche noi cattolici ne abbiamo, come saprà.

  24. vbinaghi Says:

    PS – A forza di cattolici illuminati e illuministi ecumenici, fra poco avremo qui tutto il catalogo Einaudi.

  25. Giulio Mozzi Says:

    Ed ecco dunque: l’articolo di Luca Negri, nel quale vi sono affermazioni non vere delle quali Luca Negri ha ammessa la non verità, ma che Luca Negri non ha provveduto a correggere, viene ripreso altrove. In un luogo dove non è possibile intervenire. Scriverò al conduttore.

  26. Luca Negri Says:

    Dunque Scarpa dal mio errore ricava abbastanza elementi non solo per giudicare, legittimamente, la mia professionalità. Addirittura il mio atteggiamento “verso la verità e lo spazio pubblico” e la natura del mio cattolicesimo. Che non è ovviamente buono come quello di Mozzi e della Murgia.
    Inoltre mi nega anche un po’ di (auto)ironia nell’aver tirato in ballo la buonanima della Zarri e la mia espiazione.
    Riesco a capire come gli possa sembrare meno indegno il pentimento intimo rispetto all’ammenda pubblica. Come il “migliorare il mondo” possa per lui realizzarsi solo con la seconda soluzione.
    Ma allora avrebbe veramente senso cancellare la lettera scarlatta di quelle poche righe del mio articolo? Andrebbero così tolti anche i commenti sul sito dell’Occidentale, che già rettificano la falsa informazione e testimoniano la mia figura di cacca.
    Cancellare tutto laverebbe la mia coscienza. Ma non è in ballo la mia coscienza, mi ammonisce Scarpa, bensì l’onorabilità de “il manifesto”, accusato ingiustamente di aver rifiutato un pezzo mai scritto. Eppure se ciò fosse avvenuto a me non sembrerebbe marchio d’infamia e non così intendevo presentarlo. Mica è un crimine non pubblicare un pezzo contro la linea editoriale, contro la MISSION (per citare l’amico Eresiarca). Linea editoriale che mi pare chiarissima nei confronti del Vaticano; ben prima del simpatico titolo “il pastore tedesco”.
    La mia, va bene, è stata una (involontaria) calunnia. Ma una calunnia non completamente sradicata dalla realtà.
    Quello che proprio non accetto nel discorso di Scarpa è l’accusa di coltivare un cattolicesimo modellato sui miei punti di vista, una mia “personal church” utile alla mia parte politica (che lui deduce meccanicamente dal giornale per cui scrivo). Ciò gli pare evidente dai miei commenti. Dove, di grazia? Spero non nel mio tirare in ballo la “Chiesa celeste”. Se così fosse, significherebbe che non ha capito nulla della distinzione che ho fatto.

    Tengo a precisare che mi riferisco a Scarpa usando la terza persona e non la seconda perché così lui fa con me. Forse non ricorda che ci conosciamo da anni (do you remember Nero Luci?). Forse non ricorda nemmeno di avermi ringraziato in mail per “tanta attenzione e assenza di pregiudizi” quando scrissi de “Le cose fondamentali”. Eppure in quell’articolo dicevo che il libro, non inferiore a “Stabat Mater”, sarebbe piaciuto meno in certi ambienti e difficilmente avrebbe vinto lo Strega. Anche in quella sede tentavo, senza prove, di denunciare un’egemonia culturale che comunque esiste.
    È una realtà. Sebbene io non l’abbia servita bene, come sostiene Mozzi.

    Aggiungerei che se c’è un undicesimo buon motivo per essere cattolici lo trovo proprio nel non essere accettati da quelli che accettano i papi solo quando son morti, i teologi solo quando demoliscono i dogmi e i fedeli solo quando protestanteggiano.

  27. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri.

    Lei scrive: “La mia, va bene, è stata una (involontaria) calunnia”. Bene. Ora, se lei lascia il testo così com’è, non le pare che la calunnia, da involontaria che era, ogni giorno che passa tenda a trasformarsi in volontaria?

    In realtà lei ha almeno un buon motivo per correggere l’errore nel suo articolo: l’articolo tale e quale, senza commenti correttivi, è stato ripreso (lo segnalo qui sopra) da almeno un’altra pubblicazione in rete, Miradouro.
    Pubblicazione che peraltro non prevede commenti. Ho scritto dunque alla redazione, e molto cortesemente Gianluca Cheli, responsabile del sito, ha provveduto a citare, in calce all’articolo, la discussione avvenuta qui in vibrisse.
    Le pare sensato che io debba inseguire in giro per la rete le riprese e le citazioni del suo articolo, per intervenire ogni volta a spiegare che, come lei stesso ammette, esso contiene almeno una informazione falsa e calunniosa?

    Le propongo una soluzione. All’interno dell’articolo, subito dopo le parole “sulle pagine di Libero“, metta una breve frase tra parentesi quadre: “[Come mi sono reso conto successivamente, l’articolo di Scarpa era tutt’altra cosa, e il manifesto non c’entra. Vedi i commenti]”.

  28. Giulio Mozzi Says:

    Tiziano, ti propongo un paradosso.
    Mi pare rischioso affidare la verità della verità ai comportamenti di coloro che dichiarano di servirla (buoni servitori, verità vera; cativi servitori, verità non vera).
    D’altra parte mi pare rischioso affermare: la verità che io servo è vera indipendentemente dai miei comportamenti (è una dichiarazione di irresponsabilità).

  29. Luca Negri Says:

    Gentile Mozzi,
    l’Occidentale non è il mio blog, né io ne sono redattore fisso. Sono un collaboratore esterno che a malapena conosce chi vi lavora. Ciò significa che non ho la possibilità di cambiare l’articolo. Soprattuto non ne ho quella tecnica. Ma vedrò, a questo punto, di rintracciare il mio referente (sebbene credo sia in ferie) per proporgli la variazione.
    Non per servire la verità (non ho certo tali pretese), ma per evitare a lei l’inseguimento in rete del mio articolo.
    Fosse mai che dopo il mio gesto riparatore “il manifesto” chieda scusa al Papa per le falsità e le faziosità generosamente profuse in questi anni…

  30. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri,
    è tutto nell’interesse de “L’Occidentale” correggere quella che è, secondo le sue parole, “una (involontaria) calunnia”.

    La invito a distinguere tra “faziosità” e “falsità”, che sono cose molto diverse. Ad esempio:

    In questa celebre prima pagina del “manifesto”, la faziosità è evidente (e fastidiosissima, per me). Tuttavia, c’è forse falsità? No, perché la faziosità si realizza appunto non dicendo falsità, bensì dicendo verità parziali e combinandole in modo inventivo. (E’ vero che l’uomo nella foto è un “pastore”; è vero che è “tedesco”; ecc.).

    La forza del bravo fazioso (“che sostiene con intransigenza, senza obiettività il proprio partito o le proprie tesi; animato da spirito di parte”, dizionario del “Corriere”, qui) consiste proprio nell’appoggiarsi esclusivamente su informazioni vere, controllate, indiscutibili. Nel suo articolo lei commette appunto l’errore di voler essere fazioso per mezzo di affermazioni non controllate, esponendosi quindi al rischio di essere accusato di menzogna o almeno di errore (come è puntualmente avvenuto).

    Già che ci sono le faccio notare un’altra cosa. Lei scrive: “A sinistra pare che gli argomenti a favore del cattolicesimo, anche solo inteso come tradizione culturale, siano solamente robaccia per scrittori e giornalisti vicini al centrodestra, come Antonio Socci, Camillo Langone e Rino Cammilleri”. Ora, mi pare evidente che il “cattolicesimo come tradizione culturale” e il cattolicesimo come affidamento al messia venuto per tutti sono non solo due cose diverse: ma due cose nemiche: perché l’idea stessa di “tradizione culturale” non può esistere senza
    – o un relativismo culturale di stampo illuministico e potenzialmente nichilistico,
    – o un identitarismo che, curiosamente, è a sua volta un relativismo: quando io contrappongo il “mio dio” al “tuo dio”, ammetto la realtà, almeno come “tradizione culturale”, di entrambi.
    Quindi chi difende il cattolicesimo come “tradizione culturale” fa un pessimo servizio al cattolicesimo come affidamento a un messia venuto per tutti.
    Ecco quindi che, secondo me, lei ha fatto un altro pessimo servizio alla sua tesi.

  31. Luca Negri Says:

    Gentile Mozzi,
    grazie della lezione.
    Allora, partiamo dal fatto che “il manifesto” non abbia mai scritto neanche una falsità su Ratzinger; si sia limitato alle faziosità. (su Ratisbona, sul rapporto con la scienza galileiana in occasione della visita alla Sapienza, sullo scandalo pedofilia ecc ecc) Non ho tempo per trovarne conferma (sarebbe argomento di un libro e, grazie al cielo, il mio prossimo tratterà tutt’altro…), ma mi fiderò. Anche se non è detto che la faziosità sia meno maliziosa della falsità.
    E’ probabile che il famoso titolo abbia alimentato le falsità prodotte da ambienti contigui; come la leggenda nera di un passato (e presente) filonazista del pontefice.
    Certo non posso provarlo. Ci vorrebbe Padre Brown.

    A proposito di faziosità, vorrei chiarire definitivamente il senso di quelle dannate venti righe che introducono la mia recensione (giacché è una settimana che solo di quelle si discute).
    Io dico:
    – solitamente gli intellettuali di sinistra non esprimono una grande simpatia per la natura e le ragioni della Chiesa (cosa che mi sembra poco bisognosa di conferma)
    – tant’è vero che quando qualcuno di loro scrive qualcosa che puzza d’incenso gli amici non la prendono benissimo (e qua, come appurato, c’è l’errore su Scarpa e la tesi poco dimostrata su Nove)
    – però, Signori e Signore (noti che mi rivolgo a lettori soprattutto di centrodestra) vi annuncio che questi due tizi intelligenti hanno scritto questo libro. Come dire: dall’altra parte non ci sono solo Odifreddi e Flores d’Arcais (la guerra civile non è così inevitabie… punti d’incontro ci possono essere…).
    – dubito che la stampa di sinistra si occuperà del libro (e su questo punto siamo in attesa di smentita); certo, c’è stata la Murgia; ma è noto che non ha il poster di BXVI in camera sua
    ecc ecc
    Non mi pare ci sia molta faziosità. Semmai un (ingenuo?) tentativo di dialogo.

    Ho scritto “anche solo come tradizione culturale”, e sottolineo “anche”. Mica “tradizone etnica” o “tradizione nazionale”. Il Messia è venuto per tutti e la Chiesa è appunto Cattolica. Ma il Cristianesimo non è solo una questione interiore, ha fondato una civiltà, ha fatto cultura (“è una narrazione”, come lei mi insegna). Anche chi non ha fede e non accetta il Messia può ammettere che la fine della schiavitù, Michelangelo e Tolkien devono qualcosa alla Chiesa.
    Sarà pure un cattivo servizio alla religione cattolica, il mio. Ma non credo lo sia stato quello del Ratzinger dialogante con Habermas,
    Insomma, esistono delle sfumature fra Habermas e Borghezio?
    E un sacerdote africano che dice la messa in latino è un relativistà?

  32. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Luca Negri,
    dunque lei dice che il poemetto “Maria” di Aldo Nove è stato accolto male in certi ambienti, ma non è in grado di citare nulla a sostegno di ciò che dice. Lei dice che “il manifesto” ha scritto “falsità” sul conto di Joseph Ratzinger, ma non ne cita nemmeno una.
    Cos’è, un’abitudine?

    Poiché le espressioni “tradizioni etniche” e le “tradizioni nazionali” indicano sottoinsiemi di ciò che è indicato dall’espressione “tradizione culturale”, ciò che ho detto prima non mi pare toccato da ciò che lei dice ora.
    Il cristianesimo, certo, non è “una questione interiore”: ma se lo si riduce a “tradizione culturale” gli si fa un cattivissimo servizio.

    La stampa “di sinistra” (intendo la stampa su carta) non si è occupata (finora) del nostro libro. Se n’è occupato (ieri) il programma radiofonico Fahrenheit (di Radio3, e quindi cencellianamente di sinistra). La stampa “di destra” se n’è occupata solo per attaccare strumentalmente Michela Murgia: facendo, ahiloro, diverse affermazioni false (ne do conto qui).

    Le dirò: finché lei insiste a parlare di “intellettuali di sinistra” in senso genericissimo, e quando va a citare un caso specifico fa un errore marchiano o parla di qualcosa che non è in grado minimamente di provare, esponendosi quindi alla smentita, ndubbiamente fa un cattivo servizio alla causa.

    Peraltro, la informo che io non sono un “intellettuale di sinistra”. Se non altro perché non sono di sinistra. Sono un democristiano genetico.

  33. Luca Negri Says:

    Gentile Mozzi.
    non ho dubbi sul suo dna democristiano.

    Dato che non posso dimostrare il contrario, “il manifesto” è sempre stato onesto nei confronti di Ratzinger e “Maria” ha preso applausi da Balestrini proprio perché dedicato alla Madonna.
    I giornali di destra sono faziosi e falsari, quelli di sinistra sempre corretti. E sicuramente Repubblica onorerà il vostro libro.
    Però non esistono “Intellettuali di sinistra” (e figuriamoci “di destra”).

    Certo, il dialogo di Ratzinger con Habermas e Pera mi farebbe pensare il contrario, ma forse ha ragione lei: rendo un pessimo servizio alla mia religione usando i termini “tradizione cattolica e/o cristiana”..

    La informo anche che l’Occidentale ha corretto l’articolo, proprio come lei aveva proposto.
    Non rimane che avvertire Binaghi, dato che sul suo blog il pezzo è riportato (e commentato da lui stesso) senza il minimo cenno ai miei errori e alla loro esegesi.
    Cordiali saluti

  34. Giulio Mozzi Says:

    Gentile Negri,
    ora lei mi sembra attribuirmi delle opinioni. Che però, ahimè, non sono le mie opinioni.

    Lei scrive: “Dato che non posso dimostrare il contrario, ‘il manifesto’ è sempre stato onesto nei confronti di Ratzinger”. No. Direi piuttosto: “Se voglio sostenere che ‘il manifesto’ non è sempre stato onesto nei confronti di Ratzinger, è opportuno che mi prepari a fornire almeno un esempio di disonestà”. (Si parlava peraltro di “falsità”, non di “disonestà”: che è un’altra cosa).
    Io non ho sostenuto né ho intenzione di sostenere che “il manifesto” non abbia mai scritto falsità sul conto di Joseph Ratzinger.

    “I giornali di destra sono faziosi e falsari, quelli di sinistra sempre corretti”. Direi di no. Tanto per tagliar corto, non trovo “La Repubblica” migliore de “Il Giornale”: sono due strumenti che lavorano per il vantaggio dei rispettivi proprietari; i quali si fanno la guerra da venticinque anni. Qui in “vibrisse” più volte ho analizzato singoli articoli dell’uno o dell’altro quotidiano, vedi qui, qui, qui, qui, qui, qui, eccetera, senza dimenciare il “Corriere” (qui) o le campagne pubblicitarie del Pd (qui)

    “E sicuramente Repubblica onorerà il vostro libro”. Finora non l’ha fatto, come non l’ha fatto “Il Giornale”.

    “Però non esistono ‘Intellettuali di sinistra’ (e figuriamoci ‘di destra’)”. Si potrebbe aggiungere che nemmeno le mezze stagioni esistono più, e le mozzarelle non sono più quelle di una volta. Ovvero: di simili affermazioni generaliste non abbiamo bisogno, perché non servono a niente.

    “Forse ha ragione lei: rendo un pessimo servizio alla mia religione usando i termini ‘tradizione cattolica e/o cristiana’.”. No: io non le ho contestato l’uso dei termini “tradizione cattolica e/o cristiana”, se non altro perché lei non li ha mai usati né nella recensione né in questa discussione.
    Le ho fatto invece notare (qui) che a mio avviso “il ‘cattolicesimo come tradizione culturale’ e il cattolicesimo come affidamento al messia venuto per tutti sono non solo due cose diverse: ma due cose nemiche”. Parlare di “tradizione cristiana” è una cosa (il cristianesimo è una narrazione trasmessa di generazione in generazione, quindi è letteralmente una tradizione), parlre di cristianesimo come “tradizione culturale” è un’altra cosa.
    Mi viene un sospetto. “Tradizione culturale” è, per me, un’espressione tipica delle discipline antropologiche: e come tale l’ho intesa. Ma forse lei intendeva dire tutt’altro: e si è generata un’incomprensione.

    “La informo anche che l’Occidentale ha corretto l’articolo, proprio come lei aveva proposto”. Grazie. Sono lieto che siano bastati dieci giorni e una discussione in 32 puntate per ottenere questo. In effetti, se quando le ho fatto notare l’errore lei avesse reagito subito dicendo: “Ops! Mi scuso, ora provvedo a far correggere”, sarebbe stato tutto molto più complicato.

    Valter è in vacanza.

  35. Giulio Mozzi Says:

    E intanto, battendo sul tempo “La Repubblica”, è arrivato Il foglio.

  36. Luca Negri Says:

    Gentile Mozzi,
    credo proprio che lei sarebbe stato un ottimo inquisitore domenicano. Per evitare ulteriori incomprensioni, le assicuro che scrivendo ciò intendo farle un complimento.

    Mi fa piacere che anche Il Foglio si sia occupato del libro. Mi pare di riconoscere la mano di Meotti. Ogni tanto anch’io recensisco per il giornale di Ferrara. Si figuri che avevo proposto proprio a Meotti la vostra opera. Probabilmente ha preferito scriverne lui. Meglio così: avete due recensioni “di centrodestra” invece di una.

    Passo e chiudo.

  37. Giulio Mozzi Says:

    “Centrodestra”? Ma Il Foglio (che segnala il libro anche oggi) non è mica un giornale di area Udc.

  38. Luca Negri Says:

    Infatti ho usato le virgolette. Il Foglio è inclassificabile.
    Camillo scrive sempre cose che non possono lasciare indifferenti.
    (e sulla copertina del libro non ha tutti i torti…)

  39. Giulio Mozzi Says:

    Definire “Inclassificabile” il quotidiano “Il foglio” mi pare bizzarro. E’ un quotidiano la cui proprietà è controllata dal fratello di Silvio Berlusconi, Paolo (che ha recentemente comperato la quota, il 38%, già di proprietà della moglie di Berlusconi); ed è diretto uno degli storici “consiglieri del principe”, Giuliano Ferrara. La pubblicità è raccolta da Mondadori pubblicità. Tutto ciò peraltro è fuori argomento.
    (La coperina è bellissima. Ma qui siamo nell’opinabile puro).

  40. Luca Negri Says:

    A me pare bizzarro che un quotidiano “controllato” (parola molto impegnativa) dal fratello di B ospiti articoli di Luigi Manconi, Barbara Palombelli e Adriano Sofri (quotidianamente).
    Fin troppo evidente, poi, che Ferrara non sia stato molto ascoltato come consigliere.

    Per rimanere in argomento, le faccio i migliori auguri per la festa dell’Assunta.

  41. Giulio Mozzi Says:

    Pbf Srl, la holding di partecipazioni che fa capo a Paolo Berlusconi, editore di riferimento de il Giornale, diventa azionista di maggioranza relativa del quotidiano Il Foglio. La holding, con l’acquisizione del 38% della Foglio Edizioni, intende «rafforzare – si legge in una nota – la presenza del gruppo di Paolo Berlusconi nel settore dell’editoria». La fonte è Il Giornale. Sommando al 38% in mano a Paolo Berlusconi (era prima di Veronica Lario) il 15% in mano a Denis Verdini, otteniamo un bel 52%.

    La linea di un quotidiano è una cosa, l’ospitalità offerta per svariati motivi – anche per semplice antica amicizia – a certe firme è un’altra cosa. Mi pare.

    Buona Assunta.

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