Archive for the ‘Dieci buoni motivi per essere cattolici’ Category
26 ottobre 2011
di Martino Doni
[Questo articolo è apparso venerdì 21 ottobre 2011 nel quotidiano il manifesto]
Etiamsi omnes… ego non, «Se anche tutti… io no». Questa formula evangelica (Matteo 26, 33) definisce l’atteggiamento di chi non intende far parte di un gregge disciplinato ma vuole seguire la verità con fede e coscienza. Purtroppo queste parole furono pronunciate per la prima volta da quel Simon Pietro che di lì a poco si sarebbe triplicemente smentito, e se non fosse stato per il gallo, forse, avrebbe continuato imperterrito a rinnegare e a scandalizzarsi. Questo per dire che gli slogan sono importanti ma non bastano a forgiare il martire. Pietro dovrà piangere amare lacrime sul proprio inciampo, prima di mostrarsi all’altezza dei proponimenti che avventatamente aveva dichiarato.
Con queste stesse parole si apre un bel libretto di Valter Binaghi e Giulio Mozzi, Dieci buoni motivi per essere cattolici, Laurana 2011, euro 11.90, con una densa e appassionata introduzione di Tulio Avoledo, dove appunto con passione è riportata questa massima come linea guida per una buona condotta cristiana. Sì perché, innanzitutto, questa formula è un modo che i cristiani adottano per manifestare e difendere la propria differenza specifica, il proprio perseguire un regno che «non è di questo mondo» (Giovanni 18, 36). Facendo leva su tale differenza, la teologia del Novecento ha messo in discussione la stessa condizione del cristianesimo come «religione».
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Tag:Aldo Capitini, Martino Doni, Tullio Avoledo, Valter Binaghi
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25 ottobre 2011
di Elio Paoloni
[…] Binaghi è più concreto, il suo approccio è filosofico, si sofferma sui nodi teologici e porta efficaci affondi contro il post illuminismo ma neppure lui è immune da certe timidezze e si affretta a citare Illich per criticare l’Istituzione. Il fatto è che molti cattolici di penna si vergognano dell’appartenenza: trovano ingombrante “questa adorabile puttanona che Cristo non cessa di lavare con il suo sangue per farne una sposa immacolata” (rubo la definizione a Gianni De Martino) e mettono sempre le mani avanti, ansiosi di distinguersi, ovvero di rinnegare. Ma essere cattolici, mettendo da parte accezioni inessenziali, significa far parte della Chiesa romana, accettando umilmente il magistero del Santo Padre. Senza se e senza ma. […]
Leggi tutta la recensione in Stilos.it.
Tag:Elio Paoloni, Valter Binaghi
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12 ottobre 2011
di Antonio Maccioni
[…] Allora quali sarebbero i dieci motivi per essere cristiani e cattolici, annunciati fin dal titolo del volume? Eccoli: il mondo è stato creato da qualcuno che posso immaginare come una persona; è bello leggere e rileggere la storia d’amore tra il creatore e il suo popolo; si sa quasi tutto sul “nemico”; il messianismo universale è davvero messianismo universale; il creatore si fa carne; il creatore torna a visitare le sue creature; lo stesso creatore ha avuto bisogno di un uomo e di una donna per farsi creatura; la scena primaria delle Scritture è la crocifissione, morte e risurrezione di Cristo; la profezia dà vita alla Chiesa; il mondo e noi con lui stiamo viaggiando irresistibilmente incontro alla fine. Se questo non bastasse, si sappia che non c’è dell’altro: è tutto qui. Sarei tentato di aggiungere che Giulio Mozzi e Valter Binaghi non riescono a soddisfare le attese, non riescono “a servire quello che ci si aspetta da loro”. E ancora: se vi servono dei buoni motivi per essere cattolici, andateveli a cercare da soli, da un’altra parte. […]
Leggi tutto l’articolo in Bene Comune.
Tag:Antonio Maccioni, Tullio Avoledo, Valter Binaghi
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29 settembre 2011
di Luigi Preziosi
[Questo articolo è apparso in Bombacarta. g.].
L’ampiezza dello spazio che i mezzi di comunicazione dedicano alle cose religiose rischia spesso di essere controbilanciata dall’ambiguità con cui le informazioni vengono fornite: il transeunte è scambiato con il definitivo, l’accessorio con l’essenziale, nel migliore dei casi è l’etica ad essere confusa con la fede. A questa tendenza si oppone questo prezioso Dieci buoni motivi per essere cattolici di Valter Binaghi e Giulio Mozzi. Al libro è premessa un’ampia quanto intensa introduzione firmata da Tullio Avoledo, intessuta di divagazioni così personali da potere essere apprezzate (per non dire spesso condivise) da tantissimi tra i lettori che intendano sperimentare se stessi con i dieci motivi di cui al titolo.
I due autori si sono cimentati con ciascuno dei dieci motivi del titolo. Più analitico e di sguincio lo sguardo di Mozzi, attento a dettagli a cui conseguono intuizioni fulminanti e dedito ad estrarre verità dalle narrazioni che compongono la tradizione cattolica. Binaghi riserva, invece, a sé il compito di perimetrare quella verità, richiamando i principi di una fede di cui tanti discettano senza conoscerli.
Leggi tutto l’articolo.
Tag:Luigi Preziosi
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17 agosto 2011
[…] Innanzitutto avevo scritto che Mozzi cita male la Bibbia e ho fatto l’esempio delle mogli dei figli di Noè. Mozzi si chiede da dove fossero uscite. Dall’arca, rispondevo io, citando Gn 6, 18 e Gn 7,7.
Poi non mi era piaciuto, sempre di Mozzi, il suo definire Dio narcisista e paranoico senza poi spiegarci perché non lo è, ma ammettendo che prima Dio era così, poi si è dato una regolata ed è nato Gesù (a pagina 90 ci ritorna ancora, quindi lo crede proprio). Ovviamente non è così. La teologia biblica è una materia molto difficile. Se poi teniamo conto che il libro è stato scritto per gente che la teologia biblica neanche sa che esista…
Detto ciò riferivo che invece le parti di Binaghi mi erano piaciute di più. Le avevo trovate più in sintonia con il modo in cui vivo il cattolicesimo, cosa che invece non mi accade con Mozzi. […]
Leggi tutta la recensione di Serena in Anobii.
[Ringrazio anche Serena, come Alida Airaghi, per la segnalazione dell’errore. Spero che il libretto avrà successive edizioni, così potrò correggerlo. gm].
Tag:Serena, Valter Binaghi
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12 agosto 2011
di Camillo Langone
[Questa segnalazione è apparsa oggi nel quotidiano Il Foglio. gm].
Sono giorni anzi settimane che cerco di capire perché 10 buoni motivi per essere cattolici di Valter Binaghi e Giulio Mozzi (Laurana Editore) non mi convince. Non, non è colpa della copertina che pure è di una bruttezza rara. Adesso forse ci sono: Binaghi, Mozzi e l’appassionato prefatore Tullio Avoledo ci mettono molta buona volontà ma non possono nulla contro la generale inettitudine a Dio, un concetto espresso dal gesuita Alfred Delp poco prima di essere impiccato dai nazisti, appunto dei senza Dio. L’italiano medio dei primi anni Dieci è impermeabile al fatto cristiano (Dio che si fa uomo, fonda la chiesa, si fa crocifiggere e il terzo giorno risorge per restare con noi fino alla fine del mondo) tanto quanto il tedesco medio dei primi anni Quaranta. Non gliene può fregare di meno. I motivi per essere cattolici potrebbero essere cento anziché dieci, potrebbero essere anche centomila ma per lui non cambierebbe niente. Ecco perché questo piccolo libro non mi convince: mi ricorda troppo le evangeliche perle ai porci. E allora una domanda: in un mondo ridotto a porcilaia, che fare di tutte le perle?
Tag:Camillo Langone, Valter Binaghi
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10 agosto 2011
di Alida Airaghi
[Alida Airaghi ha inserito questo commento nella scheda del libro in Ibs, qui. gm]
In questa originale collana che l’editore Laurana fa ruotare intorno al numero 10, è uscito un volume che prende in esame dieci fondamentali ragioni per cui definirsi cattolici. Libro a due mani, che vede in ogni capitolo giustapporsi le tesi di due scrittori credenti, Valter Binaghi e Giulio Mozzi, che con convinzione si prodigano, usando diverse argomentazioni e suffragandole con varie citazioni (da Dostoevskij a René Girard, da Nietzsche a Eliot, ma soprattutto e ovviamente dalla Scrittura), nell’ambizioso proposito di convertire il lettore. E se Binaghi lo fa con toni e temi adeguati alla serietà dell’intento, Mozzi affronta invece il suo compito con uno stile più giocoso e ironico, a volte ammiccante, e non privo di disinvolture teologiche (ebbene sì, davvero le tre nuore di Noé stavano nell’arca! – pag. 66 e Gen. 7, 7).
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Tag:Alida Airaghi, Valter Binaghi
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10 agosto 2011
[Questa segnalazione è apparsa oggi nel quotidiano Il foglio. gm].
Osservava Chesterton che “ogni generazione cerca il suo santo d’istinto, ed egli non rappresenta tanto ciò che la gente vuole quanto ciò di cui essa ha bisogno… il paradosso della storia è che ogni generazione è convertita dal santo che maggiormente la contraddice”. Il libro di Binaghi e Mozzi è un libro “santo”, che cioè contraddice il suo tempo e rivela in controluce quel quid di cui le presenti generazioni hanno bisogno e, confusamente, ricercano, colto acutamente da Tullio Avoledo nella bella prefazione: “Viviamo in un continuo cicaleccio, in un rumore di fondo fatto di stupidaggini. Qualcuno cerca di ingannarci, di farci credere che non siamo cristiani. Perché? Perché un cristiano non ha paura. E questo mondo è dominato dalla paura. L’Apocalisse è diventata la cifra del futuro. Ma apocalisse, in greco, vuol dire rivelazione”. A un mondo dominato dalla chiacchiera e dal timore, gli autori offrono una parola, chiara, di coraggio. Anzi, dieci parole: ed è divertente (questo libro pieno di gioia) scorrere i titoli dei capitoli che attraversano in lungo e in largo la Bibbia e la storia della chiesa, vale a dire dell’occidente. E fissano paletti per affrontare la questione dell’essere cattolici oggi, senza pretendere di condensare l’essenza del cattolicesimo ma sperando “che chi lo leggerà capirà che il cristiano cattolico non è – per dire – una persona che ha dei problemi con i preservativi, ma una persona che aspetta con viva speranza la fine del mondo”.
Tag:Valter Binaghi
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9 agosto 2011
Ieri, 8 agosto 2011, il programma Fahrenheit di Radio3 ha ospitato una chiacchierata, ospiti il sottoscritto e Gilberto Squizzato, dedicata due libri: 10 buoni motivi per essere cattolici (Laurana), del sottoscritto e di Valter Binaghi, e Il miracolo superfluo. Perché possiamo essere cristiani (Gabrielli) di Squizzato. I due libri, nel sito di Fahrenheit, sono presentati così:
Tra gli scrittori e nel mondo culturale sembra essere tornato un certo interesse religioso: e non per la spiritualità in senso generico, ma proprio per il cattolicesimo. Tradizione negata a lungo, eppure carsicamente persistente. Così, Gilberto Squizzato, nel suo Il miracolo superfluo (perché possiamo essere cristiani), pone domande incalzanti e attuali: che cos’è mai diventato l’uomo nel mondo post-moderno? Un’efflorescenza inutile dell’universo? Una combinazione fortuita del caso? Una coscienza assurdamente infelice afflitta da doveri morali infondati? Un semplice consumatore? E se invece fosse un “miracolo superfluo” dentro la prodigiosa gratuità del mondo? Squizzato rilegge il Credo e il Padre Nostro alla ricerca di parole forti che possano scuotere l’uomo contemporaneo assumendo comunque tutte le sue fondatissime obbiezioni alle fede cristiana.
E un autore come Giulio Mozzi, che con Valter Binaghi ha scritto 10 buoni motivi per essere cattolici, vuole mostrare come l’essere cristiani cattolici sia oggi, in Italia, la più radicale diversità sperimentabile. Oggi, sostiene Mozzi, non c’è religione che sia più sconosciuta del cattolicesimo. Il dibattito pubblico si sfoga a commentare le prese di posizione della gerarchia, ma il cattolicesimo sembra altrove: forse è una storia d’amore, difficile e contrastata come tutte le storie d’amore, tra un Creatore e le sue creature.
Delle ragioni di una scelta parliamo, nell’approfondimento delle 17,00, con i due autori menzionati, Squizzato e Mozzi.
[E ci si potrebbe domandare perché, per due libri che parlano di cristianesimo, il gestore del sito abbia scelto una fotografia di preti – anzi di seminaristi (peraltro classica e molto bella, di Giacomelli). Come se i laici non esistessero.]
Tag:Gilberto Squizzato
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31 luglio 2011
di Luca Negri
[Questo articolo è apparso oggi nel sito L’Occidentale. gm]
Qualche anno fa Aldo Nove, scrittore politicamente collocabile a sinistra, pubblicò Maria, una bella raccolta di poesie dedicata alla Madonna. Molti suoi colleghi ed estimatori non la presero benissimo; pareva intelligenza col nemico, imbarazzante eco di Radio Maria, l’emittente più sfottuta dell’etere italico. E quando un altro autore assai stimato negli ambienti radical, Tiziano Scarpa, decise di scrivere un articolo in difesa del crocifisso nelle aule scolastiche, se lo vide bocciare da il manifesto e fu costretto a trovare ospitalità sulle pagine di Libero (vedi). Insomma, a sinistra pare che gli argomenti a favore del cattolicesimo, anche solo inteso come tradizione culturale, siano solamente robaccia per scrittori e giornalisti vicini al centrodestra, come Antonio Socci, Camillo Langone e Rino Cammilleri.
Ora che due fra i più brillanti romanzieri italiani, certo non sospettabili di leghismo e berlusconismo, Valter Binaghi e Giulio Mozzi hanno scritto in coppia 10 buoni motivi per essere cattolici (Laurana editore), la situazione parrà ancora più grave.
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Tag:Aldo Nove, Luca Negri, Michela Murgia, Tiziano Scarpa, Valter Binaghi, Vito Mancuso
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24 luglio 2011
Una lettera di Michela Murgia
Caro Giulio,
come promesso ti scrivo meglio che tipo di riflessione ho fatto leggendo il vostro libro; ti autorizzo a renderla pubblica dove ritieni.
Nel parlare di 10 buoni motivi per essere cattolici su Saturno (qui) ho utilizzato l’aggettivo “apologetico” come se si trattasse di una critica, ma per capire in che senso lo è mi sembra necessaria una premessa. La letteratura cristiana apologetica è un discorso fecondo e ininterrotto che parte da Giustino di Nablus e arriva – fate le debite proporzioni – fino a testi contemporanei come Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori. La sua caratteristica è quella di identificare degli avversari e articolare razionalmente un discorso contro le loro tesi. Nella storia dell’apologetica cristiana di rado gli avversari sono stati esterni al cristianesimo, anzi; spesso si è trattato di altri cristiani dalle idee percepite come eretiche. Non è importante che qualche apologeta si sia fatto prendere dallo zelo dell’argomentazione e nel gioco delle accuse sia poi morto eretico a sua volta: quello che conta è che l’apologia, partendo da un presunto dato di ortodossia, è sempre adversus qualcosa o qualcuno. Amo questo approccio solo quando identifica i suoi avversari, isola le loro tesi e le attacca con le armi di cui teologicamente e razionalmente dispone. Ho invece moltissime perplessità (anche teologiche) quando l’apologia diventa una dimensione essenziale e fondativa dell’essere cristiani, perché allora tutto il mondo diventa avversario e l’unica posizione argomentativa assumibile è la difesa a oltranza. Non della fede però, ma di sé stessi in quanto cristiani, che è cosa piuttosto diversa. Viene dritta da questa concezione la teoria di don Giussani secondo la quale il cristianesimo “per porsi deve opporsi”, un’ermeneutica che agisce sempre supponendo il cristiano come naturale antagonista del mondo in cui si trova. Non nego che in certi casi opporsi sia una dimensione senz’altro necessaria, ma non sono affatto certa che si tratti di una conseguenza ontologica dell’essere di Cristo. Da questo punto di vista, benché non siano molte le differenze teologiche tra il papato di Giovanni Paolo II e quello di Benedetto XVI, almeno una c’è: Wojtyla con il suo stentoreo “Non abbiate paura” ha scelto sin da subito di rinunciare simbolicamente alla sindrome della trincea di cui invece la teologia di Ratzinger è del tutto vittima. Ogni volta che mi trovo davanti a un testo, un sito internet, un discorso o un articolo di giornale che descrive i cristiani come gente minacciata che vive (anche solo culturalmente) in un fortino assediato con livello di allerta a DefCon 1 non solo mi sento infastidita come cristiana, ma non posso fare a meno di interrogarmi sulle conseguenze pratiche di questo approccio, tanto più alla luce della recentissima cronaca.
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Tag:Michela Murgia, Valter Binaghi
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15 luglio 2011
di Michela Murgia
[Questo articolo è apparso oggi nel quotidiano Il fatto].
Un libro che si chiama 10 buoni motivi per essere cattolici rischia di irritare il lettore sin dal titolo, a meno che non sia in cerca di conferme sulla sua fragile identità religiosa. Il sospetto nasce dal fatto che quando si parla di monoteismi il tono assertivo è spesso un trucco dietro al quale è sin troppo facile prevedere un’apologia camuffata da discorso pacato e razionale. Mica per niente l’assertività è anche la cifra stilistica prediletta da papa Ratzinger, per cui è probabile che ci voglia tutta la bella prefazione di Tullio Avoledo per convincere il lettore diffidente ad abbassare la guardia e a proseguire la lettura senza temere di trovarsi davanti a un catechismo a tradimento. E tuttavia, nonostante la pretesa dichiarata di rappresentare un ingaggio pacifico, quello di Mozzi e Binaghi ha proprio l’aria di un libro apologetico, che anziché confrontarsi con un antagonismo argomentativo affronta invece quella che si presume essere nel lettore l’ignoranza della vera matrice del cattolicesimo, cioè quella biblica, in osservanza al motto di san Girolamo per cui l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo.
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Tag:Michela Murgia, Valter Binaghi
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8 luglio 2011
di Nino Dolfo
[Questo articolo è apparso domenica 3 luglio nel quotidiano Brescia Oggi].
La morte è la fine del racconto. Forse è per questo che oggi essa anticipa le esequie, proprio perché c’è poco da dire o forse si è tentati di non raccontare più nulla. Per sfinimento o nausea. L’affabulazione percorre avanti e indietro una strada a doppio scorrimento sui cui transitano flussi di parole, pensieri ed emozioni. Un’arteria vitale della comunicazione, sia ad alta velocità che cammellata. E la Bibbia e i Vangeli costituiscono una riserva aurea di storie piene di cassetti segreti. Ancora tutte da raccontare. Storie, che anche se dimenticate o rimosse, resistono allo scarto e contengono il profilo della nostra identità culturale.
Ho letto 10 buoni motivi per essere cattolici (Laurana Editore, pp. 137, euro 11,90) e mi trovo scosso. Le buone letture sono come degli schiaffi salutari, delle cariche di energia.
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Tag:Dino Nolfo, Valter Binaghi
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