[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]
Mi perdonerà il venerabile Mozzi, che galantemente ospita le mie recensioni, se per una volta non parlerò di un libro effettivamente, se pure introvabilmente, pubblicato; ma di un libro che pubblicato ancora non è, e che di pubblicazione è in cerca; sebbene possa garantire, sulla base di un’inesausta esperienza, che qualora il libro sarà pubblicato, la sua introvabilità sarà quasi certa – e certissima quella degli eventualmente interessati a leggerlo. Sto parlando – e i lettori più arguti mi avranno già inteso, dato il gran chiacchiericcio che da gran tempo se ne fa in rete – di Gli angoli più segreti sono i più sudici, spettacolare libro d’esordio (sempre che l’esordio possa effettualmente avvenire) di Giammanco Pessogno, scrittore piemontese d’inequivocabili origini portoghesi (“Pessogno” è infatti la realizzazione fonetica langhina del celebre alle lettere cognome “Pessoa” – e una certa multiformità d’ingegno, a dire il vero, da questo a quello si direbbe non so se genealogicamente o misticamente trasferita: fermo restando l’ineluttabile abisso qualitativo), professionalmente gestore d’un campo da golf, culturalmente animatore d’un bar di provincia la cui insegna (“Un posto pulito, illuminato bene”) non si sa se ammicchi ad Hemingway o voglia garantire l’esecuzione dei protocolli Haccp: in sostanza un outisder della più bell’acqua, se da quelle parti – assai vinicole – l’acqua fosse considerata una bevanda potabile.
Veniamo al dunque. Gli angoli segreti sono i più sudici è, recita l’indicazione della pur provvisoria copertina, un “racconto di romanzi”. Ovvero, non la solita solfa di una serie di racconti posticciamente accomunati in una pretestuosa cornicetta romanzesca – come avviene nella più parte dei casi -, ma un racconto, un vero racconto, dotato della misura e delle caratteristiche organolettiche del racconto (da gustare parola per parola, goccia a goccia, sommeliermente), che rocambolescamente include al proprio interno una dozzina buona di buoni romanzi. Romanzi brevi, per carità, ma pur sempre romanzi: il che dà al volume, anzi darà, se volume ci sarà, una massiccesca possanza. Se tal possanza possa essere commercialmente scoveniente, non sapremmo dire; certo è che, volendo osare, rischioso essendo osare tanto od osare parecchio, tanto vale tantissimo osare.
Dei romanzi, poco vi dirò. Vi troverete una gran fantasia semantica, ornitologica, botanica, legislativa, istituzionale, teologica, trasportativa, polifunzionale, ebraico-iscariotica, tassodermistica, demografica, allegorica, combinatoria, baritonale, turistica, giuridica e giurisdizionale, alimentare, criptica, architettonica, panottica, monumentale. E un gran daffare di avventure, inseguimenti, amori che si fanno e si sfanno (ma quando si fanno, di fanno di gusto), ascese e decadenze di famiglie e di carriere, ostilità che si convertono in amicizie e amicizie che si scoprono fedifraghe, trovatelli che si scoprono figli del proprio padre, padri che non trovano più i figli, madri amorose, casalinghe dissestate, astronavi, navi in bottiglia, ciclomotori d’antan, francobolli. Il tutto ambientato in un luogo immaginario, fortemente immaginario, ma non perciò meno astruso del nostro caro vecchio mondo reale – del quale c’illudiamo avere conoscenza. Questo nei romanzi. Nel racconto che li include, invece e tuttavia, scoprirete un’anima delicatamente bichseliana, tutta dedita alla commemorazione dei resti dell’esistenza, e in particolare di quei resti che, per la posizione angolare, sfuggono a scope e scopettoni e ramazze e macchine pulitrici e folletti e gnomi e quant’altro. Il sudiciume d’angolo, lungi dall’essere igienico-borghesemente ripudiato, qui viene accolto come recettore e recipiente di quanto nella vita viene scartato per divenire poi, forse, chissà, testata d'(appunto) angolo (e qualcuno ricorderà, forse, la lezione del De Dominicis nel suo immortale Angoli della memoria e dell’immaginazione).
Date fiducia, per una volta, lettrici care, signori lettori, al bibliofilo vostro. Gli angoli più segreti sono i più sudici è forse quanto di meno peggio ci possa offrire, l’epoca presente, in termini di capolavori possibili, auspicabili o presunti. Il tentativo è onorevole. L’autore è onesto. Il divertimento è garantito. Contribuite, vi prego, contribuite. Com’io già feci.
29 Maggio 2016 alle 11:18
Ahahahahahah
29 Maggio 2016 alle 15:37
Adesso capisco perchè nei luoghi natii del rinomato Pessogno, un nome da tenersi a mente per un auspicabile futuro di gloria letteraria, abbiano creato la Malvasia e il Ruchè. Con tutti quegli angoli trascurati dalla nettezza urbana, un buon vinello rende più rosea la vita.
30 Maggio 2016 alle 08:59
Sia consentito, a questo antico estimatore del Pessogno, ringraziare quel buon diavolo del Bissolati, nonché il suo angelico ospite, per l’entusiasmo ch’egli infonde (al Pessogno stesso) e di sottolineare il richiamo a una vecchia chiosa all’intenzione di pubblicazione del testo di cui sopra.
30 Maggio 2016 alle 19:28
Complimenrti per il sommeliermente,Bissolati, una chicca.Per gli angoli sudici , se non pulizia , date almeno una bella “sfummicata” d’incenso. Non si sa mai. Matta
30 Maggio 2016 alle 23:56
Nessuno può resistere alle attrattive del proprio lato oscuro. Neanche Pessogno
14 settembre 2016 alle 08:00
[…] recensione compiuta, inorridito), troviamo portati alle stelle La livellatrice di Luigi Mercantini, Gli angoli più segreti sono i più sudici di Giammanco Pessògno, Lo spettro della porta accanto di Edgardo Allampo, La passione è solitaria […]
11 ottobre 2016 alle 12:48
[…] delle recensioni pubblicate da Ennio Bissolati su Vibrisse, è apparsa la recensione a un racconto di romanzi. Chiara l’intenzione di burlarsi di un certo tipo di […]