[Le regole del gioco sono qui].
Guido Gozzano, Le golose
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine –
le dita senza guanto –
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un’altra – il dolce crebbe –
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m’è concesso –
o legge inopportuna! –
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
* * *
Risposta delle golose, scritta da Giorgia Tribuiani. Quasi tutta per le rime.
Ghiottissime, golose, noi siam quelle signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Ma tutte le mattine
preghiamo qualche santo
che resti nostro vanto
l’aspetto da veline,
che niun botton poi ceda,
la vita resti stretta
e, sotto, la pancetta
l’immagine non leda.
E se poi si trasforma
il fisico in un delta?
Che fa, allor, la prescelta,
cui il corpo ben si sforma?
Credendosi una botte
tra tutti quei vassoi
al bagno, vuoi o non vuoi,
si guarda le guanciotte:
e – pur se non vorrebbe,
anche se altre abbuffate
di certo sognerebbe –
calze elasticizzate
si infila lei in disparte,
poi una pancera estrema;
risolto sì il problema
felice già riparte.
Ma Guido, non pensare,
che dei patemi sciocchi
ci guastino i balocchi.
Se un ché potrà mai urtare
questo nostro diletto
è quando al fiordilatte,
e a creme e a paste matte
poi segue il gabinetto.
È allora che i saluti
arrivano purtroppo,
ché il nostro bel malloppo
ci sforma gli attributi:
ci treman le manine
mentre, non si sa come,
l’odore dell’addome
riempie le vetrine.
Poi finalmente al cesso –
che cosa inopportuna,
dio mio, abbiam detta adesso –
sospira già qualcuna.
Ma queste rime matte
dimentica, oh cantore:
rimanga nel tuo cuore
l’idillio che ancor batte.
Per te noi rimarremo le amabili signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
3 aprile 2015 alle 14:50
Ammetto di aver saltato due rime. Di fronte ad “annunzio” e “D’Annunzio”, ho pensato: “rinunzio!”
17 Maggio 2015 alle 10:07
Brava! Precisa nella tecnica ed intonata nella scelta delle parole. Complimenti sentiti. Francesco
31 Maggio 2015 alle 16:36
Ciao Francesco, grazie! E’ stato divertente! 🙂
13 luglio 2017 alle 12:09
[…] Giorgia Tribuiani scrive su re-volver. In rete si trova la poesia Risposta alle golose. […]