di giuliomozzi
L’idea (tutt’altro che originale) nasce da un libro del Settecento: Risposte a nome di Madonna Laura alle rime di messer Francesco Petrarca in vita della medesima, scritto da Pellegra Bongiovanni.
Nella seconda metà del Settecento una giovane poetessa – il cui nome, come quello di molte altre autrici coeve, sarebbe presto stato rimosso dalla storia ufficiale della letteratura italiana – compone un intero libro con cui dà voce a Laura, la taciturna musa immortalata dalla poesia petrarchesca. Nelle sue Risposte a nome di madonna Laura alle rime di messer Francesco Petrarca in vita della medesima, apparse per la prima volta a Roma nel 1762, Pellegra Bongiovanni Rossetti, figlia del pittore palermitano Vincenzo Bongiovanni e poetessa dell’Accademia dell’Arcadia, accoglie la sfida del confronto con l’inarrivabile nume della lirica italiana: fingendosene l’amata, gli risponde, letteralmente, per le rime. [vedi]
A questo punto mi pare già tutto chiaro, ma per sicurezza metto giù le regole del gioco:
1. Scegliete un componimento poetico più o meno celebre o bello (non uno vostro o di vostro cugino, please).
2. Tale componimento dovrà avere una caratteristica: essere più o meno esplicitamente rivolto a qualcuno. Potrà parlare di questo qualcuno in terza persona (come fa per lo più Petrarca con Laura) o rivolgerglisi direttamente (“Silvia, rimembri ancora…”, ecc.).
3. Immedesimatevi nel destinatario o nella destinataria di quel componimento.
4. Scrivete una risposta.
5. Nello scrivere la risposta, cercate di conservare (almeno come allusione, o parodia ecc.) la forma del testo al quale rispondete. In teoria, a un sonetto dovrebbe rispondere un sonetto (con le medesime rime, ma diverse parole-rima: a essere esigenti), a uno strambotto uno strambotto, a una canzone una canzone, eccetera. Non abbiate timore, invece, degli anacronismi (vedi anche l’esempio più sotto): trattate pure i componimenti cui rispondete come se fossero contemporanei.
6. Un buon criterio è: non esagerare. Se rispondere davvero “per le rime” (e il modo di dire, per chi non lo sapesse, deriva proprio dalla pratica della “tenzione poetica”) vi è troppo difficile, prendetevi tutte le libertà che vorrete.
7. Naturalmente potrà capitarvi di scegliere, per rispondergli, un componimento in metrica libera. In quel caso risponderete in una metrica libera più o meno simile a quella dell’originale, ecc.
8. Non l’ho detto prima, perché lo davo per scontato: scegliete il componimento al quale rispondere dentro la tradizione italiana. Ma se proprio volete rispondere a un sonetto di Shakespeare, abbiate la decenza di farlo in inglese.
9. Tra il primo aprile e il 31 maggio 2015 mandate il vostro capolavoro al soprascritto (giuliomozzi@gmail.com), avendo cura di scrivere nella riga dell’oggetto: “Botta e risposta”. Se il soprascritto non lo troverà proprio infame, sarà pubblicato in vibrisse.
10. Se non è tutto chiaro, se ci sono domande: usate lo spazio dei commenti, qui sotto. Grazie.
Ecco un esempio.
Scherzo d’immagini, di Tommaso Stigliani
Mentre ch’assisa Nice
del mare a la pendice
stava a specchiarsi in un piombato vetro,
io, ch’essendole dietro
affissati i miei sguardi a l’acqua avea,
l’ombra sua vi vedea
con la sinistra man di specchio ingombra:
e ne lo specchio ancor l’ombra de l’ombra.Risposta di Bice a Tommaso
Non serve studiar Nietzsche,
sudar sette camicie,
per saper, Tom, che questo mondo tetro
altro non è che spetro
e la realtà è soltanto una canea
di fatti, una zoea
di senso: noi viviam nella penombra,
saper di non saper vieppiù c’insombra.
Il rispetto delle rime (con giocosa citazione gozzaniana della coppia “Nietzsche: camicie”) è ottenuto a prezzo di un paio di arcaismi (“spetro” per “spettro”, “insombrare” nel senso di “impedire” o “dar noia”) e di un difficile tecnicismo (la “zoea” è la forma larvale dei crostacei). Bice rivela il fondo serio dello “scherzo d’immagini” di Tom.
Il gioco, devo dirlo, non è facile.
Tag: Francesco Petrarca, Pellegra Bongiovanni, Tommaso Stigliani
29 marzo 2015 alle 21:17
Non è facile? È difficilissimo: io rinuncio sul nascere. Ma mi incuriosisce. Attendo di leggere i testi di chi sarà più audace di me.
29 marzo 2015 alle 22:06
Tu sembravi già giovane
una nera cornacchia.
Le si scruffano al vento
le penne, il becco mima
per dire, e in aria casca;
ma, nel gracchiare, ha il lento
tuo piglio di cimina,
e secede la torba,
risoluta e superba.
Ha il sapere del maschio.
E’ come sono tutte
le ottime trimurti
degli scriventi dozzinali
che dicon sempre solo io.
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra questi hai i tuoi uguali,
e in nessun’altra crocchia.
Quando la sera ingegna
le comarelle,
metton versi che ricordan quelli,
tristissimi, onde coi tuoi strali
ti queruli, e non sai
che la tua rima ha la densa e sorda
ritmica dei pellai.
29 marzo 2015 alle 22:56
Mi scuso, mando il primo aprile in forma canonica. Saluti.
1 aprile 2015 alle 07:30
[…] [Le regole del nuovo gioco poetico sono qui]. […]
3 aprile 2015 alle 08:18
[…] resto del duello in rima si può seguire su Vibrisse [QUI], per il nuovo gioco poetico “Botta e risposta“, ideato da Giulio […]