di Valter Binaghi
Non è la campagna elettorale di Bersani che era sbagliata, e nemmeno gli ostacoli frapposti a Renzi (se uno vuole la leadership di un partito se la deve conquistare). E’ l’idea di sinistra. Fuori dal mondo reale, preoccupata più di compiacere la City che del paese reale. Ha lasciato mano libera ai sindacati di ipergarantire i loro iscritti fottendosene di due generazioni di giovani precari. Ha insistito col contrapporrre lavoratori e partite Iva, come se fossero antagonisti di classe. Dopo aver fagocitato e distrutto i Verdi non ne ha voluto nemmeno interpretare le istanze. Ha lasciato la questione settentrionale (che esiste eccome) alla Lega, e la difesa delle famiglie a Casini (mentre a sinistra ci si occupa di grandi e partecipate conquiste sociali come le adozioni alle coppie gay).
La classe dirigente (ma anche molti elettori del Pd) vive in un mondo parallelo, fatto di ideologismi sessantotteschi riciclati che non azzeccano il mondo com’è, ma loro se ne fregano perché i loro elettori sono in maggioranza ceto impiegatizio o professionisti ipergarantiti, la crisi non li ha scalfiti più di tanto. Soprattutto la cosiddetta intelligentsja di questa sinistra è composta da gente che ha spremuto il pensiero debole e vivacchia di estetismi e nichilismo in sedicesimo, in compenso occupa l’occupabile per tener lontana la reazione, come direbbe il compianto Giuseppe Bottazzi. Ma questi da Peppone sono lontani mille miglia (come li aveva capiti Pasolini!). Il popolo gli fa un po’ senso, vogliono denaro pubblico per un’università, una stampa e un’editoria che è da tempo cosa loro dove pretendono di continuare a parlarsi addosso. Molti voti 5 stelle vengono da sinistra (e si sapeva benissimo), ma i sinistri intellettuali con la puzzetta al naso gli hanno dato dei fascisti prima ancora che aprissero bocca. C’è in giro un pezzo dei Wu Ming rimpallato più volte su blog e facebook dalla solerte Loredana Lipperini, che spiega come si riconoscono i fascisti ontologici, cioè quelli che sono fascisti non per ciò che fanno ma per come si muovono, pensano, gesticolano. Ecco le truppe cammellate della Kritika. Poi c’è Christian Raimo su Minima et Moralia, che all’elettore di Grillo fa la caricatura: è rozzo, balbuziente, prefascista. Ma – meraviglia delle meraviglie! – dall’analisi dei flussi elettorali risulta tutt’altro: l’elettore medio di Grillo viene da sinistra. Che dire? Gli antifascisti si dividono in due categorie: quelli che il fascismo lo combattono quando c’è, e quelli che dell’antifascismo fanno un mestiere. I primi il fascismo lo vorrebbero eliminare, ai secondi serve per la pagnotta o per far credere di essere culturalmente indispensabili. Così appena avvistano un megafono gridano “Dagli al Duce!”. Bisogna capirli, poveracci, tengono famiglia.
Sono d’accordo: come diceva Gaber, il cesso è sempre in fondo a destra. Ma dare del fascista a Grillo è vergognoso. Grillo non esprime il ventre degli italiani, semmai il cuore: non le pulsioni basse, ma il sentimento. Chiedere più condivisione, onestà e “lentezza” è chiedere valori d’anima. Quei valori che il Pd e i suoi cascami ultrà (Ingroia non pervenuto) non capiscono più: dopo aver perso la sua carica rivoluzionaria e messianica, la sinistra italiana è diventata la migliore espressione della tecnocrazia. Se non c’è un popolo rivoluzionario c’è una tecnica della felicità, e guarda caso questa tecnica è l’economia. E’ lì che pseudo socialismo e liberismo s’incontrano, e non si distinguono più uno dall’altro se non per la misura dell’intervento statale. Ci vuole una visione, per dare forma al sentimento di un popolo, ma anche una strategia. L’onnipervadenza culturale della sinistra in Italia ha fagocitato e distrutto i Verdi, che in Germania sono un partito di governo. Grillo occupa quel posto, al cesso in fondo a destra ci sono gli stessi di prima.
Poi c’è lo smacco di Berlusconi che riprende a Bersani sette punti di vantaggio in due mesi. E’ bastato che si capisse che Bersani vincente voleva dire Monti bis (Monti piace agli italiani come una pigna al culo). Più in generale, Berlusconi e quello che rappresenta sono il frutto dell’incuria di questa sinistra antipopolare e presuntuosa (il complesso del “migliore”, segnalato a suo tempo da Luca Ricolfi) nei confronti della gente comune. Ha ragione Grillo, sono degli zombi. Io Berlusconi lo detesto con tutte le mie forze, però lui, che è molto più zozzo, esprime una sua brutale vitalità. Non così dall’altra parte, dove vige l’arte del bricolage e del posizionamento esasperante, una costruzione che vorrebbe sedurre l’anima popolare ma ha il sex appeal di una caffettiera.
Tag: Christian Raimo, Loredana Lipperini, Valter Binaghi, Wu Ming
26 febbraio 2013 alle 16:35
chapeau!
26 febbraio 2013 alle 16:47
Condivisibilissimo. Anzi, condiviso.
26 febbraio 2013 alle 16:52
condivido in pieno. hanno distrutto l’idea della sinistra per milioni di persone. sono tutti cretini quelli che non votano pd? l’italia è un paese di stolti ignoranti? allora, emigrassero loro, che abbiamo bisogno di politici veri. ah no, rimangono per continuare a mangiare sulle spalle dei poveri villici…
26 febbraio 2013 alle 17:15
Chapeau un cavolo. Un tale genuflesso esaltare il nuovo Savonarola è veramente deludente. Credevo che l’autore fosse un fine intellettuale. Che pena. Questo capocomico qualunquista e semplificatore esprimerebbe “il sentimento”, il “cuore”. Etilometro subito.
26 febbraio 2013 alle 17:27
Genuflesso? Mi prendo del qualunquista e del fascista dai tuoi compagni di merende da mesi, gli stessi che oggi, un po’ dappertutto, ammettono che, si, forse liquidare Grillo come populista e destrorso è stato un errore. Genuflessa sei tu, a una spocchia pseudo-intellettuale che è responsabile del suicidio della sinistra.
26 febbraio 2013 alle 17:49
@valter
“E’ l’idea di sinistra. Fuori dal mondo reale, preoccupata più di compiacere la City che del paese reale. Ha lasciato mano libera ai sindacati di ipergarantire i loro iscritti fottendosene di due generazioni di giovani precari”.
Vero. Ho lavorato in nero, ho lavorato come co.co.co, ho lavorato a chiamata, ho lavorato in un call center, ho lavorato come dipendente di azienda privata, e ora sono libera professionista (mio malgrado). Per me, la crisi c’è sempre stata. Al referendum per l’articolo 18 non ho votato perchè decisamente rotta le scatole che la sinistra si occupasse sempre e solo della stessa categoria di lavoratori, mentre gli altri morissero pure perchè numericamente non interessanti.
Ma non ho votato grillo.
“Condivisione, onestà, lentezza” dici.
Ero a Genova alle manifestazioni del G8 nel luglio del 2001 perché volevo esserci. L’idea di una democrazia partecipata, di uno sviluppo sostenibile nel tempo, del rispetto per l’ambiente, l’impegno a tentare di capire il sistema produttivo delle multinazionali per ‘contrastare’ lo sfruttamento nel mio piccolo, con scelte precise, in direzione di un comportamento consapevole, era ed è nel mio DNA.
Ma… ma.
Una democrazia partecipata necessita di stabilità politico-amministrativa e di una volontà di coinvolgimento della ‘gente’ che va ben oltre gli attori politici. Può essere che mi sbagli, ma mi sembra che l’Italia sia un paese fatto di persone abituate a delegare, altrimenti saremmo scesi in piazza molto, molto prima di grillo. Il movimento degli indignados ci ha appena sfiorato l’anima, per dire. Io stessa, per fare un minimo esempio, nonostante il tentativo di impegnarmi, quante volte sono andata in consiglio comunale? Poche, rarissime. Sono disposta ad impegnare il mio tempo anche solo per leggere tutto quello che c’è da leggere per farmi attore consapevole in una eventuale partecipazione dal basso? Io non faccio l’insegnante, valter, ma di insegnanti ne conosco parecchi. Non ho così tante ore a disposizione nell’arco di una giornata. E per partecipare in modo costruttivo ci vuole tempo. Tanto tempo, oltre alla voglia di farlo. Tempo voglia e continuità, e magari un briciolo di competenza. Quanti e quali sono e saranno gli italiani che potranno fattivamente costruire? Perché è questa l’idea tra le più importanti che ho trovato nel programma del movimento 5 stelle. Temo che nel tempo, rimarranno solo gli attori politici, come è sempre stato.
La novità della politica è un fatto di buona volontà e onestà personale?
Non ho votato grillo. La mia sensazione è che si tratti del pifferaio magico del momento.
26 febbraio 2013 alle 18:09
una tesi molto bella e largamente condivisibile, peccato alcune fesserie che la macchiano. Chi propugna l’abolizione dei partiti è, senza alcun margine di errore nel giudizio, un potenziale despota. Fascista. Ed il verbo di Grillo non parla al cuore degli italiani, ma alla pancia messa in subbuglio da anni di Fiorito, di Penati e di Formigoni vari. Ora, sfogati i vaffa, aperti come scatole di tonno i parlamenti, vediamo se la foga che rade al suolo è in grado di costruire qualcosa. Ne dubito fortemente, ma lo spero con tutto il cuore.
26 febbraio 2013 alle 18:10
@Manu
Quello che scrivi è possibile. In questo caso il movimento si scioglierà come neve al sole. Ma dopo quarant’anni di attenzione alle vicende politiche e culturali di questo paese io mi sono persuaso che il nostro problema principale è una nomenclatura di sinistra con i comitati d’affari e le consorterie culturali che ha prodotto, incapace di rappresentare il popolo e attaccata come una enorme sanguisuga ai gangli dello Stato, in molte forme. Dall’altra parte il clientelismo mafioso e il partito azienda. Da che mondo e mondo, queste forme di parassitismo si spazzano via con una rivoluzione, dove in modo magari scomposto la gente prova a riprendersi il suo paese. Chi vivrà vedrà. E, in ogni caso, di difendere l’esistente, proprio non me la sento.
@Claudio
Superare i partiti significa superare la democrazia? Secondo Grillo, no, significa inverarla. L’antitesi democrazia partitica o dispotismo è esattamente l’alibi con cui i partiti italiani tengono in ostaggio la società civile.
26 febbraio 2013 alle 18:19
Apprezzabile:
http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2013/2013/02/26/news/pd_sel_apertura_grillo-53476579/
26 febbraio 2013 alle 18:25
apprezzabile, si. anche perchè se ci si permette di non pagare il pifferaio, lui si porterà via i bambini, e i comunisti non avranno più di che sfamarsi! (sorry)
26 febbraio 2013 alle 19:05
“””Non è la campagna elettorale di Bersani che era sbagliata,”””
No,anche la campagna elettorale di Bersani era sbagliata,povera di idee
O perlomeno contraddittorie(vedere vicenda F35 dove prima il Pd dice SI,poi “ci pensiamo ” quando Renzi fa obiezioni, poi a un mese dal voto Bersani sembrò cambiare idea..mah!)
26 febbraio 2013 alle 20:12
Scrive Binaghi:
” [La sinistra di Bersani] Ha lasciato la questione settentrionale (che esiste eccome) alla Lega, e la difesa delle famiglie a Casini (mentre a sinistra ci si occupa di grandi e partecipate conquiste sociali come le adozioni alle coppie gay).”
Non si capisce bene il senso della frase, probabilmente Binaghi voleva fare ironia o non so cosa. A ogni modo dato che ho seguito la cosa, è meglio precisare. La sinistra bersaniana – Concia a parte – si è sempre tenuta su posizioni moderatamente omofobiche sia sul punto del matrimonio omoaffettivo, sia su quello dell’adozione omogenitoriale, come testimoniano le risposte (talvolta ingiuriose, basta ricordare la celebre frase della Bindi sulle adozioni omogenitoriali) di tanti appartenenti alla classe dirigente del PD. Difficile dunque parlare di un partito che “si occupa di grandi e partecipate conquiste sociali” (penso anche ai figli di coppie omogenitoriali che perdendo il genitore naturale rischiano di essere allontanati dall’altro genitore). A meno che “occuparsi” non significhi la ripetizione di indecenti valori eterosessisti (e smentiti dalla scienza, dalle corti supreme, dal buon senso).
Credo che la questione possa toccare, a dire poco, un milione di persone (sarebbero tre punti di votanti in più).
Chi invece ha iniziato da più di un anno una battaglia intelligente è il M5S, che ha chiesto a Rete Lenford di preparare tre progetti di legge (potete leggerli sul sito di RL, ma immagino vi interessino ben poco, sono cose molto tecniche) da portare in Parlamento sui temi dei diritti civili (progetti avanzati che tengono conto – finalmente – anche dei diritti delle persone intersex). Questo dà l’idea di come si possono fare le cose uscendo dal bozzolo di immobilismo reverenziale cui ci ha abituati la politica tradizionale.
26 febbraio 2013 alle 20:23
tu dici che grillo vuole riportare la riflessione “lunga” nella politica? potrebbe essere, lo spero vivamente. Nel mio piccolo ho sempre contribuito alla “critica”, leggendo, informandomi, cercando di aiutare chi posso, agendo con la testa e col cuore, meno di pancia, anche se può capitare. Vorrei una sinistra che sappia parlare a tutti.
26 febbraio 2013 alle 20:43
Non ho votato per Grillo, ma non sono misoneista e sto come molti cercando di capire come stanno cambiando le cose.
La parte più fragile del programma del M5S mi sembra essere il punto 1, “Stato e cittadini”, che invece potrebbe essere fondamentale per la realizzazione di tutto il resto.
Quel punto, così come è enunciato, è solo una serie di idee; spero che diventi una proposta più articolata e che possa veramente portare a una graduale trasformazione delle regole del goco e quindi del modello di democrazia. Democrazia faticosissima, sono d’accordo, specialmente se diventerà un po’ più “diretta”. Secondo me però intellettuali (si può ancora usare questa parola in simili contesti?) onesti e un sensato giornalismo televisivo (stampa e web vanno bene anche così, perchè lì ognuno si va a cercare quello che gli interessa) potrebbero aiutare molto.
Sto forse costruendo una kallipolis come Socrate nella Politéia di Platone?
PS. Non mi è piaciuto quel “dicano cosa vogliono…” pronunciato da Bersani questa sera e riferito al M5S.
26 febbraio 2013 alle 22:08
Ciao commentarium. Domani mattina entro in ospedale per un breve intervento ed uscirò sabato, spero. Lo dico solo perchè sappiate che, se non risponderò a commenti che mi chiamano in causa, è perchè sarò impossibilitato a farlo. Ma voi scrivete pure peste e corna, perchè di sicuro torno più cattivo di prima.
26 febbraio 2013 alle 22:15
Un abbraccio.
A presto.
26 febbraio 2013 alle 23:15
La tua analisi è perfetta, lucida, da sottoscrivere. O meglio da postare sull’Unità, che è un fedele specchio, nei suoi illustri commentatori, del fallimento prima politico-culturale che elettorale del Partito Democratico.
E’ la stessa analisti che fa, che ha fatto in questi anni, non ieri, l’ Uomo da Strada, senza gli stessi mezzi espressivi e ricchezza di contenuti, ma ci è arrivato con i suoi limitati strumenti, e soprattutto per esperienza diretta: sbattendoci la testa contro.
Conosco molte persone, potenziali elettori PD, che hanno votato Cinque Stelle. Sono quello scarto decisivo che è mancato nel finale. Quelli che dovevano essere annessi tra i loro quasi per diritto, per inerzia.
Invece, puff: svaporizzato! Hanno strabuzzato gli occhi, altro che champagne. Una magia ? Houdini ?
Ho sempre votato per il centrosinistra, ma era un mezzo per votare contro il nemico: Berlusconi. Sul tragitto che mi portava al seggio, mi sono chiesto: c’è un atto, un gesto, una qualsiasi cosa per la quale mi posso dire fiero, orgoglioso, di questo partito ? Silenzio.
In quante milioni di teste rimbombava questo silenzio? Un silenzio che ha radici negli ultimi 15 anni, non negli ultimi 15 giorni.
Ho scelto di votare Movimento 5 stelle, non per Grillo, ma recuperando la metafora renziana, ho scelto invece del lago sicuro e tranquillo -dove al massimo avrei ricevuto un po’ di vaselina, se tutto andava bene. Ho scelto il mare aperto, ho scelto di navigare a vista. E quello che sia: sia.
Ho visto questi vituperati grillini: non mi sembrano questi energumeni fascistoidi. Mi sbaglierò ? Ma lo metto in conto. Non sono così ingenuo. Un movimento che è passato dallo zero al 25% in così poco tempo, non potrà non avere un contraccolpo. Far emergere le contraddizioni. Qualcuno si perderà.
Ho preferito, però, dare in mano a questi cittadini un grande potere, del quale nemmeno loro, forse, hanno consapevolezza. Se si mostreranno coerenti, se la loro politica sarà lo spartiacque che tanto abbiamo agognato, questo paese può iniziare un duro lavoro e con un altro spirito.
Non so come andrà a finire. Mi sono preso una responsabilità. E se andrà male dirò (nel mio piccolo): è colpa mia.
Per loro, quelli là e tutto il blocco culturale e mediatico di riferimento, sono sempre gli altri a esseri rozzi, fascisti o creduloni, perché, dicono, noi siamo i buoni e voi i fessi; eppure sono così intelligenti e non si chiedono mai perché il fesso poi non li vota.
C’ è qualcosa che non quadra.
27 febbraio 2013 alle 00:58
Non so se Cinzia facesse parte dei compagni de sinistra che accusano il grillismo di fascismo. Vedo però che binaghi non fa altro che scadere nell’ad personam e non rispondere sul merito. <significativo. La sua tesi del "sentimento" è di una pochezza sorprendente.
27 febbraio 2013 alle 01:00
Ma a quei delusi del pd che han votato per l’ennesimo miliardario spacciatore di sogni qualunquista egolatra faceva così schifo votare sel?
27 febbraio 2013 alle 02:50
Condivido in pieno. Abbraccio.
27 febbraio 2013 alle 09:13
SEL e tutta l’ estremista sinistra, non mi fanno schifo: posizioni legittime. Ma sono ben distante. Basta dire che io apprezzo Ichino.
E poi l’ invidia sociale non mi appartiene: anche se sono povero non disprezzo i miliardari a priori. Distinguo sempre.
27 febbraio 2013 alle 10:29
se il Movimento si dimostrerà “interessante” dal punto di vista delle politiche sul lavoro, con una cura nuova (i diritti! i diritti per la miseria!) del lavoro precario
se, come afferma, estenderà (tenterà di etstendere) in fondo a tutti gli strati sociali e politici la questione morale e la dirittura etica, la trasparenza e la lotta al privilegio mafioso e paramafioso
se saprà risollevare e far rifiorire – DIALOGANDO con le associazioni e i lacerti di Verdi, e la società civile – una visione ecologista sana e salutare per tutti (rivedendo anche i giudizi tranchant sulla sinistra, che ha un cuore ecologista chiaro in certe sue “propaggini”)
se perderà l’onnipotenza infantile del “contro tutti”, il meglio e il nuovo in Italia siamo solo noi, se farà un passo oltre le folli metafore dello tsunami (distruggere tutto, risplendere – solo loro? – sulle macerie). Cioè se il M5s parlerà con la voce del pluralismo, e del rispetto dell’altro (cosa che non ha fatto, per ora)
se il M5s si doterà di meccanismi trasparenti di democrazia interna che articolino i rapporti tra base e classe dirigente, e leadership
se riuscirà ad andare oltre la retorica del vaffanculo e del cazzo figa culo tette che ha contraddistinto l’eloquio “da pifferaio del qualunquismo da bar” del comico Grillo (refrattario al confronto, sempre super aggressivo con gli altri, e “romantico” con i suoi, amante del comizio/spettacolo più che del dialogo)
se dimostrerà di fare un passo oltre il piccolo egoismo italiano (politiche solidaristiche e sui diritti degli immigrati e le fasce deboli)
se saprà dare nuovo ossigeno a una estensione dei diritti – anche nel segno di una nuova matura laicità della riflessione
se recupererà il sogno di una Europa unita e “sociale”, anche qui dismettendo la facilità del distruttore (una foresta si distrugge in un giorno, ma ci vogliono secoli per crearla)
se se se… noi ci sentiremo di promuovere il Movimento… ora, ora, no… ma sappiamo che il Movimento ha immesso nelle vene della politica italiana nuove persone, e nuove energie, gente che “inizia ora”… che siano loro a far diventare il Movimento Infantile del Puer Grillo un’esperienza matura DENTRO la complessità dell’Italia del terzo millennio… Mi scuso per la lunghezza dell’intervento…
27 febbraio 2013 alle 13:02
Gli errori e il logoramento della sinistra sono (erano già) evidenti.
E’ doveroso prestare attenzione a quel che M5S dice ( e, a questo punto, fa). Gli eletti finora non hanno avuto modo di esprimersi sul coacervo velleitario dei punti programmatici, spesso meramente enunciati. Alcuni ovviamente condivisibili, sia pure nella contraddittoria vaghezza dei mezzi adatti a realizzarli.
Sarebbe però opportuno, nell’analisi, tenersi tutti ben stretti a un salutare raziocinio, quanto mai necessario in questo momento difficile se non drammatico.
L’enfasi di stampo “futurista” di Binaghi – cui auguro di rimettersi presto in salute – non mi sembra il taglio giusto. Men che mai il suo linguaggio “goliardico”: secondo me inappropriato, e anche sgradevole
27 febbraio 2013 alle 13:34
certe volte penso che c’è di peggio dei romanzi scritti dai politici, ci sono le analisi politiche degli “scrittori”.
27 febbraio 2013 alle 14:56
Condivido. Con reazioni, confesso, ambivalenti 🙂 / 😦
3 marzo 2013 alle 17:47
@Garufi
Cosa vuoi che ti dica? Se facessi l’idraulico o il lattaio potrei permettermi di fare analisi politiche? O tra gli scrittori è concesso solo ai Wu Ming? Comunque, pare che Bifo abbia votato Grillo e ci ha scritto anche qualcosa in Rete. Magari lui ti piace di più.
@Tutti
Sono uscito due ore fa dall’ospedale, piuttosto stanco, non ce la faccio a scrivere troppo. Una cosa sola ritengo importante: questo voto è stato un voto CONTRO L’EUROPA. Chi ha votato Grillo, chi ha votato il Caimano (e lungi da me pensare che pari sono) soprattutto chi NON HA VOTATO Monti e non ha votato il PD (avendo percepito che al Monti bis si andava a finire e che SEL stava lì a fare da specchietto per le allodole, con tutta la simpatia che ho per Vendola), ha provato a respingere questa Europa costruita così male, che il Partito Unico dell’Euro ha imposto a condizioni scellerate e che ha cercato di saldare come un armatura al corpo italico con il solerte Monti. Sarà molto più facile moralizzare la politica italiana e tagliarne i costi che ricontattare questo imbroglio, ma adesso i padroni del vapore sono avvisati.
3 marzo 2013 alle 23:46
Stavo guardando i risultati della camera.
Nel 2008 il PD aveva raccolto 12.092.998 voti, cui andrebbero aggiunti i voti presi da IDV (che di sinistra non è, e quindi li lascio fuori). Nel 2013, la coalizione tra PD e SEL ha preso 9.733.629 voti (cui andrebbero aggiunti quelli presi da CD e SVP). Facendo i conti della serva diciamo che la sinistra ha perso 2,4 milioni di voti. Il M5S ha preso 8.689.168 voti. Le defezioni dalla sinistra possono spiegare tutt’al più un elettore grillino su quattro.
L’elettore medio del M5S non viene da sinistra.
4 marzo 2013 alle 05:45
Ma: quanti, che questa volta hanno votato per il Movimento 5 stelle, la volta precedente non avevano votato?
Chi quest’anno non ha votato, cosa aveva votato la volta scorsa? (le volte scorse).
Mi colpisce che nemmeno uno “tsunami” come quello messo da Grillo e dai suoi abbia arrestato la crescita del non voto.
4 marzo 2013 alle 08:22
Non dimenticate i Verdi, fagocitati e distrutti dal movimentismo sinistrese in Italia e in Germania partito di governo. Dal programma si capisce che chi si riconosce in quelle istanze, ultimamente disattese in Italia, non ha votato per un decennio (quello in cui la politica si è ridotta in un pro o contro Berlusconi) e adesso è confluito nel 5 stelle.
4 marzo 2013 alle 23:19
Be’ Giulio, la stima di un elettore su quattro è un caso limite, corrispondente al caso in cui tutti i voti persi dalla sinistra fossero andati al M5S. Naturalmente una parte del flusso di 2,4 milioni di voti usciti dalla sinistra sono finiti nell’astensionismo, un’altra parte (gli Ichini) verso Monti, eccetera. Anche tenendo conto dei flussi in ingresso nella sinistra, il limite di 2,4 milioni è una buona stima del limite superiore del trasferimento di voto dalla sinistra verso il M5S. Ripetendo la mia conclusione precedente, le defezioni dalla sinistra possono spiegare tutt’al più un elettore grillino su quattro. Probabilmente però meno di quello.
Binaghi, nel lontano 1996, l’ultima volta che i verdi si sono presentati come Federazione dei Verdi, essi avevano preso 938.665 voti. Ammettendo pure che tutti questi abbiano votato adesso per il M5S, ciò spiegherebbe al massimo un grillino su dieci.
Di nuovo, se c’è una cosa che mostra l’analisi dei flussi elettorali è che l’elettore medio di M5S non viene da sinistra né dai verdi storici.
4 marzo 2013 alle 23:56
Bah. Io più ne conosco e più ritrovo temi cari all’ambientalismo degli ultimi trent’anni. A suo tempo i Verdi avevano raggiunto proporzioni ragguardevoli, poi non hanno mantenuto la loro autonomia e si sono dissolti nel brodo di giuggiole di una sinistra che in certe regioni (vedi Liguria) è stato il vero partito dei palazzinari. Poi ci sono molti, giovani, oggetto misterioso per i partiti tradizionali, da essi giustamente snobbati. Che oggi la destra e la sinistra siano ancora certificazioni identitarie è vero solo per gli ultraquarantenni. Per quelli che si sono affacciati alla politica nell’ultimo decennio sono esistiti solo berlusconismo e antiberlusconismo. Certo, come ho scritto, c’è tutta una casta di pennivendoli che sulla perpetuazione di certe categorie ci mangia, e si capisce che ci tenga.
5 marzo 2013 alle 11:38
P.O.:
O, per dirla diversamente, che dicendo cose del tipo: “Il Movimento 5 stelle ha intercettato i voti di chi sta a sinistra ed è deluso dal Pd”, si dice qualcosa che può essere verissimo, ma non basta a spiegare il successo elettorale del movimento stesso.
Se una volta la Lega era – D’Alema dixit – una “costola della sinistra”, mi pare che sarebbe interessante riuscire a scoprire se ci sono, e quanti sono, voti usciti dal Pd, passati per la Lega (soprattutto nella penultima votazione politica), e ora arrivati al Movimento 5 stelle.
Potremmo formulare la domanda anche così: immaginiamo che ci sia una certa massa di voti disponibile per un certo gruppo di “buone cause” interconnesse: risparmio energetico, sana gestione dei rifiuti, pulizia del sistema politico ecc.
Immaginiamo che questa massa di voti, nel corso degli ultimi vent’anni, si sia spostata di qua e di là, cercando volta per volta la lista elettorale che più sembrava volersi fare carico di queste istanze.
Questa immaginazione è verosimile?
5 marzo 2013 alle 13:47
Beh, innanzitutto il tuo ragionamento parte da un’affermazione discutibile e cioè:
Se una volta la Lega era una “costola della sinistra”
E non credo che abbia maggiore credibilità il fatto di attribuirla a D’Alema.
Però, credo che la tua immaginazione sia verosimile. Ovvero che ci sia una massa di voti (quanto ampia non saprei) oscillante nei confronti dell’offerta politica. Questa massa di voti è tenuta insieme non da una ideologia e nemmeno da un orizzonte di valori condivisi, ma da tre, quattro “buone cause” interconnesse (tipo quelle che citavi tu). Questo testimonierebbe l’affermarsi di una politica “light” a cui non si chiede risposte totalizzanti, ma singole soluzioni a problemi concreti e circoscritti.
5 marzo 2013 alle 14:26
Paolo: l’affermazione “La Lega è una costola della sinistra” è di Massimo D’Alema (31 ottobre 1995). Non è che gliela attribuisco io.
Dopo le penultime elezioni – te lo ricordi? – si parlò a lungo della diffusione del voto leghista presso gli iscritti alla Cgil, dello spostamento di voti dal Pd alla Lega, e così via.
Citavo D’Alema (con la formula “dixit”, la cui scherzosità speravo si percepisse) per richiamare sinteticamente queste cose.
Per il resto: dici che la mia affermazione è verosimile, ma non porti argomenti per sostenerla. Se qualcuno ne ha (o ha argomenti per semntirla) e ha voglia di portarli qui: grazie.
Peraltro, che le “buone cause interconnesse (risparmio energetico, sana gestione dei rifiuti, pulizia del sistema politico ecc.)” siano “soluzioni a problemi concreti e circoscritti” e non “risposte totalizzanti”, è cosa della quale dubito. Già far fuori il legame perverso (e criminale) tra politica e gestione dei rifiuti significherebbe cambiare molto l’Italia: ma proprio molto. E queste “buone cause” prefigurano – proprio per la loro interconnessione – un modello di sviluppo (o meglio: di decrescita) piuttosto definito. Mi pare.
5 marzo 2013 alle 15:44
Se può essere utile, ieri, in uno dei diversi talk show politici cui assisto in questi di giorni da posizione obbligatoriamente orizzontale, qualcuno su LA7 citava l’analisi dei flussi elettorali fornita dall’Istituto Cattaneo, secondo cui in QUESTA tornata elettorale i voti di Grillo venivano al 40% da elettori del centro-sinistra, 18-20% da ex elettori del centro destra e per il resto da gente che alle ultime elezioni si era astenuta.
5 marzo 2013 alle 16:37
Non mettevo in dubbio che la frase fosse di D’Alema, piuttosto volevo affermare che la cosa non era più vera solo perché l’aveva detta D’Alema (semmai il contrario visto che spesso sbaglia analisi e previsioni). Sì, mi ricordo i discorsi sulla Lega votata dagli iscritti Cgil, discorsi che credo fossero fondati, ma affermare, come fa D’Alema, che la Lega è una costola della sinistra mi sembra azzardato. E poi se affidi il registro ironico al solo uso di dixit non lamentarti se non si capisce che scherzi. Piuttosto mi sembra che nei tuoi commenti ci sia spesso una vena di πολεμικός che si evidenzia nella puntigliosità delle tue argomentazioni e delle analisi dei commenti degli altri. Chiudi il tuo commento con una domanda: Questa immaginazione è verosimile?
E a chi gentilmente ti fa capire che sì, la tua osservazione è interessante, che hai capacità di leggere e capire la società e, partendo dalla tua idea, tenta una riflessione tu rispondi: “dici che la mia affermazione è verosimile, ma non porti argomenti per sostenerla”.
L’affermazione è tua, mi spieghi perché tu, maestro di retorica, riservi per te l’exordium, la narratio e da me pretendi la probatio e la peroratio? Un discorso completo lo saprai fare.
Fuor di polemica condivido la tua opinione che le “buone cause interconnesse” possano prefigurare un nuovo modello di sviluppo. La mia riflessione voleva proprio evidenziare come si stia affermando un’idea della politica che si lascia alle spalle le ideologie
precostituite e affronta i problemi per quello che sono. Quella che sta venendo meno è la politica pervasiva, quella che caratterizzava i grandi partiti del novecento: la tua DC e il PCI.
Spero tu non mi chieda di argomentare questa mia affermazione, è un’impressione, un maldestro tentativo di leggere un momento storico difficilmente decifrabile.
5 marzo 2013 alle 18:40
Paolo: io ho proposta un’ipotesi (chiamandola “immaginazione”). Si tratta di cercar di capire se l’ipotesi è verosimile, o addirittura vera, o inverosimile, o addirittura falsa. Per capirlo servono dei dati, che io non ho. Ne hai?
Il comunicato stampa dell’istituto Cattaneo è questo, credo.
L’ho letto di corsa (devo uscire) e ci trovo cose del tipo:
E’ da leggere tutto.
6 marzo 2013 alle 00:20
Binaghi, i Verdi hanno esordito nelle politiche del 1987 raccogliendo 969.218 voti alla camera. Alle politiche successive, nel 1992, hanno raccolto 1.093.995 voti, nel ’94 1.047.268 e nel ’96 938.665, come detto. Insomma i Verdi alla camera sono sempre rimasti a cavallo del milione di voti. L’apice lo hanno raggiunto non alle politiche ma alle europee del 1989 raccogliendo 1.316.723. Quindi anche al massimo dello splendore (stiamo parlando di 24 anni fa, io non potevo nemmeno votare) i Verdi si sono fermati a meno di un sesto di quanto ha preso il M5S all’ultima tornata.
L’analisi del Cattaneo si basa sull’analisi di 9 città per un totale di 2.771.365 aventi diritto di voto, pari a meno del 6% della base elettorale nazionale. Chiaramente, andare ad estrapolare l’analisi fatta su un campione del 6% dichiaratamente poco rappresentativo (visto che vuole fotografare l’elettorato urbano non metropolitano) all’intera nazione non può che portare a dei valori poco significativi. Per quanto riguarda poi la cifra che tu hai riportato, il 40% dei 8.689.168 voti del M5S è pari 3,4 milioni di voti, un milione in più di quanti ne ha persi il centro-sinistra. Dov’è andato a recuperarlo, il centro-sinistra, quel milione di voti in più da devolvere al M5S?
Bisogna inoltre aggiungere che l’analisi dei flussi elettorali si basa su modelli statistici che forniscono delle stime che possono avere dei margini di errore anche significativi. Non solo, i risultati dipendono dagli algoritmi di calcolo adoperati. Ad esempio si possono confrontare i flussi riportati dal Cattaneo in entrata nel M5S a Firenze con quelli presentati dal CISE della LUISS (link [1] in post a seguire, onde evitare lo spam filter):
(Partito-Cattaneo-CISE)
Sinistra Alternativa – 5% – 4%
IDV – 2 – 4
PD – 58 – 51
PDL – 5 – 0
Lega – 2 – 3
Altri (incl. Destra Radicale) – 6 – 12
Astensione – 22 – 26
Ancora una cosa: ad ogni statistica è possibile associare una misura della affidabilità della statistica stessa. Ad esempio, se il mio obiettivo è quello di calcolare la media di una grandezza su di un campione, posso valutarne l’affidabilità prendendo la deviazione standard nel campione diviso la radice quadrata della dimensione del campione. Nel modello di Goodman, adoperato sia dal Cattaneo che dal CISE, tale misura è il valor redistribuito (VR), che indica (e non sto scherzando) di quanto devo andare a ritoccare i dati originali affinché non ottenga dei risultati privi di senso: più alto è il VR meno affidabile è il modello. Euristicamente, un VR di 0,15 (o di 15 se, come nel caso del Cattaneo, i VR sono riscalati tra 0 e 100) viene preso come soglia di affidabilità del modello. Ebbene, nel rapporto del Cattaneo solo l’analisi di Ancona ha un VR inferiore a 15, pari a 14,7 per la precisione.
Penso che i rischi di andare ad estrapolare le statistiche senza tenere conto del loro livello di affidabilità siano stati notati da tutti con i sondaggi elettorali di Martedì pomeriggio.
Giulio, ti rispondo domani.
6 marzo 2013 alle 00:25
Ecco link promesso:
[1] http://cise.luiss.it/cise/2013/03/02/lanalisi-dei-flussi-elettorali-a-firenze/
6 marzo 2013 alle 00:53
Coi numeri non mi ci metto neanche, sono proprio fuori zona e tu avrai certamente ragione. Ma c’è una domanda facile che tu fai “Dov’è andato a recuperarlo, il centro-sinistra, quel milione di voti in più da devolvere al M5S?” che ha una risposta facile.
Hai idea di quanti non votano più il centro sinistra da anni e si sono astenuti fina a riconoscersi nel 5 stelle? Io sono uno. Hai idea di quanti giovani avrebbero votato centro-sinistra se le primarie le avesse vinte Renzi e poi hanno votato Grillo? Su Facebook ne ho incontrati un bel po’.
6 marzo 2013 alle 11:04
Valter, la tua “risposta facile” non è così facile, credo, visto che l’astensione è aumentata.
7 marzo 2013 alle 07:06
Ma scusa Binaghi, se io domando (retoricamente, ma tant’è) dov’è andato a recuperarlo un milione di voti il centro-sinistra, il milione di voti che sarebbe necessario a far quadrare l’affermazione da te riportata sul 40%, la tua replica che questa domanda ha una riposta facile, da trovarsi nel fatto che conosci tanti astensionisti che hanno votato M5S, è insensata.
Proviamo con un’analogia: il sig. Pier Luigi è un imprenditore che alla fine dell’anno scorso aveva 12 milioni di euro in cassa, e oggi, giorno di bilancio, gliene sono rimasti 9,6 milioni. Il ragionier Valter pensa che il sig. Pier Luigi abbia versato 3,4 milioni di euro al sig. Beppe. Se ciò fosse vero, dopo il pagamento, al signor Pier Luigi rimarrebbero 12-3,4=8,6 milioni di euro. In cassa ce ne sono però 9,6 di milioni di euro, quindi vuol dire che il signor Pier Luigi ha incassato 1 milione di euro dal gruppo degli altri imprenditori, il capitano Nemo, il signor Bobo, il cavalier Silvio ecc. Ammettendo l’ipotesi del rag. Valter, la ragioniera Müßigen Gedanken si domanda, chi ha contribuito a dare un milione di euro al sig. Pier Luigi, e in che misura? ll ragionier Valter pensa anche che il capitano Nemo abbia pagato al signor Beppe un bel po’ di soldi, dopo aver valutato la possibilità di darli al signor Pier Luigi. Questo secondo pensiero del rag. Valter può essere una risposta alla domanda della ragioniera Müßigen Gedanken? No.
Facciamo un passo indietro. Innanzitutto, per definizione, un elettore del centro-sinistra è un elettore che vota per il centro-sinistra. L’analisi dei flussi elettorali guarda alle mutazioni dell’elettorato: ad esempio quanti da elettori del CS sono diventati elettori del M5S, oppure quanti da elettori non votanti (astensionisti, in breve) sono diventati elettori del M5S. L’analisi dei flussi elettorali non prende in considerazione il concetto di simpatizzante o di elettore deluso o simili. Se tu nel 2008 non hai votato e nel 2013 hai votato M5S, sei un astensionista che è diventato elettore del M5S, nulla di più, nulla di meno.
Ora, la frase nel tuo articolo:
«dall’analisi dei flussi elettorali risulta tutt’altro: l’elettore medio di Grillo viene da sinistra»
è falsa. E’ falsa perché o “viene da sinistra” vuol dire “elettore del CS nel 2008”, nel qual caso i numeri mostrano che il flusso di voti può spiegare al massimo un grillino su quattro, o “viene da sinistra” ha un significato più generico, nel qual caso la frase è falsa perché l’analisi dei flussi elettorali non si occupa di tale categorizzazione.
Vorrei sperare che a questo punto non ci siano più dubbi.
Concludo con un’osservazione. Vi è una certa ingenuità nell’attribuire valore generale alle osservazioni fatte sulle proprie frequentazioni; anche se, diciamo, vent’anni fa la maggior parte dei miei amici erano simpatizzanti dei verdi, non vuol dire che i verdi abbiano mai raggiunto proporzioni ragguardevoli in Italia. Se io incontro un sacco di gente su Facebook che si dichiara delusa dal PD e promette il voto al M5S, non vuol dire che la maggior parte degli elettori del PD vengano da sinistra.
7 marzo 2013 alle 07:30
Faccio timidamente osservare che la frase sul 40% è stata solo riportata da me ma pronunciata da un politologo durante un talk show (l’aria che tira, su La7) il quale diceva di riassumere le analisi dell’Istituto Cattaneo. Semmai io l’ho “corroborata” con impressioni personali che certo non si pretendono dimostrative. Se è così falsa, come mai la direzione generale del PD ieri ha approvato all’unanimità la proposta di Bersani di un pacchetto di punti da sottoporre per approvazione al Mov 5 stelle, di cui si è detto peste e corna durante la campagna elettorale, ma il cui elettorato si considera evidentemente omogeneo al proprio, almeno in gran parte? Non mi pare proprio che dal centro-destra stiano partendo simili avances (infatti è molto probabile che il centro-destra abbia perso più voti in favore della lista Monti).
7 marzo 2013 alle 07:53
Valter, sei sicuro che il Pd proponga un accordo al M5S perché considera l’elettorato del M5S almeno in parte omogeneo al proprio?
Non potrebbero esserci altre ragioni per questa scelta? Ad esempio: la volontà di non fare un accordo con il Pdl, allo scopo di non mandare in bestia il proprio elettorato fedele; la speranza che la compagine del M5S non sia poi così solida, e di attirare gradualmente nel proprio gruppo parlarmentare un certo numero di deputati e soprattutto di senatori (visto che ce ne sono probabilmente, che si sarebbero volentieri riconosciuti, almeno fino a qualche tempo fa, in un “Pd migliore” o qualcosa del genere); la convinzione che un accordo con M5S potrebbe essere alla fin fine gestibile, e un accordo con il Pdl no; la speranza che lasciando fuori da tutto il Pdl esso finisca col naufragare finalmente; e così via; la speranza che il M5S faccia la figura di quello che preferisce muoia Sansone con tutti i Filistei, e che ciò renda possibile e giustificabile difronte al proprio elettorato fedele un accordo con il Pdl; e così via.
7 marzo 2013 alle 09:39
Secondo dati ai quali accenna Mannheimer (Corriere, oggi: leggere anche la parte dell’articolo relativa ai limiti di questi dati), relativi alle intenzioni di voto espresse ieri, dopo le elezioni è cresciuto il consenso sia attorno al M5S (tre punti percentuali) sia attorno al Pd (un punto percentuale). Il che invita a pensare che quel consenso in più attorno al M5S non venga da elettori del Pd.
7 marzo 2013 alle 11:42
Ma chiedo e mi chiedo: è poi così determinante,sapere da che parte proviene l’elettorato M5S? O non sia forse è più importante intercettare la direzione nella quale vuole/vorrebbe andare?
Che interesse mai può avere, nel tracollo EVIDENTE di una nazione, appiccicare questa o quell’etichetta/percentuale a capi d’abbigliamento al momento NUOVI e senza toppe vistose (toppe che notoriamente coprono “buchi” altrettanto clamorosi)?
L’esercizio di demonizzazione costante dell’avversario degli ultimi 40 anni, quello sì che è trasversale. Atti di fede non se facciano: ma se dichiarano che vogliono andar OLTRE schematismi deteriorati e deterioranti, perché non li si prende in parola e non li si giudica su QUELLA base? Perché, a parte pochi timidi segnali, non si discute un PROGRAMMA da mesi accessibile e valutabile?
7 marzo 2013 alle 11:50
Si Giulio. Come ho spiegato meglio sopra, nel tuo ultimo post, sono convinto che la segreteria del PD stia facendo proprio di questi calcoli (e usi la vicinanza dei due elettorati come alibi giustificativo) dimostrando una volta di più di essere ormai lontana mille miglia dall’interesse reale di questo paese (che ha bisogno di ridefinire i rapporti europei molto più che di una cosmesi della classe dirigente). Proprio dei “morti viventi”, come dice Grillo, cioè incapaci di congedarsi con dignità o di fare un atto veramente politico (governo di unità nazionale per ricontrattare con la Merkel) che ne salverebbe almeno in parte la memoria.
7 marzo 2013 alle 13:59
Gigi: semplicemente, qui stiamo discutendo di una cosa e non di un’altra. Da altre parti, si sta discutendo d’altro.
7 marzo 2013 alle 18:15
ragionando per metonimia, o sineddoche, pars pro toto; intanto, ogni tanto mi chiedo perché un intellettuale come Valter, che in Vibrisse si dichiarava contro la scristianizzazione della società, ferocemente contro l’illuminismo, che si dichiarava un conservatore con sfumature reazionarie (il buon senso dei padri dei padri), contro le manifestazioni di piazza e il “popolo”, per una sottostimazione delle lotte sui diritti (civili ecc.) e con una storia tuttavia “di sinistra”… un intellettuale che disegnava la figura di una nuova testimonianza di fede antagonista e individualistica, quasi da “catacomba”… cosa c’entra con gli “smanettoni” della democrazia di blog e di twitter, che si immaginano ingrossare le fila del Movimento… molto interessanti le analisi dei flussi elettorali, ma quello che penso io è che il M5S sia una geniale sintesi di elementi sorti nella cultura politica di questi anni – negativi, e positivi (dal mio punto di vista), devastanti, innovatori. Quali? Servirebbe, Giulio, un elenco. Ti anticipo, se ci riesco.
– Il riferimento alle comunità locali e persino la “salvaguardia del territorio” (Lega Nord)
– Il “sono tutti ladri”, io i politici li metterei tutti al muro (astensionismo? Qualunquismo da bar. Italiano medio. Chissà Giulio se “questo” astensionismo sia l’astensionismo di ieri… ecco il limite sul ragionamento sui flussi…)
– la politica come momento di abbraccio spettacolare. Il leader come uomo di spettacolo, come grande seduttore affabulatore mediatico (Berlu, Sgarbi: il linguaggio, la scurrilità, l’aggressività).
– l’anima “nera” post fascista o fascista tout court d’Italia (vedi la “non-risposta” intelligentissima dal punto di vista del consenso di Grillo all’esponente di Casa Pound… e altre idee di capogruppo…)
– l’afflato ecologico (io credo che sia ultraminoritario in Italia, mi sgaglierò. Dalla sinistra)
– l’afflato etico morale (dalla sinistra, direi); l’onestà, la questione morale.
– I temi propriamente movimentisti (No-Tav, i beni comuni. La sinistra. Tanto che i Wu Ming parlano di “scippo” di istanze di movimenti di sinistra)
– elemento nuovo, strano, forse originale. L’elemento settario. Che forse viene spazzato via dal successo elettorale. Cioè cosa succede quando piccoli circoli di democrazia rousseuiana diventano il terzo partito politico in Italia? Ce ne stiamo, in parte, accorgendo.
– Le nuove comunità e la nuova comunicazione di Internet (appena ieri la televisione del Biscione oggi Internet? Cosa cambia?)
– Una nuova profondissima sensazione che il Nemico sia l’Europa succhiasangue e la Germania del rigore con il morto (Lega Nord, ma anche qui, il bruciore di stomaco è forse nuovo, e arriva dopo la Grecia, la Spagna ecc.)
Questo coacervo di “affluenti” valoriali e politici può spiegare il fatto che il fiume sia in piena?
7 marzo 2013 alle 19:22
@ Giulio. Senz’offesa, ma implicitamente mettevo in discussione le priorità da discutere e ribadisco che quella di capire da dove provenga l’elettorato di M5S sia un esercizio sterile e oltretutto strumentale: tendenza che la cosiddetta e autodenominata sinistra ha pagato, paga e continuerà a pagar caro proprio sul terreno che le dovrebbe essere più congeniale: quello sociale.
7 marzo 2013 alle 19:31
Ernst.
Prima mi fai un ritrattino (roba tua, però). Poi dici che il ritrattino non corrisponde con certe altre mie affermazioni.
E se il ritrattino fosse una caricatura maldestra?
7 marzo 2013 alle 20:40
Forse, Valter, hai ragione… ma sai che il tuo iter intellettuale politico, però, mi interessa veramente, e non per farne una caricatura. Sono stato sicuramente sommario, lapidario, e ingiusto (il ritrattino). Però. Quando qui ci si chiedeva chi erano i sostenitori della Lega, chiesi che qualcuno parlasse, e sostenesse le posizioni leghiste, per discutere. Nessuno rispose. Nella discussione sul Movimento 5 Stelle ci si trova in una situazione tutta diversa; questo è un dato intressante; perché tu hai speso tanta energia intellettuale per evidenziare gli elementi “rivoluzionari” e positivi, del Movimento; e lo stesso Giulio (il “democristiano” Giulio) dichiarava che avrebbe potuto votare M5s (a meno che scherzasse). Quindi il Movimento 5 Stelle (come invece la Lega) non è “là fuori”, da studiare come un oggetto che si ha “di fronte” (questo era il senso recondito del mio intervento), ma è “dentro”, sulle vie delle vibrisse. A me sinceramente interessa sapere Valter (sbaglio se ti considero un elettore del Movimento fondato da Grillo?) come si connette la tua dimensione culturale più complessiva (ho proprio presente dei tuoi interventi ferocemente anti-illuministici ed esplictimente richiamanti una dimensione “conservatrice”) e l’adesione (che mi pare entusiastica) al “nuovo” cielo delle 5 stelle. Tu mi rimanderai alle riflessioni che tu hai sviluppato altrove. E comunque (a parte che tu proprio “ti innamori” di una causa( qualcosa comunque mi sfugge. Mi sfugge. Non so se puoi farci capire meglio.
7 marzo 2013 alle 20:57
Okay, Enrico. La mia critica all’Illuminismo non coincide affatto con quella di certo cattolicesimo reazionario (De Maistre) semmai a quella di una filosofia del senso comune che si ritrova in parte in certe figure del conservatorismo inglese (da Burke a Chesterton). Sempre in senso anticapitalistico e antitecnocratico mi riconosco in pensatori contemporanei di matrice cattolica democratica (Illich, Lasch) e nella strategia della decrescita ipotizzata per esempio da Latouche ma anche dal nostro Pallante, esplicitamente citata nel programma di Grillo. Poi ci sono le priorità: in questo momento per noi è prioritario ricontrattare l’appartenenza all’eurozona, e infatti di questa priorità non c’è traccia negli 8 punti di Bersani, che vuole semplicemente sopravvivere aggrappandosi a Grillo, dopo aver appoggiato il killer dei banchieri e aver perso le elezioni proprio per questo. Infine: il movimento 5 stelle è magmatico, pieno di giovani e dilettanti della politica (e questo è il prezzo da pagare ogni volta che un movimento emerge direttamente dal sociale), ma sono disposto a rischiare contraddizioni ed errori perchè:
1) E’ l’unico modo per liberarci della classe politica corrotta e improvvida che ci ha incatenati a quest’eurocrazia sciagurata
2) La strategia della decrescita è, ripeto, qualcosa su cui rifletto da molti anni, e questa è la prima volta in Italia che un movimento politico se ne fa interprete
3) Il movimento 5 stelle è pacifico e democratico. Altrove, se non ora tra poco, avrete gente furibonda e armata per le strade, quando le “riforme strutturali” imposte dalla troika saranno un fatto compiuto.
8 marzo 2013 alle 10:47
Grazie Valter. Sintesi sobria e apprezzabile. D’altra parte, per esempio, una tematica di uscita dal turbo (o neo) capitalismo (e dal consumismo come stile di vita) che sta divorando il pianeta, con nuove schiavitù, sacrificio dell’ambiente, ristrutturazioni violentissime, divaricazioni di disparità ecc. mi pare una tematica precisamente di sinistra… la tematica europea, poi… forse si dovrà dire che “ricontrattare l’appartenenza” (come dici qui di sopra) è diverso dal dire “usciamo di lì” (il tema dibattuto altrove della “mediazione” non tornerà qui prepotente?). Ottica autocratica, tornare alla lira, uscire da Schengen (per esempio) e dal “concerto europeo”? Cosa comporta? Qualcuno ce lo può dire in maniera comprensibile?
A volte, Valter sai cosa penso: che abbiamo bisogno di più Europa, non meno: scambi culturali, gestione dei flussi migratori integrata, lotta alla corruzione e allo sperpero, visione lungimirane e sovranazionale ecc. Ma sembrerebbe che sull’Europa non sia tempo di sottili distinzioni… casta politica nazionale (còpali tutti) ed Europa germanocentrica sono i nuovi capri espiatori… noi cercheremo di capire più a fondo se il Movimento (certo pacifico) sia anche democratico… per iniziare: al suo interno. E per continuare al suo esterno: se i partiti vengono “spazzati” via dallo Tsunami, rimarrà il… partito unico della democrazia (virtuale, internettiana) e dell’autoritarismo (reale)? (Grillo Megafono, Grillo Padre Padrone Unico). Non penso che una persona intelligente come te non si ponga criticamente la domanda sulla democrazia interna del Movimento, forse anche con qualche utile riflessione sulla “difficoltà” (eufemismo) in una società complessa della democrazia diretta, che è stata esercitata dal Movimento “in fasce” (sogno e utopia della sinistra, si badi bene). Cosa accade quando si desidera troppo ardentemente di far fuori i “corpi intermedi”? I politici, la burocrazia… in definitiva lo Stato (e, insieme, anche lo Stato sociale)? Quanto è leghista e berlusconiano, cioè anarcocapitalista, in questo senso il Movimento?
Sui diritti poi (si veda ad esempio il discorso sulla cittadinanza delle seconde generazioni di stranieri) non è tematica nel cuore del Movimento, e questo a parer mio è un aspetto terribilmente deficitario! è un buco, un gorgo. E torniamo “in topic”! L’elettorato di Grillo è o meno un elettorato devoto a San Precario, figlio della “fine del lavoro”, della precarizzazione selvaggia, dello svilimento del lavoro intellettuale e dei giovani, dell’utilizzo di meccanismi per pagare la forza lavoro sempre meno, sempre meno, spremendola sempre di più sempre di più ecc.? Se la risposta è sì, perché questa “assenza” nell’universo delle priorità delle 5 stelle di tematiche dedicate? Perché?
8 marzo 2013 alle 12:27
Caro Enrico, domande me ne pongo eccome, ma non faccio l’errore di prendere letteralmente espressioni iperboliche che in questo momento servono soprattutto a scrollarsi di dosso abbracci mortali di gente disperata (Bersani) o di un’informazione prezzolata che sta per vedersi chiudere i rubinetti del pubblico denaro e di gruppi privati in via di fallimento e cerca di fare l’ultimo, sporco servizio demonizzando o ridicolizzando l’intruso.
Quanto ai buchi nel programma ce ne sono tanti, ma sarebbero vere lacune se il programma pretendesse di essere una partitura completa che è solo da eseguire. Da quel che capisco il programma è una base che viene via via arricchita ed evidenziata nelle priorità dalla consultazione in tempo reale nei forum (a proposito di priorità: il salario di cittadinanza non ti pare l’unica vera risposta alla questione del precariato e della disoccupazione?). Bisogna che ci si rassegni: quello che Grillo propone è effettivamente un modello di movimento che nasce in una società liquida e ne esalta certe caratteristiche, piuttosto che ispirarsi al sapere-potere dei partiti nati nel XIX secolo e oggi totalmente incapaci di muoversi nel e di interpretare il nuovo ambiente sociale. Se t’interessa vedere come le truppe cammellate dell’hegelismo di maniera affrontano la questione, guardati stasera i Wu Ming su LA7. Stai pur certo che le categorie messe in campo per dimostrare il fascismo di Grillo ti saranno fin troppo familiari. Che poi queste categorie portino qualche profitto ad altri che ai loro spacciatori questo è un altro paio di maniche.
9 marzo 2013 alle 15:06
sentiti i Wu Ming intervistati da Lerner: semplicemente critici, semplicemente lucidi, con interessanti analisi di prospettiva storica (Grillo, Ricci, Berlusconi: i figli della TV anni 80)… visto anche video Gaia di Casaleggio e associati: ma questi sono semplicemente folli! Inquietato profondamente! Avrei preferito non sapere e non vedere! Te lo giuro, Valter, avrei preferito!
9 marzo 2013 alle 16:51
Il video di Gaia è delirante. Ma non c’entra assolutamente nulla col Mov 5 stelle e il suo ingresso in Parlamento. E’ come prendere un documentario sulle purghe staliniane e associarlo alla segreteria del PD di Bersani.
9 marzo 2013 alle 17:01
Leggiti questo, altro che la retroguardia hegeliana dei Wu Ming:
http://www.ghiaccionove.com/2013/03/cinque-stelle/