Posts Tagged ‘Christian Raimo’

Lo storico recalcitrante: “La via di Schenèr” di Matteo Melchiorre

22 settembre 2016

di giuliomozzi

melchiorre_viadischenerQualche anno fa, nel 2004, si parlò parecchio, almeno all’interno della Repubblica delle Lettere, di un piccolo libro pubblicato dalle edizioni Spartaco: Requiem per un albero. Resoconto dal Nord-Est. Ne era autore Matteo Melchiorre, di professione storiografo, cioè scrittore di storia, ma anche – diciamo così – scrittore di storie. Il piccolo libro raccontava la storia di un albero, niente di più, di un grosso albero, di un alberón, come lo chiamavano gli abitanti del paesello di Tomo, dalle parti di Feltre, nella cui piazza sorgeva. Da quell’albero, da ciò che se ne diceva nel paesello, da ciò che si poteva ricavare dagli archivi, dall’osservazione dei luoghi, dall’ascolto delle persone, eccetera, Melchiorre riusciva a tirar fuori la storia di una comunità. Bel libro, molto bello.
Altrettanto bello, secondo me, ma forse meno notato benché pubblicato da un editore maggiore (Laterza), era il successivo La banda della superstrada Fenadora-Anzù (con vaneggiamenti sovversivi), per il quale vi rimando (ma dovete mettervi comodi: è una cosa lunghetta) a questo bel documentario-intervista. E colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Christian Raimo, che di quel libro si prese molta cura.
Ora Matteo Melchiorre (che, nel frattempo, ha prodotto alcune serissime opere da storiografo puro: delle quali qui, per incompetenza mia, non parlo) torna in libreria con La via di Schenèr. Un’esplorazione storica nelle Alpi. Visto che ne ho scritta la bandella (e che mi pare una bandella abbastanza ben riuscita), ve la riporto pari pari qui:

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La formazione della scrittrice, 5 / Federica Sgaggio

10 febbraio 2014

di Federica Sgaggio

[Questo è il quinto articolo di una serie che spero lunga e interessante. Per ragioni pratiche ho cominciato invitando a scrivere delle scrittrici amiche. Ringrazio Federica per la disponibilità. Chi volesse proporsi, mi scriva mettendo nell’oggetto le parole “La formazione della scrittrice”. Lunedì prossimo interverrà Gilda Policastro. gm]

federica_sgaggioIl padre di mio nonno aveva una conceria e comprava cavalli. Quando mio nonno era adolescente, suo padre morì di setticemia e la famiglia perse tutto. Mio nonno, terzogenito, aveva quattro fratelli e cinque sorelle. La madre e le sorelle si misero a ricamare. Lui se ne andò in Argentina a 16 anni, a guadagnare per tutti. Poi tornò.
Quand’ero piccola, ogni estate partivamo da Verona per passare le vacanze dai nonni materni in Irpinia.
Ogni giorno, a pranzo, mio nonno raccontava dell’Argentina e aggiungeva pezzi nuovi alla sua storia sudamericana: di quella volta in cui la padrona di casa si accorse che lui si vergognava di prendere il cibo dal piatto centrale comune però, di quella volta in cui gli rubarono i soldi e allora, di quella volta in cui gli venne il tifo e. Mia nonna, piccola e gagliarda, portava e toglieva piatti, spostava posate, levava la tovaglia, passava la scopa, ci faceva alzare i piedi e lavava per terra, apriva la finestra per fare asciugare il pavimento, e mio nonno era ancora seduto a capotavola a sviscerare dettagli mai sentiti, a rovesciare i prima e i dopo, a invertire le cause con gli effetti.

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Lo scandalo del silenzio di Dio davanti al dolore umano

4 settembre 2013

di Christian Raimo

[Subito prima dell’estate l’editore Gabrielli ha pubblicato il saggio di Gilberto Squizzato Il Dio che non è “Dio”. Credere oggi rinunciando a ogni immagine del divino. A me sembra un saggio importante; per gentile concessione dell’editore pubblico qui la prefazione di Christian Raimo. Dello stesso autore Gabrielli ha pubblicato un paio d’anni fa Il miracolo superfluo. Perché possiamo essere cristiani. Per minimum fax Squizzato ha pubblicato La tv che non c’è. Come e perché riformare la Rai e Libera chiesa. Storie di cristiani ai quali non è mai piaciuto il potere. Dell’opera di Squizzato come regista televisivo si può ricordare L’uomo dell’argine, una sorta di “docu-film” su don Primo Mazzolari. gm]

squizzato_ilDioCheNoneDioSono un (aspirante) cristiano anomalo. I miei genitori decisero di non battezzarmi alla nascita, forse per prendere le distanze dal cristianesimo automatico delle loro famiglie e soprattutto dei loro piccoli paesi d’origine. Ma questa sfortuna si è rivelata in parte la mia felice colpa, proprio perché a quattordici anni quando la maggior parte dei miei amici, reduci dall’ennesimo catechismo praticato controvoglia, smetteva di andare a messa e di interessarsi a qualunque cosa che avesse a che fare con Dio, io mi misi a leggere i Vangeli per conto mio, e ricevetti il battesimo a quindici anni, la comunione e la cresima a diciassette. Sarà anche per questo motivo probabilmente che ogni volta che ho a che fare con un libro o con un film di Gilberto Squizzato, la reazione che ho non è soltanto quella di essere spiazzato – scandalizzato? – da uno dei pensatori cattolici più critici esistenti oggi in Italia, ma anche quella di trovare un fratello (raro) in quel percorso così poco frequentato per chi cerca di vivere nella Chiesa: quale è la via per poter essere dei cristiani adulti, per poter emanciparsi da quel “cristianesimo infantile” come lo definì quel Dietrich Bonhoeffer evocato da Squizzato come guida di questa ricerca?

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Il giaguaro smacchiato

26 febbraio 2013

smacchia_il_giaguaro

di Valter Binaghi

Non è la campagna elettorale di Bersani che era sbagliata, e nemmeno gli ostacoli frapposti a Renzi (se uno vuole la leadership di un partito se la deve conquistare). E’ l’idea di sinistra. Fuori dal mondo reale, preoccupata più di compiacere la City che del paese reale. Ha lasciato mano libera ai sindacati di ipergarantire i loro iscritti fottendosene di due generazioni di giovani precari. Ha insistito col contrapporrre lavoratori e partite Iva, come se fossero antagonisti di classe. Dopo aver fagocitato e distrutto i Verdi non ne ha voluto nemmeno interpretare le istanze. Ha lasciato la questione settentrionale (che esiste eccome) alla Lega, e la difesa delle famiglie a Casini (mentre a sinistra ci si occupa di grandi e partecipate conquiste sociali come le adozioni alle coppie gay).

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Idee per la sinistra, performatività vuota ecc.

15 agosto 2010

di giuliomozzi

[Prendo spunto dagli articoli che ho già citati qui; sullo stesso argomento anche Valter Binaghi ha scritto; segnalo anche un nuovo articolo di Raimo in Nazione indiana, che però non ho ancora avuto il tempo di leggere per bene].

Spero non sembri un’invasione di campo se io, democristiano da sempre, entro in una discussione attorno a “idee per un nuovo discorso di sinistra”, come ha sottotitolato Christian Raimo un suo intervento (qui). Cercherò di essere discreto e costruttivo.

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Una lettera e un articolo, seguiti da una conversazione

1 luglio 2010

Cari lettori,
Gli scrittori Einaudi firmatari di questa lettera si associano alla protesta di gran parte dei cittadini italiani contro il disegno di legge “bavaglio” che intende limitare l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, il diritto di informazione e la libertà di stampa nel nostro paese.
Questa legge, millantando di proteggere la privacy di molti, vuole salvaguardare l’impunità di pochi, stendere un velo di segretezza sulla criminalità organizzata e, contemporaneamente, reprimere ogni voce di dissenso.

Francesco Abate; Niccolò Ammaniti; Andrea Bajani; Eraldo Baldini; Giulia Blasi; Ascanio Celestini; Mauro Covacich; Giancarlo De Cataldo; Diego De Silva; Giorgio Falco; Marcello Fois; Anilda Ibrahimi; Nicola Lagioia; Antonella Lattanzi; Carlo Lucarelli; Michele Mari; Rossella Milone; Antonio Moresco; Michela Murgia; Aldo Nove; Paolo Nori; Giacomo Papi; Laura Pariani; Valeria Parrella; Antonio Pascale; Francesco Piccolo; Rosella Postorino; Christian Raimo; Gaia Rayneri; Giampiero Rigosi; Evelina Santangelo; Tiziano Scarpa; Elena Stancanelli; Domenico Starnone; Benedetta Tobagi; Vitaliano Trevisan; Simona Vinci; Hamid Ziarati; Mariolina Venezia.

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Servizio pubblico

28 aprile 2010

Christian Raimo intervista Gilberto Squizzato

La tv che non c’è era all’inizio una lettera agli amici sui mali della televisione pubblica? Come mai una questione privata è diventata una questione pubblica e poi un libro?
Da più di quattro anni sono sottoposto dalla Rai ad un mobbing al quale neppure una sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che ingiunge all’azienda di reintegrarmi nella mi attività di autore e regista è stata in grado di porre fine. Ho dunque avuto molto tempo per riflettere su che cosa è accaduto negli ultimi 15 anni dentro un servizio pubblico che – basta leggere i giornali e le lettere di molti lettori- molti cittadini che pagano il canone ormai stentano a riconoscere come tale: una lenta progressiva metamorfosi che ne ha per così dire mutato il codice genetico, non solo dilatando a dismisura le già forte ipoteche esercitate dal sistema dei partiti ma anche facendola assomigliare sempre più alle emittenti commerciali. Ho perciò pensato utile offrire anche ai cittadini che hanno a cuore la cosa pubblica un racconto ragionato, pacato e argomentato sulle ragioni di questa mutazione genetica, perché amo il servizio pubblico a cui ho dedicato 30 anni della mia vita professionale e lo considero un bene comune che non può e non deve essere snaturato né piegato a fini di parte.

Continua a leggere l’intervista nel sito di minimum fax.