[Questa nota è presa di peso dal blog di Umberto Casadei, dove è apparsa il 4 giugno scorso].
Se non esistesse il calciatore Borriello, per il quale Roberto Saviano tralascia sistematicamente le cose buone che albergano nelle terre natali di entrambi, insistendo esclusivamente su singoli aspetti per meglio lucrarvi; se non esistesse il sassofonista Sepe, che rinfaccia a Saviano di farsi pubblicare da Berlusconi (del quale evito di ricordare le recenti idiozie, in materia) e di usufruire della protezione dei vertici di quel Sistema che partorisce e alimenta proprio ciò che lo scrittore afferma di combattere; se non esistesse il mio coinquilino, eroico aspirante narratore di mafia, fuggito da Taranto perché da Ancona in giù, soli contro tutti, non c’è via di scampo salvo far comodo a qualche cosca, in qualità di arma, contro cosche nemiche (questa la sua ultima accusa a Saviano); se nella realtà minuta, straperiferica e alcolizzata dei miei pomeriggi di qualche anno fa non fossi incappato nell’ex militante dell’estrema sinistra patavina, oggi sessantenne, da cui per primo, in stretto dialetto veneto, ebbi a sentire che Saviano è uno che sputa nel piatto in cui mangia; se non esistesse il mio poco più che ventenne collega, pieno di tic, malato di gastrite, solo come un cane e fottuto nel cervello (battute a bruciapelo, guradandoti negli occhi, tipo: “eiaculo molto”) per cui Saviano è un piazzista particolarmente rompicoglioni, che vende, come tutti, la sua mercanzia, e chiude una conversazione per altro manifestamente impossibile, ridendomi in faccia: ma allora davvero Lippi lo lascia (Borriello, naturalmente) a casa? Insomma se non avessi modo, nella mia quotidianità, d’attingere continuamente a una compiuta, capillare antropologica putrefazione, le affermazioni del preside della facoltà di scienze della formazione dell’università di Genova Alessandro Dal Lago, le prenderei per quello che sono, cioè applicazioni di teoria e critica del funzionamento dei mezzi di comunicazione di massa al caso specifico della icona mediatica Roberto Saviano; generose, persino esemplari, quanto generoso ed esemplare era Gomorra all’epoca della sua pubblicazione; ma anche un po’ come dire?, già sentite, non nuove, insomma patrimonio comune e acquisito – quanto, del resto, già sentito, non nuovo e acquisito appariva il contenuto informativo, in materia di camorra, del libro di Saviano. E invece no.
10 giugno 2010 alle 18:43
Ecco un interessante servizio sui contrasti tra Roberto Saviano e il Governo, contrasti che rischiano di far saltare il programma tv previsto per il prossimo anno
http://www.uniroma.tv/?id_video=16491
Ufficio Stampa di Uniroma.TV
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19 giugno 2010 alle 12:55
Interessante servizio?