Se il signor Englaro invece di fare tutto questo putiferio, avesse mollato 100 euro alla monaca, la cosa si risolveva in pochi minuti…
Vedi qui.
Se il signor Englaro invece di fare tutto questo putiferio, avesse mollato 100 euro alla monaca, la cosa si risolveva in pochi minuti…
Vedi qui.
15 gennaio 2010 alle 16:41
m pare che la dichiarazione di augias sia la dimostrazione lampante di un “nazismo” inconscio.
non che l’avvenire possa ammantarsi di purezza.
15 gennaio 2010 alle 17:42
Demetrio, non so cosa tu intenda per nazismo inconscio, ma la definizione mi pare un po’ tranchant.
Comunque la si guardi, però, secondo me questa vicenda punge e fa male.
Sulla scelta del padre di Eluana, che considero per definizione legittima in quanto sua, e ritengo effettivamente portatrice di quel che dice Barbara Gozzi (un «senso» per tutti noi), io avevo a suo tempo scritto questa cosa qui.
http://www.federicasgaggio.it/2009/02/perche-questa-lentezza-signor-englaro/
Non credo di essere nazista. Nemmeno inconsciamente.
15 gennaio 2010 alle 18:31
ovviamente è un fato di linguaggio. Eluana viene trattata come una cosa, viene definita così. le viene affibiato un costo di smaltimento e gestione.
mi pare di rivedere certi discorsi che Bauman fa in modernità e olocausto
15 gennaio 2010 alle 21:45
Davanti a Bauman mi ritiro.
15 gennaio 2010 alle 22:46
Diciamo così: la dichiarazione non di Augias, ma riferita da Augias e appartenente a un medico, vuol dire questo:
“Signor Englaro, perché mai porre una questione di diritto, perché chiamare in causa la giustizia? Se voleva liberarsi di sua figlia (del peso dell’accudimento, del dolore dell’accudimento, dell’indignazione di vederla costretta in una condizione che lei esplicitamente aveva detto di non volere), bastava ricorrere a qualche mezzuccio, come si è sempre fatto”.
Invece, secondo me, andava proprio chiamata in causa la giustizia, proprio ne andava fatta una questione di diritto.
gm
16 gennaio 2010 alle 08:24
Pare sia uscito in internet il testo della canzone di Povia, “battitore d’asta del dolore altrui” su Eluana Englaro.
http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=87723&sez=SPETTACOLO
La verità (Eluana)
Non importa se sei sportivo
non conta se sei sedentario
non importa se sei diverso
oppure sei solo malato
quello che è davvero importante è che sei vivo
non puoi sfuggire a questa regola anche se ti senti un divo.
Vivo la mia vita anche se non deglutisco
sono in coma perenne ma che ne sai che non reagisco?
sento le persone quelle che mi voglion bene
ma non mi può capire chi alla vita non ci tiene
nessun tipo di vita è mai irreversibile
nessun tipo di amore oramai è impossibile
non ci si può arrendere a chi il mondo vuol cambiare
non si può obbedire a chi non sente la morale
La verità è che io voglio vivere
la verità è che io voglio sopravvivere
per favore la spina non staccare
lo sai che io posso ancora procreare
c’è chi sogna che il mondo un giorno può cambiare
ma non serve perchè tanto la gente resta uguale
La normalità non è esser felici
la felicità è rispettare dei principi
non esiste legge che l’amore può cambiare
non esiste legge che la morte può salvare
Non è ipocrisia, è la verità
non ci si può imbottire con strane falsità
sai che nessun giudice è arbitro del male
sai che il solo bene è rispettare la morale
la vita non è correre in campi fioriti
non è nemmeno amare i propri simili
la vita non è la libertà
la libertà non è fare quel che mi va
solo se riesci ad accettare la realtà
riesci a comprendere la tua vitalità
non è importante agire, lavorare, respirare
quello che è importante è solamente uniformare
è solo falsità la dignità
solo non pensando hai una personalità
i soli pensieri non fanno mai la libertà
la vita si vive accettando la realtà!
La verità è che io voglio vivere
la verità è che io voglio sopravvivere
per favore le macchine non staccare
lo sai che io posso ancora procreare
c’è chi sogna che il mondo un giorno può cambiare
ma non serve perchè tanto la gente resta uguale
Non stare a sentire, son vivo!
16 gennaio 2010 alle 12:49
Giulio, perché sei così assoluto nel porre la questione?
Io penso che dal punto di vista di un cittadino estraneo alla dolorosa materialità contingente della vita spenta di Eluana Englaro tu abbia ragione: è stato giusto e ha avuto senso, per tutti, porre una questione di diritto.
Vedo anche un angolo del tutto laterale, in quest’approccio: che per porre una questione di diritto è stato necessario che il signor Englaro e la moglie si facessero carico di ciò che agli occhi di alcuni può apparire un’eroica resistenza. E se la vedo da quest’angolo qui a me viene in mente «sventurata la terra che ha bisogno di eroi».
Dal punto di vista di un padre o di una madre che intendono far rispettare la volontà della figlia o del figlio, io penso invece che ogni via sarebbe stata ugualmente legittima: quella scelta dal signor Englaro – per il quale quei 17 anni avranno senz’altro avuto, oltre che una «ragion di padre», anche un senso e un motivo profondi e individuali – ma anche qualunque altra, perché se l’obiettivo è far rispettare la volontà di un figlio è legittimo anche voler fare il proprio dovere di genitore al costo di cento euro, o mille, o un milione.
In quel che dico non c’è giudizio, nel senso che non giudico una strada qualunque preferibile in assoluto ad un’altra.
Voglio solo dire che rispetto massimamente la strenua e dolorosa testardaggine amorosa del padre di Eluana; rispetto il suo desiderio di volerla lasciare andare nel rispetto della legge; rispetto il suo sentirsi cittadino/padre più che solamente padre; ma rispetterei ugualmente la scelta di chi avesse voluto pensare che per lui era più importante realizzare il desiderio del figlio con la più sollecita amorevolezza.
Per dirti.
Quando nel 1999 nacque mio figlio, ogni cosa era predisposta perché io potessi partorire a casa.
Poi, però, Giovanni di rivelò podalico, e la scelta dell’ospedale divenne felicemente obbligata.
L’ostetrica che sarebbe venuta a casa venne anche ad assistere al parto all’ospedale, e per questo mi chiese qualcosa come un paio di milioni di lire per la sola assistenza al parto.
Io mi arrabbiai molto, pensando che tutto ciò che aveva fatto era guardare; e per un po’ vagheggiai di segnalarne il comportamento secondo me scorretto al suo collegio professionale.
Poi però pensai tre cose.
Che lei aveva guardato la nascita di mio figlio al posto mio, e dunque poteva raccontarmi (mi avevano fatto l’anestesia generale perché il parto avvenne d’urgenza).
Che lei aveva comunque visto nascere mio figlio, semplicemente.
E che l’evento meraviglioso della nascita di mio figlio non poteva essere contaminato da un conflitto.
Sono consapevole del fatto che sono state valutazioni bizzarre; che forse sarebbe stato meglio segnalare il nome di quell’ostetrica al suo collegio, perché così altre donne avrebbero evitato di garantirle redditi immeritatamente così alti.
Ho scelto diversamente, però.
Perché per me – per me – andava bene così.
Chiedo scusa per aver detto cose mie; ma mi serviva a spiegarmi meglio.
16 gennaio 2010 alle 14:14
Ps. Se il testo di quel cantante è veramente quel che riporta qui Lucio, auguro a quel cantante di guarire presto, anche se la situazione mi sembra grave.
16 gennaio 2010 alle 18:40
Il testo che Lucio ha riportato è una bufala vecchia di qualche settimana.
Federica, scrivi: “Dal punto di vista di un padre o di una madre che intendono far rispettare la volontà della figlia o del figlio, io penso invece che ogni via sarebbe stata ugualmente legittima”. Se provi a trasformare questa massima in una massima generale, viene fuori: “Per chiunque voglia far rispettare la propria volontà, o la volontà di qualcuno in nome del quale legittimamente agisce, ogni via è legittima”. E questo mi pare inaccettabile, perché se la volontà di Tizio è riavere da me i mille euro che mi ha prestati, Tizio non può legittimamente darmi una scarica di botte: si affida alla giustizia.
Mi pare. O sbaglio?
giulio
17 gennaio 2010 alle 01:20
Io credo che sbagli, Giulio.
La mia frase che tu citi non può essere trasformata in una massima generale, perché si riferisce alla relazione fra genitori e figli.
Se un figlio ti chiede di lasciarlo morire piuttosto che di costringerlo a vivere in stato vegetativo permanente, da genitore puoi legittimamente decidere di aiutarlo a morire in un quarto d’ora senza il crisma della legge o in diciassette anni con il supporto della legge.
17 gennaio 2010 alle 07:05
Federica, se restringo la tua massima (perché, se ci guardi, la tua frase ha già nel tuo intervento la forma della massima, così come quella subito sotto: “se l’obiettivo è far rispettare la volontà di un figlio…”, e quella dell’intervento precedente: “Sulla scelta del padre di Eluana, che considero per definizione legittima in quanto sua…”) alla relazione fra genitori e figli, ottengo: “Per qualunque genitore voglia far rispettare la volontà del figlio, in nome del quale legittimamente agisce, ogni via è legittima”. E siamo al punto di prima: perché se la volontà del figlio è riavere i mille euro prestati a Tizio, questa massima legittima il genitore a usare “ogni via” (compresa la scarica di botte).
Faccio questo lavoro sulle massime, Federica, perché mi pare che, nel momento in cui si fanno affermazioni di principio attorno a un caso specifico, possa essere utile verificare sul piano generale la “tenuta” di tali affermazioni.
giulio
17 gennaio 2010 alle 07:12
Circa la canzone di Povia, vedi qui.
17 gennaio 2010 alle 12:47
Giulio, si trattava non solo di di un padre, di una madre e di una figlia; ma anche di vita e di morte.
Questo fa la differenza.
Anzi: fa tutta la differenza del mondo.
18 gennaio 2010 alle 06:19
E allora, Federica, intregriamo la massima: “Per qualunque genitore voglia far rispettare la volontà del figlio, in nome del quale legittimamente agisce, ogni via è legittima quando si tratta di vita e di morte”. Dal che si ricava, ad esempio, che se il figlio di Tizio desidera vivere, e per vivere ha bisogno di un trapianto di fegato, è legittimo che il genitore provveda ad acquistare un fegato sul mercato nero.
Ma io sospetto fortemente, Federica, che tu non volessi dire questo. Eppure la massima, integrata con le tue parole, finisce col dire questo.
(E sospetto che, procedendo di questo passo, arriveremo a formulare una massima… adeguata solo al caso della famiglia Englaro. Ovvero: a non formulare una massima).
giulio
18 gennaio 2010 alle 13:49
Questa è la dichiarazione di Augias letta su Rai3:
«Comincio con una precisazione doverosa. Nella puntata di martedì, ospite Gustavo Zagrebelsky, si accennava al caso di Eluana Englaro, diventata un caso nazionale e di coscienza. Riferendo le parole testuali di un medico di un ospedale romano, io ho detto: ‘Invece di fare tutto quel putiferio, il signor Englaro, avrebbe fatto meglio ad allungare cento euro alla monaca e a farla finita’. Non intendevo in alcun modo riferirmi alle religiose Misericordine che hanno assistito Eluana nel suo penoso decorso, e anzi dirò di più: mi dispiace del possibile equivoco. Quelle parole vanno intese come metafora, rimandavano e rimandano a un problema generale; e cioè che, sollevando il caso di principio, il signor Englaro ha consegnato un risultato contrario alle sue aspettative e a quelle di numerosi italiani. Una cattiva legge, come quella che si sta preparando, è peggio di quel tacito accordo che ogni giorno negli ospedali di tutto il mondo lascia agli interessati e ai medici la soluzione umana del problema». [fonte: Avvenire]
18 gennaio 2010 alle 14:01
Per il nostro ordinamento certi comportamenti illegittimi, addirittura penalmente illegittimi, possono diventare legittimi quando si verificano certi presupposti. Tra questi c’è l’agire in “stato di necessità”:
“Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”. [art. 54 C.P.]
Quindi: “se il figlio di Tizio desidera vivere, e per vivere ha bisogno di un trapianto di fegato, è legittimo che il genitore provveda ad acquistare un fegato sul mercato nero.”
Mentre: “se la volontà di Tizio è riavere da me i mille euro che mi ha prestati, Tizio non può legittimamente darmi una scarica di botte: si affida alla giustizia.”
18 gennaio 2010 alle 14:04
“Sollevando il caso di principio, il signor Englaro ha consegnato un risultato contrario alle sue aspettative e a quelle di numerosi italiani.”
Il signor Englaro ha fatto cosa?
Io resto dell’idea che nelle affermazioni di Augias, tra misunderstanding, chiarimenti o pseudo tali, ci sono alcuni sensi molto gravi.
Siamo al punto da fare il ‘gioco del meno peggio’ tra:
– nessun intervento, lasciare i corpi allo stato vegetativo regolamentato dal progresso tecnologico;
– interventi illegali sulla base di accordi tra parenti e personale medico compiacente (ciò che c’è comunque sempre stato non solo in Italia);
– una proposta di legge che in un anno è attualmente atto della camera.
E il meno peggio è l’illegalità.
A me sembra sia di una gravità enorme, affermare questo.
Che, in altri termini, mi fa anche pensare a un senso generale sul ‘sollevare casi di principio’, ovvero: lasciamo perdere, evitiamo di creare putiferi o altro, tanto alla fine nella migliore delle ipotesi subentrano leggi peggiori della non regolamentazione iniziale e se proprio, senza troppo clamore, agiamo come si è sempre fatto, illegalmente…’.
Tutto questo senza negare che l’attuale A.C.2350 è decisamente una regolamentazione che impone, non regola.
Ieri mi sono documentata un pò sul sito della Camera dei Deputati:
http://progettobutterfly.splinder.com/post/22062527/Testamento+biologico%3A+work+in+
Cercando un pò dalla scheda dell’atto camerale, si rintracciano tutti i documenti compresi gli ultimi interventi.
18 gennaio 2010 alle 14:13
Art. 7.
(Ruolo del medico).
1. Le volontà espresse dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono prese in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno.
2. Il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica. Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell’inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i princìpi di precauzione, proporzionalità e prudenza.
3. Nel caso di controversia tra il fiduciario ed il medico curante, la questione è sottoposta alla valutazione di un collegio di medici composto da un medico legale, un anestesista-rianimatore ed un neurologo, sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia. Tali medici, ad eccezione del medico curante, sono designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria locale di competenza. Il parere espresso dal collegio non è vincolante per il medico curante, il quale non è tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico.
18 gennaio 2010 alle 14:20
Art. 3.
(Contenuti e limiti della dichiarazione anticipata di trattamento).
1. Nella dichiarazione anticipata di trattamento il dichiarante esprime il proprio orientamento in merito ai trattamenti sanitari in previsione di un’eventuale futura perdita della propria capacità di intendere e di volere. Nel caso in cui il paziente abbia sottoscritto una dichiarazione anticipata di trattamento, è esclusa la possibilità per qualsiasi persona terza, ad esclusione dell’eventuale fiduciario, di provvedere alle funzioni di cui all’articolo 6.
2. Nella dichiarazione anticipata di trattamento il soggetto, in stato di piena capacità di intendere e di volere e in situazione di compiuta informazione medico-clinica, dichiara il proprio orientamento circa l’attivazione o non attivazione di trattamenti sanitari, purché in conformità a quanto prescritto dalla legge e dal codice di deontologia medica.
3. Nella dichiarazione anticipata di trattamento può essere esplicitata la rinuncia da parte del soggetto ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto di carattere sproporzionato o sperimentale.
4. Nella dichiarazione anticipata di trattamento il soggetto non può inserire indicazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale.
5. Anche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, l’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento.
6. La dichiarazione anticipata di trattamento assume rilievo nel momento in cui è accertato che il soggetto in stato vegetativo non è più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze e per questo motivo non può assumere decisioni che lo riguardano. La valutazione dello stato clinico è formulata da un collegio medico formato da un medico legale, un anestesista-rianimatore ed un neurologo, sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia. Tali medici, ad eccezione del medico curante, sono designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria locale di competenza.
18 gennaio 2010 alle 14:37
Concludo con un’annotazione personale: io non lo so, sinceramente, cosa farei se mi trovassi con mio figlio in stato vegetativo sapendo qual’è la sua volontà in proposito, ma anche senza averne la certezza. O meglio: un’idea ce l’ho ma resta sospesa. Un conto è ragionare su ipotesi anche se empatiche e sentite, tutt’altra faccenda è viverle direttamente sulla pelle e trovarsi in prima linea a decidere. Di certezze assolute non ne ho.
Però le scelte di Beppino Englaro, il modo in cui si è sviluppata l’intera vicenda, le discussioni giuridiche, mediche, i dibattimenti anche di organi di stato e potere (oltre a religione, morale, etica…): tutto questo c’è stato non solo per Eluna Englaro. Tutto questo ha ancora oggi un impatto sociale innegabile che comunque ci ha spostati da immutabilità, silenzi, smemoratezze, finzioni da ‘no, no, non succede, a me e ai miei cari figuriamoci’… poi, certo, fa un’enorme differenza il risultato finale, non voglio né sminuirlo né negarlo.
Ma che sia preferibile prendere la situazione italiana nel complesso per quello che è, non alzare mai la testa, non cercare di farsi ascoltare, ed eventualmente intervenire con ‘altri’ mezzi e modalità non previste dalla legge pur di arrivare al risultato desiderato; che tutto questo sia etico e socialmente accettabile non mi trova d’accordo. Mi fa imbestialire proprio. Poi, come mi hanno già detto in tanti: ‘è l’età, vedrai che invecchiando lasci perdere’. Dunque aspetto i capelli bianchi.
18 gennaio 2010 alle 21:39
Ho messo solo a disposizione le (ulteriori) dichiarazioni di Augias perché con la sola frase sui cento euro potevano restare dubbi su cosa pensasse lui della frase del medico. Dopo la lettura di quelle ‘scuse’ che ho riportato sopra non ci sono più dubbi, ha proprio detto una stronzata! 🙂
19 gennaio 2010 alle 17:18
Io non dicevo che è preferibile scegliere «altri» mezzi rispetto a quelli della legalità.
Ho detto che qualunque comportamento, in questo caso, mi pareva legittimo.
Non ho detto quale per me sia il comportamento preferibile, perché non lo so.
19 gennaio 2010 alle 17:20
Quanto all’argomento della legittimità stricto sensu, della legittimità penale, ha detto Andrea Barbieri.