O dolce selva solitaria, amica
de’ miei pensieri sbigottiti e stanchi,
mentre Borea ne’ dì torbidi e manchi
d’orrido giel l’aere e la terra implica;
e la tua verde chioma ombrosa, antica,
come la mia, par d’ogn’intorno imbianchi,
or, che ‘nvece di fior vermigli e bianchi,
ha neve e ghiaccio ogni tua piaggia aprica;
a questa breve e nubilosa luce
vo ripensando, che m’avanza, e ghiaccio
gli spirti anch’io sento e le membra farsi;
ma più di te dentro e d’intorno agghiaccio,
ché più crudo Euro a me mio verno adduce,
più lunga notte e dì più freddi e scarsi.
8 novembre 2014 alle 10:33
Bella l’idea di questo proporre, inconsueto nel giro dei blog e, a suo modo, inedito 🙂
Utili e intelligenti i link.
Ho assaporato e gustato 🙂
8 novembre 2014 alle 11:04
O bosco di parole e d’argomenti,
di versi che s’intrecciano tra i rami
e coi racconti tessono ricami
e con gli accordi lieti dei commenti,
perché non posso ai tuoi ragionamenti
resistere, negandomi a’ richiami,
perché non so, per quanto pur lo brami,
negare il passo ai tuoi camminamenti?
Nel folto ombroso tuo, da forestiero,
mi addentro con badile e piccamarra
ed ogni giorno traccio un mio sentiero;
ma silenzioso, ché l’ultima sciarra
echeggia ancora dentro ‘l mio pensiero.
Pure son sempre qui, più d’Acabarra!
8 novembre 2014 alle 15:23
Attanasio Grunto: Molto bella la…chiusa!
8 novembre 2014 alle 16:01
“ 15 luglio 1992 – Dove finiva il sentiero cominciava una fitta sterpaglia impraticabile. « E lo chiamano bosco », pensò il Lupo mentre cercava di capire dove la ragazzina in rosso avesse trovato un passaggio. Erano già due ore che la seguiva e ormai aveva i piedi gonfi. Cappuccetto Rosso andava come una scheggia attraverso i campi. Destinazione ignota. Poi era sparita nel folto. Massaggiandosi le estremità il Lupo si chiedeva se non fosse il caso di lasciar perdere. “ [*] [**]
[*] Ottimo, Attanasio, e persino abbondante.
[**] La s-formazione dello scrittore / 80
12 novembre 2014 alle 09:25
Grazie.