Dieci cose che chiunque può fare subito per aiutare l’editoria italiana

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L'editoria italiana, colta in un momento di incertezza.

L’editoria italiana, colta in un momento di incertezza.

di giuliomozzi

1. Limitate gli acquisti tràmite negozi generalisti in rete. Il servizio che offrono è spesso splendido (consegne velocissime, reperimento di volumi di editori maldistribuiti ecc.), ma non abbiamo mica sempre bisogno di tanto splendore. Se lunedì decidiamo di acquistare un certo libro, non è detto che ci cambi la vita ordinarlo immediatamente (e immeditatamente) e riceverlo il giorno dopo. Magari possiamo aspettare il sabato e passare in libreria. Se immaginiamo che la libreria non ce l’abbia, possiamo ordinarlo lì. Se siamo clienti abituali di una certa libreria, possiamo telefonare lunedì e trovarlo messo da parte sabato. Di ciò che ci serve, quasi nulla ci serve subito.

2. Acquistate presso i negozi in rete degli editori, soprattutto degli editori piccoli. Sarà un po’ macchinoso, forse, visto che tocca iscriversi a tutti ‘sti negozi: ma l’acquisto diretto garantisce all’editore un guadagno più consistente (es.: se un libro costa 20 euro, quando lo acquistiamo in libreria possiamo sperare che all’editore vadano 8-10 euro; quando lo acquistiamo tramite un negozio generalista in rete non sappiamo bene cosa andrà all’editore; quando lo acquistiamo direttamente sappiamo che, tolto il costo della spedizione, tutto andrà all’editore).

3. Acquistate in libreria, consapevoli che il principale còmpito della libreria è quello di proporci, a vista e consultabile, un certo assortimento di libri nuovi e non nuovi. Scorrendo uno scaffale con lo sguardo vediamo più libri di quelli che vediamo in dieci schermate di un negozio generalista in rete. Il negozio generalista in rete che ci propone libri simili a quelli che abbiamo già acquistati, o dei quali abbiamo scorso la scheda, lavora sia per facilitarci la ricerca sia per limitarla. L’esposizione in libreria fa anch’essa entrambe le cose, ma ha limiti molto più larghi.

4. Scegliete una libreria di riferimento e cercate di esserle fedeli. Una clientela stabile facilita al libraio la costruzione dell’assortimento. Un’indagine di mercato di una dozzina d’anni fa (vado a memoria) diceva che quando un cliente entrava in una libreria cercando un determinato libro, una volta su due (o, se preferite, nel 50% dei casi) non lo trovava. L’indagine specificava che, comprensibilmente, la percentuale di libri non disponibili cresceva col diminuire delle dimensioni della libreria. Un amico libraio (una libreria da 70 mq, quindi non piccola) che ha l’interessante abitudine di annotarsi i libri che gli vengono richiesti e che lui non ha (li annota anche se il cliente non li ordina) mi diceva un paio di settimane fa che, secondo lui, adesso siamo a due volte su tre (o, se preferite, al 66% dei casi). I numeri valgano solo per dare una sensazione. In realtà, una libreria che contenesse tutti i libri italiani in commercio dovrebbe essere grande più o meno come Siena. Vi sono dunque due specie di librerie: quelle in cui per limitare l’immobilizzo (un libro esposto e non venduto è un certo numero di euro che restano infruttuosi) si punta a tenere solo i titoli che in tanti chiedono e si movimentano in fretta; e quelle in cui la relazione tra libraio e clienti permette al primo di costruire l’assortimento sulle abitudini e i desideri dei clienti fedeli (mantenendo un po’ di spazio generalista per la clientela volante).

5. Comperate buone edizioni, soprattutto dei libri economici. Se ci sono sette edizioni dei Fratelli Karamazov, cerchiamo di non guardare solo al prezzo. Probabilmente non saremo in grado di valutare la qualità della traduzione (ma talvolta sì: se siamo lettori forti, per esempio, il nome di qualche traduttore dal russo – Ettore Lo Gatto, Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Vittorio Strada, Serena Vitale… – potremmo avercelo in mente), ma basta un’occhiata per decidere se un libro è bello da vedere o no; ne basta un’altra per capire che ci affaticherà gli occhi o li consolerà; basta toccarlo per capire se la carta è buona o no; basta un po’ di esperienza di lettura per sapere se una certa collana è generalmente ben curata o no.

6. Usate i negozi generalisti in rete per ciò che sanno fare meglio delle librerie. Non facciamo impazzire il nostro libraio di Merano (Bz) perché ci procuri un libricino di una minuscola casa editrice di Soveria Mannelli (Cz) il cui distributore più a nord sta a Roma (Rm). Comperiàmolo dalla casa editrice direttamente, o da un negozio generalista in rete.

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7. Non chiedete lo sconto e, se vi viene proposto, rifutàtelo. Il ricavo del libraio è già basso (rispetto a quello di chi vende altro), non facciamolo diventare bassissimo. Soprattutto, non va chiesto lo sconto su libri ordinati (per i quali il libraio ha fatto del lavoro in più rispetto al suo solito) e non va chiesto lo sconto sui libri scolastici (sui quali il libraio ha una percentuale bassissima: meno del 20%). La concorrenza sul prezzo è letale per le librerie. L’insegnante che assegna agli studenti la lettura di un certo libro può ordinarlo per tutti presso un unico libraio: in questo caso potrà legittimamente chiedere un prezzo di favore, perché il lavoro del libraio per far arrivare venti copie di un libro è (di solito) uguale a quello per farne arrivare una.

8. Portate i bambini in libreria, ma anche in biblioteca. E ricordate che la scelta di diventare lettori o non-lettori si fa una prima volta a dieci anni, e una seconda a quattordici (all’incirca).

9. Accettate, se non la storia, almeno la geografia dell’Italia: che è lunga e ha cento città. Per questo la distribuzione dei libri è un lavoro più complesso che, per esempio, in Francia (dove, per dire, tre libri su dieci si vendono a Parigi, e vi sono numerose catene o consorzi che fanno acquisti centralizzati: vedi). Non si può pretendere di avere ciò che si desidera in tempi sempre brevissimi.

10. Non fàtevi scrupolo di prestare libri agli amici. I casi sono due: o era davvero un buon libro, e allora lo ricomprerete, o non era un buon libro, e allora avrete evitato che l’amico lo comperasse (e quindi premiasse un prodotto non buono, incoraggiando gli editori a proporne altri).

51 Risposte to “Dieci cose che chiunque può fare subito per aiutare l’editoria italiana”

  1. Lorenzo Manara Says:

    11. Oppure tirategli una botta in testa. Così non soffre più.

  2. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 21 novembre 1996 – Di questa cosa dei libri spariti, perduti o che comunque non si trovano ne so parecchio. Ho cominciato presto a perderli. Come quel Robinson Crusoe in edizione Einaudi che prestai più di trent’anni fa a un caro amico e non ho mai riavuto indietro. Dopo tanti anni nemmeno lo rivorrei: ormai è così, il Robinson ce l’ha lui, e una ragione ci sarà, e comunque meglio lui che un altro. Per esempio quello che mi fregò i Manoscritti economico filosofici alias Gründrisse di quel famoso tedesco barbuto che a quei tempi andava parecchio di moda. Però fece bene perché io a quel tempo mi interessavo solo di una sconosciuta torinese bionda. La scomparsa di un libro può essere più o meno drammatica, ma è sempre un po’ buffa. Perché che un libro non si trovi non significa niente, a meno di non fare i collezionisti cioè i feticisti. Il brutto è quando un libro non si legge, o, se si è letto, non si ricorda più. E a me succede anche questo. Come quel libro che una ventina d’anni fa mi misi in testa di ritrovare, perché ero sicuro di averlo avuto, e il fatto che non riuscissi a trovarlo mi sembrava veramente inspiegabile e a quel tempo decisi anche che significava qualcosa anche a causa del tipo di libro – si trattava delle Affinità elettive – e continuavo a ripassare tutti i libri che avevo, e mi veniva anche il nervoso, ma non l’ho mai più ritrovato e ho dovuto ricomprarlo. Ma il vero brutto è che non mi ricordavo bene che cosa ci fosse scritto e ancora oggi non lo ricordo. E una ragione ci sarà. Poi ci sono anche i libri che è meglio perderli che trovarli anche se si potrebbe altrettanto bene sostenere il contrario e cioè che ogni libro è sempre meglio trovarlo che perderlo. E infatti a un certo punto mi è presa la fissa dei libri, di salvare i libri, e andavo nei mercati delle pulci e li vedevo per terra, come stracci – su qualcuno c’era anche l’impronta scura, melmosa di un tacco, di una suola -, come vermi, come merde, libri belli, libri famosi, libri uguali a quelli della biblioteca del nonno, libri di quando il nonno era giovane, libri di quando la nonna era giovane, libri di quando la mamma era giovane, e anche libri di quando ero giovane io, libri morti, morti giovani, finiti male, caduti a livello delle pulci, libri perduti, e, pieno di uno strano fervore, perturbato e commosso, ne compravo quanti più potevo, salvandoli dalle scarpe, togliendoli dalla strada e da quel mestiere infamante di libri infangati, sputtanati, fin troppo usati. E comunque meglio usati che niente. Comunque dai libri non ci si deve aspettare più di tanto cioè di quello che possono dare quando si leggono. Per questo ogni libro è sempre un po’ una leggenda cioè una cosa che è già stata ma che si deve ancora fare, cioè ancora leggere, e leggerlo è l’unico modo di ritrovarlo e se no è perso per sempre. E comunque è perduto lo stesso, in un certo senso, perché è tipico dei libri di essere fatti per essere perduti, anzi di essere persi in partenza, di essere già stati fatti, di essere già stati scritti cioè di essere già stati letti, di essere, in un certo senso, finiti fin dal principio. Poi ci sono anche i libri che si ritrovano, i libri retrouvés, ma di quelli parlerò un’altra volta. “ [*] [**]
    [*] Lsds / 558
    [**] “ In realtà, una libreria che contenesse tutti i libri italiani in commercio dovrebbe essere grande più o meno come Siena. “. Tu quoque, Giulio. Ma questa è un’altra storia.

  3. Andy Says:

    D’accordo abbastanza su tutto tranne il punto 10: i libri non si prestano, mai. Si regalano, nuovi se sono buoni, vecchi se sono cattivi.

  4. maria Says:

    Il suggerimento più facile da accogliere(per me) è quello di comprare dall’editore in rete.

  5. salvatore cosentino Says:

    bisogna leggere attentamente le nuove proposte, con professionalità.

  6. virginialess Says:

    Condurre i bambini in libreria e in biblioteca! Non manco di scriverlo nel blog e raccomandarlo ovunque posso. D’accordo anche su buona parte del discorso.
    I libri preferisco regalarli. Quando li presto vorrei mi fossero restituiti…

  7. Maria Luisa Mozzi Says:

    “Scegliete una libreria di riferimento e cercate di esserle fedeli”. Cosa impossibile, nella mia città, a causa della mentalità dei librai, che vogliono solo vendere molte, moltissime copie dell’ultimo libro passato in televisione.

  8. Maria Luisa Mozzi Says:

    Dimenticavo: Acabarra, i suoi brani di diario continuano ad essere amabilissimi. Grazie.

  9. acabarra59 Says:

    “ 27 marzo 1994 – Ti ho mai raccontato la storia di Amabile Barra, quel mio bisnonno che scappò in Argentina? Dicono che scappò, così ho sempre sentito dire, nel senso che lasciò la moglie e i figli, ma chi può dire che cosa volesse fare, a quei tempi, quando il secolo era nuovo, e tutto era all’inizio? Dicono anche che un aviatore (sic) lo vide nella Pampa (sic) inseguito dalle fiere (sic), ma si sospetta che fosse un errore di traduzione. Io ho visto una sua lettera alla famiglia, scritta in un ampolloso spagnolo, accorata, tardiva. Comunque fosse era un fuggiasco. “ [*] [**]
    [*] Lsds / 559
    [**] Grazie, Maria Luisa, a nome di tutti gli amabili, bisnonno compreso.

  10. GiuseppeC Says:

    Alcuni punti sono relativamente facili da seguire e tutti sono condivisibili ma non si puo’ chiedere al lettore, cliente o utente finale di sobbarcarsi tutte le deficienze di filiera per tenerla a galla. Ci lavora o tenta di lavorarci un sacco di brava gente (librai, persone di cerniera, persone di grande utilita’ sociale quali insegnanti e operatori culturali vari) ma molto in alto, molto in basso e nella gran parte del generone che sta in mezzo si muove gente francamente ignobile, tanti impostori e piu’ spesso ancora veri e propri cialtroni. Andrebbe capito se dal collasso di questo sistema rinascerebbe qualcosa di meglio o se verrebbero semplicemente espulse tutte le brave persone senza santi in Paradiso.

    Da ex lettore forte, la quantita’ ha sommerso la qualita’ ed entrare in una libreria non e’ piu’ un piacere: si respira tutta l’aria della crisi, gente incazzata o anche furiosa, libri usati come merendine, roba di puro consumo e un sacco di minchiate mediatiche o di filiera ad occupare tutti gli spazi. Le case editrici medie che vendono online sono gia’ meglio ma il piego di libri spesso si perde per strada ed il pacco postale costa quasi quanto il libro. Per leggere un libro in pace, senza sensi di colpa o noie da postulanti da parte di chi ad ogni passo si permette di profilarti, giudicarti o imbonirti, davvero diventa necessario bypassare la filiera tutta.

    Se tutto il rumore si riducesse del 70% e se tutto questo settore restasse in mano a simil-Mozzi per attitudini e modo di lavorare ognuno nelle proprie competenze, molti ex lettori forti tornerebbero volentieri a sostenere la filiera. Ma se dobbiamo dare soldi ai cani?

  11. acabarra59 Says:

    “ 22 gennaio 1986 – Nella libreria Feltrinelli maschere coriandoli stelle filanti nasi finti polvere per starnutire: Carnevale, insomma. “) [*]
    [*] Lsds / 560

  12. lordmax Says:

    Da lettore forte, molto forte e da professionista dell’editoria… e non affiliato ad alcuna casa editrice posso solo dire che sono delle notevoli baggianate.
    Non è neppure al livello del qualunquismo, sarebbe già stato interessante.
    Sono fortemente amareggiato da un tale calo di tono da una persone, Giorgio, che ho conosciuto e sempre considerato intelligente e attenta.

  13. GiuseppeC Says:

    lordmax, ce l’ha con me? Al nord, le librerie di catena sono supermercati gestiti militarmente e quelle indipendenti fanno spuntare una lacrimuccia se entri e non compri nulla; quelle del centro o stanno in citta’ di studenti, universitarie, o sono vuote, ogni tanto giovanotti e circolini fanno presentazioni e stop; quelle del sud sono veri e propri avamposti sociali in ambienti sostanzialmente ostili, quando non dichiaratamente nemici. Non c’e’ nulla di normale, in tutto questo, nulla che invogli un giro come lo si fa in gelateria, il consumo casuale insomma, quello che spinge un lettore forte a comprarsi invece un e-book su amazon o a farsi il kindle unlimited e tanti saluti. E pensi che i librai, quelli che fisicamente stanno dentro i locali e li curano spesso con estrema professionalita’, sono i migliori, come categoria nella filiera, quasi degli eroi. Saluti.

  14. Joe Metafora Says:

    Non può essere serio. Non lo è, vero? Sta sostenendo uno scopo insensato con argomentazioni pietistiche e contraddittorie.E con un tono da illuminato che dispensa saggezza ai suoi consimili minorati. Ma per favore, troviamoci un lavoro vero, ché la crisi dell’editoria interessa solo gli editori e quegli scrittori per cui scrivere non è necessità ma bisogno (cioè: non demone, ma il 27 del mese).

  15. Giulio Mozzi Says:

    Olè, Joe Metafora.

  16. acabarra59 Says:

    “ 2 giugno 1995 – Stamani il giornale diceva che con la carta straccia si diventa ricchi. Naturalmente si riferiva al riciclaggio di rifiuti cartacei gestito da singoli o organizzati esploratori dei cassonetti della nettezza urbana, ma il sospetto che si trattasse di un’allegra metafora – i giornalisti fanno soldi con la carta antonomasicamente straccia dei giornali – è più che un sospetto. Penso che il mio diario è tutto dentro questa « linea di pensiero ». Anch’io frugo, trovo, riciclo carta che, se non era straccia fin dall’inizio, sicuramente lo è diventata poi. Una specie di arte povera, alla Beuys, anzi pezzente, alla Scalfari. ” [*]
    [*] Lsds / 561

  17. LordMax Says:

    GiuseppeC
    Non ho assolutamente nulla contro nessuno.
    L’articolo è di Giulio Mozzi giusto?
    Quindi in che modo potrei avercela con lei?

    Quello che ho detto è che i punti indicati sono baggianate al limite del qualunquismo, dal basso.
    E da Giulio mi aspetto molto molto di più visto che conosce bene la situazione.
    I consigli dati non valgono neppure la pena di essere elencati, sono totalmente surreali e assolutamente inapplicabili oltre che inaccettabili.

    I librai sono nella situazione attuale per colpa loro, per la loro ignavia, per la loro incompetenza che ha fatto sì che invece di evolversi verso il nuovo si siano trincerati dietro posizioni ridicole, assurde e totalmente inaccettabili per qualsiasi utente.

    Le soluzioni per uscire da questa situazione esistono e esistevano già 15 anni fa ma nella migliore delle occasioni mi sono visto ridere in faccia dai librai… da quegli stessi librai che qualche anno dopo sono morti fallendo miseramente e piangendo fiumi di lacrime sulla cattiveria dei lettori.

    Continuate a considerare amazon il cattivo mentre fate la fila all’ufficio di collocamento perché evolversi è troppo difficile per voi.

  18. Giulio Mozzi Says:

    Veramente, io scoppio di lavoro.

  19. Giulio Mozzi Says:

    Comunque, i suggerimenti contenuti nell’articolo sono rivolti al lettore compratore, non ai librai.

    Attendo dunque che Lordmax ci dica che cosa dovrebbero fare i librai.

  20. LordMax Says:

    Ma proprio perché sono rivolti al lettore non sono accettabili

    Davvero “1. Limitate gli acquisti tràmite negozi generalisti in rete.”?
    Ma quindi chiudiamo anche i centri commerciali e i mercatini?
    Quindi fine della concorrenza, mettiamo fine in modo definitivo a qualsiasi diritto dei consumatori? Anzi già che ci siamo eliminiamo anche il diritto di scelta e istituiamo l’obbligo di andare in libreria una volta alla settimana e acquistare, pena una multa, la proposta del libraio, quale che sia.

    Perché è questo che viene suggerito.

    Buttiamo alle ortiche qualsiasi concetto di diritto alla scelta acquisito in secoli di mercato e torniamo agli amanuensi, perché è chiaro che la stampa ha danneggiato pesantemente il lavoro degl iamanuensi.
    E che dire dei produttori di pergamente e degli scriba, anche loro con l’avvento del libro hanno perso il lavoro.
    E non parliamo poi di quell’obbrobrio del furto intellettuale che sono le biblioteche, luoghi di perdizione dove le persone potrebbero trovare libri in consultazione gratuita… orrore.

    Qualsiasi opzione che preveda una diminuzione della libertà e diritto di scelta e un percorso verso la chiusura e antievolutivo è sbagliato, sbagliato a prescindere.

    I librai potrebbero trasformarsi in luoghi di aggregazione eccezionali se solo volessero… ma implica un lavoro di aggiornamento e un adeguamento della loro mentalità ai tempi moderni.

    Perché la stessa incredibile alzata di scudi non viene fatta quando chiude un panettiere o una parrucchiera o un tabaccaio o un ciabattinon?
    Che il loro lavoro conti meno?
    Che siano persone inferiori e indegne?

    Perché per le librerie le persone DEVONO accettare difficoltà, costi maggiori, esigenze dei librai e dei distributori etc mentre per gli altri esercizi commerciali no?
    Perché le librerie sono esercizi commerciali prima di tutto e prima di tutto devono mantenere il contatto con la realtà e con le esigenze delle persone.
    L’esigenza delle persone oggi NON è aspettare il libro, NON è accettare supinamente la proposta del mese o la porcheria prodotta dalla grande CE che riempie il 50% della libreria.
    Le persone che leggono oggi più che mai sanno cosa vogliono e lo vogliono ora non forse fra 10 giorni se il distributore è così gentile da ricordarsene altrimenti il mese prossimo.

  21. stefano Says:

    Mah, io accolgo volentieri alcuni punti. Da qualche anno ho scelto una sola libreria nella mia città, che mi fa lo sconto del 10%. Prima lo raggiungevo ogni 160 euro di spesa, poi me lo hanno messo fisso, visto che ci vado spesso. Altrimenti acquisto su libraccio online, perché spesso trovo libri a metà prezzo, anche usciti da poco, e soprattutto saggi di divulgazione, che costando spesso più di trenta euro, mi fa comodo averli a metà prezzo. Per cui ho cercato di avere un equilibrio fra libreria e libraccio, considerando che ho una dipendenza, per cui su libraccio acquisto a metà prezzo, ma di fatto acquisto più libri, per cui spendo ugualmente una certa cifra. Adesso potrei cominciare a pensare di più ad acquistare sui siti degli editori e diminuire gli acquisti da libraccio.

    Aspettare non mi cambia nulla, dato che come ogni lettore leggo sempre molti libri, compresi quelli presi in prestito in biblioteca.

    Direi che i punti un po’ in conflitto sono il 2 e il 3. Mi viene in mente di comprare direttamente dagli editori piccoli e comprare in libreria il resto.

  22. acabarra59 Says:

    “ 20 maggio 1987 – Scopro che dall’inizio dell’anno ho speso settecentoventimila lire in libri, avendone guadagnate meno di 5 milioni. “ [*]
    [*] Lsds / 562

  23. Giulio Mozzi Says:

    LordMax, a me pare che quanto tu dici sia privo di relazione con i miei dieci suggerimenti, in particolare quando parli di “diminuzione di libertà”, di “metter fine ai diritti dei consumatori”, di “chiusura di centri commerciali e mercatini”, e simili.

    In sostanza: ho l’impressione che tu non abbia capito niente. E’ come se io dicessi a un amico: “Guarda, nel posto Tale fanno una buona pizza, secondo me varrebbe la pena di frequentarlo”; e lui cominciasse a gridare: “Ecco! Non posso più mangiare la pizza dove voglio! Vuoi limitare la mia libertà! Vuoi far chiudere tutte le pizzerie!”, e simili.

    Peraltro, alla domanda “Che cosa dovrebbero fare i librai?” non dài nessuna risposta.

    Ho lavorato per molti anni in una organizzazione che aveva i suoi scopi la limitazione delle chiusure dei ciabattini e delle parrucchiere.

  24. LordMax Says:

    Evidentemente hai ragione giulio, non ho capito.

  25. Giulio Mozzi Says:

    E cosa dovrebbero fare, dunque, i librai?

  26. LordMax Says:

    Come ho già detto prima dovrebbero evolvere, trasformare i loro spazi da bazar di qualsiasi cosa, manca solo più il pane, a luoghi di aggregazione e tranquillità.

    Io mi aspetto di poter entrare in libreria, prender eun lettore dallo scaffale, sedermi su una poltrona e leggere gli estratti delle proposte del mese.

    Io mi aspetto di entrare i nlibreria, andare al bancone e chiedere al libraio se ha quello che gli ho ordinato dal SUO sito personale e lui mi sporge una schedina SD che io inserisco nel mio lettore digitale, lo ringrazio e torno a casa perché ho già pagato online i libri.

    Io mi aspetto di entrare in libreria e sedermi con altri utenti per una serata di letture condivise organizzate, via email o sito della libreria. Prendo il lettore digitale e apro il libro scelto per la serata, possibilmente per votazione dei partecipanti.

    Io mi aspetto di entrare in libreria, collegare il mio lettore alla rete interna e visualizzare le proposte del libraio, andare al bancone, salutarlo e chiedergli se ha qualcosa di diverso da propormi magari di più rapido da leggere o di più adatta all’umore del momento.

    Io mi aspetto di aprire il sito del libraio, scegliere una serie di libri e regalarli a mia moglie, lei va in libreria, il lettore si collega alla rete della libreria e i libri gli vengono notificati automaticamente con la mia dedica in primo piano.

    E mi aspetto tante altre cose da una libreria.

    E sono cose già fattibili oggi, in questo momento, anzi no, erano già fattibili nel 2010 quando le ho proposte a vari librai nel nord italia… librai che mi hanno riso in faccia e ora hanno chiuso, ovviamente con grandi piagnistei e con grande scandalo e proteste di chi in libreria non entra neppure per sbaglio.

  27. Joe Metafora Says:

    I librai dovrebbero offrire un servizio. Se non sanno offrire un servizio interessante, cambiano modo di lavorare o cambiano mestiere. Certamente non impongono moralismi saccenti sui poveri minorati come me che vogliono comprare o scambiare prodotti culturali a prezzi giusti e in tempi giusti. Ma siccome chi parla sul serio di crisi del mercato è la stessa gente che critica la fusione di Mondadori e Rizzoli, a me viene da pensare che ciò che preme loro non sono né gli editori, né i librai, né tanto meno i lettori, ma la loro rendita culturale di maitres-à-penser.
    Se così non fosse, capirebbero che il bello di lavorare non è farsi dire “bravo e bello” dal prossimo, ma mettersi al servizio del prossimo.
    Ma probabilmente anch’io, come LordMax, non sono in grado di capire.

  28. dm Says:

    (Domanda a chi è pratico della città di Milano. Qual è una buona libreria nella zona sud di Milano, buona nel senso in cui non ci trovi solo i titoli meglio vendibili…? Quella presso cui mi fornivo – le poche volte che mi potevo permettere di comperare un libro – ha chiuso i battenti e mi aspetto che ci aprirà la quinta banca del viale o sennò un negozio Amsterdam Chips per la fame smisurata di patatine dei milanesotti.
    Grazie a chi può e vuol dire. Ciao.)

  29. Giuseppe Asaro Says:

    Spesso mi pongo la domanda e cioè: perchè semianalfabeti per certe combinazioni della vita hanno il potere di giudicare se un libro è degno o no di essere pubblicato. Alcuni si limitano a leggere soltanto alcune pagine e già per loro semidei ciò è sufficiente a troncare magari un ottimo scrittore. Delle volte sarei tentato di copiare un romanzo discreto ma non tanto famoso, cambiare il titolo e inviarlo a qiualche editor. Sono sicuro che lo troncherebbe immediatamente. In questo campo nessuno ha la pazienza di leggere fino in fondo. Capisco che certe pagine sono proprio illeggibili e quindi è inutile continuare, ma quando già qualcosa viene giudicato buono nella qualità della scrittura ma apparentemente mediocre , a mio modo di vedere, si dovrebbe andare fino in fondo. Ma oggi l’editoria preferisce solo nomi dello spettacolo, qualsiasi cazzata scrivano, o meglio c’è l’esterofilia. Oggi se si concretizza l’ultimo acquisto prospettato della RCS ci sarà un monopolio assoluto e forse prima di mandare un dattiloscritto ci si deve iscrvere a forzaitalia.

  30. Giulio Mozzi Says:

    Giuseppe Asaro: sono ventidue anni che pubblico e diciassette che lavoro nell’editoria; e non ho mai incontrato nessun “semianalfabeta” che avesse “il potere di giudicare se un libro è degno o no di essere pubblicato”. Le persone che ho conosciute, dotate di questo potere, sono persone molto colte; o, se giovani, molto curiose e molto studiose.

    Scrivi anche:

    Capisco che certe pagine sono proprio illeggibili e quindi è inutile continuare,…

    Ciò che ti sfugge, credo, è che le opere “proprio illeggibili” sono la stragrande maggioranza di ciò che arriva nelle case editrici.

    Rcs Libri stava andando a rotoli: l’unico soggetto abbastanza forte per salvarne almeno in parte il patrimonio culturale e i posti di lavoro è Mondadori. Era meglio se Mondadori lasciava andare a rotoli Rcs Libri?

    Ho pubblicato con Mondadori e con le sue controllate (Einaudi): e nessuno mi ha mai chiesto, non dico se fossi iscritto a Forza Italia, ma nemmeno di che orientamento politico o religioso o gastronomico fossi.

  31. Giulio Mozzi Says:

    LordMax: non credo che le tue proposte abbiano una sostenibilità economica.

    Perché mai uno dovrebbe ordinare un libro digitale nel sito nel libraio e poi andare fin là a prenderselo, se può prelevarlo nel momento stesso in cui lo ordina?

    Quanto si dovrebbe pagare per starsene in libreria a leggere? (Perché, ovviamente, gli spazi e il tempo d’apertura e le poltrone comode eccetera sono roba che costa).

    Quanto costa sostituire i lettori digitali rubati? (Perché, se chiunque può entrare e prendere un lettore digitale per vedere le proposte del libraio, un certo numero di furti ci sarà).

    Joe Metafora: ho scritto che secondo me LordMax non ha capito, non ho scritto che non è in grado di capire. A tutti può succedere di non capire una cosa in una discussione, ma dire a uno che non è in grado di capire è come dargli dello stupido. Cosa che non ho fatto.

  32. LordMax Says:

    Ovviamente la sostenibilità economica va valutata di caso in caso.
    Personalmente ritengo che sia sostenibile e in alcune occasione sono quasi riuscito a dimostrarlo.

    Perché uno dovrebbe andare in libreria a prendere il libro ordinato? Perché no. Lo ordino dall’ufficio e ho il lettore a casa. Sto andando ad una serata di lettura, ad un evento, ho la scheda di memoria piena e me ne serve un’altra, voglio passare un po di tempo in libreria e via dicendo. I motivi possono essere vari e ovviamente relativamente importanti.
    Inoltre sì, potrei avere già il libro sul lettore e vado in libreria perché la casa è rumorosa, perché voglio uno spazio più gradevole dove leggere.
    Il punto è dare un servizio che non è disponibile altrove… neppur ein biblioteca.

    Pagare per stare in libreria.
    Bella domanda. Non banale, per nulla banale. Non ho una risposta che possa colmare ogni situazione ovviamente ma…
    Ho comprato il libro.
    Magari la libreria fa anche il caffé.
    Magari la libreria organizza eventi alcuni dei quali a pagamento.
    Ad oggi se entro in libreria e leggo per due ore non capita nulla, non viene il commesso a cacciarmi. Non vedo differenze funzionali rispetto all’attuale situazione. vedo un miglioramento del servizio e una accoglienza che oggi non ho.

    I lettori digitali rubati sono un problema inferiore (o pari) al numero di libri trafugati, a mio parere.
    Non puoi strappare una pagina di un lettore digitale.
    E’ sufficiente un tag NFC (10 cent di costo) sul o dentro il lettore per far suonare le barre antitaccheggio presenti ovunque.
    Inoltre il lettore ha una connessione internet e questo permetterebbe il recupero o quanto meno la denuncia di furto cosa che con un libro non è possibile fare… e questo significa che l’assicurazione rimborsa il furto mentre oggi le assicurazioni sui furti dei libri come si comportano?
    E poi una volta che il numero di lettori digitali aumenti, il fenomeno dei furti sparirebbe, un po come sono praticamente scomparsi i furti delle autoradio dalle macchine.
    Questo non significa che non ci saranno furti e rotture certo, è ovvio. Tralasciando il discorso del rischio di impresa che non ha senso qui, resta il fatto che un lettore digitale costa quanto 3-4 libri non di più. quanti libri vengono rubati mensilmente nelle librerie italiane?

    Il punto che volevo mettere in evidenze è che ci sono i mezzi per far evolvere le librerie, ci sono le idee e le possibilità, mancano i librai che vogliano cogliere queste possibilità.
    Mentre vedo sempre tanti piagnistei e prese di posizioni fini a se stesse e sempre di più la volontà di scaricare le colpe sui propri utenti e clienti anziché chiedersi perché le cose non funzionano come si vorrebbe.

    Leggo spesso che gli ebook sono in declino poi guardo i numeri (anche quelli dell’AIE) e la curva di crescita è una riga retta oltre i 40 gradi.
    Se non si coglie l’occasione di evolversi oggi, resta solo l’estinzione.

    La società non si ferma di sicuro, bene o male che sia.

  33. Giulio Mozzi Says:

    LordMax, scrivi:

    Tralasciando il discorso del rischio di impresa che non ha senso qui…

    Ah, certo. Non ha senso. Per carità. Ai librai, il rischio d’impresa gli fa un baffo.

    Non mi interessa proseguire la discussione.

  34. LordMax Says:

    Ma che hai?

    Leggi meglio la frase, tutta, il senso della frase è
    Visto che liquidare il discorso con la solita frase “fa parte del rischio di impresa” è stupido, la escludo dal discorso perché sappiamo tutti cosa sia e quanto conti nella gestione di una attività.

    E l’hai subito presa al contrario.

  35. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 15 giugno 2015 – “ Mercoledì 17 giugno, h. 18. Presentazione del libro Bollita e ribollita. Il mio amore per la cucina, gli affetti e tutto il resto, di Laura Tosi, Iacobelli Editore. L’autrice ne parlerà con la giornalista Giorgia Vaccari. Un’autobiografia inconsueta, contrassegnata da un continuo gioco di rimandi tra ricette di cucina e sprazzi di memoria, in cui l’odore della cipolla soffritta, il sapore della frittata di patate, il gorgogliare del sugo fanno riaffiorare alla memoria momenti di gioia e di tristezza, le fattezze di un volto amato, il dolore per una perdita, amicizie, tradimenti, rimpianti, affetti, delusioni. “ (Dal programma della libreria qua vicino) “ [*]
    [*] Lsds / 566

  36. LordMax Says:

    @acabarra59
    Con una presentazione così preferisco restare a casa a sentire il vicino di casa che mette le mensole sui muri.

  37. Giulio Mozzi Says:

    Vedi, LordMax, il problema è che sembri non sapere che se ordini un libro digitale dall’ufficio mentre hai il lettore a casa, quando finalmente accendi il lettore te lo vedi piovere direttamente lì. Ma qualche riga sotto ti viene in mente che il lettore, essendo appunto collegato all’internet, può essere rintracciato se rubato…

    Il problema è che quando leggo:

    Pagare per stare in libreria.
    Bella domanda. Non banale, per nulla banale. Non ho una risposta che possa colmare ogni situazione ovviamente ma…
    Ho comprato il libro.
    Magari la libreria fa anche il caffé.
    Magari la libreria organizza eventi alcuni dei quali a pagamento.

    mi pare di aver davanti uno che probabilmente non aveva mai pensato prima al fatto che lo spazio costa.

    Con i “magari” non si fa niente. Un’imprenditore che si assume un rischio non può accettare dei “magari”.

    (Ovvio che se stai due ore in libreria – occupando peraltro uno spazio lasciato libero dalla libreria stessa – non ti cacciano. Ma, se non sei un cliente abituale e decisamente buono, t’assicuro che ti odiano. E, in linea di massima, ti sorvgliano; soprattutto se indossi un ampio impermeabile con grandi tasche…).

  38. LordMax Says:

    Sì, decisamente hai ragione, non sono in grado di capire, proprio non sono in grado di capire.
    Evidentemente io non riesco a capire come sia possibile accettare tutti questi cattivi clienti che non vivono per supportare le librerie.

    Quando dici che un imprenditore non vive con i “magari” ti faccio notare che con un “magari” è nata la microsoft, la Boing e persino la StreetLib (che si chiamava Simplicissimus) e non mi pare che siano stati dei “magari” cosi mal gestiti.

    Se non ci si basa sui magari da cui poi derivano ricerche di mercato, scenari e via dicendo cosa usa un imprenditore? C’è una illuminazione divina che gli dice cosa fare?

    No, decisamente io non sono in grado di capire.

  39. acabarra59 Says:

    “ 28 novembre 1994 – era già notte quando ho scoperto la macchia. erano più d’una. sebbene la luce della carrozza fosse scarsa sono quei vecchi vagoni sai se ne trovano ancora su certe linee secondarie scomodi alcuni scomodissimi perché i sedili sono di legno io per di più ero stanco e il sedile oltretutto è anche stretto non c’entra mai più di un mezzo culo per volta l’inclinazione poi è assurda si dovrebbe sembra stare diritti come una signorina dell’altro secolo e avere per di più le gambe cortissime si prevede figuratelo un passeggero mostruoso dal grande busto rigido su due gambette nane che sia come se non bastasse disposto a viaggiare anche soltanto su mezzo culo dove andrà poi chi lo sa e a luce fioca proprio poca dunque stando immobile impettito come una statua di bronzo come un bonzo ecco forse le gambe vanno tirate su e incrociate ma questo lo dico ora dal cartello non risultava per niente dunque era notte anche. io leggevo quel librettino arsa mandi spiritoso il titolo e anche il resto abbastanza davvero era stata una brutta giornata tornavo pioveva e così ero entrato in quella libreria del centro almeno non ci piove sebbene proprio così: i libri sono troppi e la cassiera antipatica sì quella nuova l’hai vista anche tu era meglio prima appena entri avrai notato cominci a sudare io comincio ho cominciato non so perché fuori piove è vero e dentro è caldo non è sudore però è un umido qualcosa si forma fra il collo e la camicia un po’ schifoso inoltre ti senti male io stavo male e i libri sono troppi d’accordo? questo arsa mandi era poesia così l’ho preso poesie cortissime per il treno va bene dato che poi si cambia e nei vagoni c’è poca luce lo sapevo già ogni volta è così. schifosa la stazione del resto lo sai perché fuori pioveva e dentro si è formata quell’acqua più cicche più pezzi di carta scontrini etcetera e impronte sul pavimento è anche pericoloso qualcuno ci scivola però non migliora con i trucioli di legno sai mi ricordo benissimo facevano così in quel caffè del centro era anche peggio perché si attaccano lo puoi vedere agli ombrelli ad esempio sulla punta cala una goccia sale un truciolo e resta lì poi fuori quando lo apri o rimane o vola su qualcuno sul cappotto sul cappello anche alle calze delle donne sulla caviglia può essere andato da solo o via ombrello anche alle falde dei cappotti e poi sotto le scarpe è ovvio con i trucioli o senza è comunque uno schifo ma con i trucioli forse di più. il treno invece no. solo quello che ho detto quanto alla scomodità e la luce. filtrava appena dalla vecchia lampada elegante ai suoi tempi e inoltre ma è naturale incrostata gialla sporca da anni e anni. All’inizio buio perché hanno acceso dopo un bel po’ di chilometri così ho tirato fuori arsa mandi e nonostante tutto leggevo. mi sono fatto qualche bella risata un umorismo freddo cosa credi « apparecchiarti » diceva c’era una storia di pranzi ma invece era sesso. e poi le altre. del resto costava poco. ma non mi pare ne abbiano fatti altri è stata una collana senza futuro. poi ho cambiato e il secondo treno ancora peggio perché la linea è ancora più secondaria. fuori pioveva e ormai avevo letto tutto è un librettino di poche pagine sono arrivate le due ragazze con il vecchio e ridevano come matti. non mi ricordo quando è stato che ho visto la prima macchia era venuta proprio sotto al titolo era una macchia d’unto all’inizio non riuscivo a capire quando l’avessi fatta. e il libro è bianco nota bene i caratteri rossi piccoli in alto a sinistra in nero l’autore e la macchia proprio fra « arsa » e « mandi » di colore incerto un beige direi ma non credere non accozzava bene col nero e il rosso e poi la forma sai le macchie stava lì non si sa da dove fosse venuta sembrava di frittella ma le frittelle non c’entrano è solo un modo di dire. le macchie sono così capitano come quelle che sembrano lacrime ha pianto qualcuno ma dove ma quando figurati in mezzo a un libro ma se non l’hai nemmeno mai aperto o gli sbaffi anche dei pennarelli sì purtroppo e della biro magari se c’è un pelo sulla sfera e ancora peggio la penna con il pennino quando c’era il capello e allora buonanotte. alcune volte va detto era colpa della carta che suga succhia assorbe come scrivere sulla carta assorbente appunto le lettere si gonfiano si vedeva proprio spuntava l’inchiostro si spandeva dai lati e continuava ad allargarsi ci voleva tempo e alla fine faceva schifo la lettera tutta pelosa maledetto quaderno e chi lo vende. inoltre anche sul foglio da disegno qualche volta appariva una ditata e cancellare con la gomma anche pane era peggio perché allora può capitare che la carta si sciupa un’abrasione sul bianco si spela i rotolini di carta quella è grigio sporco a forza di grattare poi lo so ci passi sopra con l’unghia magari è anche peggio alla fine è uno schifo. però nel caso di arsa mandi la copertina era plastificata così ho provato con il dito sì l’ho bagnato con la saliva e l’ho passato sulla macchia succede che se ne vadano cosa credi. invece no. anzi peggio perché se insisti la plastica se ne va addio lucido arriva l’opaco ed è un pasticcio. non c’era niente da fare sapessi almeno quando l’ho fatta. così ho deciso non c’era altro da fare che fare in modo che non sembrasse una macchia così ci ho disegnato intorno un bel cerchietto anzi non era un cerchio perché seguiva la forma della macchia tanto è inutile fare finta di niente. tutto sommato è un buon lavoro ed ero quasi arrivato ormai. ma poi mi è preso lo scrupolo di controllare l’interno e: era pieno di macchie piccole e piccolissime mi ero fissato le scovavo tutte: le ho circondate tutte. anche quelle in un angolo lontano dal testo. siamo arrivati. Piove. “ [*]
    [*] Lsds / 567

  40. Giulio Mozzi Says:

    Porta pazienza, LordMax: ma se mi attribuisci opinioni idiote, è ovvio che ti sembrerò un idiota. Però guarda che quelle opinioni non le ho.

  41. Giulio Mozzi Says:

    Piccola spiegazione non dovuta e nemmeno richiesta, ma forse utile.

    Il titolo dell’articolo qui sopra è:

    Dieci cose che chiunque può fare subito per aiutare l’editoria italiana

    Suppongo che l’eco, nell’uso del verbo “aiutare”, di formule del tipo “aiutiamoli a casa loro”, sia percepibile. Suppongo che la paradossalità dell’accorato e implicito invito (“aiutiamo l’editoria italaina”) sia percepibile.

    (Che l’editoria italiana debba aiutarsi da sé, posto che abbia bisogno d’aiuto, mi pare ovvio) (come mi pare ovvio che debba aiutarsi da sé l’industria calzaturiera ecc.).

    Sotto il titolo c’è una fotografia ufficiale o quasi di Marina Berlusconi, presidente di Mondadori spa. Che, con gli annessi e connessi, fa il 38% circa dell’editoria nazionale. La fotografia reca la seguente didascalia:

    L’editoria italiana, colta in un momento di incertezza.

    Marina Berlusconi viene quindi identificata con l’editoria. Tuttavia, nel suo viso non mi pare si possa vedere dell’ “incertezza”. E nemmeno la fotografia mi pare “colga” qualcosa: è, tra le prime fotografie che Google offre, quella in cui la signora appare più in posa, più pettinata eccetera. Più disumana, mi vien da dire. Meno adatta a sollecitare un “aiuto”.

    (Che poi, chi ha voglia di “aiutare” Mondadori? Chi si sente eticamente spinto a farlo?).

    Se dopo un gioco ironico di questo tipo uno legge l’articolo come se io volessi imporre l’acquisto dei libri (obbligatoriamente cartacei) in libreria, eccetera, come se io volessi demonizzare l’editoria digitale, eccetera, ovvero le letture offerte dalle persone che si firmano Joe Metafora e LordMax – be’, complimenti per la fantasia.

    Il punto è che mi sono rotto il cazzo di quelli che prima si lamentano che in libreria non si trova più niente, poi mi dicono che comprano tutto e solo via internet, poi aggiungono che gli scrittori italiani fanno schifo, poi ammettono che sono vent’anni che non ne leggono uno, poi dicono che sarebbe bello uscire la sera per andare in libreria a leggere o sentire delle cose interessanti, infine mi raccontano che hanno speso una fortuna per trasformare il salotto di casa in una specie di supercinema.

    “Ma tu, al cinema, quello vero, ci vai mai?”.
    “No, da anni. Ci danno solo schifezze”.

    E l’idea che ci sia una relazione (nelle due direzioni) tra i loro comportamenti e ciò che avviene nel mercato, manco li sfiora.

  42. LordMax Says:

    Credimi, se c’è una cosa di cui sono certo è che non sei un idiota.

    Abbiamo opinioni diverse su parecchi argomenti e simili su altri e credo sia anche un bene alla fine dei conti.

    Sulla foto non faccio parola perché Marina Berlusconi ha un cipilio che fa quasi paura e non solo in foto. ^__^

    Per il resto posso solo dire che dopo essere stato preso a maleparole da vari librai a cui proponevo qualcosa di nuovo (e stiamo parlando del 2009 e molti, come dicevo sopra, ora hanno chiuso) e continuo a leggere accorati appelli alla cattiveria di chi non va in libreria ecco, il dente avvelenato ce l’ho eccome.
    Ma è l’atteggiamento generale di editori e librai che non sopporto come se avessero dei diritti divini che ad altri sono negati.

  43. GiuseppeC Says:

    Modesta proposta. Il consumo casuale si potrebbe incentivare con cestoni a pesca libera di volumi di piccolo formato, succinto contenuto e basso costo, diciamo due-tre euro, fossero anche estratti di uno-due capitoli del libro completo. Il tomo a quindici-venti euro non lo compra quasi piu’ nessuno ma una frazione che si digerisce in mezz’ora magari si’. Un gelato, un regalino, un modo simpatico di fare relazione. Le startup non riescono perche’ non hanno il nome, la qualita’, il catalogo e la filiera, magari mondazzoli ce la fara’ come ce la faceva Baraghini trent’anni fa.

  44. acabarra59 Says:

    “ 12 ottobre 1988 – « Leggo sul Venerdì numero 41, pagina 44, accanto alla fotografia della signora Feltrinelli: “ Inge Feltrinelli nella libreria milanese che quest’estate ha inventato la formula dei « volumi venduti a peso » “. Devo precisare che la formula “ volumi venduti a peso “ non è una trovata feltrinelliana in quanto la casa editrice Gutenberg (Ave, Manuciehri, Tehran, Iran) da più di 25 anni segue ininterrottamente questa formula e con pieno successo. – Darnsh Radpur – Roma » (Lettera al direttore, anni Ottanta) “[*]
    [*] Lsds / 568

  45. Giulio Mozzi Says:

    Ma, LordMax: io di “accorati appelli alla cattiveria di chi non va in libreria” non ne ho mai letti. A parte il fatto che ci si appella alla bontà, alla giustizia, alla virtù di qualcuno: non (mi pare) alla cattiveria.

    Il mio articolo dice: se non si frequentano le librerie, se non si comprano libri in libreria, è insensato lamentarsi della loro estinzione.

    E tu rispondi come se io dicessi tutt’altro.

    Scusa, eh.

  46. Giulio Mozzi Says:

    GiuseppeC: quella che tu proponi è in assoluto la più costosa forma di promozione. La produzione e gestione commerciale di libri di bassissimo prezzo costa tanto quanto quella dei libri d’alto prezzo. Sarebbe più conveniente distribuire estratti gratuitamente (così li regali alla libreria e non ci pensi più: niente rese, meno lavoro contabile, eccetera). E in effetti c’è chi fa qualcosa del genere, distribuendo estratti dei libri attraverso i quotidiani.

    La tua affermazione

    Il tomo a quindici-venti euro non lo compra quasi piu’ nessuno ma una frazione che si digerisce in mezz’ora magari sì,

    fa a pugni con la realtà del mercato, dove a es. da un paio d’anni i tascabili soffrono assai di più rispetto alle novità. Abbassare il prezzo del libro non conviene a nessuno: non conviene all’editore, che semplicemente ci guadagna di meno; non conviene al libraio, che semplicemente ci guadagna di meno; e non interessa al cliente, che spende più volentieri venti euro che quattordici o tre. (La NewtonCompton si è quasi uccisa, col suo esperimento di cartonati a basso prezzo: è riuscita solo a costringere gli altri editori ad abbassare i prezzi). (Senza contare che un libro dal quale si guadagna pochissimo deve necessariamente essere un libro di scarsa qualità).

  47. GiuseppeC Says:

    Ok capito. Difficile uscirne: nella mia piccola ma variegata cerchia, per chi non legge e non ha voglia ma magari darebbe qualcosa occasionalmente per far bella figura o accompagnare la moglie, il parente o l’amico, la libreria oggi e’ un luogo piu’ complicato del negozio di vestiti.

  48. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 19 febbraio 2015 – Ieri sera, uscendo dalla libreria – quella piccola -, ho pensato che io non amo le librerie, né quelle piccole, né quelle grandi. Il fatto è strano, stando che, invece, a me i libri piacciono, sono sempre piaciuti. Le librerie, però, no, per niente. Perché? La verità è che io in libreria, almeno fino a una certa età, ci sono sempre andato poco. Ci andavo con la mamma, a comprare i libri di scuola, una volta all’anno, e nemmeno sempre, perché, ecco, essendo la mamma professoressa, i libri scolastici spesso arrivavano a casa, come « omaggio » delle case editrici. Gli altri poi che leggevo me li regalavano, senza dirmi dove li avevano presi. E poi c’erano quelli che c’erano già, quelli che erano in casa, quelli « vecchi ». Io quelli li amavo infinitamente, direi « favolosamente ». Poi venne il tempo in cui in libreria cominciai ad andarci un poco anche io. Ma ci stavo poco, perché il posto non mi piaceva. Non mi piaceva il libraio, cioè quello che i libri li vendeva. Come li vendeva. Non mi piacevano quelli che li compravano. Come li compravano. Poi sono andato a fare l’università in un’altra città, e ho scoperto la libreria Feltrinelli. Ed è stato terribile. Perché i libri erano tanti, troppi. Si poteva anche rubarli, e credo che lo sapessero, e che facessero finta di niente, perché a loro, tutto sommato, andava bene così. Poi ci fu la casa editrice Einaudi. Che i libri veniva a venderli a rate chez toi. Io, a quel punto, avevo già capito che si trattava di un pasticcio, di un pasticciaccio. Già mi chiedevo come riuscire a venirne fuori. Già avevo capito che era troppo tardi per farlo. Poi ho pensato che un modo di salvarmi fosse decidere un limite, un non plus ultra: avrei « trattato » solo libri vecchi, come quelli di casa mia, della mia infanzia etc. È stato allora che ho scoperto le bancarelle, i mercati, le Porta Portese del mondo. Ma erano troppi anche quelli, le mie infanzie si moltiplicavano, come se la mia infanzia non fosse mai veramente stata solo mia. Poi i giornali si sono messi a vendere libri, ma di quelli non ne ho comprato nemmeno uno. Poi le librerie sono diventate sempre più grandi, esageratamente grandi. Io ho smesso anche di averne paura, tanto, pensavo quando ci entravo, che male possono farmi più di quanto non me ne abbiano già fatto… E stamani leggo che Mondadori ingloberà la Rizzoli. E così, immagino, i libri, da troppi che erano, diventeranno troppissimi, e non ci sarà più niente da fare. Se non naufragare. Magari sarà anche dolce, chissà. “ [*]
    [*] Lsds / 569

  49. GiuseppeC Says:

    acabarra – se digito “ubik foggia” (notevolissimo avamposto sociale e fornitissima nonché squisitamente gestita maggiore libreria cittadina) dal pc su google chrome, compaiono i link ai siti e, sulla destra, la mappa con le indicazioni stradali per “Libreria Ubik – Negozio di computer”. Che si fa?

  50. acabarra59 Says:

    “ Giovedì 24 ottobre 2002 – Nella libreria del nonno i libri erano tutti in disordine. Diritti, coricati, affastellati, mischiati. Senza la copertina, oppure addirittura con due. C’erano anche nastri, pezzi di stoffa, fogli dattiloscritti, fotografie – quelle dell’album degli ufficiali della Grande Guerra: sembravano tutte uguali, quelle piccole facce, ma dopo un po’ io trovavo sempre quella del nonno – che mi sembrava diversa da tutte le altre, più chiara, più luminosa, come se, a forza di guardarla, si fosse riempita di luce. Se fossi uno scrittore, potrei scrivere: ecco dove ho imparato a mischiare le carte, a confondere i libri, a illuminare le facce. Ci passavo ore e ore. Seduto per terra, in silenzio, lontano dalle stanze dove stavano gli altri. Non si può dire che leggessi. Maneggiavo i libri, la carta stampata, la roba di prima. Era una specie di tomba etrusca, di pozzo dei miracoli, di grotta delle meraviglie. E ancora oggi continuo a frugare: fra i libri, dietro i libri, dentro i libri, come se ancora non avessi trovato tutto, come se ci fosse qualcosa, una più meravigliosa di tutte, che sia rimasta nascosta lì, ancora segreta, dopo tutto questo tempo. “ [*][**]
    [*] Lsds / 570
    [**] GiuseppeC, ma veramente lo chiedi a me? Io poi, più su di Trani non ci sono mai stato…

  51. GiuseppeC Says:

    acabarra – un commento sull’utente casuale che cerca la libreria e se la ritrova negozio di computer eheheh

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