[E così, anche questo gioco è finito. Grazie a tutte e tutti].
di Claudio Mercandino
La crepa lungo il muro che ti appare
e poi dispare appena guardi; il velo
che il tempo posa sulle cose; il cielo
occhieggiante tra le persiane rare,
sbiadito, all’alba; l’insidiosa tela
eterea che galleggia, sonnolenta,
in mezzo al bianco; il ragno che reinventa
nel buio nuove trine e poi le cela,
vestite d’ombra; il quadro un poco storto;
il bordo della cuccuma, sbeccato.
Segni opachi che il vivere ha lasciato,
indifferenti all’occhio avvezzo e assorto,
bugie dell’abitudine che inganna
i sensi, e spesso l’anima anche illude,
le vedi e non le vedi: stan lì, nude
intermittenze d’una gibigianna.
[In questo componimento è nascosto – ma non è invisibile – un gioco che va scoperto].
Tag: Claudio Mercandino
6 aprile 2015 alle 14:41
le cose invisibili. come il mio adieu mon coeur.
6 aprile 2015 alle 14:44
intendo l’acrostico, ne’.
8 aprile 2015 alle 05:49
Belli gli acrostici (in generale), ma soprattutto bella la poesia (in particolare).