
Una sera nel Salento, 2005
Una sera nel Salento, 2005
[E così, anche questo gioco è finito. Grazie a tutte e tutti].
di Claudio Mercandino
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Virgole bianche, pavimento scuro;
bioccoli evanescenti trascinati
dall’aria in girotondi lungo il muro
dove li vedo e li disvedo; ingrati
ciuffi di peli lattei che catturo
sui miei vestiti, peli seminati
tra fusa e grattatine, duraturo
ritorno di coriandoli svagati.
Oggi evocano l’umida carezza
d’un naso sulla guancia addormentata
sul far dell’alba, o la spensieratezza
dei passi sulla mensa apparecchiata;
domani, inaspettati, la dolcezza
di ricordar che un giorno ci sei stata
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Prima c’è il tuffo, dopo il capogiro,
un vortice di aromi e di colori,
di lame un mulinar senza respiro,
egualitaria danza di sapori.
Più niente asperità né differenze
in questo democratico frullato:
con normalizzatrici turbolenze
omologa il presente, ed è passato.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Una muta lettiera di Torino
udì dire alla gatta: “Occhio, t’orino…”.
Subìto poi il diluvio,
diffuse un aspro effluvio
quella lettiera muta di Torino.
(reloaded: controcampo)
Della gentil mia gatta la lettiera
d’intime evacuazioni è bomboniera.
“Silenzio! Odo raspare…”.
E presto essa riappare
d’aromi un po’ indiscreti – ahimè – foriera.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Si mischiano a una folla, sull’attenti
alcuni, ed altri, invece, coricati;
son figli di un’urgenza, un desiderio,
due soldi che hai puntato sul tuo tempo
perdendo la scommessa.
Credevi di poterli frequentare,
come chi acquista scarpe da podista
illuso di comprar muscoli e fiato;
e invece nel silenzio li hai vestiti
d’un velo polveroso.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Discreto se ne sta, le spalle al muro,
finché non dà un rigurgito e, repente,
da un fremito inspiegabile ed oscuro
colto, prende a ronzar con efficiente
e laborioso intento, e duraturo
(almeno fino a quando c’è corrente):
ti accorgi allor che in quel conservatore,
fanatico guardiano del rigore
dall’anima di ghiaccio, pulsa un cuore
nascosto dalla satinata porta.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
M’appare non cercata, a tradimento,
col corpo suo di radica ordinaria
un po’ odorosa di camino spento
ed il bocchino fatto ad “esse”, e l’aria
sospesa ed enigmatica di quella
che l’estro di Magritte rese famosa,
pipa-non pipa, oggetto che favella:
“Io non son io, tu guardi un’altra cosa”.
E infatti questa pipa dal colore
bruno, cui il tempo consumò il respiro
lasciando una scia lieve dal sentore
di fumo freddo, pipa che rimiro
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
È nera e ha un logo candido sul suo scuro cappuccio,
da oltre vent’anni è libera dal lusso dell’astuccio;
la spola fa, instancabile, tra mensola e taschino:
danza ogni dì, ben agile, in punta di pennino,
con vezzo calligrafico sul foglio immacolato
per dir, con piglio fervido: “Un segno l’ho lasciato”.
E un segno, sì, indelebile, lei lo lasciò davvero:
presente malinconico fu d’un addio sincero
allor che la combriccola, quando cambiai lavoro,
mi volle far, donandola, un bell’omaggio d’oro
che assai mi scaldò l’animo. Da allor triste il ricordo
a ogni pensier nostalgico sussurra: “Ancor ti mordo”.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Dormendo nel cassetto, o mio coltello,
nascondi al buio il tuo baglior lucente:
accanto al seghettato tuo fratello
sonnecchia in te uno spirito tagliente.
Mai lama vidi tanto risplendente
né brivido mi colse così bello
di quando guardo te, forza silente,
dormendo nel cassetto, o mio coltello.
Di fato e di vendetta sei modello,
ché sai punir con lampo onnipotente
le offese e, se non parli senza appello,
nascondi al buio il tuo baglior lucente.
di Claudio Mercandino
[Le regole del gioco sono qui].
Quando, la sera, stanco dopo il duro
dì di fatica, già pregusti il dolce
e languido abbandono, e nei tuoi sogni
un morbido divano c’è, od un letto,
ove poggiar le reni ed il bacino,
sempre lui cerchi: un soffice cuscino.
Di lana o di sintetico è il cuscino,
di crini o piume, e sa attutire il duro
impatto al vulnerabile bacino,
e dell’insonne render sa assai dolce
il viaggio nel dormire, si che il letto
ricco scrigno diventi dei suoi sogni.