di giuliomozzi
Ansa, 20 giugno, 15.41, qui. ”Non abbiate paura, siate fieri e coerenti di fronte all’identità dei cristiani, anche nel momento della sofferenza, perché dopo quel calvario ci sarà la luce della resurrezione”. E’ questo il messaggio affidato all’omelia domenicale del cardinale Crescenzio Sepe, che sta celebrando la messa nella chiesa di Sant’Onofrio dei Vecchi in corso Umberto a Napoli. Sono le prime parole pronunciate in pubblico dall’arcivescovo dopo la notizia dell’avviso di garanzia per corruzione emesso nei suoi confronti dalla procura di Perugia.
“Quanti martiri ci sono, anche oggi, che in nome della verità e in nome di Cristo rimangono fedeli al suo Vangelo, che vengono torturati, che vengono umiliati e disprezzati. Ma noi che possediamo il Signore, noi che siamo coerenti con la nostra fede non dobbiamo aver paura”. […] “Ricordate il grido del grande papa Giovanni Paolo II? ‘Non abbiate paura’, nonostante queste correnti contro, quelli che tentano di mortificare la fede, quelli che tentano un po’ di emarginarla, di sopprimervi, di oscurare la testimonianza dei cristiani, non abbiate paura”, ha detto Sepe che, come sempre, ha parlato a braccio sulla base di qualche appunto scritto in precedenza.
Che un alto prelato indagato per corruzione parli in questo modo, può sembrare un po’ eccessivo. Parlando di “martiri” del giorno d’oggi – potrebbe domandarsi qualcuno – Crescenzio Sepe alludeva a sé stesso? O non piuttosto a Luigi Padovese, o a Andrea Sartoro, o a Peter Bombacha, o a Giuseppe Diana, o a Giuseppe Puglisi, o a Jerzy Popieluszko, eccetera?
Oppure semplicemente – visto che il primo scopo delle omelie è di illustrare il contenuto delle letture – Crescenzio Sepe commentava, amplificandolo, il Vangelo di oggi?
“Il Figlio dell’uomo”, disse Gesù, “deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Luca, 9, 22, testo intero).
Ovviamente non possiamo sapere che cosa passasse per la mente di Crescenzio Sepe. Ma l’omissione del particolare facilita l’interpretazione delle parole di Crescenzio Pepe come una “risposta dall’altare” all’essere indagato per corruzione, come prontamente fa, ad esempio, Repubblica.
Tag: Crescenzio Sepe
21 giugno 2010 alle 12:20
Ci son volte che mi sento lombrosiana.
21 giugno 2010 alle 17:30
Quel “nei limiti del Concordato” lo trovo intollerabile. Come del resto ritengo intollerabile che oggi come oggi esista ancora il Concordato.
22 giugno 2010 alle 09:12
Ma finché esiste il Concordato, che tutto debba essere fatto “nei limiti del Concordato” è ovvio. D’accordo sul resto. gm
22 giugno 2010 alle 12:54
Secondo me è vero sia che è ovvio sia che è intollerabile. E ovvio che venga applicata la legge vigente; è intollerabile che quando si tratta di conculcare la libertà personale dei cittadini italiani, invece che alle leggi vigenti e a ciò che individuano come ‘bene’ (prima di tutto costituzionale), il Vaticano si riferisca a leggi ‘naturali’, ‘divine’, ‘rivelate’ e così via.
22 giugno 2010 alle 19:02
Giulio, credo che l’inciso «nei limiti del concordato» abbia un suo senso intimidatorio. La sottolineatura di un concetto ovvio assume significato proprio in relazione all’ovvietà.
23 giugno 2010 alle 09:17
Ma se ci pensi l’antidoto a quell’intimidazione è proprio contro-sottolineare che ha detto un’ovvietà, cioè che non troverà ripari particolari perché tutti sono uguali davanti alla legge.
14 luglio 2010 alle 16:09
Sono certo di una cosa, nella chiesa ci sono sicuramente tante bravissime persone che si adoperano per gli altri, animati da nobili sentimenti. Ma tanti, veramente tanti, dovrebbero pregare perchè DIO non ci sia, è molto meglio per loro. La chiesa, ormai secolarizzata, dovrebbe tornare, per potersi salvare, al passato, nelle catacombe.
15 luglio 2010 alle 06:17
Ma, Ugo, il mio articoletto non parla della chiesa. Parla di come l’Ansa ha deciso di dare una notizia. gm