Non è vero. Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: «Non c’è altro da vedere», sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
José Saramago, Viaggio in Portogallo, 1990
[Ho ricevute queste poche righe di Saramago – e il titolo del post – da Sandra Ammendola. gm]
Tag: José Saramago
20 giugno 2010 alle 18:40
E’ vero sì. Anche io ho riflettuto ieri su questo. http://manu-bhoblog.blogspot.com/2010/06/da-cecita-pensar-pensar-un-buon-viaggio.html
20 giugno 2010 alle 18:56
Ma quando il viggiatore parte per non tornare più, certi viaggi chi li racconterà?
21 giugno 2010 alle 10:38
Casualità, coincidenza, sullo stesso brano l’altro ieri ho fatto questo:
21 giugno 2010 alle 17:23
rispondo a mauro mirci : i viaggi li racconteranno i posteri ( è risaputo)
21 giugno 2010 alle 17:38
Sono le coincidenze, casualità di cui ci ha sempre raccontato Saramago, Francesco!
E grazie Giulio, anche per le foto.
sandra.
21 giugno 2010 alle 21:09
Certe volte basta così poco per viaggiare: leggere, scrivere, dormire.
28 giugno 2010 alle 18:24
ottimo blog