“Fisica della malinconia”, di Georgi Gospodinov

by

di Demetrio Paolin

Il romanzo Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov, edito da Voland e a cura di Giuseppe Dell’Agata, è un vero e proprio labirinto, diverso, però, dalle macchine narrative create da Borges o da Eco. In queste ultime, difatti, il punto di vista, rimanendo fedeli al mito, è quello di Dedalo, che razionalmente progetta e costruisce il labirinto. Nel libro di Gospodinov, invece, il punto di vista della narrazione è quello del Minotauro. Quindi più che vedere un labirinto come un fine gioco di specchi e di rimandi, il lettore subisce il labirinto, ne è imprigionato dentro proprio come il Minotauro, personaggio cruciale del romanzo dello scrittore bulgaro.
È difficile dare conto di quella che è la storia che Fisica della malinconia vuole raccontare, perché in realtà abbiamo letteralmente una trama (proprio come un filo di Arianna) di vicende che si susseguono e si incastrano le une dentro alle altre, senza un vera e propria cesura tra le une e le altre. Il protagonista del racconto è un uomo che soffre di una sindrome molto particolare: è affetto da una sorta di empatia patologica, che lo costringe a immedesimarsi totalmente e a rivivere le storie degli altri esseri viventi. Abbiamo parlato di esseri viventi perché appunto l’Io della storia può essere un uomo, un cavallo, un insetto; nello stesso tempo può essere suo nonno, e suo padre. È in grado di percepire le sensazioni di sua madre mentre lo partorisce e quelle sue proprie nel momento in cui viene partorito. Ha la capacità, come dice lo stesso protagonista del romanzo, di essere l’uomo che ingoia viva una lumaca e la lumaca stessa.
L’io protagonista della storia è il Minotauro che viene abbandonato nel labirinto, oppure è la madre che volontariamente abbandona il figlio, durante la guerra, perché sa che non può sfamarlo. È una storia quella raccontata nella Fisica della malinconia in cui non esiste un centro, o una direzione e, perciò, neppure una morale della favola, ma in cui di volta in volta si cambia punto di vista e di osservazione. Gospodinov ne è consapevole tanto che scrive

Mi rendo conto di quell’incerta prima persona, che con facilità si ripara nella terza e poi di nuovo torna alla prima. Ma chi può dire con sicurezze che quel bambino di 40 anni fa ero io, e che quel corpo lo stesso che ho ora qui.

Questa intermittenza dell’Io è chiaramente il segno di un trauma (la dittatura comunista, la privazione di qualsiasi libertà) che il personaggio del romanzo risolve vivendo le vite altrui. Il raccontare quindi diventa un certo senso un spostare la morte un po’ più in là, un costruire un argine del male che sta in agguato. Fisica della malinconia è una sorta di Mille e una notte, in cui il protagonista continua a raccontare storie, perché sa che nel momento in cui esse finiranno la sua condanna a morte verrà eseguita. Il narrare continuo è la possibilità di vincere questo destino infausto. La scrittura nel romanzo di Gospodinov ha quindi una funzione salvifica, ma non c’è in lei nessuna tensione di redenzione, ma molto più spesso scrivere è paragonato a un catalogare e a un conservare per futura memoria. Si scrive oggi, perché qualcuno tra decine o centinaia di anni sappia cosa è accaduto, si scrive per ricordare: ne sono un esempio le diverse “capsule” della memoria che l’io protagonista dissemina nel corso del romanzo; simili a delle pietre miliari con le quali il lettore può trovare un filo logico o anche semplicemente accomodarsi per alcuni minuti.
La scrittura nel romanzo è quindi un emblema di salvezza, in cui si parteggia per il Minotauro e non per Teseo; il mostro però è costretto nel labirinto e chiunque sa che per riuscire a orientarsi in un labirinto è necessario che qualcuno da fuori ci guidi in modo che sentendo la sua voce ci aiuti infine a trovare la strada. Fisica della malinconia rappresenta in questo senso un tentativo ardito in cui l’osservatore interno (il prigioniero del labirinto) e l’osservatore esterno (colui che può guidare verso la salvezza) sono la stessa persona che però assume punti di vista differenti. Scrive Gospodinov:

Scrivo in prima persona per essere sicuro di essere ancora vivo. Scrivo in terza persona per essere sicuro di non essere solo una proiezione del mio proprio ego, che sono a tre dimensioni e possiedo un corpo. A volte spingo un bicchiere e osservo con soddisfazione che cade e si frantuma. Significa che ci sono ancora e ne sfido le conseguenze.

Lo slittare tra prima e terza persona, che è caratteristico di tutto il romanzo, come abbiamo visto non è semplice retorica, ma corrisponde all’idea che l’Io è un corpo, e che tramite le azioni del corpo, il male che si provoca e quello che si subisce, si ha la certificazione della propria esistenza. La scrittura è un tentativo di arrestare il tempo (il vero Teseo, l’unico carnefice) in modo che ognuno abbia un ricordo, anche breve, ma che lo sottragga alla comune fine ovvero di essere una “semplice zuppa quantistica”. La scrittura, vecchio topos letterario, sconfigge il tempo e come tale l’Io del romanzo alla fine della sua lunga lotta può dire: “Mio padre e i dinosauri sono scomparsi nello stesso tempo” a sancire che niente si può contro la morte, che è di tutti, ma si può confondere il tempo, tenersene una parte e di quella scriverne.

La fotografia di Pablo Picasso con la testa di Minotauro viene da qui.

Tag: ,

16 Risposte to ““Fisica della malinconia”, di Georgi Gospodinov”

  1. giuseppebarreca Says:

    molto, ma molto interessante questa prospettiva narrativa

  2. beadisforia Says:

    Lo aggiungo alla (interminabile, lo ammetto, e forse un pò me ne vanto pure) lista dei libri da comprare. #D

  3. demetrio Says:

    io lo metterei in cima alla lista. Per me è il romanzo più bello che ho letto nel 2013.

  4. daniela di sora Says:

    grazie Demetrio,
    io penso che sia tra i più belli che ho pubblicato

  5. Maria Grazia Ortore Says:

    Mi incuriosisce. Vorrei capire cosa possa essere la fisica della malinconia, se abbia più a che fare con la fisica classica o con quella quantistica. L’uso alternato della prima e della terza persona potrebbe essere difatti visto alla luce di quest’ultima. Come una misurazione che cambia lo stato del sistema, così la scrittura, nel suo svilupparsi, cambia lo stato, o almeno la posizione convenzionale, del narratore. Chissà…devo provare a leggerlo!

  6. demetrio Says:

    Maria, io non mi addentro in un campo che non è mio. L’ultima parte del libro è una riflessione proprio legata alla fisica quantistica; motivo del testo di quest’ultima parte è proprio la duplice posizione del narratore che è sia il soggetto dell’esperimento che l’oggetto dello stesso.

  7. Maria Grazia Ortore Says:

    Allora la mia curiosità aumenta…!
    Grazie e a rileggerci.

  8. Chiara Condò (@ChiaraCond) Says:

    Interessante e ben fatta, la tua recensione. (: è il romanzo su cui sto scrivendo la mia tesi triennale, sono una laureanda del curatore.
    posso fare la ruffiana e chiederti un parere sul mio pezzo?
    http://www.cabaretbisanzio.com/2013/05/27/fisica-malinconia-georgi-gospodinov/

  9. demetrio Says:

    Chiara, ciao. Grazie. La tua recensione è interessante, anche perché tocca il tema/problema della traduzione di un romanzo così complesso, in cui immagino che la lingua, sia nel senso di suono che nel senso di struttura della frase, abbia una sua centralità, visto anche l’apprendistato poetico di Gospodinov.

  10. Maurizio Paolucci Says:

    Demetrio mi hai incuriosito, sarà il prossimo libro che acquisterò.
    Complimenti per la recensione.

  11. Matteo Marchesini Che scrittore bulgaro! | Zanzibar Says:

    […] – Vibrisse.it 25/06/2013 – il manifesto 22/06/2013 – Paperblog.com 22/06/2013 – […]

  12. filodaria Says:

    “…diverso, però, dalle macchine narrative create da Borges o da Eco. In queste ultime, difatti, il punto di vista, rimanendo fedeli al mito, è quello di Dedalo, che razionalmente progetta e costruisce il labirinto.” In riferimento a questo commento, in “La casa di Asterione” di Borges il punto di vista non è proprio quello del Minotauro? Posso chiedere in che senso si dice che è quello di Dedalo? Grazie!

  13. Demetrio Says:

    Il mio riferimento non era tanto a quel racconto di Borges in particolare ma molto più smplicemente all’opera dell’autore argentino in senso lato. Se nei libri di Borges il labirinto è pensato e costruito in Gospodinov è subito. In questo senso facevo un parallelo tra Dedalo che progetta il labirinto e il Minotauro che ne è prigioniero

  14. Blog bookrepublic.it - La lista dei 12 libri imperdibili del 2013 secondo gli editori di Bookrepublic Says:

    […] Georgi Gospodinov è uno dei più noti e promettenti autori bulgari. Il suo primo romanzo, Romanzo naturale (1999), accolto come una vera rivelazione, ne ha immediatamente decretato lo straordinario successo, e ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. Tredici anni dopo Fisica della malinconia ha confermato il talento letterario di Gospodinov. Così ne ha parlato Demetrio Paolin su Vibrisse: […]

  15. luisa mondaini Says:

    Ho letto sia Borges che Eco,molto” tosti” ambedue gli scrittori.Leggerò Gospodinov con curiosità e anche perché ho in casa una cittadina bulgara che mi ha proposto,con grande calore,questo autore della sua terra.

  16. Abitare il punto fisso. Una lettura di Satantango di László Krasznahorkai – 404: file not found Says:

    […] geografica, che è l’Est post-sovietico (si pensi al caso Cărtărescu, o ad un autore come Georgi Gospodinov, o, tematicamente, alla Seconda Unione Sovietica, pressoché inabitabile causa contaminazione […]

Lascia un commento