Raffaele, non fare le cose a metà!

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di giuliomozzi

Non ho mai firmata alcuna petizione in favore del signor Cesare Battisti. Apprendo ora (con un certo ritardo) che l’assessore alla cultura della provincia di Venezia, Raffaele Speranzon, ha proposto di “rimuovere dagli scaffali” delle biblioteche site nel territorio della provincia stessa le opere di quegli scrittori o saggisti che a suo tempo ne firmarono una.

Sono pienamente d’accordo. Invito peraltro il suddetto assessore a non fare una cosa fatta a metà, così come si usa purtroppo dalle nostre parti. Dagli scaffali delle biblioteche della provincia di Venezia devono essere tolte:
– tutte le opere che parlino bene, od omettano di parlare male, di Garibaldi: un terrorista internazionale protetto dai “poteri forti”, alla cui criminosa azione si deve quell’increscioso evento che è l’unità d’Italia;

– tutte le opere che parlino bene, od omettano di parlare male, di tutti coloro che, in combutta o meno con Garibaldi, lavorarono per l’unificazione di quell’entità naturalmente separata e divisa che è l’Italia: da Camillo Benso conte di Cavour ai fratelli Bandiera, da Giuseppe Mazzini a Gabriele D’Annunzio, da Enrico Toti a Francesco Baracca;

– tutte le opere che parlino bene, od omettano di parlare male, di quella sciagura universale che fu il cosiddetto comunismo; nonché tutte le opere degli autori, pseudopensatori e pseudofilosofi e pseudoeconomisti, che contribuirono a creare, elaborare e diffondere il pensiero comunistico;

– tutte le opere che parlino bene, od omettano di parlare male, di quello sciagurato episodio di guerra civile che, tra il 1943 e il 1945 rischiò di consegnare la nostra terra nelle mani dei comunisti;

– tutte le opere nelle quali si sostenga teoreticamente, con il sostegno di qualunque astrusa argomentazione, la liceità dell’uso della violenza contro l’autorità costituita (a cominciare dalla Summa Theologica di Tommaso d’Acquino);

– il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri, nel quale la nobile lingua veneta è criticata e dileggiata, nonché le opere del falso vicentino Gian Giorgio Trissino che, avendo trovato il manoscritto di quell’operucola giustamente dimenticata, anziché ricacciarla nell’oblio dal quale era inopinatamente sbucata preferì tradurla (in toscano, ovviamente) e darla alle stampe nel 1529;

– i Dialoghi della volgar lingua di Pietro Bembo, che tradendo la patria veneziana lavorò, con immane sforzo intellettuale (e in cambio di assegni e privilegi), per favorire la supremazia della lingua toscana anche in Padania;

– la Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana dell’abate veronese Antonio Cesari, altro traditore linguistico, creatore e sostenitore dell’infame movimento pseudoculturale detto del “Purismo”;

– tutte le opere degli autori veneti che, spregiando la lingua nativa, hanno compilato le loro stanche dissertazioni ombelicali nella lingua cosiddetta italiana;

– le opere mie;

– eccetera.

Libero, 4 gennaio 2011.

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28 Risposte to “Raffaele, non fare le cose a metà!”

  1. Giuseppe D'Antonio Says:

    Nutro forti dubbi sul fatto che il buon Speranzon colga l’ironia.

  2. federica sgaggio Says:

    Vedi che ci siamo arrivati?
    😉

  3. Sandro Says:

    Già…

  4. Andrea D'Onofrio Says:

    E’ questo è nulla, leggi cosa ha detto Pennanc intervistato da quidam nel pdf che hai linkato: “Con la Repubblica l’amnistia è diventata qualcosa di necessario alla concezione repubblicana della pace sociale. C’è l’esempio della Comune, ma più vicino a noi c’è anche l’amnistia dei membri dell’Oas, che si sono battuti con le bombe e con la violenza contro l’indipendenza algerina. Ma quattro anni dopo la fine della guerra sono stati amnistiati. Erano di estrema destra, hanno ucciso: non ammetto che abbiano ammazzato, ma si dovevano amnistiare […] L’amnistia è il contrario dell’amnesia. Si tratta di chiudere una porta per permettere agli storici di capire un periodo in maniera meno passionale. Mi è difficile ammetterla sentimentalmente, soprattutto se si immaginano le vittime. Il problema non deve però essere considerato dal punto di vista affettivo”.

    Si, è vero, i membri dell’Oas hanno tirato due bombette, ma ora i storici devono lavorare, non è il caso di fare i pignoli o i permalosi!

  5. albertorossi79 Says:

    Nella vicendo trovo ( tra le altre cose) assurdo e non trascurabile che non sono nemmeno le opere ad essere messe in discussione per il loro contenuto, ma gli autori che hanno espresso un libero parere, con cui si può essere d’accordo o meno ( io personalmente non lo sono), senza arrecare danno a nessuno

  6. antonio celano Says:

    È che la politica vuol tenersi troppe ancelle. La storia soprattutto. E se non osannano la matrigna, son bacchettate!
    (P.s.: Nell’eccetera annovererei gli anarchici. Malfattori pure loro e vieppiù odiosi nelle vesti di “federalisti deviazionisti”!).

  7. matteoplatone Says:

    questa sì che è una signora reductio ad absurdum.

  8. Felice Muolo Says:

    Mozzi, te la cavi sempre!

  9. Claudio Raimondi Says:

    Buona sera, premetto che la proposta dell’assessore veneto, a mio giudizio, è di gran lunga più ridicola che preoccupante: non son disposto nemmeno per un secondo a credere che sia dettata da motivazioni di ordine diverso da quello propagandistico, e ovviamente non avrà alcun seguito.
    Nondimeno, la messa all’indice di un libro è per definizione un gesto autoritario, e, come tale, legittimamente criticabile. Questo, in linea di principio e per qualunque libro.
    Per l’Autore del post, tuttavia, la questione non è solo né innanzitutto formale, e a mostrarlo è l’elenco degli autori che presenta. E allora, francamente, dirò che la sua è un’operazione capziosa, perché piega la logica a sostegno di contenuti insensati: Cesare Battisti (quello che, a differenza dei commercianti che ha ucciso a scopo di rapina, respira ancora) non ha in comune con Garibaldi nulla di più di quanto possano avere in comune un merlo e un treno, sebbene fischino entrambi; per pudore, meglio tacere di altri nomi.

    Svelato il trucco dello specchio deformante dell’ideologia, sembra, mestamente, che non resti altro da fare che prender atto della persistenza di una figura di intellettuale – il quale, tra tutti coloro che parlano, gode di una peculiare autorità, l’autorità di proporre ipotesi ed essere ascoltato – che ha smarrito dall’orizzonte del suo impegno la ricerca della verità (che cos’è giustizia? Non esempi di azioni giuste! Dimmi che cosa è giustizia!… O Socrate, dove sei?!…), che tra Scilla e Cariddi non ci aiuta a non finire nelle fauci di uno dei due mostri, che tra le domande con cui il nostro tempo ci incalza, è tutto preso dalla foga di dare una risposta, invece che farci volgere lo sguardo alla modulistica su cui si stagliano le risposte previste (comprese quelle sbagliate, che sono pur sempre risposte sbagliate d e l l a domanda), una figura di intellettuale che si è dimenticato come si fa a rispondere, a rispondere ponendo domande, domande inaudite.
    No, il problema nostro non riguarda la censura, né la libertà d’espressione.

    Distinti saluti

  10. Giulio Mozzi Says:

    La mia posizione sul “caso Battisti” è quella espressa dalla prima frase dell’articolo, che qui ripeto: “Non ho mai firmata alcuna petizione in favore del signor Cesare Battisti”.

    Quando leggo, Claudio, parole come: “Svelato il trucco dello specchio deformante dell’ideologia…”, mi viene sempre la curiosità di sapere quale ideologia mi si attribuisce.

    Io sono, e lo ripeto da una vita, un democristiano genetico.

  11. lycopodium Says:

    Che colpo di genio, don Raffaé!
    Per colpa sua non si potrà più parlare male di Garibaldi.
    Il povero Nicola Zitara, da poco defunto, si starà rigirando nella tomba.

  12. antonio celano Says:

    Eppure basterebbe leggersi un po’ di fonti di prima mano dell’epoca (nel senso storiografico del termine) per capire quanto ci sia in comune tra un Mazzini, poniamo, e Battisti. Tra la percezione che avevano di Mazzini i suoi contemporanei e quella di Battisti che ne hanno i suoi contemporanei. In bene e in male per tutti e due. I libri di storia si fanno spesso col senno del poi.

  13. Sandro Says:

    Caro Claudio, io invece trovo che continuare a definire “ridicole” queste cose sia molto pericoloso.
    Quanto dobbiamo ancora spostarla avanti l’asticella del “ridicolo”?

  14. Giulio Mozzi Says:

    Antonio, sottolineo queste tue parole: “Tra la percezione che avevano di Mazzini i suoi contemporanei e quella di Battisti che ne hanno i suoi contemporanei”.

  15. lycopodium Says:

    Non l’ha mica chiesto il medico di essere mazziniani o garibaldini. Per molti aspetti, che potranno piacere o no (a me no), la realtà di quei personaggi assomiglia pericolosamente a quella dei cattivi maestri contemporanei. Oggi questo serve, e mai troppo, visto che a breve saremo sommersi da un fiume di patriottismo falso e bugiardo.

  16. antonio celano Says:

    Grazie Giulio. Per Mazzini si usavano abitualmente parole come cospiratore, rivoluzionario, insurrezionalista. Parole che, del resto, Mazzini stesso rivendicava e che, calate in un contesto di piccoli staterelli pre-unitari, dovevano terrorizzare non poco i potenti dell’epoca (e nello stesso tempo affascinare altri). La fortuna di Mazzini (in vita la sua carriera fu punteggiata di sconfitte e resurrezioni politiche) è tutta postuma, resta nella realizzazione dell’Unità d’Italia, ma non dimentichiamo che fino alla proclamazione della Repubblica, la sua figura rimase ambigua, ammessa a mezza bocca, mai apertamente riabilitata.
    E così, io non so se i busti di Battisti si ritroveranno un giorno ad abbellire le strade e le piazze italiane. Forse no. Però…

  17. anellidifum0 Says:

    Ne ho voluto parlare anche io, ma non credo che l’invettiva ironica sia un’arma funzionale quando ci si trova a denunciare una cosa del genere. Da un lato, i pidiellini e i leghisti dubito possano afferrarla; dall’altra, quando scrivo per gli americani e i canadesi è bene andare dritti al punto. Dopotutto sono già venuti una volta a toglierci il capataz di turno, capace che prima o poi decidano di aiutarci di nuovo.

    Italy: former Fascists now in government urge public libraries to blacklist books by liberal writers

    Piccoli maccartisti veneti crescono: l’indice dei libri

  18. andrea lisi Says:

    Con tutto rispetto, ma la mia indignazione ha raggiunto livelli record, l’unica cosa che a me sembra ridicola è che ci sia ancora bisogno, tra persone colte e civili, di dissertare sullo status politico storico di Battisti andando a scomodare Mazzini e l’800 quando qui il vero problema è l’insostenibile becero e arrogante attacco di una cricca di populisti medievali alle liberta’ e alla cultura. Continuiamo a distinguere e ragionare come si fa nel salotto “buono” di una societa’ avanzata quando, fuori, questa societa’ non c’è piu’ e gia’ premono alla porta i barbari.
    Nono sono pro-Battisti ma è chiaro che si sta usando questo pretesto per una normalizzazione de-culturale che dovrebbe essere in questo momento nostra principale preoccupazione.
    Un “vero” liberale

  19. Claudio Raimondi Says:

    Chiedo venia per la considerazione non argomentata e inelegante, ma quest’aria di famiglia sostenuta tra Mazzini, Garibaldi, e l’assassino Cesare Battisti dà il volta stomaco.

  20. Giulio Mozzi Says:

    Claudio, non hai capito. L’ “aria di famiglia” è tra Battisti e Pietro Bembo.

    Andrea Lisi: ti faccio notare che le tue parole “Non sono pro-Battisti” e la tua firma “un ‘vero’ liberale” sono appunto delle “distinzioni”.

    Se le persone attualmente al potere non ci piacciono, l’unica cosa da fare è far perdere loro le elezioni. Votando, e votando non per loro.

  21. antoniocelano Says:

    “Volta stomaco”: reazione liberante, ma poco liberale. Viscerale. Come una certa Italia che pretende aver ragione.
    “Vero”: un concetto che nella storia non esiste (esiste “interpretazione dei fatti”). Roba da filosofi. Certe volte adatta a gente in fregola di roghi. Altre tra chi s’indigna.

  22. Carlo Cannella Says:

    Ma Garibaldi, poi, non ha ammazzato nessuno? Quel che e’ certo e’ che una legislazione d’emergenza stile anni ’70 gli metterebbe sulla groppa un bel po’ di omicidi, anche di innocenti o malati di mente, vedi gli episodi di Bronte, ma lui, si sa, e’ padre della patria.

  23. antonio celano Says:

    Carlo, infatti: e Pisacane? e Santorre di Santarosa? altri esempi? e se l’unità d’Italia, che oggi pare risultato scritto nel destino, deterministicamente inverato nella storia, non si fosse fatta, quali i giudizi? (Qui vorrei porre il dato controfattuale nel suo senso più alto, come confronto con la realtà storica effettiva nel tentativo di comprenderla meglio).

  24. Carlo Cannella Says:

    Ammetto la mia ignoranza, non so chi sia Santorre di Santarosa, ma certo Pisacane non era proprio uno di buone maniere e nemmeno di sacre letture (mi sembra che per illustrare il proprio pensiero ricorresse spesso a quello dell’anarchico Bakunin, spesso conosciuto col nomignolo di “bombarolo”). Naturalmente i “padri della patria” hanno vinto la loro guerra e meritano percio’ le loro pagine gloriose sui libri di scuola, Battisti e quelli come lui invece l’hanno persa e nemmeno si meritano un processo equo. Inutile stare a ripetere che in Italia la revisione di un processo non e’ possibile se non sono nel frattempo intervenuti fatti nuovi. In questo caso gli atti del processo in contumacia a Battisti, per quanto inficiati da dubbi piu’ che legittimi sia per le pratiche seguite in istruttoria che per l’attendibilita’ dei testi, resta intangibile anche a distanza di cosi’ tanti anni.

  25. antoniocelano Says:

    Sì, Pisacane immette nel suo pensiero forti elementi di libertarismo, ma da qui a parlare di Bakunin come “bombarolo” ce ne corre. Una cosa sono i socialisti anarchici e gli anarco-comunisti successivi (Kropotkin, Malatesta… scusa, lo so che oggi sono parolacce!), altra gli individualisti anarchici tipo Emile Henry. E su Battisti son d’accordo, ma se pensi che Mazzini è morto nel 1872 e la repubblica che lo ha pienamente riabilitato nasce sulle ceneri del fascismo già belle e fredde… fidati, nulla è fermo nel tempo, men che meno il giudizio storico. Ecco perché io i libri non li brucio!! E ciò al di là di ogni mio giudizio su Battisti.
    P.s: Santarosa? Guarda qui di che contributo rivoluzionario s’è nutrita l’Italia, di quanto tempo ci si è messo a riabilitare i cosiddetti “patrioti” (Santorre muore nel 1825), che lucide e allo stesso tempo disperate prospettive internazionalistiche questi terroristi (pardon “Carbonari” nobilita di più) avessero!:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Santorre_di_Santa_Rosa

  26. Claudio Raimondi Says:

    Ah, Pietro Bembo.
    La ringrazio, adesso il suo discorso è completamente chiaro.

  27. Claudio Raimondi Says:

    (…), e la dispepsia è guarita.

  28. Claudio Raimondi Says:

    Ad Antonio Celano e Carlo Cannella:

    attendo per l’avvenire, ché dalla storia non ne attendo, lumi circa il contributo che l’assassino Cesare Battisti avrà dato, non dico all’Italia, che è parola – a quanto pare – in odore di sospetto, ma, se si vuole, alla collettività (non trovo parola più modesta), a noi tutti, o a quel ‘noi tutti’ che verrà, e di cui quindi non è dato parlare ecc. ecc.
    Cosa volete… Son cresciuto con l’idea che per avere un busto in piazza bisogni assomigliargli almeno un poco, a Garibaldi e Mazzini (e, perché no, anche al Bembo), che pure non saranno stati stinchi di santo (e meno male), ma nemmeno briganti.

    Saluti

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