Dieci prudenze che il lettore di recensioni deve mettere in atto (per non farsi fregare)

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Un buon recensore è come un coltellino svizzero

Un buon recensore è come un coltellino svizzero

di giuliomozzi

1. Se l’opera di un autore che è una colonna di una certa casa editrice (oppure: è un esordiente o quasi sul quale la casa editrice sta palesemente investendo molto) viene recensito da un autore che è a sua volta una colonna di quella casa editrice (oppure: è un autore che ha esordito poco fa con immmediato successo ed è al momento molto proposto e molto richiesto), e magari sulle colonne (ah! i giochi di parole…) di un quotidiano che nei confronti degli autori di quella casa editrice, e in particolare degli autori-colonna e degli esordienti sui quali la casa editrice palesemente investe molto, sembra essere sempre particolarmente attento se non benevolo – be’, un po’ di sana diffidenza ci sta.

2. Se un certo recensore recensisce il quarto romanzo di Tizio, negativamente, avendo già recensito negativamente il primo, negativamente il secondo e negativamente il terzo: attenti, c’è qualcosa sotto. Poiché a ciò che non ci interessa normalmente tendiamo a non dedicare attenzione e tempo, tutto questo investimento di attenzione e tempo nei confronti di Tizio da parte di quel certo recensore non può che essere dovuto a un interesse.

3. Se seguite il blog o la pagina Fb di un Caio che recensisce un libro al giorno, domandàtevi di che cosa vive Caio. Soprattutto se tutte le recensioni sono laudative. Soprattutto se tutte le recensioni sono brevi. Soprattutto se tutte le recensioni tendono a somigliare un po’ troppo alle quarte (o bandelle) di copertina.

4. Le recensioni che contengono argomenti del tipo: “Petrarca è una palla, raga, leggétevi piuttosto il Tarcisio Stupazzoni: lui sì che è un poeta serio”, o del tipo: “Gisella Floridi, questa stella cadente che lasciò una traccia luminosa nel cielo nero di un Novecento sommamente impoetico”, eccetera, vanno considerate solo sotto il profilo sociologico (sempre che vi interessiate di SSS, Sociologia della stupidità supponente o di Sim, Sociologia dell’ignoranza militante).

5. Un buon recensore è come un coltellino svizzero: possiede molti strumenti, e – a seconda delle caratteristiche del libro che recensisce – li usa tutti. Un recensore che usi un solo strumento è poco utile, e probabilmente non è svizzero.

6. Quando un recensore maschio recensisce negativamente un’opera di una scrittrice donna di successo (o un’opera di successo di una scrittrice donna), è lecito domandarsi se non sia in atto un’invidia di genere. La prova più sicura dell’esistenza di un’invidia di genere è la presenza, nella recensione, di allusioni infamanti (o quantomeno birichine) alla vita privata dell’autrice.

7. Un recensore è un buon recensore quando, se leggete un’opera dopo aver letto la sua recensione, la trovate corrispondente alla descrizione che egli ne aveva data. Il giudizio (a lui l’opera è piaciuta, a voi no; a lui l’opera non è piaciuta, a voi sì) è un’altra cosa.

8. Un recensore che scriva recensioni da quarant’anni non può essere un buon recensore. La sua attività recensiva, infatti, si sarà ormai (e inevitabilmente) trasformata in qualcosa tra il diario, il romanzo auto-mito-biografico, l’esercizio di stile, la dichiarazione di poetica, il trantran.

9. Se un recensore vi racconta i fatti suoi (ho letto questo libro al cesso, nel corso di una delle mie ormai celebri stitichezze ec.), vi sta raccontando i fatti suoi: non vi sta parlando del libro.

10. Se una recensione non si capisce, non si capisce. Potrebbe anche essere un limite vostro (non siete abbastanza colti, intelligenti, à la page, introdotti, ec.), ma comunque non può esservi utile.

15 Risposte to “Dieci prudenze che il lettore di recensioni deve mettere in atto (per non farsi fregare)”

  1. massimocassani Says:

    11. La recensione reciproca: tu recensisci me, io recensisco te.

  2. maria Says:

    I recensori in generale sono ben preparati,sanno il fatto loro(perciò sono sempre sul chi va là).Allora vado al sodo,mi fido del giornale che stimo,voglio sapere con esattezza il tema dell’opera,perchè scarto a priori gli argomenti che esulano dai miei gusti,e poi naturalmente c’è l’imponderabile del grimaldello che fa leva sulla mia sensibilità e che senza accorgermi diventa determinante.Alcune volte mi va così bene da essere contenta anche per le volte che mi va male.

  3. Fabio Piero Fracasso Says:

    E quando a recensire un maschio, con toni negativi, c’è una donna (o una “femmina”, per utilizzare il lessico mozziano)?

  4. Giulio Mozzi Says:

    Veramente, Fpf, io uso regolarmente la coppia “maschio/donna”. Non per evitare “femmina”, ma per evitare “uomo” (che è anche parola riguardante tutto il genere umano – appunto – e quindi talvolta inopportuna.

  5. Ma.Ma. Says:

    Questa serie di decaloghi sul tema della recensione è davvero utile. Di recente ne ho letta una, di recensione, su un libro, o almeno il titolo lasciava intendere che il recensore avrebbe parlato di quello. E invece nelle due pagine (di tabloid) si parla più che altro di traduzione e del traduttore… Forse era solo sbagliato il titolo che ha creato in me una precisa aspettativa. Sta di fatto che ne sono rimasta delusa. Poi è vero che forse la foto gigante del traduttore avrebbe dovuto accendermi una lampadina. La recensione comunque inizia così: “Qualche tempo fa, un amico e collega, facendomi notare quanto, a oggi, risulti malamente invecchiata l’edizione italiana di un classico del novecento…”

  6. acabarra59 Says:

    “ Lunedì 5 gennaio 1998 – Qualche ora fa, cercando il sonetto Dante che volevo verificare, ho fatto un lungo giro nei magazzini della biblioteca, in una zona dove mi sposto di rado, quella dei classici italiani. Prima di Dante ho trovato e sfogliato Cavalcanti: « Noi siàn le triste penne isbigotite, / le cesoiuzze e ‘l coltellin dolente… ». Eccoli tutti davanti a me i libri che, trent’anni fa, leggevo e ho smesso di leggere. Ecco il liceo, arioso, speranzoso, immaginoso. Ed ecco un Cavalcanti che non avevo mai letto: « Guata, Manetto, quella scrignutuzza [1], / e pon’ ben mente com’è divisata / e com’è drittamente sfigurata / e quel che pare quand’elle s’agruzza! // Or, s’ella fosse vestita d’un’uzza / con cappellin’ e di vel soggolata / ed apparisse di dìe accompagnata / d’alcuna bella donna gentiluzza, // tu non avresti niquità sì forte / né saresti angoscioso sì d’amore / né sì involto di malinconia, // che tu non fossi a rischio de la morte / di tanto rider farebbe ‘l core: / o tu morresti, o fuggiresti via. » [1] « sgrignutuzza »: gobbetta. “ [*]
    [*] Lsds / 73…

  7. Patrizia Says:

    Io le recensioni non le ho mai capite: chi è che ha davvero bisogno di sapere cosa ne pensa un altro del tale libro (o film)? Se un libro mi può interessare, lo scopro leggendo la quarta di copertina o la trama dettagliata, quando c’è. Sapere cosa ne pensa tizio, non mi giova a niente, a meno che Tizio non sia il mio vicino di casa, che ha i gusti letterari identici ai miei…
    Le recensioni sono per i pigri, gli insicuri e i recensori.

  8. Ma.Ma. Says:

    …oppure, se posso Patrizia, per chi vuole ottimizzare le letture. Nel senso: all’inizio provavo a sceglierli da sola, ma a volte proprio la quarta di copertina, la copertina stessa o il risvolto mi fregavano e il contenuto non era quello che mi aspettavo. Oggi il 95 per cento dei libri che leggo mi sono stati consigliati e un consiglio è un po’ come una recensione fatta bene. I recensori sono come gli amici: io ho un’amica che mi aiuta a capire che cosa non leggere: dopo aver tentato di iniziare il terzo libro da lei consigliatomi ho capito che a partire da quel momento avrei evitato tutti i libri che le piacciono (ora che ci penso abbiamo gli stessi gusti “opposti” in tema di uomini, parlo di estetica). Così se mi fido di un recensore e mi frega la prima volta, la seconda non ci casco. Tra l’altro è quasi impossibile entrare in una libreria e leggersi tutti i risvolti. Negli ultimi tempi ho letto diversi libri che non avrei mai nemmeno immaginato di avvicinarmici. Per fortuna i giusti consigli di lettura esistono.

  9. Giulio Mozzi Says:

    Patrizia, scrivi:

    …Se un libro mi può interessare, lo scopro leggendo la quarta di copertina…

    Evidentemente tu frequenti una libreria dove si trovano tutti i libri.

  10. Marco Bertoli Says:

    Patrizia:

    chi è che ha davvero bisogno di sapere cosa ne pensa un altro del tale libro

    A questa stregua, «chi ha davvero bisogno di sapere che cosa pensa un altro» di qualunque cosa?

  11. dm Says:

    Tipo. Ho capito che devo provare a guardare questi due film di David Robert Mitchell:

    The Myth of the American Sleepover
    It Follows

    dopo aver letto questo pezzo di Pietro Bianchi, che non è proprio una recensione, e che tra l’altro contiene una lettura molto guidata dei due film (Pietro Bianchi, vedo, già ha scritto cose lacaniane sul cinema, Lacan è un mio chiodo fisso anche se ci capisco poco e quindi).

  12. acabarra59 Says:

    “ Martedì 28 ottobre 2014 – Poi mi dispongo a leggere una recensione a Boyhood (Linklater, 2013), ma, quando leggo il nome dell’autore, mi fermo, bloccato dallo stupore. Il nome, infatti è « Pietro Bianchi ». Come è possibile che il famoso giornalista e critico cinematografico degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta del secolo scorso sia ancora vivo e lotti insieme a noi? Infatti è un altro, è un giovane barbuto, è « PhD candidate al Dipartimento di Romance Studies della Duke University. Ha scritto Jacques Lacan and Cinema. Imaginary, Gaze, Formalisation (di prossima pubblicazione per Karnac Books) e diversi articoli di psicoanalisi, filosofia e cinema. È critico cinematografico della rivista Cineforum e collaboratore del sito web Le parole e le cose. ». E ora, passato lo stupore, posso anche leggerlo. “. [*]
    [*] Lsds / 73…

  13. dm Says:

    Anch’io, Acabarra.
    (E “Boyhood” è una vera gioia del cinema).

  14. Patrizia Says:

    Marco e dm: in effetti non amo nemmeno le recensioni di film…..è proprio la figura del recensore ( o del critico di professione ) che non mi piace.

    Giulio: è vero anche il contrario, non tutti i libri che si trovano in una libreria sono stati recensiti da qualcuno.

    Ma.ma: a questo servomo gli amici (e i vicini di casa)

  15. Giulio Mozzi Says:

    Certo, Patrizia. E’ per questo che, come dedico tempo a leggere recensioni, così dedico tempo a girare in libreria (e: in diverse librerie, perché ciascuna ha la sua scelta; e anche librerie dell’usato, in abbondanza, perché non si sa mai).

    E ascolto anche i consigli degli amici e dei parenti; e perfino quelli dei nemici.

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