Cattolicesimo: il nuovo capro espiatorio

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[La Chiesa cattolica] è l’ultima figura sociale coerente nel mondo; dispone di un corpo dottrinale, di un catechismo, di una gerarchia visibile e identificata. Senza essere del mondo essa è purtuttavia nel mondo. Proprio per quello che essa è, il mondo la odia. Se fosse diversa, il mondo cercherebbe invano una vittima per giustificare il proprio malessere ed espiarlo.

Leggi nel quotidiano Avvenire l’articolo di Jean-Robert Armogathe.

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12 Risposte to “Cattolicesimo: il nuovo capro espiatorio”

  1. Arcureo Says:

    Dispone anche di notevole spocchia, a quanto sembra.

  2. vbinaghi Says:

    Direi che le conclusioni dell’articolo non fanno una grinza. Basta muoversi su e giù per i media la dove non sono espressioni di costume ma esprimono posizioni dell’intellettuale (Web compreso), per accorgersi che tutte le posizioni sono legittime e da qualche punto di vista difendibili o tollerabili, tranne il cattolicesimo. E’ per questo che io mi dichiaro cattolico, anche al di là di quello che effettivamente è il mio riconoscermi nelle posizioni della gerarchia.

  3. vibrisse Says:

    Sia chiaro che è possibile affermare spocchiosamente qualcosa che è vero, o affermare spocchiosamente qualcosa che non è vero. gm

  4. federica sgaggio Says:

    «Nella Chiesa il mondo si contempla», scrive Armogathe. «Come spiegare altrimenti che tutti, a partire da coloro che si dichiarano non cattolici, vogliano schierarsi su posizioni disciplinari che riguardano esclusivamente i cattolici? Che la scomunica divenga improvvisamente una questione così centrale e appassionante che tutti vogliono dare il proprio parere, dentro e fuori dalla Chiesa? (…) Che le indicazioni del Papa sulla morale sessuale e familiare in Africa siano immediatamente discusse dal mondo intero e che il suo discorso sull’uso del preservativo divenga oggetto di un’attenzione maggiore che non la questione del sapere quale è l’effettiva efficacia del preservativo? Le poche frasi del Papa sul preservativo sarebbero più importanti di sapere se il preservativo preservi, e da cosa?».

    Mi domando perché fingere di non capire che la chiesa agisce nel mondo, che le affermazioni di un papa hanno un valore politico.
    Perchè farsi prendere da questa specie di delirium minoritatis. Perché dire «ma accipicchia, in fondo la chiesa non conta che per coloro che credono…».

    Vero che la si potrebbe ignorare, come in effetti, nei comportamenti, molti fra i cattolici e i non cattolici pur fanno ogni giorno.
    Ma ignorarne il senso politico è impossibile, perché essa – la chiesa, dico – senso politico ce l’ha eccome.
    Che lo desideri o no, esso è. Ne fatti.
    Lo dice la storia, lo dice il presente.

    La tesi di Armogathe è suggestiva ma riduzionista.
    Per affermare che la chiesa sia il nuovo capro espiatorio che il mondo odia, credo che occorra avere una dimensione spazio-temporale di riferimento piuttosto singolare.

  5. Luca Massaro Says:

    Mi unisco a quanto dice Federica.
    A margine vorrei commentare queste parole di Armogathe:
    «Essa è l’ultima figura sociale coerente nel mondo; dispone di un corpo dottrinale, di un catechismo, di una gerarchia visibile e identificata. Senza essere del mondo essa è purtuttavia nel mondo. Proprio per quello che essa è, il mondo la odia. Se fosse diversa, il mondo cercherebbe invano una vittima per giustificare il proprio malessere ed espiarlo».
    Coerenza, dottrina, catechismo, gerarchia: tutte cose che “ritardano” colpevolmente la Parusia; la Chiesa è troppo dentro il mondo e, forse, troppo poco odiata. Una chiesa che sacralizza la “vita” dal primo istante del concepimento fino, addirittura, a protrarne oltre misura il confine, è una chiesa pagana che “adora” la vita allo stesso modo di come veniva adorato il vitello d’oro. La vita è solo una breve parentesi dell’universo che si deve, necessariamente, perdere come la perse, di sua spontanea volontà (cioè, senza opporsi) Gesù Cristo. Se il Figlio dell’Uomo ha mostrato la Via, questa è una Via dell’incoerenza, della perdita totale, dell’abbandono, della sconfitta. Più la Chiesa resiste e s’impone (e quanto, oh quanto s’impone!) più si discosta dalla Croce. La fortuna avuta nel perdere, nel corso dei secoli, potere statale effettivo e territorio in una benefica emorragia, è stata tristemente frenata dalla paura di perdere influenza effettiva e politica (nonché economica) sul mondo e, soprattutto, sulla nostra penisola di pena (luogo dov’essa esercita bene il suo mestiere di zecca).
    Perché mi si dica: qual è il fine ultimo della Chiesa se non il Ritorno del Cristo? Che altro? Il quieto vivere familiare, la ricchezza equamente condivisa, il progresso socio-economico, che cosa? La Chiesa ha perso ogni senso messianico essendosi legata troppo a questo mondo. Io fatico a credere che oggi Cristo possa essere riconosciuto soprattutto dai “credenti” osservanti, dottrinali. Cristo non può ritornare qui e ora perché la Chiesa impersona, di fatto, la figura del Grande Inquisitore dostoevskijano: Gesù è lì di fronte e non dice una parola, la Chiesa lo sa ma non lo rivela.
    Infine (e mi scuso per la lunghezza): se René Girard “abitasse” l’Italia, fatico a credere che non sarebbe anticlericale.

  6. vibrisse Says:

    Luca: tu ricordi che Gesù di Nazareth, secondo il racconto dei vangeli, non si oppose all’essere ammazzato. Ovvero, fece una scelta: poteva (non si sa con quante chance di farcela) opporsi, e non si è opposto. La sua situazione è dunque completamente diversa da quella di chi non ha la possibilità di scegliere tra opporsi e non opporsi.

    Giusto?

    giulio

  7. Luca Massaro Says:

    Giusto.

    Per questo la resistenza “politica” della Chiesa è, a mio avviso, palesemente anti-cristiana. Perché il Regno di Dio «non ha niente a che vedere con la sistemazione di una mandria di mucche in un pascolo eternamente verdeggiante» R.Girard, Il capro espiatorio, Adelphi, Milano 1987 (pag. 287). In buona sostanza (e sempre a mio avviso) la Chiesa ha “paura” di perdere potere, tiene più al gregge che alle pecore “smarrite”; è sempre in cerca di “colpe”, di “peccati”, di “scandali” da additare, di “confini” da marcare non capendo che questo nostro transito terrestre dev’essere liberato dai lacci che lo tengono, appunto, a terra.

  8. vibrisse Says:

    Se quello che ho scritto è giusto, Luca, allora bisogna distinguere nettamente tra chi per scelta rinuncia alla vita, e chi non può scegliere; tra il dare la propria vita, e difendere la vita di chi può vedersela sottratta senza neanche poter dire nulla (al limite, senza neanche sapere che gliela stanno sottraendo).

    Ed è quindi assurda la connessione che tu hai fatta con queste parole: “Una chiesa che sacralizza la ‘vita’ dal primo istante del concepimento fino, addirittura, a protrarne oltre misura il confine, è una chiesa pagana che ‘adora’ la vita allo stesso modo di come veniva adorato il vitello d’oro. La vita è solo una breve parentesi dell’universo che si deve, necessariamente, perdere come la perse, di sua spontanea volontà (cioè, senza opporsi) Gesù Cristo.”

    giulio

  9. Luca Massaro Says:

    Non voglio certamente polemizzare. Soprattutto perché ciò che ho scritto lo avverto come materia calda ancora da forgiare sotto il martello del pensiero (d’ogni pensiero “aperto”). Quindi è probabilmente assurdo ciò che ho scritto dacché non mi sono espresso bene. E chi ben non si fa capire è giusto che sia “martellato”.
    Tuttavia, volevo solo dire, riguardo alla vita, che il suo destino è (lo si voglia o meno) la sua fine. In questa categoria, per carità, non volevo certo confondere i due piani! Magari tutti fossimo capaci di esercitare spontaneamente il nostro vivere, vale a dire il nostro essere liberi. Purtroppo ancora il mondo è pieno di persecuzioni e di libertà umane limitate. La mia è una critica di chi parla a pancia piena, In breve, volevo solo criticare il feticcio “vita”, la sua “oggettualità”, il suo farne “idolo” da parte chi, come la Chiesa, vuole imporre la sua visione anche su chi la pensa diversamente. E qui entra in ballo la sua enorme “influenza” politica, soprattutto in Italia, riguardo a tutti i temi caldi delle libertà individuali, dall’inizio “vita” – passando per la regolamentazione di chi vuole vivere diversamente (vedi, unioni civili tra persone dello stesso sesso) – fino alla soglia dell’ultimo respiro (il caso Eluana: privare un individuo di esercitare il proprio volere).
    Richiedo scusa per la lunghezza.

    P.S.
    Sàppi, Giulio, che (e non è per blandire le tue “martellate”) condivido molto di ciò che pensi e che scrivi.

  10. vibrisse Says:

    Luca, credi possibile che una persona possa volere una cosa oggi, e un’altra domani?

    g.

  11. Luca Massaro Says:

    Certo, ma (perdona) non capisco ora dove tu mi vuoi “colpire” (ovvero, dove mi sono contraddetto nella mia precedente risposta). Aspetto.

  12. vibrisse Says:

    Non voglio colpire nessuno. Faccio solo notare che la ragazza Eluana Englaro aveva espressa in un certo momento (così, esaminate prove e testimonianze, ha stabilito il magistrato) la volontà di non essere mantenuta in vita, qualora le fosse toccato di dover vivere in un certo modo. L’incidente che la ridusse a vivere in quel modo, tuttavia, avvenne in un altro momento. Qualcuno sa quale fosse la volontà della ragazza in tale altro momento? Qualcuno sa quale fu la volontà della ragazza nel corso dei diciassette anni trascorsi in quella condizione indescrivibile?

    Non lo sa nessuno. Credo che il padre abbia agito credendo e sperando di essere nel giusto, credendo e sperando di rispettare la propria figlia.

    Ma mi par difficile parlare, a proposito di questa storia, di “privazione del diritto del proprio volere”. La ragazza, dallo schianto in poi, non ha avuta nessuna possibilità di manifestare il proprio volere. Non per nulla, con apposita sentenza, il padre è stato nominato suo tutore.

    giulio

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