di giuliomozzi
1. All’inizio fece parlare di sé. Ma oggi non se lo fila più nessuno. All’inizio pubblicava per Einaudi, Mondadori: ora i suoi libretti sono dispersi tra Laurana, Transeuropa, Sironi, Terre di Mezzo…
2. Non ha mai pubblicato un romanzo. E pretende di insegnare a scrivere romanzi?
3. E’ cattolico, quindi minus habens.
4. Ermanno Cavazzoni, nel suo magnifico libro Gli scrittori inutili, lo colloca giustamente – non ci sono nome e cognome, ma si capisce benissimo che è lui – tra gli scrittori in disuso. E dovremmo riusarlo noi?
5. Ci sono le sue videolezioni gratis in rete. Perché pagare per avere la stessa cosa?
6. Ha una passione sconsiderata per i deittici.
7. Basta guardarlo.
8. Tutto quello che sa fare è ordinarti di rileggere ogni mese i Promessi sposi.
9. Lui è diventato scrittore senza frequentare nessun corso. Quindi perché dovrei frequentare un suo corso?
10. Di uno che ha la mania dei decaloghi, non ci si può proprio fidare.
Se poi invece siete proprio convinti di frequentarlo, ‘sto seminario, leggete qui.
16 settembre 2012 alle 22:24
Gustoso.
Ma del punto 4 si è sicuri?possibile fosse proprio il “nostro”? 🙂
16 settembre 2012 alle 22:25
Scusa Giulio ma mi è venuto un sussulto di gaudio nel vedere citato il libro di Cavazzoni… l’intera musica di quell’opera mi è ritornata all’orecchio… grazie, minus habens! (ah quando usi il latino…)
16 settembre 2012 alle 22:28
semi ot :quel libro di Cavazzoni mi è sembrato illeggibile(argomento di moda,ultimamente),molto meglio il suo più noto”Poema dei lunatici”
16 settembre 2012 alle 22:36
chescassaballe davide! (lo dico con affetto, eh) propostina: perché non raccogli in un plico tutte le tue illuminanti critiche e poi… e poi… non so… ce lo spedisci a uno a uno… il plico… una volta per sempre, ecco… così magari ti plachi…
16 settembre 2012 alle 22:39
🙂 Questo post è brutto.
16 settembre 2012 alle 22:40
enrico,avevo premesso che era semi ot eh:)
cmq quel libro di Cavazzoni “scrittori inutili”etc etc l’ho trovato davvero velleitario-mannaggia a me quando mi fece incuriosire da un intervista a Cavazzoni stesso,era decisamente più interessante l’intervista-secondo me-che non i ritratti al loro interno,de gustibus,
con affetto(??)davide,rudemente vostro
nb:enrico,ogni tanto su queste colonne ho parlato anche di libri che mi piacciono-capita di rado ma capita-,ma forse ti sei perso i post:)
16 settembre 2012 alle 22:41
x QUALCUNO :c’è differenza tra un THREAD e un POST(UN THREAD HA DENTRO DI SE UNO O PIU POST)
16 settembre 2012 alle 22:58
Ahahah e io che stavo scartabellando il sito della Lanterna… 😉
16 settembre 2012 alle 23:00
Sono quasi certa che i deittici siano un’arma contundente… ma vado immantinente a documentarmi. 🙂
16 settembre 2012 alle 23:03
Ebbene: ora posso dire che io, questo qui, lo stimo.
16 settembre 2012 alle 23:45
8/bis : … e anche l’Orlando Furioso ;-(
11) Ti fa fare la pausa pranzo più breve del mondo…trangugi un panino avvizzito in fretta+acqua minerale e, se quel giorno è di umore buono, ti lascia bere anche un caffè, ma in fretta, da ustionarti. Tutto questo perchè ti tiene in aula tantissimo tempo, il più possibile, che quando tutto finisce ti sembra di essere stato a un corso almeno settimanale se non mensile… invece era solo un fine settimana.
12) E’ circondato da masochisti che, nonostante tutto, continuano ad andare ai suoi corsi (compresa la sottoscritta :).
17 settembre 2012 alle 07:13
1. Chiamali libretti…
17 settembre 2012 alle 08:27
Giulio, per l’immagine hai per caso pensato a Magritte (o meglio, alla sua pipa) ?
17 settembre 2012 alle 10:14
Il punto 6. è esaustivo (e meno male che hanno inventato wikipedia), ecco.
17 settembre 2012 alle 10:39
Un solo buon motivo per partecipare: Mozzi (visto che anche tu parli in terza persona) è un genio.
Stefano
17 settembre 2012 alle 11:16
No, Francesco.
17 settembre 2012 alle 11:31
13. E’ così preciso, così puntiglioso, indefesso, proprio. Ti mostra sempre qualcosa di nuovo e misterioso nelle frasi che tu stesso hai scritto, e alla fine ti sembra quasi sempre di aver perso il filo di te stesso.
17 settembre 2012 alle 11:33
14.non è un campione di ironia,ma se la cava con l’autoironia (cfr. punto 7)
17 settembre 2012 alle 11:36
Ho trovato le videolezioni geniali. L’unico motivo per cui non partecipo è perché sono terrona: lontana.
AH, dimenticavo: ho pochi soldi e il mio editore come rendiconto dei miei diritti d’autore mi ha assegnato ben 10,20 euro.
17 settembre 2012 alle 12:29
Beh, considerati i punti precedenti, il #9 potrebbe mutare nell’unico motivo valido per seguire un seminario con Giulio Mozzi… 🙂
17 settembre 2012 alle 13:07
“gli scrittori inutili” è uno dei più godibili libri che abbia letto negli ultimi anni. io al seminario così com’è concepito non ci vado perché stare con la gente non mi piace, però ho in animo di usare mozzi come costosissimo precettore privato.
17 settembre 2012 alle 14:56
Dieci (o quasi) contropunti (su Giulio Mozzi) ai punti di Giulio Mozzi
1 Niente da commentare.
2 Fiction secondo me è un romanzo. Fuori da regole accettabili in un corso di scrittura, forse, ma romanzo. Un bel romanzo. E poi, visto che Mozzi è cattolico, anche per lui vale una delle poche inconfutabili saggezze cattoliche «fai come il prete dice, non come il prete fa».
3 Ho letto quasi tutto ciò che Mozzi ha pubblicato, ma non Dieci buone ragioni per essere cattolico. Trovo che Mozzi abbia un autoironico desiderio di svilire la propria intelligenza definendosi tale. L’ha mai letto il Catechismo delle Chiesa Cattolica? Può dire che rispecchia il suo modo di vivere e di pensare?
4 Non ho letto neanche questo libro di Cavazzoni. Lo farò. Chi sono gli scrittori utili? Se, per fare un esempio e comprenderci, Moravia è uno scrittore utile, non ha mai scritto un libro che, oltre a essere utile, è anche bello. Mozzi, l’inutile, ha scritto cose belle. La solita questione: può il bello essere anche inutile?
5 Niente da commentare.
6 Niente da commentare, a parte che ho imparato cos’è un deittico.
7 Niente da commentare.
8 Leggendo I promessi sposi si può imparare molto sullo scrivere. Ma, secondo me, Manzoni non ha frequentato un corso di scrittura di Mozzi. Se l’avesse fatto avrebbe tagliato un paio di capitol finali e, forse, avrebbe modificato un po’ Lucia, facendola meno cattolica.
9 Se è diventato scrittore senza frequentare nessun corso, forse scrittore lo era già e non ne aveva il bisogno. Corsi di scrittura sì/corsi di scrittura no? Ancora questa domanda?
10 Dio, d’accordo, forse aveva capacità di sintesi maggiori di Mozzi, visto che ne ha fatto uno solo. Però i decaloghi di Mozzi sono più intelligenti.
17 settembre 2012 alle 15:00
Non mi sembrano ragioni particolarmente buone.
1. Davvero oggi non se lo fila più nessuno?
2. Potrebbe essere la prova tangibile che scrivere un romanzo non è cosa facile, serve impegno, studio, qualcuno che ti indichi (per esperienza personale diretta) le difficoltà che incontrerai.
3. In che senso? Che in quanto cattolico è meno intelligente o ha meno titolo per insegnare?
4. Non conosco Cavazzoni, nè il suo libro, che sia anche lui tra gli scrittori in disuso?
5. Seguire le lezioni in rete ha un potere soporifero di gran lunga maggiore che seguirle dal vivo.
6. Conosco scrittori che hanno perversioni ben più pericolose
7. Basta partecipare ai corsi e NON guardarlo.
8. Questa forse è la ragione migliore.
9. Perché l’eccezione conferma la regola
10. Perché? Un decalogo l’ho appena fatto anch’io
17 settembre 2012 alle 16:14
Ci sono tantissimi bravi allenatori di calcio che non hanno mai dato un calcio a un pallone…
17 settembre 2012 alle 16:32
@ Davide: Il thread è il’oggetto della discussione, il post è un singolo messaggio. Quindi no, il thread non è un insieme di post, ma l’argomento, il filo conduttore, di un insieme di post.
17 settembre 2012 alle 16:35
grazie andrea per aver spiegato quello che …(già)sapevo,-in realtà il mio messaggio si riferiva a qualcun altro
17 settembre 2012 alle 17:12
devo dire che rileggendo i dieci punti, è il secondo forse che dà più da pensare (rinnova – sembrerebbe – la croce e delizia dell’utopico e agognato romanzo mozziano)… ma in un senso più vasto: insegnare qualcosa che non hai mai fatto, propriamente. Lo dico proprio anche rivolto a me stesso… insegnare a… nuotare guardando nuotare tanti ma senza avere mai fatto delle vere intere vasche… non so Giulio se questo punto nasconda anche – rispetto ad altri più nettamenti antifrastici – qualche interrogativo più “pesante”… io ho scritto dei romanzi per ragazzi super-commissionati, ma aiuto altri a imparare a scrivere il “romanzo” con farina del loro sacco, cosa che – propriamente – anch’io non ho mai fatto… e mi dico: ma sei sicuro?… poi, come dire, “faccio” e basta, “mi metto a disposizione” della scrittura altrui, però, un tarlo…
17 settembre 2012 alle 22:33
Ritorno un attimo sul decalogo.
Il punto 2. è proprio una ragione senza fondamento.
Che dire di Bobi Bazlen che non solo non ha scritto un romanzo, ma in vita non ha mai pubblicato nulla. Talent scout (scopritore di Svevo) e consulente editoriale di Einaudi e di Adelphi?
17 settembre 2012 alle 22:39
1. All’inizio fece parlare di sé. Ma oggi non se lo fila più nessuno. All’inizio pubblicava per Einaudi, Mondadori: ora i suoi libretti sono dispersi tra Laurana, Transeuropa, Sironi, Terre di Mezzo…
Egregio signor Miozzi, francamente non me l’aspettavo da lei: dagli Einaudi scadere in case editrici che pubblicano per i Trans europei, o le terre di mezzo che non si sa se stanno di qua o di là. Ma lei il mio romanzo dove lo vorrà pubblicare?
2. Non ha mai pubblicato un romanzo. E pretende di insegnare a scrivere romanzi?
Signor Miozzi, non si preoccupi: il mio cugino, che è odontotecnico, fa il dentista.
3. E’ cattolico, quindi minus habens.
Non ho capito, signor Miozzi; comunque le rispondo ad maiora, che va per tutte le stagioni.
4. Ermanno Cavazzoni, nel suo magnifico libro Gli scrittori inutili, lo colloca giustamente – non ci sono nome e cognome, ma si capisce benissimo che è lui – tra gli scrittori in disuso. E dovremmo riusarlo noi?
Sì. A patto che ci venga fornito con il libretto delle istruzioni.
5. Ci sono le sue videolezioni gratis in rete. Perché pagare per avere la stessa cosa?
Perché quello è Giulio Mozzi, non Miozzi.
6. Ha una passione sconsiderata per i deittici.
Signor Miozzi, alla sua età: ma perché non se ne sta a casa la sera, invece di andare a deittici? E prende precauzioni del caso?
7. Basta guardarlo.
Basta guardarlo! che è timido e si imbarazza e poi non scrive. Eddai, basta!
8. Tutto quello che sa fare è ordinarti di rileggere ogni mese i Promessi sposi.
Beh, il mio commercialista fa di peggio: da un mese a questa parte vuole farmi leggere gli studi di settore.
9. Lui è diventato scrittore senza frequentare nessun corso. Quindi perché dovrei frequentare un suo corso?
Per cuccare?
10. Di uno che ha la mania dei decaloghi, non ci si può proprio fidare.
Ce n’era un altro, ora non ricordo; ma ricordo che scriveva da dio.
18 settembre 2012 alle 00:47
Sto leggendo “(non) un corso di scrittura”. Sono a pagina trenta e lo leggo per distrarmi dalla mia scrittura che fatica, si blocca. Una piccola nota sull’invito a non avere fretta, a non agitarsi. Giustissimo – salvo i casi in cui la situazione è davvero ansiogena. Appena ho letto l’esortazione mi è, però, venuta l’ansia.
18 settembre 2012 alle 09:19
Il punto 3 e il punto 10 sono strettamente correlati.
18 settembre 2012 alle 13:08
Cavazzoni io me lo sogno di notte dopo che ho letto Gli scrittori inutili. Libro bellissimo, concordo, ma alla fine mi sono sentito un cretino su più fronti.
18 settembre 2012 alle 14:01
bhe Alessandra allora anche l’8… se ho capito la regola combinatoria…
18 settembre 2012 alle 14:14
A Gallina. Un dettaglietto. Ma qui non stiamo parlando di talent scout. Ma di un insegnante… quindi mi sa che il tuo esempio non vale. A mio scorno però ne scoverò uno io, di esempio, eautontimoroumenos. Anche Carver non ha mai scritto un romanzo, ma sembra che come insegnante di creative writing fosse bravino, decisivo nella formazione anche di futuri romanzieri…
18 settembre 2012 alle 14:31
cit enrico:
“” Anche Carver non ha mai scritto un romanzo, ma sembra che come insegnante di creative writing fosse bravino, decisivo nella formazione anche di futuri romanzieri…””
a dire il vero John Gardner(ancora noto,negli usa,oggi,anche se meno del suo noto allievo ) fu il maestro di scrittura di Raymond Carver,e il buon Gardner-che poi ha anche scritto un curioso libro sulla scrittura -qualche romanzo,lo aveva scritto:)
come si vede,si ha una situazione molto varia,difficile da incasellare
18 settembre 2012 alle 16:00
@enrico
Definire Giulio Mozzi “semplicemente” un insegnante non rende giustizia al suo ruolo e alla sua figura nel panorama editoriale italiano. Non credo inoltre che Il paragone con Bazlen venga avvertito dal Nostro come una deminutio capitis. Mozzi oltre che un insegnante è proprio un talent scout (vulgo scopritore di scrittori) nonchè un consulente editoriale e proprio dell’Einaudi come lo fu Bobi Bazlen. Quindi scusa la mia pervicacia, ma credo che il mio esempio fosse molto pertinente. Piuttosto il bisogno di sinteticità, proprio dei commenti, mi ha costretto a una descrizione di Bazlen molto riduttiva. Figura davvero complessa e interessante così come ce l’ha evocata e restituita in modo magistrale Daniele Del Giudice nel suo Lo stadio di Winbledon. Infine su Carver. Il tuo esempio è calzante, anche se il suo insegnamento e la sua riflessione attorno alla Creative Writing si sono indirizzati sulla forma della short-story, che poi in fondo è stata la sua cifra espressiva per tutta la sua, purtroppo, breve vita.
18 settembre 2012 alle 16:53
@ Paolo. Per essere precisi non ho definito Giulio “semplicemente” un insegnante, da nessuna parte. Ho detto: qui (sulla scia del post) si sta parlando di Giulio come insegnante e non come talent-scout. Certo, però, e su questo concordo con te: che lui sia un valente talent-scout vorrà pur dire qualcosa “anche” rispetto alla sua attività di formatore e insegnante. Penso sia innegabile! In qualche modo (in quale modo?) un insegnante è anche un “cercatore (usmatore) di talento”… direi che, con la Bottega, questo risulta chiarissimo!
@ Paolo, e Davide. Certo il romanziere Gardner è stato insegnante di Raymond… e Raymond è stato a sua volta insegnante – per dirne una – di un romanziere (più che novelliere) come Jay McInerney e se non vado errato anche di Haruki Murakami, tra gli altri… forse, uno che ne capisce di trama; personaggi; stile; pittura d’immagini; dialoghi ecc. che poi scriva short stories o romanzoni da 400 pagine, forse non fa poi una differenza fondamentale – rispetto al suo “sapere” letterario, e dunque sulle sue possibilità di “passarlo”… ma chissà cosa ne pensa Giulio, al riguardo…
18 settembre 2012 alle 18:48
“…è cattolico…ha la mania dei decaloghi…” mi viene in mente la Bibbia con i 10 Comandamenti, detti anche Decalogo, appunto. In effetti anche l’8 ci sta: I promessi è il romanzo della Provvidenza! In quanto ai corsi di scrittura, ne ho frequentati, mi sono serviti, mi serviranno. Se si vuole scrivere è bene frequentare “qualcosa”, “qualcuno” che abbia attinenza con quello che si vuole fare, perché non si smette mai di imparare e sinceramente si impara e si capisce meglio, di più e più efficacemente quando si ha a che fare con persone in carne ed ossa con cui interagire e magari inseriti in un gruppo (vedi Bottega di narrazione, la migliore esperienza seminar-laboratoristica di letteratura che ho fatto e rifarei).
18 settembre 2012 alle 20:36
Beh, Cesare Musatti era laureato in matematica.
18 settembre 2012 alle 20:37
e Gadda ingegnere,suppongo
19 settembre 2012 alle 06:27
La differenza tra me e Bazlen, è che i suoi consigli venivano ascoltati dagli editori. (Quindi, erano consigli molto più interessanti di quelli che fornisco io).
19 settembre 2012 alle 09:49
Segretamente ho coltivato l’idea che Mozzi fosse il Carver italiano.
Alcuni indizi esistono.
@Gallina: tutto perfetto fino a quando non usi “cifra espressiva”, termine piu’ adatto ad un dibattico politico-calcistico che letterario (sono certo che comunque te ne farai una ragione).
Non mi risulta che il Creative Writing di Carver fosse indirizzato ai Racconti piu’ che ai Romanzi. Basti pensare allavoro del suo allievo prediletto, Jay McInerney, ex-enfant prodige della letteratura americana e ancora oggi capace di straordinari romanzi (cfr. Good Life). E proprio Jay ´ha fatto sua una delle grandi lezioni del maestro:” I don’t believe in writing, i believe in re-writing”
19 settembre 2012 alle 11:34
@Andy. Sarei curioso di sapere che dibattiti politico-calcistici (accostamento curioso) sei solito seguire. E quante volte ti sei imbattuto in “cifra espressiva” quando dibattevano su spread, welfare o su dribbling o assetto tattico.
Su l’idea che Mozzi fosse il Carver italiano nutro più di qualche perplessità. Diversa, ma molto diversa è la cifra stilistica. (Mi scuso se dovessi avere usato ancora una locuzione mutuata da altri ambiti linguistici).
19 settembre 2012 alle 13:08
@Paolo Gallina: nessun intento polemico, i dibattiti a cui mi riferisco sono prettamente calcistici ed hanno in comune con la politica proprio un certo tipo di linguaggio cheda un certo momento in poi ha iniziato a somigliarsi indipendente dalla natura della materia del contendere.
Il termine in particolare e’ “cifra tecnica” ed e’ generalmente utilizzato per definire il livello tecnico, appunto, di un calciatore, con particolare riferimento alla sua categoria di appartennza.
Ad esempio, di un difensore dai piedi buoni si potrebbe dire che la sua “cifra tecnica” e’ quella di un centrocampista oppure che di un giocatore di una squadra minore, evidentemente sottovalutato, la cifra tecnica e’ quella del “top player”.
19 settembre 2012 alle 15:26
@Andy. Prendo atto dell’assenza di intenti polemici, ma la consultazione del dizionario dà questi esiti:
il Sabatini Coletti Dizionario della Lingua Italiana
Cifra [cì-fra] s.f.
…
5. Particolarità stilistica propria di un artista o di uno scrittore: quel pittore ha sviluppato una c. personalissima
Come vedi non sono io ad avere fatto un’incursione in ambiti linguistici impropri. Scusami, ma non avevo capito il tuo invito a farmene comunque una ragione.
19 settembre 2012 alle 15:52
@Paolo Gallina. Ok, lo confesso: e’ a me che proprio non piace “cifra tecnica-stilistica-espressiva” e qualsiasi altra combinazione. Per quanto, a questo punto senza ombra di dubbio, corretto e appropriato mi risulta totalmente indigesto. Lo trovo abusato, fintamente forbito, cheap, pretenzioso e ragionieristico.
Mi rendo che e’ un limite (ed un problema) mio. Ti chiedo scusa per averti coinvolto in questioni mie personalissime.
di solito non e’ questa la mia cifra comunicativa 😉
19 settembre 2012 alle 16:21
Sulla questione Mozzi-Carver: e’ probabile che per il diretto interessato sia di scarsissimo rilievo. Ricordo infatti un post in cui il titolare di Vibrisse asseriva che “non gli interessa essere cio’ che non e'” o qualcosa di simile.
Tanto per chiuderla qui.
19 settembre 2012 alle 16:29
sono contento che la prosa di Mozzi non assomigli comunque quella di Carver,davvero(che poi lui lo abbia probabilmente letto,è un altro discorso-ci sono un sacco di autori che si leggono,per poi far o scrivere cose in parte o completamente diverse)
19 settembre 2012 alle 17:06
Dichiaro ufficialmente di non essere né il Carver italiano né l’Umberto Tozzi cherokee.
19 settembre 2012 alle 18:39
Bene.
20 settembre 2012 alle 15:18
“4. Ermanno Cavazzoni, nel suo magnifico libro Gli scrittori inutili, lo colloca giustamente – non ci sono nome e cognome, ma si capisce benissimo che è lui – tra gli scrittori in disuso. E dovremmo riusarlo noi?”
Scusami Giulio, potresti per favore indicarmi il luogo testuale dove Cavazzoni definirebbe Giulio Mozzi un autore in disuso?
Mi incuriosa, la cosa, perché significa, senza aver messo né nome né cognome, che deve essere stato davvero esplicito.
20 settembre 2012 alle 15:33
Nel capitolo suglio scrittori in disuso, ovviamente: il quarto. Se hai l’edizione Feltrinelli (la prima) è pagina 20:
20 settembre 2012 alle 15:38
mi associo alla curiosità di Dinamo
20 settembre 2012 alle 15:38
osp letto ora:)ok,curiosità soddisfatta:)
20 settembre 2012 alle 16:11
E poi il Carver italiano c’è già, ed è Luciano Ligabue. Non dimenticatelo mai.
20 settembre 2012 alle 16:13
“””Carver italiano c’è già, ed è Luciano Ligabue. Non dimenticatelo mai.””” :dubito altamente
20 settembre 2012 alle 17:07
Una citazione “sindacale” diciamo. Di categoria.
Ti ringrazio
20 settembre 2012 alle 17:33
Davide, lei può dubitare quel che vuole. Anche altamente.
Ma che l’autore di versi immortali quali per es: “è già partito il giorno dei giorni / Fatto per vivere / Il giorno dei giorni / Tutto da fare e niente da perdere”, qualsiasi cosa essi significhino (non chiedete a me, non ci ho capito niente), sia il Carver italiano non lo dico certo io. E mi stupisco che lei, che riporta sempre frasi di tutto e tutti (senza mai specificare esattamente chi cita di preciso, e cosa, a dire il vero), non conosca la recensione di Antonio D’Orrico all’ultimo libro di racconti di Luciano Ligabue.
Quindi Ser Mozzi, essendo già Ligabue il Carver italiano, al massimo potrà essere definito il Gordon Lish padovano.
Io, a detta del mio vicino di casa, sono lo Shakespeare del mio condominio. Il mio appartamento per un cavallo.
20 settembre 2012 alle 17:37
sir Griffi,non darei troppo peso alla recensione di D’Orrico a Ligabue
20 settembre 2012 alle 17:56
Qui i casi sono due: o io, essendo un pessimo scrittore, non riesco a esprimere il sarcasmo in ciò che scrivo quando pretendo di scrivere una cosa sarcastica,
o lei, davide, essendo un pessimo lettore, non riesce a cogliere il sarcasmo quando una cosa è scritta con intenti sarcastici.
In entrambi i casi cercherò di essere più chiaro: ero sarcastico, qualunque cosa significhi. Ancora più chiaro: non penso minimamente che Ligabue sia il Carver italiano. Ancora di più: Antonio D’Orrico ha scritto una grande stronzata.
Per ulteriori spiegazioni sono a sua completa disposizione.
(Sono sarcastico anche adesso, forse).
20 settembre 2012 alle 17:58
i’ve no idea,sir ,ad ogni modo,di sarcasmo sulle recensioni di d’orrico in giro se ne sente anche troppo(che nel caso di ligabue e faletti secondo me toppa/va,ma in altri casi..ci prende,sui wu ming,sicuro:))
20 settembre 2012 alle 18:07
ot :gian marco,le chiedo umilmente la sua email(sul suo blog mi sono un pò perso)perchè sarei curioso di sentire un paio di libri editi & noti,su cui son curioso di sentire la sua opinione(io,senza sarcasmo-)fine ot
20 settembre 2012 alle 22:09
sabbionasso@libero.it
20 settembre 2012 alle 22:13
thnx so much
21 settembre 2012 alle 23:06
Credo soltanto che Mozzi sia un poco ossessionato da se stesso; questa mi sembra una ragione valida. Pertanto ripiegherei sul gruppo di lettura.
24 settembre 2012 alle 23:30
Aventura!