Il critico e l’editore

by

di giuliomozzi

Bella la vita del critico, che può dannare un’opera solo per finta: la danna, ma lei non cessa di esistere; la ridanna, ma lei tuttavia insiste e consiste, e può circolare, e può essere letta, in dozzine o milioni di copie – a seconda. Bella, bellissima, stupenda irresponsabilità: quella del critico.

Tragedia della vita di chi ha davanti un fascio di fogli, uno sfarfallio di pixel, e sa; e lo sa; e non può non saperlo; che se decide che no, che se in quel momento decide che no, le probabilità di quell’opera non si dice di circolare, non si dice di esser letta, ma semplicemente di esistere e consistere – precipitano, diventano zero virgola, magari zero zero.

Follia talvolta del critico, quando se la prende con chi seleziona: lui, che non ha idea di quanta letteratura veramente esista senza consistere, di quanta letteratura sia scritta senz’esser letta, di quanta letteratura meritevole di edizione sia invece per un pelo, per un caso, per distrazione, per errore inedita; e di quanto male si stia a dire di no, e di no, e di no, a quasi tutto ciò che viene proposto, che è tantissimo. Atroce malumore di chi seleziona, quando pensa al critico: a colui che trova la pappa già fatta, e si lamenta pure.

7 Risposte to “Il critico e l’editore”

  1. federica sgaggio Says:

    😉

  2. Fabio Carpina Says:

    Ahia, questo fa male!

  3. enrico Says:

    … nel tuo post si sente il “male di dire di no”, di negare l’accesso alla pubblicazione – una “immane responsabilità” – ogni lavoro porta con sé la sua ombra – forse entrambi, critico ed editore, a un certo punto hanno sullo stomaco fin troppa carte stampata, soffrono di problemi digestivi… se il “selezionatore” è anche un autore, egli sa che lavora PER la letteratura (oltre che per la casa editrice con cui collabora) – non è “dall’altra parte del muro” rispetto allo scrittore che gli sottopone la sua opera – sono fratelli, in qualche modo – il no è più sofferto? – ma il selezionatore, autore, è anche un insegnante di scrittura creativa: a differenza del critico, VUOLE che si scriva, che si ami la scrittura, che la visione diventi carta stampata, che la visione si accenda – e sa che i tentativi saranno mille – e che pochi arriveranno alle librerie – ma in fondo che importa? Rispetto all’avventura della scrittura “praticata” che forma e dà ossigeno alle persone? Che importa quanti partono e quanti “arrivano”, rispetto alle splendide partenze degli aironi?

  4. Giuseppe Ierolli Says:

    Be’, è un rovello che varrebbe se di editori ce ne fosse uno solo; visto che sono centinaia (forse migliaia, non so) il rifiuto di uno potrebbe essere solo una strada sbagliata in attesa di imboccare quella giusta. D’altronde è un problema comune: le idee, in tutti i campi, sono tante, le possibilità che si concretizzino in genere sono sempre limitate, e ce ne sono sempre tante ignorate e qualcuna strombazzata. Non vedo soluzioni.

  5. Enrico Macioci Says:

    Non soltanto, Giulio. L’esperienza mi dice che in linea di massima i critici leggono molto, ma molto meno degli scrittori.

  6. Lucio Angelini Says:

    Be’, non c’è problema, visto che la nuova consegna degli editori agli autori è di farsi essi stessi promotori della propria opera (in rete e altrove) con ogni mezzo (di qui certi ossessivi sculettamenti internettici). Certo, avere anche amici giornalisti presso testate quali ‘La Repubblica’ o il ‘Corriere’ non guasta, ma la carta (da giornale) non è tutto.
    Ben maggiore la responsabilità degli editor deputati al vaglio degli inediti nelle varie case editrici. Personalmente devo ancora trovare il mio editor “azzurro” o “editor della mia vita”, pur avendo ricevuto enormi complimenti dal prosciuttaio sottocasa e dalla calzolaia che mi rifà le suole.

  7. Lucio Angelini Says:

    P.S. Resterò zitello letterario a vita?

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