Lettura della domenica / Il paradiso a portata di mano

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di Sandro Bondi

[Tutte le Letture della domenica. Un articolo di Valter Binaghi su questo stesso argomento].

[…] È questo il punto vero: la novità berlusconiana. Si tratta di un’antropologia eroica e drammatica che non ha precedenti in Italia, un Paese così omologato e burocratizzato da risultare sostanzialmente estraneo alla realtà moderna europea. Tanto che, per fornire la giusta chiave interpretativa, è necessario ricorrere a categorie di tipo filosofico e anche, perché no?, teologico. In quest’opera ci soccorre il vigore espressivo, asciuttamente poetico, del libro della Sapienza (1, 12-15): «Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina di viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale».
In questo ordito teologico, il regno della Vita è il dominio naturale della Libertà: chi osa aprirsi all’esperienza dell’essere vivo ritrova d’incanto questo impulso originario, a vantaggio della propria esistenza e di quella degli altri. L’avventura umana di Berlusconi si colloca a questo livello. […]

Occorre, quindi, una rivoluzione psicologica e spirituale, perché ogni individuo, ogni cellula dell’umanità, cominci a pensare costruttivamente e impari a visualizzare la ricchezza, l’onestà, la bellezza, la sincerità, la semplicità, il benessere, il successo, la gioia di vivere. Il successo è la proiezione esteriore di un benessere interiore. Se lo perdi, vuol dire che qualcosa ha intaccato, contaminato il tuo «sogno». C’è spazio, allora, per una sola soluzione: il ritorno all’Ideale della vita, la via del pensiero positivo e creativo. Si tratta di una rivoluzione psicologica e spirituale, di un cambiamento radicale el modo di pensare. Soltanto l’individuo può esserne l’artefice, offrendo alla fine il suo successo a tutta l’umanità. Perché, di fatto, solo l’individuo può cambiare ed evolversi. Solo l’individuo può essere creativo e innovatore. Una sola cosa sappiamo, infatti: abbiamo bisogno di uomini nuovi. La preparazione di individui, di uomini solari è quindi una condizione di vita o di morte per l’intera umanità.

In questo orizzonte che non può essere ridotto a mera capacità imprenditoriale, Berlusconi è il prototipo di una nuova umanità che sta cambiando pelle. Egli trasforma ogni evento apparentemente avverso in un’opportunità di successo. Che è poi il metodo del successo e della genialità: il genio usa la realtà, qualsiasi realtà, per creare ed espandere la sua libertà e lo spazio di libertà delle persone, cioè dell’intera società. Perché il genio è di per sé un vero capitale sociale.

Non è stata, dunque, retorica la citazione dal libro della Sapienza, poiché, a un esame attento e rigoroso, la filosofia berlusconiana si rivela chiaramente una sorta di teologia laica o anche, per dirla in termini più moderni, una spiritualità pratica. Non è casuale la definizione della politica come una realtà sia sacra sia laica, fornita da Berlusconi nel discorso pronunciato durante la grande manifestazione di piazza San Giovanni, a Roma, il 2 dicembre 2006. Ecco allora che, in un simile contesto, espressioni che possono apparire legate a un immaginario da fiaba, come quella, celebre, «Ho il sole in tasca», risultano essere i prodromi della promessa di un paradiso a portata di mano, un universo di liberazione e di compimento dell’umano, un potente richiamo alla capacità di sognare, tipicamente presente nelle facoltà naturali dei bambini. Non a caso Giuliano Ferrara ebbe a paragonare Silvio Berlusconi a Mozart, sostenendo che anche in lui, come nel grande compositore, convivono la genialità e un candore fanciullesco. Un incanto produttivo, una sorta di «pari» [scommessa] pascaliano volto a disincagliare le aridità del cuore umano, tendendolo verso un orizzonte ideale trascendente e, insieme, storicamente raggiungibile. Una trascendenza etica e spirituale, pragmatica e operativa, nell’immanenza della storia. […]

da: Sandro Bondi, Il sole in tasca. L’utopia concreta di Adriano Olivetti e Silvio Berlusconi, Mondadori 2009, pp. 7 e 15-16.

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40 Risposte to “Lettura della domenica / Il paradiso a portata di mano”

  1. Giovanni Says:

    Traduzione: prima non ero nessuno, forse neppure esistevo, poi mi sono dato anima e corpo a BERLUSCONI, ho diffuso il suo verbo (libertà di corruzione, evasione fiscale, falsificazione di bilanci aziendali, megalomania e narcisismo delirante, puttanismo diffuso, odio per tutti quelli che non lo amano) e mi sono ritrovato ricco e famoso, persino deputato e ministro. Ogni tanto vado a piangere in televisione, esprimo tutto il mio ineguagliabile dolore per l’odio che circonda quest’uomo, BERLUSCONI, odiato da tutti coloro che non lo amano (insegnanti, giornalisti, magistrati, comunisti, finiani) e solo allora capisco quanto sono stato fortunato, solo allora entro in contatto col divino: BERLUSCONI. Amatelo anche voi, avrete il sole in tasca (anche nelle giornate di pioggia) e il paradiso a portata di mano! BERLUSCONI mi ha liberato dall’LSD. Grazie DIO!

  2. alcor Says:

    😀

    la fede è fede, l’amore è amore

  3. cletus Says:

    Posto che serva a qualcosa, attenti a non banalizzare o buttare in caciara l’assunto di queste tesi. Probabile che dalla loro precisa comprensione ne nascano anticorpi.

  4. vibrisse Says:

    Proprio così, Cletus. gm

  5. Giuseppe Ierolli Says:

    In effetti un’analisi così lucida, dal di dentro, è molto interessante. Quegli apparenti ossimori dell’ultimo capoverso (teologia laica, spiritualità pratica) rivelano potenzialità che vanno molto al di là di una banalizzazione che, sono d’accordo con Cletus, sarebbe pericolosa.

  6. vibrisse Says:

    Mi domando: chi è in grado di orientare il “cuore umano” verso un “orizzonte ideale trascendente e, insieme, storicamente raggiungibile”?

    E mi rispondo: un messia. Solo un messia, mi pare, è in grado di portare il trascendente nella storia.

    gm

  7. petarda Says:

    volendo rimanere su questi toni (deliranti), perché non paragonare berlusca a lucifero, visto che a cercare di comprenderlo, di conoscerlo sempre meglio con la scusa di poterlo finalmente annientare, pare sprigioni una fascinazione tale da rendere anche i suoi avversari degli agnellini e dei cani sbavanti, che pubblicamente lo denigrano e poi (neanche tanto) nascostamente vorrebbero essere come lui?
    certo, berlusca è il simbolo di quello che si fa i cazzi propri alla stragrande senza rendere conto a nessuno, vive una vita spericolata a 75 anni come se ne avesse 40 di meno, ecc.
    dice bene bondi quando paragona B a un bambino. tutto mio, tutto mio. il mondo è come lui lo vede, e chi gli sta intorno gli dà ragione (salvo una statuetta in faccia di tanto in tanto, ma che vuoi che sia). e deve sempre averla vinta.
    ma berlusconi è un finto bambino, è di plastica liscia e tintura dozzinale, ricorda una delle creature demoniache di stephen king. è inquietante: a livello umano è inquietante, l’unico sentimento che si potrebbe provare per una “cosa” del genere è la compassione.
    ma non me lo permetto. primo, perché berlusca è il classico ginofobo; secondo perché sento la necessità di mantenermi pura, esente da qualsivoglia sentimento nei suoi confronti. confermo così, io per prima, quella credenza quasi superstiziosa nei poteri demoniaci di berlusca? forse. razionalmente però ritengo che un individuo simile sia tutto il contrario di quello in cui credo, e cioè che un uomo, un essere umano si costruisca anche, soprattutto, nello scontro col mondo, con le sconfitte, con la sofferenza, con la rielaborazione delle esperienze negative.
    da tempo sono convinta (l’ho anche scritto, quasi un anno fa, sul blog) che non sarà da sinistra che qualcuno si alzerà a dire “il re è nudo”. sta succedendo, prima la lario, poi fini, si levano a dire esattamente quello che penso (che pensiamo?) di berlusconi: che è malato, che è un dittatore, ecc.
    allora, i sinistri che in questo tempo si sono quasi autoconvinti che berlusca è un grande, che con tutti i suoi difetti resta un interlocutore da cui imparare, mi piacerebbe sapere come se la arrangiano, e come continuano a raccontarsela.
    mi vergogno, come italiana e come donna e come essere umano, di questo vecchio eterno bambino plastificato; se lo incontrassi per strada non gli darei due lire, altro che il mio futuro.

  8. alcor Says:

    credo che questo pezzo di Bondi sia ormai vecchio

  9. vibrisse Says:

    Credo che non ci sia nulla da imparare dall’attuale capo del governo. Credo che sia opportuno contrastarlo. Credo che sarebbe opportuno prendere sul serio lui e la sua ideologia: finché non si capisce come “funziona”, non c’è modo di contrastarlo. gm

  10. petarda Says:

    sicuramente. però bondi è bondi. preferirei capire come diavolo funziona ferrara, per dire.
    nel frattempo mi viene in mente che nei vari talk show si assiste sempre più allo spadroneggiare di destroidi che non lasciano parlare l’interlocutore, ne coprono la voce durante tutta la durata del suo intervento; come contrastare questo fenomeno? togliendo l’audio? io apposterei tra le quinte un gladiatore con mazza ferrata.
    questo per dire che anche se si trovasse il modo di contrastarlo a parole, sarebbe tutt’altro che facile. per questo risulta più efficace il dissenso interno. è nuovo, non c’è ancora abituato, non ha ancora fatto gli anticorpi. bisogna agire velocemente!

  11. alcor Says:

    credo che per capire come “funziona” si debba capire non solo lui, ma quella classe, o ceto, non saprei davvero come definirla, oggi, che lo vota da tanto tempo, e per capirla, bisognerebbe tornare anche abbastanza indietro nel tempo, all’immediato dopoguerra.
    E’ vero che le modalità sono molto cambiate, ma la sostanza cambia più lentamente e fa da galleggiante a tutte le manifestazioni del berlusconismo che ci disturbano tanto, anche esteticamente, e tanto disturbano esteticamente anche quella piccola parte di borghesia “sconfitta” ma redditiera, che lo avversa fortemente, tanto da votare a sinistra, a volte

    credo però, o meglio capto, che questa fede bondiana non sia più così compatta, gli attori sulla scena sono più numerosi che agli inizi, naturalmente lo capto attraverso le conversazioni eccetera [conosco qualche berlusconiano e ci parlo pure, con molta attenzione e curiosità], non certo attraverso dati certi

    insomma, è un discorso molto complicato di cui Bondi secondo me è solo una delle tante emergenze e dipinge l’entusiasmo delle origini più che la complessità del suo consenso di oggi

  12. giuli Says:

    – Berlusconi è il prototipo di una nuova umanità che sta cambiando pelle –
    … speriamo dopo questo cambiamento, di non ritrovarci come i Visitors (per chi se li ricorda).
    g.

  13. vibrisse Says:

    Ma, Alcor: io ho l’impressione, invece, che il messianismo sia una componente importante, e forse ora più che all’inizio, del “berlusconismo”. Niente più che un’impressione, per carità.
    Vedi: Gratta e vinci, Turisti per caso, Lotto ed Enalotto. La pupa e il secchione, Amici, eccetera. Ovvero: la vita si gioca sulla speranza del “colpo grosso”. Bisogna avere un “sogno”, per avere “successo”, e se perdi il “successo” è perché qualcosa ha intaccato il tuo “sogno”.
    gm

  14. alcor Says:

    non so, a me pare che il “messianesimo” delle origini si sia indebolito proprio nei suoi antichi sostenitori (vedi Ferrara, vedi Guzzanti, vedi Lucio come si chiama, mi sfugge il nome in questo momento, parlo del filosofo) *

    gli altri sintomi che dici sono ambigui, (turisti per caso la trasmissione? che cosa aveva di berlusconiano?) il mito del successo è precedente al berlusconismo, risale mi pare agli anni ’80, quando Berlusconi era ancora un semplice imprenditore privato, non ancora l’unto del signore, che lui lo abbia cavalcato e impersonato è certamente vero, ma ricordo bene il passaggio dai ’70 agli ’80, il mito del successo, del fare in sé salvifico e vittorioso era già dei socialisti, che non per nulla lo hanno poi adottato, si sono unite e fuse pulsioni diverse ma già presenti nella società italiana, anch’io però posso offrire solo impressioni e ricordi personali

    * Colletti. gm

  15. alcor Says:

    Negli anni ’80 nasce per esempio la televisione che conosciamo oggi, si potrebbe dire che nasce la televisione berlusconiana, e che Berlusconi è già lì, benché non ancora messianizzato, ma in realtà nasce su RaiUno con la vicenda di Alfredino Rampi, la televisione cosiddetta del dolore, inizia la spettacolarizzazione di ogni tragedia, dolore privato, emozione privata, tutto diventa pubblico, tutto fa audience, se non ricordo male Berlusconi acquista le sue tv in quegli anni, non prima

  16. danielemuriano Says:

    Che sorpresa questo stralcio. Interessante che un ministro dichiari di dover ricorrere a categorie teologiche per spiegare il successo del premier. Al di là delle considerazioni ovvie, credo che la figura dell’avvento berlusconiano sia recepita in modo diverso dagli elettori semplici, rispetto all’idea che ne possono avere Sandro Bondi e Giuliano Ferrara e coloro i quali stanno vicino al potere, perché a stretto contatto come i giornalisti o ne fanno parte. Voglio dire che mentre Sandro Bondi proietta comprensibilmente su Berlusconi le proprie ansie messianiche e di liberazione, gli elettori proiettano le proprie qualità migliori sul capo in un processo evidente di identificazione (la generosità, la seduttività, la forza virile). In questo senso il passaggio dalla rappresentatività dell’uomo politico alla identificazione/immedesimazione nell’uomo rimedia alla crisi della rappresentatività politica. Se l’idea è che tutti i politici fanno i propri interessi, nessun uomo politico può rappresentare me elettore. Berlusconi dentro questo scenario diventa l’eccezione. Cioè io non delego più lui a rappresentarmi, ma in parte ‘sono’ lui. Proprio perché io elettore ‘sono’ in parte Berlusconi, egli non può che fare il bene suo e quindi il bene mio, oppure il mio e quindi suo. Questo scambio viscerale secondo me è alla base del consenso berlusconiano. D’altra parte le “sue” televisioni ci hanno addestrato per anni all’identificazione proiettiva, sia quando c’era da attribuire le nostre “cattive qualità” al mostro o all’assassino di turno, sia quando bisognava “essere” l’eroe di corvè.
    Credo anche che il cosiddetto “odio”, il rifiuto irragionato e viscerale dell’icona berlusconiana, che è poi il nemico interno del fronte antiberlusconiano, quella specie di sofferenza fisica al saperlo al potere che fa sragionare molti, è il risultato dello stesso schema perverso, secondo cui le proprie qualità cattive finiscono per essere inscenate dal corpo del capo, in uno spettacolo osceno che è davvero fonte di sofferenza. Il “carisma” credo sia tutto qui.
    La differenza di ricezione dell’immagine del capo tra il burattino politico (Bondi) e l’uomo della strada, secondo me, è che il primo non si pensa nemmeno per un attimo sullo stesso piano, mentre il secondo comunica continuamente con lui su un piano imitativo, identificativo, immedesimativo. E’ un convincimento mio ovviamente, condizionato dagli elettori di Berlusconi che conosco, dai giornali che leggo e dalle trasmissioni a cui assisto.

  17. vbinaghi Says:

    Le cose vere sono due.

    La prima è che l’uomo ha fame di significato, di essere libero PER qualcosa e non solo DA qualcosa. L’ideologia illuministica, perduto il messianismo marxista che l’aveva positivamente contaminata, si rivela come puro nichilismo e, volenti o nolenti, la socioldemocrazia sterile che è il minimo comun denominatore del centro-sinistra italiano comunica questo e niente più di questo. La finzione ottimistica e pseudo messianica di Berlusconi ha avuto quindi buon gioco proprio sul popolo molto più che sulla piccola e media borghesia (che può permettersi il nichilismo perchè materialmente soddisfatta e quindi continua a votare a sinistra)

    La seconda è che Sandro Bondi fa schifo.
    Il poeta Davide Rondoni che ha scritto una prefazione alle sue ridicole poesie fa schifo.
    Gli uomini di cultura e spettacolo che accettano di mercanteggiare spazi con questo Ministro della Cultura fanno schifo.
    L’idea che si possa fare opposizione senza testimoniarla col sacrificio e magari col silenzio può venire solo a chi dell’opposizione ha fatto un mestiere spettacolare e redditizio. Non stiamo a far nomi, ce ne sono anche di grossi e con l’aureola da martire. Ma è gente che fa schifo.

  18. adele Says:

    quando ho letto il titolo su facebook stamattina mi è venuto subito in mente Nazzareno Padellaro, un tale fascista che scrisse un libro intitolato “Fascismo Educatore” e che si esprimeva con toni simili riguardo al duce. Per inciso, lo stesso tale che sconsigliava vivamente di inquinare le italiche menti dei bambini con letteratura proveniente da altri paesi.

    Questo testo è da prendere sul serio, perché purtroppo c’è chi ci crede veramente.

    Ma voglio sperare che non tutti (non proprio tutti tutti) si siano bevuti il cervello tra quelli che stanno dalla parte di Bondi – ministro del minculpop.

    (Ma davvero Rondoni ha scritto la prefazione al suo libro di poesie? Allora siamo messi proprio male…)

  19. Emanuele Pinna Says:

    Rondoni? Rondoni prepara la candidatura per Bologna. Fine. Del poeta, per lo meno.

  20. Adele Says:

    sono andata a controllare perché non ci potevo credere, la prefazione l’ha scritta Rondoni.
    mah.
    non si salva proprio nessuno.

  21. linnioaccorroni Says:

    rondoni? cioè questo qui:
    http://golfedombre.blogspot.com/2010/05/la-poesia-scuola-funzione-sempre.html

  22. vibrisse Says:

    Alcor: svista mia, non “Turisti per caso” ma “Turista per sempre”. Un nuovo tipo di Gratta e vinci (vedi).

    Poi: volendo ricostruire un’archeologia dello pseudomessianismo (adotto il modo in cui lo chiama Valter, che mi pare opportuno), si potrebbe forse cercare un punto di svolta? Ad esempio: “La Corrida” di Corrado chiamava i debuttanti allo sbaraglio; questi partecipavano, facevano la loro brutta o bella figura, magari avevano un articolo sul Radiocorriere; e poi svanivano. Idem, che so, per i concorrenti del “Rischiatutto” di Mike Bongiorno: forse quello che ha avuta più fama è Massimo Inardi, che gode addirittura di una voce in Wikipedia (qui): nemmeno la signora Longari (quella che, secondo la leggenda, “cadde sul pisello”) ce l’ha.

    Da un certo momento in poi, qualcosa cambia. Il debuttante, l’inetto, colui (colei, soprattutto) che non sa fare nulla diventa “famoso”. Più che all’agonia in diretta del povero Alfredino Rampi, io penserei all’invenzione delle “veline” di “Striscia la notizia”.

    Una domanda per tutti: c’è bibliografia, su questi argomenti? Non sulla storia della tv in generale, ma sul “diventar famosi”?

    Infine: nell’episodio citato da Linnio, Rondoni dichiara: “Chi fa qualcosa per soldi è un idiota!”. Dobbiamo dunque presumere che lui, Rondoni, la prefazione alle poesie di Bondi l’abbia scritta gratis (senza guadagnarci nulla, intendo, intendendo estensivamente – e penso di non sbagliare – la parola “soldi”, né dal punto di vista economico né dal punto di vista politico, del potere, accademico, eccetera). Giusto?

    gm

  23. alcor Says:

    [sulla tv] non potrei dire delle trasmissioni che citi, la Corrida non l’ho mai vista, forse una puntata di rischiatutto, ma nel mio ricordo la tv pre-Alfredino aveva una specie di limite, che mi pare sia passato abbastanza intatto ai quiz attuali, diversi dalla tv del dolore con la sua carica pornografica, sta lì a mio parere la svolta, quando si è capito che il dolore in diretta, la morte in diretta facevano audience e perciò soldi -più di tette e culi – ed è caduta la parete di pudore che era stata in qualche modo rispettata nei primi venti, trent’anni di tv, iniettando quella massiccia dose di cinismo palese che conosciamo

    poi anche il dolore è diventato rapidamente fasullo, si è capito che l’emozione poteva essere inventata in laboratorio e hanno cominciato a far incontrare parenti in lacrime ecce. mi pare che la vera pornografia stia piuttosto lì.

    [Troppi paradisi” in questo senso insegna molto]

    ma come ho detto, non ho una cultura televisiva affidabile, soprattutto per il passato, però anche con questo limite, mi pare che una certa deriva sia pre-berlusconiana, del resto berlusconi è un imprenditore parassitario, non è Steve Jobs, un imprenditore parassitario approfitta di quello che ha intorno e intorno aveva un paese che non aveva fatto i compiti, dopo il fascismo – tanto per passare dalla tv alla politica.

    penso che più che su B. sia importante riflettere su noi stessi, sull’Italia, per non ritrovarcene uno nuovo tra trent’anni, diverso, ma che basa il suo successo sugli stessi meccanismi, anche se dispero, ci vorrebbe una vera rivoluzione culturale e politica che poteva essere fatta approfittando del trauma della guerra con la sua tensione al rinnovamento, ma non è stata fatta, e che ora mi pare difficile

    comunque io sono contraria all’antiberlusconismo di maniera, troppo facile, dà soddisfazioni solo momentanee, come grattarsi se si ha la rogna, curare la rogna penso che sia più difficile

    Sul diventar famosi, invece, che è un problema più planetario che italiano, non so se c’è una bibliografia, non credo, ma anche qui, il desiderio di fama è pre-berlusconiano, nasce assieme al mito del successo per tutti che da noi è un mito che diventa di massa negli anni 80, ma che era già nato [bisogna far la tara a questi miei ricordi impressionistici, ovviamente, ma li offro come materia di riflessione], mi pare, a cavallo degli anni ’70, proprio con la mia generazione che si era disfatta del grigiore della politica di partito attraverso le assemblee dove il carisma personale nasceva e moriva nello spazio di un intervento, essere un leaderino ha gasato un sacco di gente, un pomeriggio di successo era alla portata di tutti e sembrava valere di più di una vita di grigio lavoro, questo è rimasto, ma mi fermo, stavo passando ai blog e questo mi porta troppo fuori tema anche se penso che non sia del tutto OT

  24. alcor Says:

    che lenzuolata, sorry

  25. Giovanni Says:

    Il ministro dell’Economia Tremonti: “Non possiamo perdere tempo, siamo aggrappati a una parete”, cito da Repubblica di oggi. Chi crede ai miracoli, prima o poi finisce nel burrone. A questo serve la televisione tette e culi, a far sognare milioni di italiani, a fargli credere nei miracoli, e poi… tutti giù nel burrone! Come quando si esce dalla discoteca impasticcati di estasy e si vola ai 200 all’ora, perché ci si sente immortali. Quand’ero ragazzo c’era una canzone di Bennato che diceva: “EAA ma come andiamo forte, eaa ormai nessuno ci può fermar, EAA giù per la discesa, eaa ormai nessuno ci può fermar, EAA dritti verso il burrone, eaa ormai nessuno ci può fermar…” L’ebbrezza del messianesimo, la seduzione del miracolo. Via a tutta velocità! Televisore da 52 pollici in ogni camera, SUV da 70 mila euro, reddito da operaio o da impiegato, rate mensili e mutuo in banca, aperitivo e noccioline a bordo piscina, e vai! A sognare strafiche da sedurre e dopo: tutti nel burrone! Berlusconi, però, alle Bahamas o alle isole Cayman, miracolosamente salvo! Fregati un’altra volta! EAA!

  26. vbinaghi Says:

    Insisto.
    Si combatte il Berlusconismo con una teologia (laica) vera al posto di una falsa.
    La libertà dai desideri, l’amore che trascende le passioni, il vincolo comunitario invece dell’individualismo sfrenato. la ricerca della verità oltre le apparenze, la continuità della storia invece del miracolismo.
    Se si è in grado di testimoniare questo si può fare opposizione, altrimenti si nega semplicemente, e di negazioni la gente non vive.
    Un’intera generazione di politici e intellettuali sessantottini che ha basato la propria cultura sull’anarchia del desiderio e ha dovuto assistere (impotente) a quella che crede trattarsi di un’eterogenesi dei fini e invece ne è il puntuale inveramento, dovrebbe semplicemente avere il pudore di uscire di scena.

  27. Antonello Farris Says:

    Berlusconi non ha nulla di messianico. E’ semplicemente un uomo egoista, narcisista, pieno di sè, ignorante, manipolatore. Come lui ce ne sono tanti (e sono quelli i primi a sostenerlo, poi seguono gli stolti invasati…).
    Bondi non ha nulla della persona intelligente. Essendo conscio di essere un quaraquaquà(cioè nessuno) fa semplicemente parte di quella moltitudine di stolti invasati.
    Nè l’uno nè l’altro valgono qualcosa. Anzi sia l’uno che l’altro, nell’evoluzione del pensiero umano, sono nullità. Io credo che dovremmo ignorarli e dibattere su temi più alti. Certo mi rendo conto che queste due persone sono un fenomeno sociale con cui fare i conti ma , proprio per questo dobbiamo tirare avanti con in mente un progetto di società diverso,
    e su questo lavorare, dibattere, cercare di realizzarlo con tenacia. L’insieme di tante piccole cose che ciascuno di noi può fare ci darà ragione.
    Nonostante tutto credo ancora che l’intelligenza, la coerenza e l’onestà di intenti siano, alla lunga, paganti.

  28. vibrisse Says:

    Giovanni, queste sparate non servono a niente. g.

  29. Giovanni Says:

    Giulio, non è mica una sparata. Anche la mia è un’analisi, con tono meno razionale del tuo e di tanti altri (tutti molto interessanti e condivisibili, naturalmente), ma sempre analisi del fenomeno resta. Mi potrai dire che manca una soluzione. In questo ti do ragione. Al momento di soluzioni non riesco ad immaginarne, tranne una piccola Apocalisse. Laica. E speriamo che almeno essa serva.

  30. cletus Says:

    Premesso: Questo è il governo che vanta una maggioranza fra le più larghe uscite negli ultimi anni dalle urne. Dando per buono il discorso intorno al “sogno” che l’estensore incarna nell’apologia di B., resta da registrare un dato incontrovertibile: e che fuori da qualsiasi preconcetto ideologico, la promessa che in questo sogno scatti l’identificazione (fa niente qui se coatta o avvertita) nel “messia”, si traduca in realtà.

    Da questo punto di vista il bilancio parla chiaro: sostanziale immobilismo, riforme appena abbozzate, litigiosità, scandali.

    Se, e dico se, domani si andasse a votare, è proprio questo far leva sulle aspettative che potrebbe condannare l’attuale maggioranza. Quale che sia il livello di infatuazione, a fronte dei risultati comunque ottenuti. Purtroppo, nel facile dilagare del mito B., come sostiene qualcun altro qui sopra, credo che il ceto intellettuale, col suo sostanziale immobilismo, non sia del tutto immune.

    Poi però, prima di bollare a piè pari, mi chiedo anche perché far leva sull’aspettativa di felicità (benessere) dev’essere considerato blandizia ? In altri termini, è lecito o no, interpretare, o come dicono i massmediologi, “intercettare” questa domanda sottesa (che credo non vesta abiti ideologici pregiudiziali; stando almeno alla velocità con le quali hanno sostituito le trabant con le mercedes).

    E’ scorretto prospettare benessere ?

  31. vibrisse Says:

    Non è scorretto prospettare benessere. Pensiamo a Kennedy – il mitico Kennedy… gm

  32. vbinaghi Says:

    Ma a un mondo occidentale che da trent’anni vive al di sopra delle proprie possibilità e se la cava scaricando debiti sulle prossime generazioni, prospettare benessere è più che scorretto, è criminale.

  33. cletus Says:

    A parte il precedente illustre sancito (in quanto diritto) dalla carta costituzionale degli States, vale la pena ricordare il fugace (e da allora unico) riferimento al concetto di felicità sia stato fatto da Romano Prodi verso la fine del famoso faccia a faccia con B. del 2006.

    Per la cronaca, il centrodestra, sia pure di misura, in quelle elezioni fu battuto.

  34. maurobaldrati Says:

    Ragazze e ragazzi, voi studiate il fenomeno, per capirlo e poterlo contrastare e sviluppare anticorpi ecc., vi delego e vi ringrazio per il lavoro che fate anche al posto mio, io per me mi arrovello dopo avere letto questo testo-horror che mi fa piombare in un futuro dove regime, delinquenza di stato, predicazione, citazioni teologiche, populismo mediatico trionferanno e inghiottiranno ciò che resta del nostro mondo in estinzione.

  35. vibrisse Says:

    Vorrai evitare questo futuro, Mauro, spero. g.

  36. francesco Says:

    Ma poi basterebbe solo il fatto d’accostare Berlusconi ad Olivetti (!!!)…

    In questo Paese mi pare sia morto -spero non definitivamente- il rispetto della verisimiglianza, delle proporzioni, e, ça va sans dire, della decenza.
    Nessuno più si preoccupa delle reazioni delle persone alle proprie affermazioni, per quanto temerarie esse siano; tanto lo sanno che la nostra reazione, nostra di popolo intendo,è del tipo “lo dice la televisione, lo dice il titolo di un libro: sarà così, dev’essere così”.

    Almeno io credo.

  37. francesco Says:

    Avrei inoltre una piccola curiosità, la esprimo anche se temo di andare off topic perchè sono anni che mi ci arrovello.
    Da un po’ di tempo in qua nel campo della saggistica (o nel nostro caso dell’apologetica) è invalsa la moda di inserire nel titolo delle opere una frasetta apodittico-definitoria sostanzialmente inutile, anteponendola alla vera e propria indicazione dell’ argomento. Cose anche molto infelici:per fare un esempio (inventato): “Lo stile del Samurai. L’uso della punteggiatura nella narrativa di Yukio Mishima”, oppure “Tanto va la gatta al lardo… L’industria degli insaccati negli anni del boom economico”. E questo ad ogni livello, dalle tesine di scuola media a pubblicazioni anche importanti. Ma PERCHE’!?
    E’ una notazione superficiale e me ne scuso, ma erano anni che me lo tenevo dentro. Ah, che liberazione!

  38. vibrisse Says:

    Francesco, ciò che può servirci è appunto capire perché “in questo Paese”, come scrivi tu, “sia morto il rispetto della verisimiglianza, delle proporzioni e della decenza”. Constatare che così è, è solo un primo passo. gm

  39. alcor Says:

    Ecco, mi è tornato in mente il nome del filosofo: Lucio Colletti.

    Sei giorni di blackout, mi darò al giardinaggio.

  40. eziotarantino Says:

    Mi piacerebbe (ma veramente) fare quattro chiacchiere con il ghost writer di Bondi.
    Ezio

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