di Maria Luigia Longo
[Vuoi partecipare alle Lodi del corpo maschile? Leggi qui. Per leggere tutte le Lodi del corpo maschile, guarda qui].
Questo
torace liscio
come una tavola forte
questo spazio
teso
come una lastra nuova
del passato
tu sei la tela.
Tocco
con le dita
il tuo presente,
ne scolpisco il profilo,
ne guido il respiro:
è ansante,
vivo,
è mia creatura,
sta salendo
in questo momento.
Lo afferro
lo tengo
lo liscio.
Mi faccio strada
bacio, accarezzo
trattengo la sua deliziosa
fragranza di carne
e con essa
mi ci faccio una sedia,
il mio tavolo
la mia casa.
Questo torace
è molto più di
questo; è
l’essere trattenuta
su un piano infinito
Tag: Maria Luigia Longo
18 settembre 2013 alle 09:31
sensualissima
18 settembre 2013 alle 10:51
E detto da “Amanda”… 🙂
18 settembre 2013 alle 20:37
cara Luigia chiamarsi amanda è un progetto di vita, sono stata programmata così 🙂
19 settembre 2013 alle 07:39
Mi faccio strada
bacio, accarezzo
trattengo la sua deliziosa
fragranza di carne
e con essa
mi ci faccio una sedia,
il mio tavolo
la mia casa.
Mi piace molto il costruirsi casa con fragranza di carne, a sottolineare quanto ci si senta ben comodi su quel torace.
Mi rendo conto che non riesco ancora a leggere una poesia amorosa che inizi con “Questo” senza sentire l’eco del Prévert della mia adolescenza.
19 settembre 2013 alle 15:39
Sì, Morena, “ben comodi” ma anche sicuri, protetti.
Quanto a quel “questo” iniziale, a me serviva partire con una immagine particolare per arrivare ad ampliarla nella chiusa con quel “su un piano infinito”. Avevo in mente fin dall’inizio di voler procedere in modo che “questo torace” aprisse ad una dimensione più ampia, diciamo universale.
20 settembre 2013 alle 08:46
Hai ragione mluigialongo, si avverte tantissimo l’intenzione di comunicare sicurezza e protezione, e anche il tuo secondo proponimento raggiunge in pieno l’obiettivo. Quello con Prévert è un problema mio, del tutto superabile.