Le dieci peggiori cose scritte in Ibs a proposito dei libri di Giulio Mozzi

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Si spera che la connessione tra l’immagine e l’articolo risulti evidente

di giuliomozzi

1. Quasi 500 pagine di spazzatura inutile.
Giulio Anselmo, a proposito del Ricettario di scrittura creativa compilato con Stefano Brugnolo.

2. Mozzi vorrebbe scrivere grandi racconti, ma il risultato è quello di un Crippa che vuole fare le giocate di Maradona.
Giulio Filippi, a proposito di Fiction.

3. Insopportabile. Illeggibile. Unica cosa decente le 3/4 pagine dell’ultimo racconto che descrivono i film porno che l’autore guardava da adolescente, scritte però con un linguaggio da prete, inconsistente e smorto. Dedicato ai catechisti o agli smidollati.
Tigre, a proposito di La felicità terrena.

4. Parole, parole, parole, solo un sacco di parole inutile e senza senso, per l’ennesimo finto manuale di scrittura che vende fumo e pochissimo arrosto. Ma perché si pubblicano certe schifezze?
Max Carrara, a proposito di Lezioni di scrittura.

5. Questi racconti erano insulsi anche la prima volta che sono stati pubblicati, con gli anni non sono certo migliorati. Mozzi è un furbo, ma non un buon scrittore.
Davide, a proposito della terza edizione di Questo è il giardino.

6. Operazione commerciale pietosa. Julio Motzi poi la giustifica con il suo solito stile e la fa passare quasi per una cosa romantica. intellettualismo da quattro soldi riguardo il quale, statene certi, giuseppe genna e marco candida riusciranno a parlare bene, anzi, ottimamente. e con loro tutto lo stuolo di discepoli con gli occhi foderati che seguono lo scrittore padovano come un messia un po’ panciuto. peccato. peraltro questo è ancora il miglior libro del Julio.
Matteo Lorenzi, sempre a proposito della terza edizione di Questo è il giardino.

7. Un libro indecente, ed è dire poco. Pensare che questo Mozzi tiene corsi di scrittura. C’è da sbellicarsi dalle risate: chissà che cosa insegna ai suoi alunni, visto come scrive. Davvero pietoso.
Di nuovo Max Carrara, ancora a proposito della terza edizione di Questo è il giardino.

8. Orribile il titolo, modesto il libro.
Maria Fenotti Gigli, a proposito di Il culto dei morti nell’Italia contemporanea.

9. Presuntuoso e inutile, oramai in Italia una cricca di amici si spalleggia e riesce a pubblicare, ma non basta pubblicare per essere un o scrittore.
Nico, a proposito di Fiction.

10.
Nessuno, a proposito di Corpo morto e corpo vivo: Eluana Englaro e Silvio Berlusconi.

Tutte queste cose si possono leggere in Ibs, nelle schede relative ai libri di Giulio Mozzi. Sulla prima metà del giudizio di cui al n. 8 erano d’accordo, a suo tempo, anche i promotori di Einaudi.

95 Risposte to “Le dieci peggiori cose scritte in Ibs a proposito dei libri di Giulio Mozzi”

  1. Nadia Bertolani Says:

    Il Ricettario di Scrittura Creativa è talmente valido e utile e intelligente che anni fa lo avevo adottato nel mio Corso di Discipline dello Spettacolo all’Istituto d’Arte, con grande soddisfazione mia e della classe. Quanto ai racconti di Mozzi, non li ho letti tutti ma che sappia come e cosa scrivere non è opinabile. Infine, se alla Einaudi hanno avuto di che eccepire, per la proprietà transitiva anche le mie pagine hanno qualche speranza (non tengono desta l’attenzione del lettore, mi è stato detto). Mah!

  2. GattoMur Says:

    Il “messia un po’ panciuto” è bellissimo.

  3. Giulio Mozzi Says:

    Mi sono messo a dieta, Gatto.

  4. Paolo C. Says:

    Ah, basta che non ti stronchi Serino… Del resto c’è il punto di vista alto del Gabbiano Jonathan Livingstone, per dirla con il Professor Keating.

  5. gian marco griffi Says:

    Ma cattivi proprio, eh.

  6. Agata Pulvirenti Says:

    Io sarei distrutta, dopo tutte queste critiche. Complimenti davvero per la sua “nonchalance”!

  7. immerzuzu Says:

    I racconti di “questo è il giardino” mi sono stati letti a voce alta dalla persona che amavo e che mi amava. Funzionavano benissimo anche all’ascolto.
    Il culto dei morti a me come titolo piace perché simula il titolo di un saggio. Quanto al contenuto la preghiera “tu che esisti, tu che non esisti” è stupenda.

  8. Greco Sabrina Says:

    L’unico tuo libro che non ho mai letto è “Il culto dei morti nell’Italia contemporanea”.
    Quello che mi piace meno “Il male naturale”. Gli altri li trovo bellissimi.
    (Se veramente ti sei messo a dieta, sono contenta. Dovresti pensare di più a te perché sei bello.
    A me è piaciuto quel “con gli occhi foderati” senza specificazione.)
    Cosa deve eticamente chiedersi uno scrittore quando è davanti al proprio libro e al proprio pubblico? Esiste un’etica del lettore che esprime una critica?

  9. Annalisa Says:

    Agata, Giulio è distrutto ma con classe.
    Io sono rimasta ipnotizzata (sarà anche colpa dell’immagine) dal giudizio 1: sto ancora cercando di prefigurarmi la “spazzatura utile”.

  10. Stefano Says:

    Vedi cosa succede a dire onestamente quel che pensi alle persone? Si vendicano sui tuoi libri…

  11. Ilaiali Says:

    Anche tu non fossi un buono scrittore, cosa evidentemente falsa, si dovrebbe dire “non un buono scrittore”, non “non un buon scrittore”. Quindi Davide (5) non ha diritto di parola.

  12. Feliciana Fattori Says:

    Leggenda vuole che i molti commenti positivi in IBS, soprattutto quelli che riguardano autori sconosciuti o al primo libro, siano di amici e parenti che vogliono dare una mano. Nel tuo caso, Giulio, a me viene il sospetto che siano tuoi detrattori che hanno trovatoun modo in più per lanciare altre frecce avvelenate….qualsiasi libro tu avessi scritto, sarebbe stato linciato 😉 (A me sono piaciuti tutti ma mi hanno coinvolto soprattutto “Il male naturale” e “La felicità terrena”…tanto per dire anch’io la mia 🙂

  13. Elena Says:

    La critica va anche bene, non siamo tutti uguali, de gustibus ecc…. ma queste sono cattiverie gratuite. Che tristi figuri. Grazie per il male naturale!

  14. Mauro Says:

    Mi fa pensare quel: “Crippa che vuole fare le giocate di Maradona”. Perché è forse un crimine imitare i migliori? Oppure lo è sognare? Chi scrive una cosa simile (parere su Giulio a parte) secondo me non ha ancora capito che a forza di provare “i numeri” posso pure riuscire… Io provo, se poi non viene pazienza, mi stroncheranno su IBS 🙂

  15. Greco Sabrina Says:

    “Il male naturale” è un’opera letteraria sicuramente di gran valore, ma non mi ha coinvolta. L’autore, in quel libro necessario, e’ spietato. Non è il mio genere. In certi passaggi mi ha disturbata, anche se la lettura prendeva, ed era volutamente trascinante. Indisciplinata, anche se appariva regolare, proprio come la materia “male” che prende forma.
    Dallo stesso punto visuale, preferisco di gran lunga Fiction, dove ho trovato un autore “più forte” e padrone nella “lavorazione” del dolore, e un risultato espressivo più alto, una rappresentazione molto più matura, meno immediata, con maggiore articolata tensione narrativa. Mie impressioni.
    Grazie, Feliciana. Mi hai fatto pensare al perché non vado matta per quel libro. A partire dalla copertina Mondadori (bella), che è tutto un programma. L’ho letto perchè ho capito che per Giulio Mozzi è un libro importante, una chiave di lettura per riconoscere certe sfumature con variazione di tempo.

  16. stefano mosso Says:

    Secondo me non puoi lamentarti più di tanto…guarda qui cosa dicono anche rispetto ad alcuni straclassici della letteratura ; )

    Anobii: le vettovaglie del cuore.

  17. Feliciana Fattori Says:

    Ciao Sabrina, sia “Il male naturale” che “La felicità terrena” mi hanno disturbato e turbato moltissimo, direi fatto sanguinare, ma mi sono piaciuti proprio per questo. Concordo con te nel chiamarlo “libro necessario” e l’autore “spietato”.

  18. Giuseppe Says:

    Conosco Giulio da poco, sto leggendo in questo periodo i suoi scritti e…leggendo i commenti lividi di cui sopra…mi è ritornata in mente il bellissimo passo di Ovidio sull’Invidia.
    Giuseppe

  19. Giuseppe Says:

    L’episodio è quello di Minerva che va da lei per darle un incarico : “Subito si reca alla casa dell’Invidia, squallida e gocciolante di nero marciume. E’ una casa nascosta in fondo a una valle, una casa senza mai sole, dove non arriva mai un soffio di vento, triste e zeppa di gelo e di torpore, dove il fuoco manca sempre, sempre abbonda la caligine. Come giunge, la temibile vergine guerriera si ferma davanti alla porta (non le è infatti permesso entrare in quella casa) e bussa con la punta della lancia. La porta, così scossa, si apre. E dentro vede l’Invidia che mangia carne di vipera, con la quale alimenta il proprio vizio, e a quella vista distoglie lo sguardo. Ma quella si alza pigramente da terra, lasciando i brandelli di serpenti semirosicati, e con passo fiacco viene avanti, e come vede la dea tutta bella e adorna di armi, manda un gemito e contrae la faccia per emettere un sospiro. Il pallore le sta steso sul volto, macilenta in tutto il corpo, mai uno sguardo diritto, ha i denti lividi e guasti, il petto verde di fiele, sulla lingua una patina di veleno. Mai un riso, se non suscitato dalla vista del dolore, e neppure conosce il beneficio del sonno, sempre agitata com’è da pensieri che la tengono desta; con dispiacere vede i successi della gente, e al vederli si strugge, e rode gli altri e insieme rode se stessa, e questo è il suo tormento.
    Dalle “Metamorfosi”. Ovidio
    Giuseppe

  20. Gianni Dello Iacovo Says:

    Troppi voti estremi (1 e 5) pochi quelli intermedi, più che lettori sembrano tifosi di una squadra di calcio (o attivisti politici): la mia squadra (il mio partito) è il meglio gli altri blahh.

  21. Giuseppe Says:

    E poi, chi lo dice che il buon Crippa aspirasse ad essere Maradona…magari era felicissimo di essere Crippa…così come Giulio, immagino, sia perfettamente a suo agio nei panni di Giulio…senza aspirare di essere Proust.
    Giuseppe

  22. Greco Sabrina Says:

    Per sperare di diventare quelli che fanno sognare dovremmo prima imparare a sognare.
    Giusto, Giuseppe?

  23. Giuseppe Says:

    Giusto, Sabrina…e saper godere del sogno. ;o)

  24. Greco Sabrina Says:

    Ottimo.

  25. GattoMur Says:

    Ah, Giulio: sono andato su ibs per cercare cosa fosse stato scritto su “Sono l’ultimo a scendere”, ma, con grande disdetta, non c’è più la scheda del libro. M’immagino dipenda dal fatto che è andato al macero. Però mi chiedo: perché cancellare la scheda? Non potevano tenerla con la precisazione solita “attualmente non disponibile”? Perché questa damnatio memoriae? Succede sempre così?
    Ciao e buona dieta, ma non diventare un messia prosciugato, però.

  26. thomas pynchon (e non l'italianizzato tuo amico) Says:

    Sono d’accordo con quasi tutte le recensioni dei lettori, soprattutto con la seconda parte della sesta e dell’ultima. E non dire che non è vero, si sa che è così. Che poi, quanto gusto si prova da scrittore ad avere commenti entusiasti da parte di amici, e critiche dai lettori, gli stessi a cui dovrebbe essere destinato veramente un libro? Che poi, toglimi un’altra curiosità, come fai a tenere “non” corsi di scrittura creativa non avendo al tuo attivo un solo romanzo ma solo raccolte di racconti, un saggetto e un “poema”? Che poi, perché hai tolto al commento n. 5 l’arguto incipit ” Discutere del numero di riedizioni di un libro ha senso eccome quando l’autore e l’editore sono la stessa persona”? (http://www.ibs.it/code/9788851800505/mozzi-giulio/questo-giardino.html). Lo dico così, per completezza d’informazione. Per finire, colgo l’occasione anche per rammaricarmi del peggioramento netto di Stile Libero: una caduta iniziata al termine degli anni ’90 che sta proseguendo vertiginosamente. Con te alla guida. Che poi, se stiamo messi così in Italia forse non è completamente colpa tua e della combriccola (e tu sai a chi mi riferisco), vero? Però un po’ sì, dai.

  27. Maria Luisa Mozzi Says:

    Ciao, Giulio.

    Vengo in pace. Ma voglio scriverti questa cosa.
    E se tu aprissi un po’ le finestre e guardassi fuori?
    I non ricordo, i decaloghi. Non te la stai tirando un po’ troppo?

  28. Giulio Mozzi Says:

    E’ più che altro una questione di tempo. Ad esempio riesco ancora a trovare il tempo per leggere (dattiloscritti a parte, che è il lavoro bruto), ma non per scrivere di ciò che leggo. Ci sono cose, invece, che si fanno in pochi istanti.
    E poi, non so, ma ad esempio tutta l’aggressività che viene fuori da queste sciocchezze scritte in Ibs non mi lascia mica insensibile. Che quello che faccio, quello che ho fatto negli ultimi vent’anni, siano tutte cose rispetto alle quali non sono all’altezza, o al limite tutte cazzate – è un dubbio ricorrente.
    Quanto al resto: per ragioni squisitamente private ho bisogno di formarmi un’immaginazione dell’infanzia. Scoprire che la mia se n’è andata quasi del tutto non è stato particolarmente piacevole. E sì, certo, alla fin fine io trasformo tutto in microgeneri letterari, magari un po’ leziosi come i “Non mi ricordo”. In questo modo tengo in ordine il mondo.
    Non è un gran bel modo, forse.

  29. Gianni Dello Iacovo Says:

    C’è stato, poche settimane fa’, uno scrittore di bestseller pizzicato a scrivere buoni giudizi sui suoi libri e stroncature su quelli dei colleghi. non è che magari, per provocare, fai l’anticonformista e scrivi stroncature sui tuoi libri e belle recensioni su quelli degli amici? 🙂
    Sono in tanti a leggere questi giudizi?

  30. Gianni Dello Iacovo Says:

    In IBS c’è una politica di controllo e di filtraggio dei giudizi? Nelle case editrici c’è qualcuno che si occupa di aumentare il voto medio di libri da doro pubblicati?

  31. Gianni Dello Iacovo Says:

    Possono inserire commenti nel sito solo persone che hanno acquistato il libro? Comunque il post mi sembra un modo simpatico per fare in modo che gli ammiratori inseriscano buoni commenti.

  32. luciamarchitto Says:

    Ci sono anche i miei libri su Ibs senza nessun commento, ovviamente, come ce ne sono migliaia di sconosciuti libri di sconosciuti autori, poi ci sono libri conosciuti e conosciuti autori e lì si possono trovare commenti anche cattivi, gratuitamente cattivi, scritti apposta per ferire, determinati senza dubbio (per me) dall’invidia, anche conoscendone la natura fanno male lo stesso, ma può consolare il fatto che è “il prezzo” pagato per essere riuscito là dove molti non riescono. Certo non è una bella consolazione.
    “In questo modo tengo in ordine il mondo” fare ordine nella propria vita per ordinare il mondo, è un bel modo secondo me di farlo.
    Negli utlimi anni ho diminuito la lettura in rete fino ad arrivare all’osso e leggo quasi soltanto questo sito perchè trovo sempre spunti di riflessione. Grazie Giulio

  33. giovanna Says:

    Mi ha molto colpita quello che ha scritto Maria Luisa, che vale un po’ per tutti, per me, e anche per Giulio, credo.
    Per quanto riguarda gli altrui ricordi e i microgeneri letterari per tenere in piedi il mondo vale lo stesso pensiero, a parer mio: seduti al computer, ricevere, “da fuori”; oppure aprire le finestre, magari uscire e dare, “da dentro”. Chissà, magari si può scoprire che quell’immaginazione dell’infanzia non se n’è andata proprio del tutto, ma ha solo bisogno di luoghi, odori, incontri che siano in grado di evocarla, risvegliarla, darle nuova vita.

  34. Greco Sabrina Says:

    In certi siti seri, che non sono blog ma in realtà spazi virtuali dove l’oggetto libro è proposto, presentato, commercializzato, il commento critico dovrebbe essere supportato da contenuti, e dovrebbe essere sottoposto a condizione di accettabilità da parte della redazione, a garanzia di qualità proposta.
    Se fossi una scrittrice, una critica come “Quasi 500 pagine di spazzatura inutile.” mi lascerebbe quasi insensibile e del tutto indifferente.
    Che significato può avere la definizione?
    Spazzatura perché? Inutile perché? (Che poi, ad esser pignoli, il termine spazzatura già definisce il concetto di inutilità…)
    Se si esaminano i “pensierini” critici riportati, hanno tutti la comune caratteristica di offendere gratuitamente il lavoro altrui, senza un sostanziale contributo alla conoscenza dell’opera da parte dell’utente che in rete cerca informazioni.
    A parte l’operazione anticulturale volutamente operata ai danni di libri “scomodi”.

  35. Greco Sabrina Says:

    Una soluzione non potrebbe essere quella, trattandosi di librerie on-line, di impegnare le case editrici a permettere soltanto serie distribuzioni, nell’interesse di tutti?
    Trattandosi di siti di carattere commerciale, l’autore, e la stessa casa editrice, non avrebbero diritto alla tutela?
    Settimane fa ho inviato un commento su un film visto, in un sito dedicato al Cinema. E’ stato pubblicato dopo la supervisione della Redazione.
    Serietà.

  36. di questi tempi Says:

    I Messia finiscono con l’essere crocifissi lasciando, però, profondi segni. Posso capire che un riconoscimento postumo sia poco allettante, ma per lo “stuolo di discepoli” lei è fonte “di spunti di riflessione”. Grazie Mozzi.

  37. di questi tempi Says:

    perdonatemi il plurale “stuolo di discepoli”, ma parlo per me.

  38. mauro mirci Says:

    1 – Volevo segnalare uno “scrittura pagliaccesca” (fonte: sempre IBS) che mi sembra meritevole di menzione.
    2 – A me Crippa piaceva. Correva tanto e copriva tutti quei buchi tattici di cui Maradona non si curava http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=aaQPPro2weI

  39. Greco Sabrina Says:

    Non ti conviene fare il messia, Giulio. Fai lo spirito santissimo… o qualche altra parte.:-)
    Troisi docet.
    L’uomo che continua a pensare di poter crocifiggere non ne merita altri.

  40. enrico Says:

    ora… penso che Maria Luisa, devo dire con grande amore e schiettezza, ha messo un ditino su una piaga. Per dire: a me pare che i ricordi dell’infanzia, i “non ricordo” e gli oggetti dell’infanzia si accatastino in un immaginario solaio, che rischia poi di sfondare il soffitto e crollare giù: il tutto mi dà un senso vagamente asfittico, spero che non arrivi il momento in cui tutta questa roba oscuri la luce: come in un negozio di trovarobato, tanto bello, ma dopo dieci minuti hai voglia di fare il vuoto, e uscire a respirare persino una zaffata di smog (piuttosto che la muffa o un odore che ti stringe il cuore, perché sa di passato). Forse anche i decaloghi, con la loro voglia di elencare gli “oggetti di casa”, e di costruire una sorta di perechiana enigmistica delle cose e del mondo e del “sé”, concorrono a mettere un filo di ansia, un sapore di chiuso: non c’è aria o vento – certo si avverte questo bisogno toccante di autoironia e di esorcizzare il male (il gorgoneion), i dubbi, le tensioni, ma… Così, mi chiedo se non è il caso di aprire le finestre, o addirittura spalancarle… la riflessione mi pare importante… con affetto!

  41. Greco Sabrina Says:

    Enrico, sempre dipende dall’approccio, dallo sguardo.
    Quelle cose potrebbero costituire finestre, occhi, suggestioni, punti di partenza non punti d’arrivo. E se dovesse crollare tutto ci sarà il tempo di uscire da una di esse.
    L’esigenza intima di una persona non sempre è opportuno distogliere, e non sempre è possibile e utile farlo; va tenuta in grande considerazione, perchè riguarda il mondo-materia, l’organismo vivo che si muove ricco di strumenti, che ad un certo punto si ferma e chiede. Anche se è esattamente questo quel che spinge la preoccupazione affettuosa e l’amore a dire quel che suggerisci e che suggerisce Maria Luisa. Questo penso.
    Penso inoltre che il consenso ricevuto sia prova di una esigenza condivisa, e gli obiettivi possono comunque sempre trasformarsi e mutare in seguito all’apertura di scorci di nuovi paesaggi, di impensati imprevisti svolgimenti.
    In realtà credo che Giulio Mozzi abbia già iniziato il percorso con “La stanza degli animali.” Desiderio di impronte.

  42. vbinaghi Says:

    “In questo modo tengo in ordine il mondo.”

    Quoto. E’ per questo che si scrive.
    Ti voglio bene, Giulio.

  43. elisabetta Says:

    “Ho letto il libro di Giulio Mozzi, Questo è il Giardino, con vero entusiasmo. Sono otto racconti che rivelano la statura di un autore autenticamente vocato, e votato, alla scrittura. Mi ha colpito il linguaggio, che è quello della vita. Insomma: pur affidandosi ad argomenti che diventano metaforici, Mozzi si serve delle parole della quotidianità, rendendole però misteriose”. Con voce morbida, cortesissimo, Federico Fellini conferma una notizia che il tam tam editorial-salottiero s’era già affrettato a rispondere. Il libro dell’esordiente Giulio Mozzi, appena pubblicato da Theoria (144 pagine, 24 mila lire), lo ha conquistato con le sue storie leggere di ladri timidi, apprendisti, angeli strani, Yanez invecchiati e persino un giudice che somiglia a Giovanni Falcone. Con generosa e irruente prontezza, lo stesso regista s’è fatto vivo con l’editore e con lo scrittore Marco Lodoli, mentore di Mozzi, dicendo di volerlo conoscere. Potrebbe essere solo un garbato gesto di avallo, per quanto autorevole. Ma, trattandosi di Fellini, significa qualcosa di più: l’esercizio di un vero e proprio genere letterario. Il regista è infatti uno straordinario “recensore orale”. Anzi, il maestro di un modo di fare critica al di fuori delle sedi depurate che, in tempi in cui tutti lamentano l’inefficacia delle recensioni vecchio stile, potrebbe costituire una paradossale smentita a favorire l’avvento d’una nuova figura carismatica.
    ( Roberto Barbolini – PANORAMA 6 GIUGNO 1993)
    Caro Giulio,
    quando LUI telefonò, rispose tua mamma che stava per svenire. Ricordi?
    Se apri le finestre, vedi che la stazione delle corriere Piazzale Boschetti non c’è più.
    Ricordi?
    Anch’ io vengo in pace.-)

  44. Stefano Manca Says:

    A proposito di ricordi d’infanzia, questa giustificazione del perché si scrive (“tengo in ordine il mondo”) è la stessa che ci diede il preside, alle medie, spiegandoci lo scopo della matematica: mettere in ordine.

  45. Paolo Gallina Says:

    Quando si incomincia a interrogarsi e a interrogare si rischia di non finire più. Se alla domanda “perché si scrive?” si oppone la risposta “per tenere in ordine il mondo!” sopraggiunge subito un’altra domanda.
    Perché c’è un’ansia, una necessità, un bisogno compulsivo di tenere in ordine il mondo?
    E poi il mondo esterno o il proprio mondo interno?

  46. Greco Sabrina Says:

    “Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”.

    Paolo, è un caso se ultimamente non sono d’accordo con te.
    Dove vedi (scritto) ansia, necessità e bisogno compulsivo?
    Io credo che i due mondi siano comunque in stretta interrelazione. Vedi guerra?
    Ci sono risposte esaustive e “definitive”.
    Il caos, il disordine, è la situazione antecedente alla creazione. Torniamo indietro al punto della non esistenza?
    Non stiamo mica parlando di James Gleick! Parliamo della scrittura, della vita.

  47. Giuseppe Says:

    Credo che ognuno, a suo modo, più volte nella vita, abbia il “bisogno” di riannodare le trame del proprio “mondo interno”. Le motivazioni profonde di “questo bisogno”, che ci piaccia o meno, quasi sempre ci trascendono.

  48. Greco Sabrina Says:

    Una risposta (e una domanda) che mi piacerebbe dare a molti: L’unica vita di cui sei padrone (e ti auguro di esserlo) è la tua.

    “Quando il bambino era bambino voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e questa pozza il mare.”

  49. Paolo Gallina Says:

    @Greco Sabrina. Ehi, Greco Sabrina hai rotto le palle! Non sono abituato a utilizzare il registro colloquiale, ma quando ci vuole ci vuole. Non è che tu ultimamente non sei d’accordo con me. Non sei mai stata d’accordo con me. Non c’è un mio commento su cui tu puntualmente non senta l’impellenza di chiosare. Quando ho postato il commento sovrastante sapevo già che saresti piombata come un falco sfoderando artigli. Ho dovuto aspettare ben due ore e 10 minuti, ma alla fine sei arrivata. Non avevo dubbi. Non so davvero cosa ti abbia urtato nelle cose che scrivo. Forse hai interpretato qualche mio commento come una critica a Mozzi (tu sei stata sua allieva! Ce lo ricordi sempre) e questo per te è davvero insopportabile. Non puoi certo venir meno a quella che appare come la tua mission cioè saltare come un saltamartino da un post all’altro, fedele scudiera che difende a spada tratta il proprio cavaliere dall’altrui insulti. Mi dispiace che Giulio abbia pubblicato Le dieci peggiori cose scritte in Ibs a proposito dei libri di Giulio Mozzi perché ti si è offerto l’orrendo spettacolo della cattiveria del mondo, tanto più insopportabile per te quando è rivolta contro il tuo maestro. Tu dici di no, ma io credo davvero che Giulio non abbia bisogno dei tuoi interventi a sostegno. Ma non vedi con quanta disinvoltura ha pubblicato questo decalogo versus se stesso.
    Giulio mi scuote con un “Sveglia, Paolo!” e tu, chiaramente, non puoi esimerti dal reiterare il rimbrotto, costernata dal fatto che io non abbia visto l’assenza del punto interrogativo e senza perdere l’occasione di ricordarci la sua generosità pedagogica (Il punto interrogativo Giulio non l’ha messo, e non pensa solo a sé). A proposito tu conoscevi il termine geosinonimia, forse Giulio pensava a te?
    In un altro commento mi dai, con ironia, del professore e poi nell’incipit del tuo ultimo commento metti un’evangelica locuzione latina, quando dovresti sapere, vista l’assiduità con cui mi segui in Vibrisse, che non ho fatto studi classici (cfr. risposta a Mozzi nel post della recensione di Candida: @giulio. Non dirlo a me che il liceo non l’ho neanche frequentato (e me ne dolgo).
    Comunque per sbattermi in faccia un popolare “perle ai porci” non era necessario postare l’intera locuzione latina, anche perché non mi è risultata così oscura e impenetrabile come il resto del tuo commento espresso in lingua italiana. Avevo soltanto posto delle domande. Tu hai soltanto dato delle risposte. In filosofia, ma anche nella vita, non è importante dare risposte, ma farsi delle domande.

  50. Greco Sabrina Says:

    Mi spiace che il mio non essere d’accordo ti faccia soffrire.
    Se non sono d’accordo non sono d’accordo.
    Le tue palle non mi interessano né intere né rotte, e ti prego di riservarle, con la volgarità che su esse aleggia o potrebbe aleggiare, a qualche tua dama con cui hai conoscenza.
    Il perle ai porci non era riferito a te. Lo hai sentito tu per chissà quali oscure ragioni.
    Vi è uno stacco grafico, se noti. Non posso postare cinquemila commenti per dire due cose.
    La domanda, così come la risposta, per avere valenza deve essere intelligente. Tra una domanda intelligente e una risposta intelligente, preferisco la risposta.
    Sei grande abbastanza per capire che ci possono essere due persone che hanno visuali diverse, per cui probabilmente non saranno quasi mai d’accordo. Spero, per questo, con la mia educazione, di non averti creato traumi psicologici, o necessità compulsive che si spingono oltre quella di rispondermi con questo tono.
    Definirmi “fedele scudiera che difende a spada tratta il proprio cavaliere dall’altrui insulti” presuppone l’insulto.
    Io difendo l’idea per l’idea e l’amico per l’offesa.
    In Vibrisse non seguo te (?), seguo un discorso, e proposto non da te. Per cui ti sbagli. Ho notato, sì, che hai da poco messo una “descrizione identitaria” (Profile).
    “Evangelica locuzione latina”: non sei laureato in Lettere?
    I nozionisti, comunque, non mi incuriosiscono.
    Non conoscevo il termine “geosinonimia”, ma, se non avessi immediatamente cliccato sul link messo da Giulio, e me lo fossi domandato, ne avrei dedotto comunque il significato (ho studiato greco).

  51. Greco Sabrina Says:

    @Paolo Gallina.
    Sai che non conoscevo neanche il significato di “saltamartino”?
    Ma è proprio vero. Leggo e scopro.
    Se dovessi essere paragonata ad un insetto, una farfalla please. Prima rossa, ora nera nera. Saluti.

  52. dm Says:

    Anche io, come la persona che ha commentato poco più su, ho pensato negli ultimi tempi – forse per questo che ho commentato in modo un po’ acido l’ultima volta -: “I non ricordo, i decaloghi. Non te la stai tirando un po’ troppo?”
    Poi, del resto, è comprensibile la richiesta ‘affettiva’ di questo post.

  53. Paolo Gallina Says:

    @sabrina. (Ho studiato greco). Non poteva essere diversamente, visto il cognome. Non ti preoccupare non mi fai soffrire, mi infastidisce il tono delle tue repliche. Anche in questa occasione la tua risposta è sufficientemente stizzita, ma non molto efficace. Non era certo nelle mie intenzioni suscitare il tuo interesse verso il mio apparato genitale. Pensavo che conoscessi la locuzione “hai rotto le palle” con il significato “mi hai scocciato” visto che mi ero premurato di avvisarti che, nella circostanza usavo un registro colloquiale che mi è desueto. Astruso il tuo delirio sulla volgarità che su esse aleggia e su dame che dovrei conoscere e a cui dovrei riservarle. 😳
    Mi definisci nozionista per la questione della geosinonimia, ma leggendo i commenti su quel post mi è saltato agli occhi che ognuno utilizzava un nome diverso per indicare il gioco. Con la mia modesta competenza ho semplicemente segnalato che si trattava di un fenomeno linguistico codificato dagli esperti della disciplina. Questo non è nozionismo, ma saper cogliere gli aspetti linguistici laddove si presentano in modo significativo. Che la notazione fosse pertinente lo segnala il fatto che Guilio ha ritenuto di rilanciarla con il link. Resto convinto che il “perle ai porci” fosse rivolto a me (e a chi sennò?) lo stacco grafico segnala la fine della locuzione latina e l’inizio del commento vero e proprio. E le ragioni per cui ho percepito fosse rivolto a me non sono poi così oscure. Tu dici che tra una domanda intelligente e una risposta intelligente preferisci la seconda. Guarda che io non stavo parlando di un questionario, ma della capacità di ognuno di noi di interrogarsi, di essere sempre alla ricerca, di sfuggire alla tranquillità delle risposte sicure per affidarsi all’incertezza del dubbio.
    Non esagerare, non penserai davvero che sapere che abbiamo due visuali diverse possa avermi procurato traumi psicologici, sono abbastanza vecchio per farmene una ragione.
    Perché una farfalla prima rossa e poi nera nera? Per mimetizzarti nella notte che è arrivata?

  54. Greco Sabrina Says:

    Ognuno ha il suo, di cognome. Il mio lo amo.
    Del tuo apparato genitale parli tu e con una disinvoltura che è tua.
    Un uomo deve rivolgersi a me con grande rispetto di linguaggio, perché è così che sono abituata. Il nostro rapporto non giustifica il tuo registro.
    Quindi, la frase giusta da usare era proprio “mi hai scocciato”.
    Parlo di dame perché parli di cavalieri, permettendoti tra l’altro pure di dare valutazioni sui sentimenti che muovono i miei interventi.
    Le perle ai porci era riferito a chi non riconosce le preziosità del tempo, che un lavoro come quello di Giulio Mozzi si preoccupa di raccogliere e preservare, come faceva pure notare Valter Binaghi. Tra l’altro.
    Non ti ho definito nozionista. Un po’ egocentrico, direi. Al tuo “A proposito…” ho semplicemente replicato dicendo che non do poi molta importanza alle nozioni quando misuro o sondo la mia o l’altrui preparazione. Grandissime cose sono state dette con il linguaggio più semplice. Le nozioni, quando non sono utilizzate per discorsi personali e intelligenti, sono uno sterile noioso inutile ripetere cose già sentite o libresche.
    La terminologia appropriata deve esaltare il discorso, renderlo preciso e sostanziandolo, non far girare l’attenzione attorno a un solo termine o a fastidiose incomprensibilità. Questo ho detto. Non ti ritengo un nozionista per una parola. Non esageriamo. Ogni ambito ha il proprio microlinguaggio di cui ciascuno è competente.
    Se il discorrere su un argomento dovesse trasformarsi in un tecnicismo, dammi mezza giornata e dimmi di cosa si tratta perchè gli strumenti per la comprensione e l’apprendimento velocissimo li ho tutti.
    Giulio usa volutamente un linguaggio semplice (e diversamente potrebbe), perchè questo è un blog rivolto a tutti e non solo a chi conosce le tue parole, per questo ha spiegato.
    Mi dispiace non ti piaccia il mio tono, me ne farò una ragione senza drammi.
    Non ho parlato di questionari nemmeno io, per cui anche su questo ti sbagli.
    “In filosofia, ma anche nella vita, non è importante dare risposte, ma farsi delle domande.” Ritengo la frase errata.
    Penso invece sia importante dare risposte a domande sensate, soprattutto se dovute (responsabilità), e farsi le giuste domande per avere il diritto poi di credere di avercela quella responsabilità.
    Non mi piace mimetizzarmi. Sono nata di notte, e sono a perfetto agio nella luce e nel buio in cui riesco comunque a sentirmi illuminata o a vedermi e a trovarmi.
    Spero ora in una bella calmata alla Paul Newman (ricambio elegantemente i tuoi paragoni), per non annoiare nessuno. Non ho assolutamente intenzione di essere ripresa da Giulio, né dalle persone di cui ho stima, per siffatte futilità.

  55. Giulio Mozzi Says:

    Ma non avete altro da fare, nella vita?

  56. Greco Sabrina Says:

    Ti chiedo scusa, Giulio. Sapevo bene che tutto avrebbe portato a questo.

  57. gian marco griffi Says:

    Una settimana di cilicio dovrebbe bastare.

  58. Greco Sabrina Says:

    @ Gian Marco
    “Uno sta a inventare una medicina contro la caduta dei capelli e contro il dolore in un paese dove uno senza capelli dice che la via della salvezza è il dolore. (Camillo)”;-)

  59. giovanna Says:

    Grandissimo, Giulio. 🙂

  60. Giulio Mozzi Says:

    Interessante questo commento qui.

    Sono d’accordo con quasi tutte le recensioni dei lettori, soprattutto con la seconda parte della sesta e dell’ultima. E non dire che non è vero, si sa che è così.

    Sì, si sa che tu sei d’accordo con, eccetera: è così.

    Che poi, quanto gusto si prova da scrittore ad avere commenti entusiasti da parte di amici, e critiche dai lettori, gli stessi a cui dovrebbe essere destinato veramente un libro?

    Le persone delle quali ho citato i commenti non sono “i lettori”. Sono non più di nove persone in tutto. Rappresentano “i lettori”?

    Che poi, toglimi un’altra curiosità, come fai a tenere “non” corsi di scrittura creativa non avendo al tuo attivo un solo romanzo ma solo raccolte di racconti, un saggetto e un “poema”?

    Ci sono allenatori di calcio che sono stati grandi giocatori, altri che sono stati mediocri giocatori, altri che non sono mai stati giocatori.

    Che poi, perché hai tolto al commento n. 5 l’arguto incipit ” Discutere del numero di riedizioni di un libro ha senso eccome quando l’autore e l’editore sono la stessa persona”? (http://www.ibs.it/code/9788851800505/mozzi-giulio/questo-giardino.html). Lo dico così, per completezza d’informazione.

    I commenti sono lì: chiunque può andarseli a vedere.

    Per finire, colgo l’occasione anche per rammaricarmi del peggioramento netto di Stile Libero: una caduta iniziata al termine degli anni ’90 che sta proseguendo vertiginosamente. Con te alla guida.

    Non sono mai stato “alla guida” di Stile libero: “alla guida” di Stile libero ci sono, dal 1995, Severino Cesari e Paolo Repetti. Io sono consulente di Stile libero dal febbraio del 2008. Sulle opinioni non discuto, ma qui stai diffondendo informazioni false.

    Che poi, se stiamo messi così in Italia forse non è completamente colpa tua e della combriccola (e tu sai a chi mi riferisco), vero? Però un po’ sì, dai.

    No, non so a chi ti riferisci. L’esperienza però mi ha insegnato che chi non nomina ciò di cui parla di solito non sa di che cosa parla.

    Colgo l’occasione per precisare che non sono amico di Tommaso Pincio: credo di averlo visto tre volte in tutto, e di non averci scambiato più di dieci parole in tutto. Se l’incontrassi per la strada, non sono sicuro che riuscirei a riconoscerlo.

  61. gianni biondillo Says:

    T’han trattato persino bene, devi vedere cosa dicono di me…
    🙂

    (io, per dire, degli insulti ricevuti su NI ne ho fatto una raccolta dei più violenti e fatta una lettura pubblica. Molto divertente)

    ((anch’io sto dimagrendo. ma non per dieta, per stress. Vita complicata, ultimamente. Molto complicata))

  62. Giulio Mozzi Says:

    Io non trovo divertente la cosa, Gianni. La trovo triste. Non perché queste persone abbiano un’opinione negativa delle mie opere (sono liberissimi di averla) ma per la ripetitività, la frequenza dei luoghi comuni, l’assenza di discorso.

  63. Vincenzo cucinotta Says:

    Scusa Giulio, ma a prescindere dalla sensatezza delle loro osservazioni, non capisco di cosa ti rammarichi.
    Mi è forse sfuggito qualcosa, o sei stato proprio tu, Giulio Mozzi, e nessun altro, a proporre un simile argomento?
    Se ti rammarichi se qualcuno ne approfitta per gettare fango su di te, perchè allora hai proposto un simile argomento? L’unica risposta sensata è per sentirti difendere dai tuoi aficionados, ma tutto questo è davvero molto triste, triste per i diffamatori gratuiti, ma triste anche per te che decidi di salire sul ring e poi ti lamenti al primo pugno che becchi. .

  64. gianni biondillo Says:

    Giulio, non mi sono spiegato. “Divertente” è stata la lettura pubblica (persino “catartica”). Ricevere insulti così, per un livore che non trova spiegazioni, non lo è affatto. E comunque fa male.

  65. Paolo Gallina Says:

    Non conosco gli estensori dei giudizi negativi e offensivi sui libri di Mozzi. Voglio dire che non so se in qualche caso si tratti di “autorevoli” critici letterari. Diversamente sono 9 (nove!) sfigati lettori (Giulio, meno, molto meno dei 25 manzoniani) che non hanno niente di meglio da fare di postare un rosario di insulti piuttosto che misurarsi con la complessità della tua scrittura. Chissà forse mette loro ansia.

  66. Giulio Mozzi Says:

    Vincenzo, scrivi:

    …non capisco di cosa ti rammarichi.

    L’ho detto, e lo ricopio:

    …per la ripetitività, la frequenza dei luoghi comuni, l’assenza di discorso.

    Poi scrivi:

    …decidi di salire sul ring e poi ti lamenti al primo pugno che becchi.

    Non mi sono lamentato. Ho presentato le citazioni senza commenti. Nel corso della discussione ho scritto tra l’altro:

    …tutta l’aggressività che viene fuori da queste sciocchezze scritte in Ibs non mi lascia mica insensibile. Che quello che faccio, quello che ho fatto negli ultimi vent’anni, siano tutte cose rispetto alle quali non sono all’altezza, o al limite tutte cazzate – è un dubbio ricorrente.

    Non mi pare che questo sia “lamentarsi”. Questo è, piuttosto, un prendere sul serio.
    Al tipo che è intervenuto qui sopra firmandosi “thomas pynchon”, e che ha fatto un discorso provvisto di una certa articolazione, ho risposto segnalando un errore di scrittura, due errori di argomentazione e un paio di affermazioni false. Questo è rispondere, non è certo lamentarsi.

    Alla tua domanda

    …perchè allora hai proposto un simile argomento?

    rispondo: perché si veda come funzionano i social network.

  67. marino Says:

    Una domanda, in caso fosse già stata posta scusate.
    Insultare una persona è un crimine. Ma dare l’opportunità, in questo caso rendere pubblico l’insulto, è una cosa legale? Il commentario ai miei libri in ibs è praticamente bianco come voleva le copertine Landolfi, ma se uno per sbaglio mi desse dello stupido potrei chiedere a Ibs di cancellare?

  68. Vincenzo cucinotta Says:

    Giulio, tuttavia non potrai, almeno lo spero, negare che i difetti che riscontri non sono esclusivi di tali interventi diffamatori.
    Mi vorresti forse dire che gli interventi di gran lunga più comuni di tuo incensamento non soffrano anch’essi di ripetittività, frequenza di luoghi comuni e assenza di discorso? Possibile che tu creda che solo chi parla male di te sia soggetto a tali mancanze?
    Eppure, non ti lamenti mai di chi ti incensa, anche se scrive in maniera piatta o forse perfino sgrammaticata.
    D’altra parte, mi pare che tu sia un blogger di ben lunga data, e così sono costretto a concludere che per sapere come funzionano i social networks non serviva richiamare tutto il peggio detto su di te, e quindi che le motivazioni che tu porti non sono molto convincenti, almeno non lo sono per me.
    Io la mia motivazione l’ho già scritta, e mi sembra molto più verosimile di quella che prospetti tu, e pertanto permettimi di guardare con un certo distacco la tua delusione.

  69. Marisa Salabelle Says:

    In ogni caso, credo, bisogna essere disposti ad accettare che qualcuno non apprezzi i nostri scritti. Che le recensioni su IBS non siano dei capolavori di critica letteraria, lo capisce chiunque, tuttavia sono legittime opinioni di lettori, e poiché IBS prevede uno spazio apposito, non vedo perché un qualunque lettore, anche non particolarmente colto, non possa usufruirne. Evidentemente a queste persone non piace Mozzi, e ciò non mi sembra un crimine. E’ vero, alcune sono cattivelle, ma coi libri, non con la persona, eccetto la 7, che usa espressioni poco gentili verso l’autore.

  70. Felice Muolo Says:

    Sarà quel che sarà, si può anche non condividere, ma scrive da dio. Non c’è altri.

  71. gian marco griffi Says:

    “In ogni caso, credo, bisogna essere disposti ad accettare che qualcuno non apprezzi i nostri scritti”.
    Ma va là, spacchiamo tutto.

  72. Giulio Mozzi Says:

    Vincenzo, scrivi:

    Giulio, tuttavia non potrai, almeno lo spero, negare che i difetti che riscontri non sono esclusivi di tali interventi diffamatori.

    Ho mai affermato che quei difetti sono esclusivi di tali interventi? (Che non ho definito “diffamatori”, peraltro).

    Mi vorresti forse dire che gli interventi di gran lunga più comuni di tuo incensamento non soffrano anch’essi di ripetittività, frequenza di luoghi comuni e assenza di discorso?

    L’ho detto? No.

    Possibile che tu creda che solo chi parla male di te sia soggetto a tali mancanze?

    Ho detto che credo questo? No.

    Eppure, non ti lamenti mai di chi ti incensa,

    Come ho già fatto notare, non mi sono lamentato di questi interventi così critici.

    …mi pare che tu sia un blogger di ben lunga data, e così sono costretto a concludere che per sapere come funzionano i social networks non serviva richiamare tutto il peggio detto su di te,…

    Ho scritto: “perché si veda”. Non avevo il problema di scoprirlo io. Volevo mostrarlo.

    Io la mia motivazione l’ho già scritta, e mi sembra molto più verosimile di quella che prospetti tu,

    Libero di essere convinto di quel che ti pare, Vincenzo.

  73. Giulio Mozzi Says:

    Marisa, scrivi:

    …IBS prevede uno spazio apposito, non vedo perché un qualunque lettore, anche non particolarmente colto, non possa usufruirne…

    Mi pare che nessuno intenda negare questo diritto, e in particolare che nessuno abbia invocato test culturali d’accesso per i commenti in Ibs.

  74. Marisa Salabelle Says:

    Non tu, Giulio, ma quancuno tra i commentatori sì. Esempio: Sabrina Greco, il 13 ottobre dice (non riesco a incollare il pezzo) che in certi siti seri il commento dovrebbe essere supportato da contenuti e sopttoposto a condizioni di accettabilità da parte della redazione, e tale Ilaiali il 12 ottobre dice che un certo Davide non dovrebbe avere diritto di parola, solo perché nel suo commento ha scritto “un buon scrittore” anziché “un buono scrittore”.

  75. Vincenzo Cucinotta Says:

    @Giulio
    Io scrissi:
    “Eppure, non ti lamenti mai di chi ti incensa, anche se scrive in maniera piatta o forse perfino sgrammaticata”.
    Non dicevo quindi che tu l’abbia negato, ma che tu non l’abbia mai affermato.
    Ed in ogni caso, perchè sprecare le tue innegabili capacità logiche in un’argomentazione chiaramente capziosa? Davvero ne hai bisogno?
    Ti leggo sempre con grande piacere prorpio perchè ammiro queste tue capacità che credo anch’io di possedere in una certa misura, ma io penso che a volte bisogna sapersi fermare, come io mi fermai su questo stesso blog in una precedente occasione, perchè, una volta espresse le proprie opinioni, si può anche lasciare a chi legge di valutarne la validità.
    Per quanto mi riguarda, la chiudo qui, chi ha voluto capire, ne ha avuto ampia possibilità.

  76. Greco Sabrina Says:

    Marisa, ho espresso il mio parere, come hai notato. Non mi piacciono le operazioni di demolizione interessata senza apporto culturale. Credo sia una posizione condivisibile.
    Tra l’altro, penso che questi signori riescano nel loro intento marginalmente. Senza una seria motivazione a supporto della critica, l’affermazione offensiva resta in sospensione senza operare alcuna incisività. Un comportamento lesivo può addirittura, paradossalmente, sortire l’effetto contrario, generando curiosità.
    Ho apprezzato la serietà, ripeto, di una redazione di un sito sul Cinema. Nel momento in cui effettuo una operazione commerciale e pubblicitaria, devo essere in grado di offrire contenuti e attendibilità di informazione agli utenti, potenziali acquirenti. Un punto di vista è da rispettare e soppesare laddove rispecchia una ponderata opinione, e non un vuoto atteggiamento fine a se stesso chiaramente rivelatore di debolezza.
    Il resto a Montale, coi suoi poeti laureati, e alle cronache, coi cosiddetti colti indifferenti al dolore umano e alla sostanza della vita.
    Saluti.

  77. Marisa Salabelle Says:

    Sabrina, hai il diritto di esprimere il tuo parere, certo, e lo fai ampiamente. Quel che dico, a proposito di IBS come di altri siti, è che, se il sito gli concede spazio, i lettori hanno diritto di dare una valutazione su un libro letto senza essere necessariamente poeti laureati. Chi legge sa di non trovarsi davanti a sofisticati intellettuali ma a comuni lettori. Alcuni sono “capre”, altri no. Personalmente non ho mai scritto nulla su IBS, ma mi diverto a leggerci le opinioni su libri che ho letto, o che vorrei leggere, o di cui ho letto recensioni che spesso sono solo “pompaggi” da parte di amici o di giornalisit compiacenti. Quante volte mi è capitato di leggere opere recensite sui giornali e le riviste anche online come dei capolavori e accorgermi che sono mediocri, se non scadenti! E così sarà capitato ad altri lettori. In quanto ai libri di Giulio, io non trovo scandaloso che ad alcuni piacciano e ad altri no, e non penso che criticarli (anche con un po’ di cattiveria) sia “un’opera di demolizione interessata senza apporto culturale”.

  78. gian marco griffi Says:

    Ma Limonata di Carver è fatta coi Limoni di Montale?

  79. Stefano Says:

    Curioso dettaglio: pare che molti diano per scontato che le recensioni positive su Ibs o Amazon o simili siano opera di amici, parenti, impiegati dell’editore etc. mentre si da altrettanto per scontato che i giudizi negativi siano opera di ‘lettori comuni’ la cui opinione va sempre rispettata etc. Eppure sono stati identificati casi di recensioni di parte (a volte acquistate da ditte specializzate, almeno negli Usa) sia per gli elogi che per le condanne. Ma evidentemente Giulio Mozzi viene identificato come ‘potere’ letterario e quindi automaticamente sospetto, anche se proprio per questo si dovrebbero considerare con maggiore sospetto le recensioni negative…
    Il ‘popolo del web’ si attacca ai suoi miti e illusioni con le unghie e coi denti…

  80. Giulio Mozzi Says:

    Vincenzo, scrivi:

    …una volta espresse le proprie opinioni, si può anche lasciare a chi legge di valutarne la validità.

    E’ forse possibile il contrario? E’ forse possibile impedire a chi legge di valutare la validità di ciò che si è scritto?
    No, non è possibile.

  81. Paolo Gallina Says:

    @giulio. Devo dire che mi colpisce questo tuo metodo di analizzare, appunto con metodicità, i commenti che via, via arrivano ai vari post. È un’esegesi scrupolosa che isola le varie frasi, le estrapola verificandone coerenza argomentativa. Non trovi che una frase espunta dal suo contesto possa, proprio per questo motivo, perdere coerenza. Per esempio nel tuo ultimo commento “È forse possibile impedire…” fai una considerazione pleonastica quando affermi “No. Non è possibile”. Non credo che Vincenzo volesse affermare il contrario (ovvero che è possibile), ma semplicemente ha utilizzato una formula retorica per dirti che non si può evitare di “subire” le valutazioni dei lettori. La tipologia dei commenti dei blog si presta a un utilizzo della scrittura mimetica del parlato e quindi con tutti quegli elementi discorsivi che rendono espressiva la comunicazione a scapito della coerenza. Ne fanno fede i numerosissimi fraintendimenti che ogni giorno avvengono nei blog. Che ne pensi?

  82. Daniele Muriano Says:

    Vincenzo Cucinotta si è fatto una domanda e dato una risposta che a me sembra convincente, il 17 ottobre: “perchè allora hai proposto un simile argomento? L’unica risposta sensata è per sentirti difendere dai tuoi aficionados”.
    Francamente, in questo caso, il karate retorico di Giulio Mozzi mi sembra un po’ sprecato.
    Qual è il libro di Philip Roth in cui il narratore auspica l’avvento di una “dittatura della letteratura” in cui alle opinioni dei lettori sia tolta la voce? Non ricordo, però mi sembra una cosa più carina di questo post. (Entrambe sono “comprensibili”).

  83. gian marco griffi Says:

    “È un’esegesi scrupolosa che isola le varie frasi, le estrapola verificandone coerenza argomentativa. Non trovi che una frase espunta dal suo contesto possa, proprio per questo motivo, perdere coerenza. Per esempio nel tuo ultimo commento “È forse possibile impedire…” fai una considerazione pleonastica quando affermi “No. Non è possibile”.”

    Paolo, mi è venuto il mal di testa per capirci qualcosa al fine di non fraintenderti, e mi sa che ti ho frainteso.

  84. Paolo Gallina Says:

    Mi dispiace di averti procurato un disagio fisico 🙂 e ancor di più che tu mi abbia frainteso 😉 .
    Il mio timore era che Giulio applicasse anche al mio commento il suo metodo analitico e per evitare di essere frainteso ho prodotto una serie di fraintendimenti. Giulio non mi ha neanche risposto, dev’essere ancora frastornato.
    🙂 😉

  85. Giulio Mozzi Says:

    Paolo, giustamente dici che la mia considerazione è pleonastica. Proprio per questo mette in luce una caratteristica secondo me interessante dell’affermazione di Vincenzo. Vincenzo, scrivendo

    …una volta espresse le proprie opinioni, si può anche lasciare a chi legge di valutarne la validità,

    fa come se fosse possibile impedire a chi legge di valutare la validità delle opinioni espresse e dà quindi un valore etico a un “lasciar fare” che, invece, di valore etico non ne ha nessuno.

    Daniele, la risposta che Vincenzo dà alla propria domanda ti sembra “convincente”. Ma io ti domando: sei proprio convinto che io abbia bisogno di “sentirmi difendere dai miei aficionados”? Ti pare sensato immaginare che la mia sensibilità sia tale da avere un bisogno del genere? Ti sembra che la potenza persuasiva e argomentativa di quelle frasi lasciate in Ibs da qualche persona a me sconosciuta sia tale da generare in me un bisogno del genere? Hai davvero avuta l’impressione, leggendo ciò che scrivo, corrispondendo con me, parlando con me (poco: ci siamo visti un paio di volte in tutto, credo), che io sia il tipo che ha biisogni di quel genere?

    Suvvia.

  86. dm Says:

    Giulio. Non ho affermato né penso che la scrittura di questo post risponda ad un tuo “bisogno”, come sostieni. Non penso perciò che la tua “sensibilità sia tale da avere un bisogno del genere”. Né che tu sia il “tipo che ha biisogni di quel genere”. Penso però che tu sia oltretutto un ottimo autore di blog (ho imparato a gestirne uno leggendo vibrisse). Rilevo poi che la maggior parte dei commenti costituiscono una “difesa” dei tuoi libri o – come l’ho definita il 14 ottobre – una risposta “affettiva”. E ritengo, poiché credo tu sia un ottimo autore di blog, che questa coda dei commenti fosse abbastanza prevedibile.
    E’ possibile che tu abbia scritto il post *nonostante* ci fosse un’alta probabilità di ricevere commenti di questo tipo. Ma ritengo che sia più probabile tu l’abbia scritto anche in considerazione del che c’era un’alta probabilità di ricevere commenti di questo tipo. Mi sono corretto: anche (perché il commento di Cucinotta lasciava intendere che fosse solo per ricevere commenti di questo tipo). Il “nonostante” (o anche l'”indipendentemente”) dal ricevere commenti di questo tipo, mi lasciano perplesso. Perché siamo umani.

    (Per automatismo di wordpress, è comparsa una firma diversa dalla mia solita e un diverso recapito web; non era voluto).

  87. Greco Sabrina Says:

    Marisa, scusa il ritardo della risposta, purtroppo ho avuto da fare.
    Nel commento mi riferisco non al parere, liberissimo e soggettivo, ma all’intenzione.
    Ho la “passione” e la curiosità irrinunciabile di andare oltre l’azione, per capire cosa muove il comportamento umano. Scoprire la natura dell’interesse che sottende scelte e obiettivi.
    Se affermo che un libro è mediocre, devo pure saper dire perché lo ritengo mediocre. In quel caso si può parlare di giudizio espresso, motivo di discorso e di confronto. Altrimenti la cosa si risolve sostanzialmente in un “insulto” e, per quanto mi riguarda, quel commento scivola addosso senza lasciare alcuna traccia, senza esprimere e aggiungere nulla di evidente, di importante.
    La poesia di Montale è stupenda. Mi ha sempre divertita per la leggerezza della verità che mirabilmente contiene, lo strumento di sbrigliata autenticità capace di avvicinarsi al brivido e di librarsi su pretese goffe e miopi.

  88. GattoMur Says:

    Su Radio 3 oggi pomeriggio (ma io ho potuto ascoltare solo la prima mezz’ora) ho sentito che parlavano di argomenti affini a questo post: recensioni online, anche anonime, commenti sui siti che vendono libri, etc.

  89. Giulio Mozzi Says:

    Mi pare, Daniele, che tu qui dimentichi una possibilità: potrei aver pubblicato questo post appunto per avere 88 commenti (89 con questo), a prescindere dal loro contenuto.

    La numerosità dei contatti, in rete, è tutto.

    🙂

  90. Francesco Consiglio Says:

    Quando voglio passare un’ora a rilassarmi e non pensare, leggo Zagor, nella collezione storica a colori, grande formato, in edicola tutti giovedì. Per darmi un tono di lettore alla moda, ho disposto, sul comodino, il libro di Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, e quello di Alessandro Piperno, Inseparabili, che gli ha fottuto lo Strega. Stanno lì. Difficile che io li legga ma stanno lì, per rappresentanza. A volte sogno di vedere che si azzuffano, si strappano le pagine, sarebbe divertente, ma non lo fanno. Per rosicare, ho pronti i sei libri di Fabio Volo, che è il mio personale countdown con la scrittura: quando pubblicherà un romanzo migliore del mio, smetterò di scrivere. Finora non l’ha fatto. E non ditemi che il giudizio sullo scrittore dj attore sceneggiatore doppiatore cantante batterista presentatore e vattelapesca sia dettato da pura invidia. Quella c’è, ma non è la sola causa del disprezzo. La verità è che quando ho provato a leggere Esco a fare due passi, dopo venti pagine mi è venuta voglia di uscire per dimenticarmi di quel libro, e fuori nevicava. Così mi sono beccato l’influenza, tre giorni a letto, febbre a 39°, antibiotici e un viaggio a Parigi sfumato. Dovrei esimermi dal dire che Fabio Bonetti, in arte Volo, è il peggiore scrittore italiano di successo? Non posso, no.
    Un libro che invece mi è piaciuto è quello di Guccini, Dizionario delle cose perdute, un viaggio in un passato fatto di maglie di lana e braghe corte, telefoni di bachelite, bus col bigliettaio e cantastorie in piazza. “Un libro” scrive Gianni, “che aiuta il rumore dei ricordi.”
    Chi è Gianni? Un esponente di spicco di quel gruppo di recensori antiaccademici e sbarazzini che scrivono su Ibs.it e che, in omaggio al professor Franco Scoglio, ho definito “critici ad minchiam”.
    Eccomi arrivato al punto. Al contrario di Gianni, molti suoi colleghi, appena gli viene data la possibilità di caricare a pallettoni la tastiera, non si fanno pregare.
    Alcuni esempi:
    Sonia su Fai bei sogni di Alessandro Gramellini: “Allucinante! Non mi è piaciuto per niente! Lo hanno molto pubblicizzato ma assolutamente non merita!”
    Wentworth su Una lama di luce di Andrea Camilleri: “La fimmina bona, i rimorsi di coscienza, gli extracomunitari, i mafiosi, Catarella. Che due cabasisi! E’ giunto il momento di salutare anche Montalbano.”
    Sandro (sarà mica il nick di Ostuni?) su Il silenzio dell’onda di Carofiglio: “Trama confusa, tema trattato con evidente leggerezza, finale da comiche. Sconsiglio vivamente un’opera del genere, l’autore credo abbia bisogno di una lunghissima pausa riflessiva.”
    Mi fermo qui, ma credetemi: potevo continuare a lungo, elencando centinaia di scrittori fatti a pezzi con un furore masturbatorio degno di un Premio Sega.
    Se ne parlo, è perché la critica ‘ad minchiam’ di un anonimo lettore di Amazon ha trionfalmente esordito sulla quarta di copertina di un romanzo Einaudi, Rosa candida, della scrittrice islandese Audur Ava Olafsdottir; e perché Filippo La Porta, scrivendo sul Corriere, ha definito questo sorprendente sdoganamento come “la fine della critica, o almeno di qualsiasi pretesa di autorevolezza e prestigio della critica tradizionale”. E qui mi sorgono due domande, che non possono essere esaurite in poche righe, anche perché mia moglie mi sta urlando nelle orecchie che il pranzo è pronto da mezz’ora e gli gnocchi si sono incollati al piatto come cemento a presa rapida.
    Perciò le lascio aperte:
    1) La figura del critico tradizionale, quello accademico, paludato e stanco, cariatide crepata dal tempo anche se avesse trent’anni, per dirla con Sonia Caporossi, è ormai obsoleta?
    2) Questi schiaffi in faccia agli scrittori, che probabilmente diranno di non leggerli ma poi li leggeranno, servono a qualcosa? Hanno un valore, fors’anche terapeutico, per chi li dà o li riceve?
    Pensateci, io vado a mangiare.

  91. Giulio Mozzi Says:

    A La Porta si potrebbe rispondere che non conta chi scrive una frase, ma quanto buona è la frase. Non conta chi argomenta, ma quanto buono è l’argomento. Ecc.

    Tuttavia, la frase di cui parla Francesco è:

    «Una frase del romanzo lo descrive molto bene: “Guardo solo film piú grandi della vita”. Questo è un libro piú grande della vita. Inizi a leggere e ti ritrovi in uno stato di grazia. L’opposto dei libri che vuoi finire in fretta, perché noiosi o pieni di suspense: qui assapori ogni frase. Una delizia».

    Dove non c’è nessuna argomentazione seria, e ci sono le stesse frasi ad effetto (e assai povere di significato) che le case editrici abitualmente confezionano per le copertine.
    Un dubbio: e se la pubblicazione di quella frase facesse parte di un più ampio accordo con Amazon? (M’informo).
    Quanto alle due domande, risponderei:
    1. la domanda è mal formulata: un critico “tradizionale”, “stanco”, è sicuramente “obsoleto”; ma ci sono critici “accademici” che non sono né tradizionali né stanchi né paludati, e non mi sembrano per nulla “obsoleti”;
    2. a chi li dà, non so. Ma mi ricordo che lasciai Nazione indiana perché nella lista di discussione interna non si faceva che discutere, un po’ istericamente, degli anonimi che intervenivano nei commenti smollando schiaffoni irrispettosi a destra e a manca.

  92. marisasalabelle Says:

    Ma non è possibile distinguere il critico professionista, preparato, acuto, di vasta cultura e capace di sfornare un giudizio articolato, dal commentatore istantaneo, lasciando a quest’ultimo la libertà di dire la sua anche in poche righe, anche senza che debba stilare una relazione in quattro colonne protocollo? A parte qualche idiota che insulta, una presenza ormai imprescindibile dal web, che cosa fa di male il lettore che scrive due righe su IBS dicendo che il libro che ha letto gli è piaciuto o no? Voi non uscite mai dal cinema dicendo “Bello questo film” o “Che palle!”, senza essere dei critici cinematografici? E se è vero che ci sono commenti ad usum dell’autore (amici e parenti che commentano entusiasti il tuo primo romanzo) o dei suoi detrattori, è vero anche che ci sono dei lettori “qualunque” che scrivono due righe solo perché è consentito scriverle. Questo secondo me non ha nulla a che vedere con la morte della critica, che poi: esiste ancora; talvolta è pure insopportabile nella sua supponenza. Magari, quello che non esiste più, o quasi, è la recensione non incensatoria. Quest’anno ho letto molti romanzi italiani lodatissimi sulle pagine culturali dei quotidiani e mi sono accorta che si trattava di cosette di scarso valore, gonfiate dalla stampa per ragioni
    pubblicitarie. Io penso che alcuni di quelli che scrivono su IBS protestino per aver comprato un libro, presentato sui giornali come una cosa meravigliosa, rivelatosi poi inconsistente.

  93. Francesco Consiglio Says:

    Sì, marisasalabelle: secondo me, anche dire “buono” o “no buono” è una forma di critica perfettamente lecita. Però attenta: se Giulio Mozzi mi fosse tremendamente antipatico, e magari anche ingiustamente, per il solo fatto di non avermi pubblicato, io potrei creare decine di indirizzi mail e con quelli stroncare i suoi libri su ibs. Capisci? A volte dalla democrazia al Terrore il passo è breve. C’è del gusto a ghigliottinare uno scrittore famoso in pubblica piazza? Forse sì, e ti confesso che l’ho fatto anch’io (non con Mozzi), però essendo consapevole che si tratta sì di un gioco al massacro, ma sempre un gioco rimane. Quanto al resto, hai certamente ragione sul fatto che molto spesso sulle pagine culturali si trovano dei pubbliredazionali mascherati da articoli.

  94. LiveALive Says:

    Però secondo me “I suoi testi mi sembrano davvero imbarazzanti, sono pezzi di ghiaccio che ti sorridono ebeti, e non ti comunicano nulla.” le batte tutte. A proposito, mi chiedo ancora come hai fatto a trovare quel topic…
    Comunque, ieri sera prima di dormire ho letto un poco de Il Male Naturale. Il primo, il terzo e il quinto racconto mi sono piaciuti parecchio (soprattutto il primo: sembra una cosetta semplice, ma credo che dietro ci sia non poco lavoro), il secondo e il quarto no. Quando lo finisco ti invierò qualche impressione via mail.

  95. Sergio Messere Says:

    Le critiche vanno sempre argomentate e parlo con cognizione di causa. Cosa significa “Quasi 500 pagine di utile spazzatura”? bisogna avere rispetto del lavoro altrui.

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