Posts Tagged ‘Walter Benjamin’

La formazione dello scrittore, 9 / Giuseppe Genna

17 luglio 2014

di Giuseppe Genna

[Questo è il nono articolo della serie La formazione dello scrittore, che appare in vibrisse il giovedì (ed è parallela a quella La formazione della scrittrice, che appare invece il lunedì). Ringrazio Giuseppe per la disponibilità. Il prossimo ospite della rubrica sarà Marco Candida. gm]

giuseppe_gennaNon so nemmeno a quale formazione fare riferimento; per me, cresciuto negli anni Settanta e Ottanta e Novanta, è adesso più confusione e sbigottimento che ricordo il dire del me stesso, chi incontrò, cosa fece, come arrivò alla scrittura. Inoltre si tratta di “io” e qui sta un problema storico. Utilizzare questo pronome radicale è stato difficile nel corso dei due decenni in cui ho pubblicato. Ho tentato di costruire un ologramma, un avatar, che attirasse fulmini e saette, giusto livore e ingiusto rancore, lasciando in pace la persona in un silenzio e in un respiro ampi, secondo l’insegnamento di un poeta che annovero tra i miei maestri e che era Antonio Porta (così, noto al secolo; si chiamava Leo Paolazzi, in verità).
Prendo molto sul serio questo invito di Giulio, che certamente è tra gli scrittori e intellettuali i quali più stimo da tanti anni, con cui a me è parso di fare un po’ di strada insieme (vorrei citare, insieme a lui, tra i miei coetanei editoriali, quelli per me più decisivi: Tommaso Pincio e Aldo Nove). Dice Giulio: scrivi quello che vuoi sulla formazione tua, meglio se lungo il pezzo, anziché breve. Quindi scrivo questo autoritratto, sommario e forse un po’ peccaminoso, seguendo le metriche suggeritemi.

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La conoscenza simbolica / 3

13 aprile 2013

Friedrich - Le rovine di Eldena

di Valter Binaghi

La quarta parte è qui.

5) L’approccio romantico – La natura “indiffinita” della mente umana

a) La tradizione impossibile

Consultando un dizionario etimologico si scopre che il termine “simbolo” anticamente stava a significare una delle due parti di un oggetto che, una volta ricomposto, permetteva il riconoscimento tra due sodali. In effetti, abbiamo visto che qualcosa viene esperito come “simbolico” quando allude o rimanda a più di quel che in esso appare. Tuttavia, perchè il rapporto simbolico sia culturalmente possibile, bisogna che questo “rimando” sia colto non solo da una coscienza singola, ma da una comunità che lo condivide. E’ in questo senso che il simbolo può diventare la cifra di un sottinteso comune, mentre il mito e il rito possono avere valore denotativo e performativo per un intero gruppo sociale, il che implica una tradizione, condizione necessaria anche se non sufficiente per favorire la rinnovata capacità di riattualizzare l’evento simbolico da parte di ogni giovane generazione. Ma la tradizione può estenuarsi, per il congelamento del suo linguaggio o l’indegnità dei suoi interpreti e di conseguenza estinguersi per mancanza di linfa vitale, oppure essere brutalmente interrotta da un drammatico episodio di acculturazione.

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