Posts Tagged ‘Vittorio Sereni’

“La vita in posa”, di Lillo Garlisi

25 febbraio 2016

di Ennio Bissolati

[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]

lillo_1bA volte gli editori si lasciano tentare dalla scrittura: così Giulio Einaudi, così Valentino Bompiani, così altri; e più spesso gli scrittori si lasciano tentare dall’editoria, e qui la lista sarebbe lunghissima: da Elio Vittorini a Vittorio Sereni, da Cesare Pavese a Italo Calvino, da Lorenzo Montano a Fruttero & Lucentini, eccetera, fino al recentemente scomparso Umberto Eco (dal 1959 al 1975 dipendente di Bompiani, e dipoi fino alla morte consulente): per un’informazione completa non posso che rinviarvi a questa vertiginosa lista, peraltro non aggiornatissima. Che dire dunque di Calogero Garlisi, universalmente noto come Lillo, fulcro gestionale di una pluralità di marchi editoriali (dal tecnico-professionale Novecento al “politico” Melampo, dal letterario Laurana all’elettissimo Versus destinato a palati giuridici), consulente aziendale di prestigio? Egli è popolarissimo in Facebook per una sua pregnante peculiarità: anziché, come tutti, farsi gli autoscatti (quelli che oggidì, orrendamente, sono chiamati selfie), Garlisi viaggia col fotografo appresso.

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La formazione dello scrittore, 9 / Giuseppe Genna

17 luglio 2014

di Giuseppe Genna

[Questo è il nono articolo della serie La formazione dello scrittore, che appare in vibrisse il giovedì (ed è parallela a quella La formazione della scrittrice, che appare invece il lunedì). Ringrazio Giuseppe per la disponibilità. Il prossimo ospite della rubrica sarà Marco Candida. gm]

giuseppe_gennaNon so nemmeno a quale formazione fare riferimento; per me, cresciuto negli anni Settanta e Ottanta e Novanta, è adesso più confusione e sbigottimento che ricordo il dire del me stesso, chi incontrò, cosa fece, come arrivò alla scrittura. Inoltre si tratta di “io” e qui sta un problema storico. Utilizzare questo pronome radicale è stato difficile nel corso dei due decenni in cui ho pubblicato. Ho tentato di costruire un ologramma, un avatar, che attirasse fulmini e saette, giusto livore e ingiusto rancore, lasciando in pace la persona in un silenzio e in un respiro ampi, secondo l’insegnamento di un poeta che annovero tra i miei maestri e che era Antonio Porta (così, noto al secolo; si chiamava Leo Paolazzi, in verità).
Prendo molto sul serio questo invito di Giulio, che certamente è tra gli scrittori e intellettuali i quali più stimo da tanti anni, con cui a me è parso di fare un po’ di strada insieme (vorrei citare, insieme a lui, tra i miei coetanei editoriali, quelli per me più decisivi: Tommaso Pincio e Aldo Nove). Dice Giulio: scrivi quello che vuoi sulla formazione tua, meglio se lungo il pezzo, anziché breve. Quindi scrivo questo autoritratto, sommario e forse un po’ peccaminoso, seguendo le metriche suggeritemi.

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La formazione della scrittrice, 3 / Maria Grazia Calandrone

27 gennaio 2014

di Maria Grazia Calandrone

[Questo è il terzo articolo di una serie che spero lunga e interessante. Per ragioni pratiche ho cominciato invitando a scrivere delle scrittrici amiche. Ringrazio Maria Grazia per la disponibilità. Chi volesse proporsi, mi scriva mettendo nell’oggetto le parole “La formazione della scrittrice”. gm]

maria_grazia_calandronePotrei dire che credo al destino, poiché il racconto che mi accingo a fare non smentisce alcuna illusione, anzi, mi giustifica a essere allegramente sciocca, a coltivare il mito dell’idiota dostoevskiano e della sua bellezza, posta come un traguardo alla fine del mondo.

È cominciata così: la mia mamma adottiva era una professoressa di Lettere. Molto acuta, molto dedita, molto severa. Come spesso accade alle professoresse, aveva il vizio di svolgere ininterrottamente la propria attività. Anche in casa, specialmente nei dopocena. Non avevamo la televisione e bisognava pur passare il tempo. Ma, soprattutto, era lei stessa una scrittrice mancata. Le mancava il tempo, ma non la coerenza: palesava a ritmo costante cartelline ripiene di romanzi interrotti, nei quali la sua esperienza di insegnante era sempre sul bilico di venire travasata in racconto euforico. Prassi, lavoro, impegno. Ma covava, in un lato segreto della dispensa, quegli slanci dell’anima singolare verso l’anima tutta, declinati in versi nemmeno tanto ingenui, ma tenebrosi alquanto: meridionali, di un Sud normanno: una mischia pirandelliana di amori infelici e di abbandono e di morte irrisa. Un disperato e tragico sarcasmo. Che lavorava dentro, continuamente.

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In questa puntata parleremo di poesia

15 marzo 2013

di giuliomozzi

[Era il 1997, e io trafficavo con Nautilus, rivista di attualità e cultura pubblicata in rete. Scrivevo recensioni, pubblicavo racconti di giovani e giovanissimi narratori; e compilavo anche un corso di scrittura a puntate. Qui ne riporto una. Qualche anno prima avevo organizzato, insieme a Stefano Dal Bianco, un corso di lettura della poesia. Molto di ciò che è scritto qui viene più da Stefano che da me. gm]

In questa puntata parleremo di poesia. Gli appassionati della narrativa non se la prendano: lo studio della poesia è comunque fondamentale per arricchire la propria capacità stilistica. Nel testo che segue cercheremo di fornire qualche elemento di metrica. La metrica è lo studio del funzionamento del verso. Di solito i manuali di metrica sono noiosissimi; qui cercheremo di suggerire un approccio diverso a questa in realtà affascinante materia. Alla fine del testo ci sono le note e una breve bibliografia.

Fare il verso alla poesia

Domanda: che cosa è la poesia? Risposta: la poesia è una forma di scrittura nella quale si va a capo prima che sia finita la riga. Potrà sembrare un po’ idiota, come definizione, ma tutto sommato è una definizione che funziona. Ad esempio, se leggiamo:

Domanda: che cosa è
la poesia?
Risposta: la
poesia è una forma di scrittura
nella quale si va
a capo
prima che sia finita la riga.

Questa è indubbiamente una poesia, anche se come poesia fa abbastanza schifo (su questo penso che siamo tutti d’accordo). Oppure:

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