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Comunicato stampa n° 2064 del 29/10/2011

30 ottobre 2011

Comunicato stampa n° 2064 del 29/10/2011. (AVN) – Venezia, 29 ottobre 2011
Vincitore unico quest’anno per il Premio letterario “Leonilde e Arnaldo Settembrini – Mestre”, giunto alla sua 49.ma edizione. La giuria tecnica e la giuria dei giovani hanno infatti scelto lo stesso volume di racconti Sono l’ultimo a scendere (e altre storie credibili) (ed. Mondadori, 2009) di Giulio Mozzi. La proclamazione è avvenuta questa sera a Mestre (Venezia). Il premio è dedicato a novelle o racconti in lingua italiana raccolti in volume e alla valorizzazione della città di Mestre.

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“Un libro che induce all’introspezione. Quella che oggi manca”

9 novembre 2009

di Vincenzo Pardini

[Questo articolo di Vincenzo Pardini è apparso ieri, 8 novembre 2009, in Quotidiano nazionale, sezione nazionale dei quotidiani La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno].

La vicenda di Eluana Englaro e la sua morte hanno scosso l’opinione pubblica sollecitando, intellettuali e scrittori, a cimentarsi sull’argomento nel tentativo di trarne una risposta. Una risposta alla morte e al dolore, la più difficile, se non la più impossibile. E’ quanto cerca di fare, per i tipi di Transeuropa lo scrittore Giulio Mozzi, con il libro Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi con postfazione di Demetrio Paolin, Euro 10. Giulio Mozzi, tra ironia e disperazione (la stessa che ha trasmesso a tutti la storia di Eluana) propone alla Chiesa cattolica, lui, tentato dal protestantesimo, di fare santa la Englaro, rimasta per diciassette anni in coma e morta a seguito di una lunga battaglia legale, condotta dal padre Beppino, deciso a porre fine alla vita della figlia come lei aveva detto prima dell’incidente che l’avrebbe calata nel buio della perdita di coscienza vedendo un suo amico ridotto nella maniera in cui sarebbe finita lei. Quasi un segno, una premonizione, sottolinea Mozzi, che poi si chiede se, davvero, sia stata questa la vera volontà di Eluana che, alla vista dell’ amico, avrebbe potuto parlare per ragioni emotive. Diciassette anni di coma sono molti quanto lunghi. E Mozzi si chiede quali siano stati, sempre che ne abbia avuti, i suoi segreti pensieri, mentre il corpo le si disfaceva, si trasformava, mettendo in ombra la sua antica bellezza.

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