di Demetrio Paolin
Ho preso alcuni brevi appunti su due libri apparentemente diversi, ma che secondo me toccano un nodo interessante del raccontare le storie; anche se differiscono tra di loro per l’indagine che svolgono e per il modo in cui la svolgono il loro dissimile approccio mostra in realtà una sorta di comune sentire che mi piacerebbe mettere in evidenza.
I testi in questione sono La Terra Bianca di Giulio Milani, e Muro di Casse di Vanni Santoni, entrambi pubblicate da Laterza, ma posizionate in due collane differenti e con due focus narrativi diversi: il malaffare, l’inquinamento e lo sfruttamento scriteriato delle Alpi Apuane in La terra bianca e lo studio di quel fenomeno complesso e proteiforme della musica rave nel libro di Santoni
Entrambi i libri hanno registrato diverse recensioni che si sono concentrate sull’argomento trattato, perché interessante dal punto di vista civile o sociologico. Non posso negare che anche io leggendoli ho avuto un’esperienza di conoscenza; ovvero entrambi i libri mi hanno portato ad avere maggiori informazioni su due fenomeni che sostanzialmente mi erano lontani per cultura (il rave) o per geografia (le Alpi apuane).
Chiusi i due libri, però, nel momento in cui tentavo di dire qualcosa di sensato su queste letture, mi sono reso conto che a interessarmi non era tanto il tema del libro, ma altro.
Queste poche righe tentano di rendere conto di questo altro.