di Stefano Di Michele
[Questo articolo di Stefano Di Michele è apparso ieri nel quotidiano Il foglio, con il titolo “La tempesta”].
Forse è solo colpa di quel maledetto mal di collo – e quella testa fissa, rigida come nelle figure di certi quadri di scuola minore, lo sguardo che a fatica contiene il fastidio. Non poter girare la testa, proprio quando come mai prima soffia un vento che potrebbe essere quello della tempesta definitiva. La tempesta perfetta, per i mille e mille odiatori del Cav. Immobilizzato. E così, lo stesso da quindici anni a questa parte, è il corpo del sovrano che parla e si espone e comunica. Prima delle parole, prima di tutta l’immensa platea adorante – come il suo ideale modello, il Re Sole, il Cav. ha forgiato il suo partito, trasformando la spada in corte, la nobiltà in cortigiani: docili, ma nel bisogno sostanzialmente inutili – è il suo corpo che come sempre parla, come del suo corpo quasi sempre lui ha parlato. Appare un corpo dolente, quello che in questi giorni si trascina tra telegiornali e visite di stato, Gheddafi e Obama, abbracci e baci – ma sempre quell’ombra di inquietudine, il soffio di qualcosa che si sente arrivare ma non si può controllare.