L’editore Laurana ha appena mandato in libreria quello che, secondo me, potrebbe essere il romanzo più divertente dell’anno: Inseguendo Gauguin, dell’esordiente Giuseppe Sforza. E’ un romanzo al quale tengo molto, perché il divertimento intelligente è merce rara. Qui di séguito riporto la recensione apparsa sabato 14 settembre in Tuttolibri, supplemento del quotidiano La Stampa. Spero che altri recensori vorranno accorgersi delle qualità di questo romanzo (rifiutato o non considerato, come talvolta avviene, dai maggiori e dai migliori editori: ma questa è un’altra storia, ed eventualmente ve la racconteremo un’altra volta). Il mio invito è questo: cercàtelo in libreria, leggete l’incipit, sfogliàtelo. E vediamo se siete capaci di non sorridere. gm].
di Sergio Pent
Tra Benni e Pennac, con qualche schizofrenica sequenza da comica del cinema muto e la voglia di scherzare con troppe seriosità pseudoculturali, il trentatreenne Giuseppe Sforza inventa una sua rutilante odissea “on the road” in un ampio romanzo in cui – oltre ogni giudizio di merito – il relax del lettore è assicurato.
La dissennata fuga del “ragazzo” protagonista è di quelle epiche, gravata da responsabilità e da colpe che gli cadono addosso come piogge fantozziane: adocchiato dall’isterica figlia del Capo – boss della malavita pugliese-triestina – il giovanotto si lascia invischiare nel furto di un quadro di Gauguin, con un milione di euro in valigia e la promessa – o la minaccia – di accasarsi con la trucida rampolla. Ma la valigetta gli viene rubata, il Gauguin si rivela un falso e nel frattempo il nostro eroe ha fatto la conoscenza di un bel gruppo di storditi che fanno capo a Gana, una specie di vichingo onnivoro a cui per caso aveva salvato la vita. E l’amore vero trova il suo traguardo nella splendida Caterina, legata a Gana da oscuri vincoli parentali che condurranno il giovane in una frenetica fuga fra Trieste, la Croazia e le Murge, con una serie davvero esilarante di personaggi che sembrano spuntati da una qualche memorabile macchietta di un “Comma 22”: Tolstoj, Germano Reale, il Postino, Lou Reed (non quello vero), Biscottina, i fratelli Lo Porco… Il tutto miscelato in una narrazione pop, che rammenta la leggerezza di tante scritture sopracitate, ma trova una sua moderna volontà di giocare a nascondino con rimandi, citazioni e non-sense, senza la pretesa di partorire il Grande Romanzo ma con il risultato di assicurare al lettore – anche grazie a una verve frizzante, inarrestabile – il Grande Divertimento.