di giuliomozzi
Il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, pubblica un articolo di Rossana Sisti intitolato Politica e discrimine etico. Vi si parla di pubblico e privato, e vi si si legge tra l’altro:
Questa volta abbiamo vissuto con autentica tristezza il valzer delle candidature: se ci fossero davvero in lista d’attesa veline o attricette non lo sapremo mai, ma anche solo l’ipotesi di un uso delle ragazze come esca elettorale è suonata sconfortante. Perché inaccettabile è una concezione della donna meramente strumentale: la «candidata» dev’essere bella, giovane, piacente… possibilmente disponibile. Magari così solo allo sguardo degli estranei, ma si sa che le apparenze contano. […] Non ci è piaciuto quel clima da scambio di ‘favorini’ veri, falsi o presunti tra amici e amiche. E ci ha inquietato lo spargersi, tra alzatine di spalle e sorrisetti irridenti o ammiccanti, di un’altra manciata di sospetti sulle gesta del presidente del Consiglio. Il sospetto per chi gestisce la cosa pubblica può essere persino peggiore della verità più scomoda. E comunque, prima o poi, arriva il momento del conto.
Tutto bene? Tutto bene. Il guaio è che l’articolo finisce così: