Posts Tagged ‘Radiohead’

Un cuore intelligente, appunti su critica e scrittura.

19 aprile 2017

di Demetrio Paolin

[Altri articoli sullo stesso argomento]

Scriptor, non doctor. Questa breve glossa di Benvenuto da Imola al verso 27 del canto X del Paradiso mi è venuta in mente leggendo i diversi contributi che, qui su vibrisse ma anche su altri siti e social network, sono apparsi dopo la pubblicazione dell’articolo di Gilda Policastro sull’eutanasia della critica e delle due recensioni della Marzano e di Trevi all’ultima fatica di Siti.

Quando nascono queste polemiche e discussioni, io ho un problema ovvero devo capire da dove parlo

La cosa più comoda in questo caso è definirmi: in che veste prendo la parola? (Lo so che è un problema tutto mio, ma secondo me è sempre necessario capire chi è che parla) Parlo da scrittore? Parlo da critico che collabora con alcune testate e giornali nazionali?  Scrittore/Critico. Una delle tensioni sottotraccia che mi è parso di ravvisare nelle diatribe di questi giorni è appunto l’eterna distinzione tra critico e scrittore.

Io mi sono guardato dentro, ho provato a osservare le cose che faccio ogni giorno, quando apro il pc e mi metto davanti a una pagina di word o davanti a un libro che leggo. Io faccio dei discorsi, dei ragionamenti in cui provo a dire come è il mondo, quale è la mia idea di bellezza, di giustizia di amore o di letteratura. In questo senso la divisione tra critico e scrittore è fuorviante: il critico è uno scrittore ovvero una persona che scrive immaginazioni, e che declina la sua particolare visione di mondo tramite una riflessione su testi altrui.

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Ancora su letteratura e semplificazione (risposta ad Alessio Cuffaro)

16 aprile 2017

La complessità è a sinistra, la semplicità a destra

di giuliomozzi

Ieri pomeriggio Alessio Cuffaro ha pubblicato in Gli stati generali un articolo nel quale discute gli articoli di Gilda Policastro La più amata dagli italiani. Teresa Ciabatti e l’eutanasia della critica e il mio Perché alla letteratura si chiede di impoverirsi mentre altri media narrativi (cinema, serie tv, videogiochi) continuano ad arricchirsi?.

Poiché l’articolo mi pare un coacervo di incomprensioni, imprecisioni e vaghezze logiche, mi permetto di commentarlo quasi punto per punto. Se non altro allo scopo di tutelare il mio diritto a rispondere di ciò che dico e non di ciò che non ho detto.

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La formazione della scrittrice, 35 / Paola Rondini

6 ottobre 2014

di Paola Rondini

[Questo è il trentacinquesimo articolo della serie La formazione della scrittrice, alla quale si è da tempo affiancata la serie La formazione dello scrittore. Ringrazio Paola per la disponibilità. gm].

paola_rondiniMia madre teneva i libri impilati a terra vicino al letto, il suo amore per una certa trasandatezza (per lei sintomo di chiarezza interiore) le impediva di averne cura: grandi pieghe come segnalibro, copertine con tracce di tazzina di caffè, polvere eloquente sopra quelli che non aveva gradito. Quando mio padre vedeva che la pila, aumentando, traballava, li spostava su qualche scaffale.
Lei leggeva tutte le sere con una dedizione militaresca, mentre lui dimostrava uno strano rapporto coi libri; non ne apriva uno per anni e poi, come in preda a qualche folgorazione stregonesca, leggeva febbrilmente per settimane, in camera sua o in qualche anfratto della casa, invaghendosi di biografie di personaggi secondari: spie meticce, ministri decaduti, attori, cuochi, autisti, guardiacaccia persino; il buco della serratura delle storia, diceva.
Nella libertà anarchica che vigeva in casa, nella velocità con cui i miei genitori entravano e uscivano, scomparivano e riapparivano, ingenui devoti del boom economico degli anni ’70, io non lessi le fiabe e nemmeno i fumetti, ma attinsi direttamente dalla incoerente, sbilenca, variopinta biblioteca dei miei, leggendo tutto ciò che riuscivo ad afferrare per altezza.

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