di Demetrio Paolin
Molti, tra ieri e oggi, hanno condiviso una foto, dove è ritratta una donna dal sorriso sguaiato, la dentatura orribile, con indosso una maglietta che, ricalcando i caratteri della Disney, portava scritto “Auschwitzland”. Il mio primo sentimento è stato di indignazione, mi sono sentito offeso, poi mi sono chiesto: cosa ha reso possibile quella maglietta? A me interessa più comprendere questo che non il semplice condannare un gesto scriteriato.
Provo a fare un ragionamento che inizia con un cortocircuito, che potrei riassumere in questo modo: la maglietta “Auschwitzland” non è molto diversa dalla scritta – che imperversava sui social qualche anno fa – #iosonoannefrank. Anzi direi che sono due facce del medesimo atteggiamento.