Posts Tagged ‘Oriana Fallaci’

La stitichezza della letteratura italiana

19 aprile 2018

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La formazione della scrittrice, 30 / Rosella Postorino

1 settembre 2014

di Rosella Postorino

[Questo è il trentesimo articolo della serie La formazione della scrittrice (esce il lunedì), alla quale si è da tempo affiancata la serie La formazione dello scrittore (esce il giovedì). Ringrazio Rosella per la disponibilità. gm].

rosella_postorinoIl primo libro che ho rubato è Il conte di Montecristo, da uno scatolone confinato in una delle stanze dove si faceva Acr. Appena possibile, cioè a scuola, c’è stato Calvino, ci sono state le poesie di Saba nel sussidiario – mi incantavano le similitudini di A mia moglie, mi stupiva che si potesse paragonare una persona a una pollastra, una cagna, una giovenca, non per offenderla, ma addirittura per celebrarla; questo ribaltamento del linguaggio era una specie di prodigio, per me – e c’è stato anche Cuore, perché mia madre da ragazzina lo aveva amato, e quindi volevo amarlo pure io. I primi testi che ho letto erano scritti da uomini. Ma è grazie alle donne, se scrivo.

Ogni volta che da piccola incontravo una scrittrice i cui libri si leggevano in classe o erano compiti a casa, pensavo che allora era possibile, che avrei potuto scrivere anch’io.

Anne Frank è stata la prima di tutte. Perché era poco più che una bambina. Perché scrivere era per lei un tentativo di mettere ordine nel disastro della Storia precipitata a picco nella sua vita, di aprire finestre nei muri asfittici dell’alloggio segreto, di trasformare gli ingombranti inquilini in personaggi buffi, i litigi in commedia, la paura in immaginazione. Perché Anne era una testimone, e già a nove anni io assegnavo alla scrittura un valore testimoniale. Non di un’epoca storica o di una tragedia sociale, o non soltanto. La scrittura testimoniava di ogni singola esistenza accaduta come evento sulla Terra. Rivelando qualcosa di un singolo individuo – reale o fittizio, non aveva importanza – rivelava qualcosa di tutti, e lo faceva per tutti.

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La formazione della scrittrice, 26 / Grazia Verasani

7 luglio 2014

di Grazia Verasani

[Questo è il ventiseiesimo articolo della serie La formazione della scrittrice (esce il lunedì), alla quale si è ora affiancata la serie La formazione dello scrittore (esce il giovedì). Ringrazio Grazia per la disponibilità. gm].

grazia_verasaniIn casa mia non c’erano molti libri. Qualche Cassola, qualche Berto, La Divina commedia illustrata da Doré, I Quaderni dal carcere di Gramsci, le poesie di Pascoli, Carducci, Ungaretti, e naturalmente Il capitale di Marx. Dico naturalmente perché mio padre, ex partigiano, nella libreria di tek del salotto, a parte montagne di copie ingiallite de L’unità, teneva i libri che aveva letto da ragazzo e soprattutto autori appartenenti alla sua stessa “ideologia”. C’erano anche un paio di enciclopedie: una di scienze e l’altra sulla seconda guerra mondiale.

Il primo libro che ebbi per le mani fu Guerra e pace di Tolstoj. Avevo dieci anni e, dato che mio fratello diciottenne era a letto malato, mi costrinse a leggergli quel tomo ad alta voce. Ci capii qualcosa? Non me lo ricordo. Ma per ragioni misteriose amavo i libri, e presto chiesi a mio padre di comprarmene sempre di più. Non romanzi rosa, non ero una bambina sentimentale, ma mi piacquero da subito l’Aleramo, la Ginzburg, la Fallaci e i romanzi di Pratolini e Moravia.

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