Posts Tagged ‘Mariella Prestante’

Come sono fatti certi libri, 25 / “Fiction 2.0”, di Giulio Mozzi

20 settembre 2017

di Edoardo Zambelli

[In questa rubrica pubblico descrizioni, anche sommarie, di libri che – al di là della storia che raccontano o del tipo di scrittura – presentano una “forma” un po’ particolare, o magari bizzarra. Che cosa si intenda qui per “forma” mi pare, visti gli articoli già pubblicati, piuttosto evidente. Chi volesse contribuire si faccia vivo in privato (giuliomozzi@gmail.com). Naturalmente, e sia chiaro soprattutto per questo articolo, la bizzarria della forma non comporta necessariamente un’alta qualità letteraria. gm].

Fiction 2.0:

Fiction, libro di Giulio Mozzi uscito per Einaudi nel 2001, torna oggi in libreria per Laurana Editore in edizione «sfoltita e incrementata» e con il titolo di Fiction 2.0.

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“Un insieme di materiali che abbatte il confine tra vero e falso, tra letteratura e vita, tra artificio e cosmologia”

14 agosto 2017

di Cristina Taglietti

[Questo articolo di Cristina Taglietti, che ringrazio, è apparso oggi nel quotidiano “Corriere della sera”.]

Bisogna leggere Fiction per rendersi conto di quanto Giulio Mozzi abbia anticipato temi e questioni che oggi sono diventati di moda nel dibattito culturale. Fiction 2.0 è il nuovo titolo dato alla raccolta che uscì nel 2001 da Einaudi e viene ora ripubblicata in una nuova edizione «sfoltita e incrementata» da Laurana, l’editore che a Mozzi si è affidato e a cui lo scrittore veneto affida i suoi testi.

Mozzi è uno scrittore che si mette in discussione, che si rilegge e ripensa il suo lavoro; uno sperimentatore che ama mescolare generi e tecniche ridefinendo continuamente la sua scrittura ma sempre sotto il segno di una straordinaria coerenza stilistica. Prima di molti altri ha praticato l’autofiction, prima di molti altri ha messo al centro l’idea stessa di finzione che, in questo libro, imbocca due strade distinte accomunate dal fatto di giocare sul paradosso e sull’equivoco.

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Dieci vite brevi di poeti morti

9 Maggio 2017

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Dieci sistemi usati dalle case editrici per rendere infelici i loro autori

24 aprile 2017

Vedi il punto 7.

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Agnese a don Rodrigo (Lettere delle eroine, 29)

27 agosto 2016

manzoni

di Mariella Prestante

[Le Regole del gioco].

Al signore don Rodrigo.

La mi perdoni se nella mia ignoranza non so quale titolo di preciso applicarle, se di eccellenza o di eminenza o altro. La chiamerò dunque signore, poiché lei è signore di queste terre.

Le scrivo per dirle che lei ha fatto una gran cavolata, se mi è permesso dirlo, ma ormai l’ho detto, a spaventare tanto quella merdina del nostro curato don Abbondio, che è come un vaso rotto che spande acqua e che cosa sia successo ormai lo sanno tutti, anzi tutti sanno il doppio o il triplo, perché la sua governante è come un mulino a vento e ci ha ben messo del suo, mica poco.

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“La livellatrice”, di Luigi Mercantini

25 giugno 2016

di Ennio Bissolati

[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]

mercantiniEssendo perenne la tentazione – e in filologia soprattutto – di confondere la causa con l’effetto, non starò qui a discutere se l’autore del romanzo La livellatrice (metto le mani avanti: trascurabilissimo romanzo; rilevante quasi solo come campione d’un genere) abbia trascelto uno pseudonimo su suggestione del titolo prescelto, o se dall’illustrità di un nome magari per meri motivi ereditari portato (o per patriottismo antenatale) sia sgorgata l’intuizione del titolo: come che sia, il titolo è quello e il nome (faccio eco: nomina nuda tenemus) è quello. Analogamente: che il nome della casa editrice – editrice di questo unico libro, stanti le mie ricerche – faccia riferimento alla dea dell’amore anticamente greca o, stante la grafia, (e il contenuto dell’opera, di cui poi diremo), a un’attricetta del porno particolarmente talentuosa nello squirting (e sia consentito al vostro bibliofilo di non mettere il link a Wikipedia, per stavolta: se proprio v’interessa, e non avete già pratica, fatevi le ricerche da voi) – è cosa d’imporanza minima. Again, faccio eco: il testo è là; e parla da solo; o borbotta, bofonchia, grugnisce almeno.

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Come funziona davvero la società letteraria italiana

1 aprile 2016

di Ennio Bissolati

[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]

Una volta tanto, signore e signori, il vostro bibliofilo verrà meno all’impegno preso a suo tempo di recensire unicamente pubblicazioni di reperibilità difficile, ardua, o perlomeno impossibile: e vi parlerà invece d’un libro messo al mondo da un grande editore (grande dimensionalmente; ex “grande editore”, secondo alcuni – e il caso in questione testimonierebbe -; ma questa è un’altra faccenda): Einaudi, nientepopodimeno; in una collana di grande prestigio, la “bianca” di poesia (la collana nella quale si pubblicano, per stare agli italiani viventi, le opere di Valerio Magrelli, Patrizia Cavalli, Cesare Viviani, Mariangela Gualtieri, Gianni D’Elia, Patrizia Valduga, Aldo Nove e altri). Il libro in questione è: Poesie erotiche e appassionate – di? Non è difficile indovinare, per chi frequenti regolarmente questo ai suoi bei dì autorevole bollettino vibrisse. Ebbene sì: di Mariella Prestante. Da pochi giorni in libreria.

Mariella_Prestante_Einaudi_Chi segua da qualche tempo (anche distrattamente, vista l’insistenza) le molteplici (e un po’ confuse e frenetiche, va detto) attività del curatore di vibrisse sa benissimo chi sia costei: è l’autrice, pretesamente femminista e antimaschilista (ma in realtà pervicacemente tanto antifemminile quanto antimaschile), di certi sonettuzzi scolastici, di certe canzoncine pretenziosucce, di certe cabalette seriosamente oscene, che da qualche tempo va pubblicando in Facebook; il tutto scritto in una lingua infarcita di riboboli e solecismi, irresponsabilmente mischiata d’aulico e di corporale, appoggiata su un citazionismo miserando e imparaticcio; con rivendicazioni però (e questo è il colmo) virtuosistiche: da cui i sonetti monorimi, le rime difficili se non assurde (un esempio per tutte: “puzzi: Tootsie”), la risuscitazione di forme che non hanno più alcuna ragion d’essere né storica né stilistica né poetica né meno archeologica come lo strambotto o la ballata o la sestina. Il Mozzi (che qui ci ospita; e gli dovremmo forse qualche non metrico rispetto; ma il vostro Bissolati, lo si sappia, da sempre fa suo il motto amicus Julius, magis amica veritas: e se questo articolo dovesse costargli il posto, e il diritto di quivi pubblicare, non se ne adonterà; se ne farà, semmai, motivo d’orgoglio) da tempo segue, o insegue, talvolta precede, spesso accompagna, tutto sommato trasporta e trasborda questa inane versificatrice nel suo pecorso, diciamo così (ma facciamo uno sforzo a dir così), poetico.

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Che cosa sono io per Bissolati, e che cos’è Bissolati per me (per tacer della Mariella, di Carlo e d’altri)

17 marzo 2016
Ennio Bissolati, in un raro autoritratto scattato da Giulio Mozzi

Ennio Bissolati, in un raro autoritratto scattato da Giulio Mozzi

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Botta e risposta. Un nuovo gioco poetico. Un esempio

1 aprile 2015

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La zeppa (Le cose che ci sono in casa, 78)

20 luglio 2014

di Mariella Prestante

[Le regole del gioco sono qui].

Quel coso che s’infila,
lo sai, sotto alla porta,
ché il vento se s’infila
la piglia e ci fa un bam!,

e manda giù in frantumi
il vetro martellato
(e il cuore ti fa un bum!
e poi si dà al cancan…):

quel coso, sì, quel cuneo
di gomma, dico come
si chiama? Ah, le lacune
della memoria… Ma

se vado al ferramenta
e dico “Il coso, il cuneo…
Capisce? Si rammenta?…”,
il nome mi dirà?

Il Rocci (Le cose che ci sono in casa, 65)

17 luglio 2014

di Mariella Prestante

[Le regole del gioco sono qui].

È là. Se ne sta immobile
in punta allo scaffale,
possente come un monito,
dal tempo liceale:
quando disperatissimo
era lo studio, e tutto
il mondo stava là,

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I fili della biancheria sul terrazzo condominiale (Le cose che ci sono in casa, 50)

8 luglio 2014

di Mariella Prestante

[Le regole del gioco sono qui].

Festoni di mutande
esposte al solicello,
che lieve un venticello
per sera asciugherà.

Teorie di canottiere
assorte in lenta danza:
con somma noncuranza
l’amore prende e dà.

Ti dà gli ardori e i fremiti,
pretende poi il bucato:
un capo mal stirato
e amore finirà.

Il coso, l’amichetto: con palinodia (Le cose che ci sono in casa, 14)

21 giugno 2014

di Mariella Prestante

[Le regole del gioco sono qui].

[Il primo testo non è veramente inedito, essendo stato pubblicato in Facebook. Ma poiché il secondo, del tutto inedito, ne costituisce la palinodia, essi formano un dittico indissolubile. mp]

1. Odìa

Col coso che ci ho in casa faccio cose,
e divertenti: ovvero faccio sesso;
e ce le faccio volentieri e spesso,
perché con lui ci ho senza spine rose.

De l’òmo feci già tabula rasa:
che dà problemi, e poi fa tanto ingombro;
dai sentimenti tengo il petto sgombro
e non ci ho neanche un bipede per casa.

Ché l’òmo ha sempre questo inconveniente
che ci ha bisogni ingenti, e sono vani
tutti i tuoi sforzi: non gli basta niente.

Col coso, invece, guarda, proprio niente
patemi d’animo, né sturbi strani:
la plastica dà tutto, e non vuol niente.

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Lodi del corpo maschile / Conclusione in tre atti

2 ottobre 2013

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Lodi del corpo maschile / Produzione di lodi a mezzo di lodi

23 settembre 2013

di Mariella Prestante

Mi cade sott’occhio (io mi sono una che si legge cose così) il sonetto inaugurale delle Rime di Giovanni della Casa:

   Poi ch’ogni esperta, ogni spedita mano,
qualunque mosse mai più pronto stile,
pigra in voi seguir fora, alma gentile,
pregio del mondo e mio sommo e sovrano;
   né poria lingua, o intelletto umano
formar sua loda a voi par, né simile,
troppo ampio spazio il mio dir tardo umile
dietro al vostro valor verrà lontano.
   e più mi fora onor volgerlo altrove;
se non che ‘l desir mio tutto sfavilla,
angel novo del ciel qua giù mirando.
   O se cura di voi, figlie di Giove,
pur suol destarmi al primo suon di squilla,
date al mio stil costei seguir volando.

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Lodi del corpo maschile / Una “dislode”: La pompa peniena

3 settembre 2013

di Mariella Prestante

[Vuoi partecipare alle Lodi del corpo maschile? Leggi qui. Per leggere tutte le Lodi del corpo maschile, guarda qui].

Quando vedo il tuo cazzo bello in forma,
oh io non posso no dimenticare
che una pompetta te lo rende enorme.

Quando mi penetra ardito e pimpante
oh io non posso no dimenticare
le due strizzate che gli desti avante.

E in queste orrende visïoni assorta
benché tu spinga, palpi, ciucci ed ansimi
fredda mi sento come e più che morta.

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Lodi del corpo maschile / L’odore

2 settembre 2013

di Mariella Prestante

[Vuoi partecipare alle Lodi del corpo maschile? Leggi qui. Per leggere tutte le Lodi del corpo maschile, guarda qui].

A volte di salsedine e di vento,
a volte di autostrada e di autogrill,
a volte di cantiere e di cemento,
a volte di De Palma e Dressed to kill;

a volte di balena, plancton, krill,
a volte di piastrelle e pavimento,
a volte di liberalismo e Mill,
a volte di cartucce e inseguimento:

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Lodi del corpo maschile / Il membro gentile (terzine)

19 agosto 2013

di Mariella Prestante

[Vuoi partecipare alle Lodi del corpo maschile? Leggi qui. Per leggere tutte le Lodi del corpo maschile, guarda qui].

Sempre caro mi fu quel grosso cazzo
e quei coglioni così sodi e duri
che solo a ricordarli quasi impazzo.

Ma quando tu mi sbatti contro ai muri
stile Orchidea selvaggia, o quando a letto
mi preghi perch’io accetti i tuoi più impuri

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Mariella Prestante e lo specifico letterario maschile

19 agosto 2013
La locandina del film "Orlando".

La locandina del film “Orlando”.

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Lodi del corpo maschile / I baffi (terzine incatenate)

17 agosto 2013

di Mariella Prestante

[Vuoi partecipare alle Lodi del corpo maschile? Leggi qui. Per leggere tutte le Lodi del corpo maschile, guarda qui].

Oh quei baffetti, quei baffetti tuoi,
fedeli amici di un tempo migliore,
io no davvero non li taglierei.

Danno al tuo viso un’aria superiore
da uomo fatto, che sa i fatti suoi:
come la valigetta dà al dottore

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