di giuliomozzi
C’è un po’ di sole, tira un’arietta fresca. La piazza è deserta.
Quasi al centro, vicino al colossale gnomone di metallo brunito (tutta la piazza è una grande meridiana), c’è una grande cacca di cane, cospicua e ritorta.
Dai giardinetti arrivano una giovane donna e un bimbo. Attraversano la piazza andando verso il negozio di alimentari. Il bimbo, sui tre anni, giacca a vento rossa, corre avanti; si ferma; aspetta la donna; corre ancora avanti.
Arrivato a un paio di metri dalla cacca di cane, si ferma.
La osserva.
“Guarda, mamma! Una cacca!”.
“Sì, amore”.
La donna accelera il passo.
“Vieni, amore, su”.
“Ma è una cacca grandissima!”.
“Sì, amore, ma vieni qui”.
Il bimbo fa due passi verso la cacca.
La donna si affretta.
“Non toccarla, Tommaso!”.
Afferra il bimbo per una mano e lo tira via. Il bimbo cerca di divincolarsi.
“Ma mamma, ma non è di nessuno! L’hanno lasciata qui!”.