[Ennio Bissolati è un bibliofilo. Per vibrisse recensisce libri introvabili, dei quali sostiene di essere l’unico lettore. gm]
Consentite per una volta, al vostro pur consumato – e quasi usurato, oramai – bibliofilo, di dirlo: di libri strani come questi, se n’è visti pochi. Non è raro trovare, non dico nelle belle librerie ma puranco nelle più stolide bancarelle “3 x 5 euro”, libri dedicati all'(oramai usurato, questo sì) tema della reincarnazione; non è raro che cotali pubblicazioni, di livello mediamente infimissimo e ciarlataneschissimo, rechino nomi autoriali di fantasia caratterizzati però dall’assai scarsa fantasia (come questo, che rimanda – peraltro con pertinenza di ben ardua giustificazione – all’arcinoto e ovvio Ibis redibis non morieris in bello); già più raro è trovarsi tra le mani un’opera pubblicata da una casa editrice che arditissimamente e incomprensibilissimamente s’appelli Satyagnamannapurnompfthalassa (che significa, più o meno, teste l’editore stesso telefonicamente appellato dal Vostro: “La valanga oppone resistenza passiva, e purtuttavia rotola ballonzolando dalla più alta montagna al mare”); ma rarissimo, davvero rarissimo (e qui, lo giuro, interrompo la superlativesca serie) è trovarsi a leggere un’opera che rinunci totalmente alla seduzione del lettore, che espella aure mistiche e angiolotti, che non pretenda d’insegnare nulla, che consista infine e finalmente nella pura e semplice elencazione delle vite vissute, nell’instancabile migrare da morte a reincarnazione e da reincarnazione e morte, da colui o colei che narra.