Martedì 19 maggio alle 18.30, a Milano presso lo Spazio Melampo (via Carlo Tenca 7) prima pubblica presentazione dei due volumi – La formazione della scrittrice e La formazione dello scrittore – pubblicati dall’editore Laurana: il primo a cura di Chicca Gagliardo, il secondo a cura di Gabriele Dadati. I due volumi prendono ispirazione dalle due rubriche pubblicate per diversi mesi in vibrisse, e intitolate appunto La formazione della scrittrice e La formazione dello scrittore.
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Le “formazioni” a Milano (scrittrici e scrittori)
18 Maggio 2015La formazione della scrittrice, 1 / Alessandra Sarchi
13 gennaio 2014[Questo è il primo articolo di una serie che spero lunga e interessante. Ringrazio Alessandra per la disponibilità. gm]
Da piccola espressi il desiderio di vivere, da grande, su uno yacht in mezzo al mare con molti gatti, facendo la professione della scrittrice. L’immagine si commenta da sé, essere una scrittrice significava per me abbinare alcuni dei massimi piaceri, il mare, i gatti, e una discutibile nonché balzana idea di lusso, lo yacht. In effetti, in età adulta, sono diventata anche una scrittrice; quello che segue è il racconto di come ciò sia accaduto e attraverso quali passaggi. Non si tratta del racconto della mia formazione culturale, ma di come la scrittura sia diventata la mia dimensione esistenziale e una professione.
All’epoca dei gatti e dello yacht ero in seconda o terza elementare, la scrittura aveva già un risvolto pubblico, era un’attività destinata a una forma di condivisione. A casa riscrivevo le avventure che leggevo in alcuni giornalini, Candy Candy ma anche Topolino, in realtà tagliavo le figure, rimontavo le scene, cambiavo i dialoghi, i finali, a volte introducevo altri personaggi. Portavo questo materiale, rilegato con scotch a mo’ di libro, a scuola e lo mostravo e leggevo ai miei compagni durante la ricreazione.
Nove mesi di Bottega di narrazione (con annuncio finale)
28 settembre 2011
Giovane scrittore emergente, colto nella fase di immersione
Roberto Saviano, Alessandro Dal Lago
15 giugno 2010Due interventi interessanti a proposito del libro Eroi di carta di Alessandro Dal Lago: uno di Severino Cesari (apparso qualche giorno fa nel quotidiano il manifesto, e ora ripreso in Il primo amore), l’altro di Helena Janeczek (apparso in Nazione indiana).
Roberto Saviano, pochi giorni fa, ha recensito favorevolmente l’ultimo libro di Helena Janeczek (qui). Nella collana einaudiana Stile libero, che Severino Cesari dirige con Paolo Repetti, è da poco apparso La parola contro la Camorra di Roberto Saviano. Se volete, potete pensare che gli interventi di Cesari e Janeczek siano interessati. Oppure, potete pensare – come penso io – che hanno presa la parola due persone che sono umanamente vicine a Roberto Saviano e alla sua vita materiale.
La responsabilità dell’autore
26 febbraio 2010In Nazione indiana, l’articolo di Helena Janeczek Pubblicare per Berlusconi? è stato seguito da un intervento di Andrea Inglese, Su letteratura e politica. La redazione di Nazione indiana ha poi interpellato sull’argomento Erri de Luca (che ha inviato il racconto Il calzolaio) e, con una serie di dieci domande, Luigi Bernardi e Michela Murgia. gm
Pubblicare per Berlusconi?
24 gennaio 2010di Helena Janeczek
[Prelevo questo articolo di Helena Janeczek – che mi sembra interessante e importante – da Nazione indiana (qui). Lo riporto integralmente, anziché rinviare – come faccio di solito – all’originale, perché in Nazione indiana, in calce all’articolo, è nata una discussione lunghissima (289 commenti in questo istante, ore 12.31 del 24 gennaio: e io non li ho certo letti tutti) e in buona parte non solo inutile, ma addirittura fastidiosa. Invito a leggere peraltro gli interventi di Francesco Pecoraro (almeno questo) e di Evelina Santangelo (almeno questo), nonché almeno una delle repliche di Helena Janeczek (questa). E sicuramente ce ne saranno altri di un qualche interesse. Un articolo correlato a questo (forse non si nota a prima vista, ma è così) è quello pubblicato da Tiziano Scarpa in Il primo amore con il titolo La scomparsa dell’alterità. gm ]
Pubblicare per Mondadori, Einaudi o altre case editrici appartenenti al gruppo di cui Berlusconi detiene la maggioranza delle azioni, è sbagliato se un autore non simpatizza col presidente del consiglio? E’ una decisione equiparabile a quella di collaborare alle pagine culturali di quotidiani come il Giornale e Libero – quest’ultimo non di proprietà del premier – o si tratta di una scelta differente? Chi lavora dentro o per quelle case editrici è ancora più stigmatizzabile? Sarebbe il caso di boicottare la produzione di queste aziende per far valere economicamente il proprio dissenso?