Posts Tagged ‘Gus Van Sant’

Che cosa intendiamo per “complessità”?

17 aprile 2017

di Marco Terracciano

[Ricevo da Marco Terracciano, laureando in lettere moderne, e volentieri pubblico. Altri articoli sullo stesso argomento. gm].

«Come mai, era la domanda, si ritiene che il pubblico di massa sia in grado di decodificare film complessi quali di fatto sono i film di Nolan (Inception ma si potrebbe dire Interstellar o The prestige, allo stesso modo) etc. e invece in letteratura finanche ai libri che partono come non commerciali (come, per dire, i miei) si richiedono degli accorgimenti editoriali volti a facilitare la comprensione dei lettori?» [Gilda Policastro, in Facebook, in risposta alla riflessione di Edoardo Zambelli in vibrisse]

Credo ci si debba accordare sul concetto di complessità. Non è certamente inopportuno mettere a confronto opere che appartengono a due canali mediatici differenti, dal momento che pur sempre di narrazioni si parla: è, secondo me, fuorviante ritenere un film come Inception un’opera complessa. Non è tanto la forma del contenuto – prendo il prestito la terminologia del linguista Hjelmslev adottata da Francesco Orlando nella sua teoria freudiana della letteratura – a determinare la difficoltà della decodificazione; è piuttosto la forma dell’espressione ad alzare un muro, a sfidare la pazienza del fruitore dell’opera narrativa.

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La formazione del fumettista, 33 / Mauro Uzzeo

7 luglio 2015

di Mauro Uzzeo

[Questa è la trentatreesima puntata della rubrica del martedì, dedicata alla formazione di fumettiste e fumettisti. La rubrica è a cura di Matteo Bussola. Ringraziamo Mauro per la disponibilità. gm].

mauro_UzzeoSono uno di quelli che credono nel qui e ora, perché il futuro faccio fatica a capirlo persino nei film e indietro, come dicevano quei due, non ci torno mai, neanche per prendere la rincorsa.
Risalire alle origini di un percorso, poi, è nuotare vestiti e controcorrente tra le rapide di un fiume incazzato, per questo posso raccontarmi soltanto mettendo a fuoco pezzi di fotografie.

Come su Tralfamadore, le cose non sono avvenute nel passato e non avverranno domani, il tempo è una linea retta in cui tutto accade nel medesimo momento.
Tutto accade ora.

E ora è il 2001, ho 22 anni e la mia odissea non è ambientata nello spazio ma in un volume di 64 pagine che – scopro adesso – non verrà più pubblicato da quella stessa casa editrice che ho contribuito a fondare un paio d’anni prima e con cui ho firmato un contratto.
Questo è il primo problema.
Il secondo è che devo dire a Marco Marini – che quelle pagine le ha disegnate e colorate TUTTE – che il volume non si fa più.
Uhm.
S.E.S.S.A.N.T.A.Q.U.A.T.T.R.O. pagine, disegnate in sette stili diversi, scritte in sette stili diversi per rendere unico ognuno dei sette protagonisti di quei sette racconti che avevano un solo filo comune: il desiderio di avere qualcuno vicino, almeno per un minuto. E Almeno un minuto insieme sarebbe stato il titolo di quel volume nato l’anno prima e ancora schiavo di quell’adolescenza alla quale speravo d’essere sopravvissuto.
Come glielo dico a Marco?

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