Posts Tagged ‘Giuseppe Berto’

Ragionamento intorno a una tendenza della narrativa italiana attuale

22 febbraio 2018

di Demetrio Paolin

Esiste nella letteratura un personaggio più complesso di Dio? Mi sembra questa una di quelle domande che dovremmo prima o poi iniziare a farci con una certa profondità di analisi. Il problema in questo caso non è tanto essere credenti o meno, quanto riconoscere che il cristianesimo, la Scrittura, la sua teologia e le sue narrazioni sono una miniera inesauribile di immaginazioni. A questo discorso di immaginario si aggiunge, poi, un dato narratologico interessante. Per chi pratica la scrittura osservare il fenomeno di come nasce Dio; o di come Dio si sviluppa nella Bibbia (pensiamo alla differenza tra il Dio della Genesi e quello del Levitico)  è assolutamente centrale.  E questo gioco legato a quale Dio credi potrebbe continuare a lungo, pensiamo solo alle differenze tra il Dio di Paolo e il Dio di Pietro, così pure il Cristo di Luca così differente da quello di Giovanni o di Matteo.

A dire il vero punto focale di questo intervento non è neppure il crociano “non possiamo non dirci cristiani”, ma prendere atto che molte delle categorie che noi usiamo, seppure traslate e rese più liquide dalla modernità, sono in realtà categorie che hanno a che fare con la religione. Il pezzo nasce, quindi, anche dall’esigenza di mettere ordine pensieri che sono nati leggendo una serie di novità  editoriali, che hanno posto al centro la tradizione del libro e la tradizione religiosa, legata alla Scrittura.

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Dieci proposte per il rinnovamento della letteratura cattolica

30 settembre 2016

di giuliomozzi

1. Tempo fa commisi l’errore di procurarmi un libro che s’intitolava più o meno La letteratura cattolica nel Novecento. Dico “più o meno” perché l’ho poi dato via, e non mi torna in mente il nome dell’autore. L’ho dato via perché in quel libro si identificava la “letteratura cattolica” con (a) narrazioni in prosa, romanzi o racconti, aventi per protagonisti preti o suore; (b) componimenti poetici assimilabili al genere letterario della preghiera. La prima proposta, dunque, è: fare della letteratura cattolica che, se in prosa, non consista di narrazioni aventi per protagonisti preti o suore; se in versi, non consista di componimenti assimilabili al genere letterario della preghiera.

2. Nel 1999 Giovanni Paolo II scrisse una Lettera agli artisti. Vi si parla di arti figurative, di architettura, di musica, di poesia, di teatro, fors’anche di giocoleria e di pirotecnica, ma di romanzi no. I romanzieri, insomma, per la massima autorità dell’organizzazione ecclesiastica cattolica, non esistono. D’altra parte, mi ricordo, più o meno in quel periodo ebbi occasione, dopo la registrazione di un programma di Sat2000, di fare due chiacchiere con il cardinal Paul Poupard, allora presidente del Consiglio pontificio per la cultura: e Poupard mi disse che l’ultimo romanzo che lo aveva veramente colpito era il Diario di un curato di campagna di George Bernanos: un romanzo (molto bello, per carità) con protagonista un prete, per l’appunto, e comunque del 1936. La seconda proposta, dunque, è mandare romanzi in omaggio al papa e ai cardinali. Chissà, magari leggono. (Ve lo vedete, Bergoglio che ogni sera, a letto, prima di spegnere la luce, si legge un capitolo di Infinite Jest? Io sì).

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“La circostanza” vince il Premio Berto

5 luglio 2015

di giuliomozzi

3172038Il romanzo d’esordio di Francesco Paolo Maria Di Salvia, La Circostanza, pubblicato nel febbraio scorso da Marsilio, ha vinto il Premio Berto. Il Berto è un premio dedicato alle opere prime. La circostanza ha prevalso su una cinquina composta anche da L’Amalassunta, Giunti, di Francesco Brandimarte (vincitore di quel Premio Calvino 2014 – il Calvino è per inediti – nel quale La circostanza fu finalista con menzione speciale), La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, Feltrinelli, di Enrico Ianniello, L’invenzione della madre, minimum fax, di Marco Peano, e Marta nella corrente, Neri Pozza, di Elena Rausa. La giuria era composta dal giornalista del Corriere Antonio D’Orrico (presidente), Cristina Benussi professore ordinario presso l’Università di Trieste, Enza Del Tedesco ricercatrice presso la medesima Università, Giuseppe Lupo professore dell’Università Cattolica di Milano e scrittore, Laura Pariani, scrittrice, Stefano Salis, critico e giornalista del Sole 24 Ore e Alessandro Zaccuri, critico, scrittore e giornalista dell’Avvenire.

In vibrisse, tre domande (serie) e tre risposte (lunghe) su La circostanza:
prima domanda (come hai fatto a farlo?),
seconda domanda (immacolate concezioni e messianismi),
terza domanda (Italo Saraceno, Italo Svevo, e altri narratori inattendibili).

Il bello è che questo romanzo, secondo me meraviglioso e importante, ha ricevuto una sola recensione: da Francesco Durante, nel Corriere del Mezzogiorno: potete leggerla qui.

Se volete un assaggio della scrittura di Francesco Paolo Maria Di Salvia, potete dare un’occhiata al suo racconto Il superutente, pubblicato in vibrisse il 25 maggio del 2010. Un po’ di tempo fa (leggételo dunque come opera giovanile).

La formazione della scrittrice, 26 / Grazia Verasani

7 luglio 2014

di Grazia Verasani

[Questo è il ventiseiesimo articolo della serie La formazione della scrittrice (esce il lunedì), alla quale si è ora affiancata la serie La formazione dello scrittore (esce il giovedì). Ringrazio Grazia per la disponibilità. gm].

grazia_verasaniIn casa mia non c’erano molti libri. Qualche Cassola, qualche Berto, La Divina commedia illustrata da Doré, I Quaderni dal carcere di Gramsci, le poesie di Pascoli, Carducci, Ungaretti, e naturalmente Il capitale di Marx. Dico naturalmente perché mio padre, ex partigiano, nella libreria di tek del salotto, a parte montagne di copie ingiallite de L’unità, teneva i libri che aveva letto da ragazzo e soprattutto autori appartenenti alla sua stessa “ideologia”. C’erano anche un paio di enciclopedie: una di scienze e l’altra sulla seconda guerra mondiale.

Il primo libro che ebbi per le mani fu Guerra e pace di Tolstoj. Avevo dieci anni e, dato che mio fratello diciottenne era a letto malato, mi costrinse a leggergli quel tomo ad alta voce. Ci capii qualcosa? Non me lo ricordo. Ma per ragioni misteriose amavo i libri, e presto chiesi a mio padre di comprarmene sempre di più. Non romanzi rosa, non ero una bambina sentimentale, ma mi piacquero da subito l’Aleramo, la Ginzburg, la Fallaci e i romanzi di Pratolini e Moravia.

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L’umiliazione di Giuseppe

15 settembre 2012

Rizzoli-Bur pubblica per la prima volta in un unico volume Tutti i racconti di Giuseppe Berto (pagg. 530, euro 13), e lo fa nel modo più umiliante per lo scrittore di Mogliano Veneto.

Così comincia questa recensione scritta da Luca Doninelli e apparsa qualche giorno fa nel quotidiano Il Giornale. La condivido in pieno.