Posts Tagged ‘Giovanna Melliconi’

“Un insieme di materiali che abbatte il confine tra vero e falso, tra letteratura e vita, tra artificio e cosmologia”

14 agosto 2017

di Cristina Taglietti

[Questo articolo di Cristina Taglietti, che ringrazio, è apparso oggi nel quotidiano “Corriere della sera”.]

Bisogna leggere Fiction per rendersi conto di quanto Giulio Mozzi abbia anticipato temi e questioni che oggi sono diventati di moda nel dibattito culturale. Fiction 2.0 è il nuovo titolo dato alla raccolta che uscì nel 2001 da Einaudi e viene ora ripubblicata in una nuova edizione «sfoltita e incrementata» da Laurana, l’editore che a Mozzi si è affidato e a cui lo scrittore veneto affida i suoi testi.

Mozzi è uno scrittore che si mette in discussione, che si rilegge e ripensa il suo lavoro; uno sperimentatore che ama mescolare generi e tecniche ridefinendo continuamente la sua scrittura ma sempre sotto il segno di una straordinaria coerenza stilistica. Prima di molti altri ha praticato l’autofiction, prima di molti altri ha messo al centro l’idea stessa di finzione che, in questo libro, imbocca due strade distinte accomunate dal fatto di giocare sul paradosso e sull’equivoco.

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Che cos’è il libro “Fiction 2.0” del 2017 e in che cosa è diverso dal libro “Fiction” del 2001

6 luglio 2017

Un certo numero di Giulio Mozzi

di giuliomozzi

Un uomo ha un’intuizione. Comincia a scrivere un romanzo. Scrive con foga, quasi senza pensare, come se una voce gli dettasse da dentro. Ha la sensazione che ciò che sta scrivendo sia bello. Porta i primi capitoli a un suo professore. Il professore legge, è perplesso, fa due controlli, poi meravigliato dice: “Figliolo, ma tu hai semplicemente copiato il Don Chischiotte di Cervantes!”. L’uomo, che non ha mai letto il Don Chisciotte, resta sbalordito.

Questa è la storia, notissima, raccontata da Borges nel racconto intitolato appunto Pierre Menard, autore del “Chisciotte”. Ma non è importante la storia in sé, quanto uno dei possibili significati proposto da Borges: il Don Chisciotte scritto da Cervantes all’inizio del Seicento e quello scritto da Pierre Menard in pieno Novecento, per il solo fatto di essere scritti da autori diversi e in tempi diversi, benché identici parola per parola sono due libri completamente diversi. Il Don Chisciotte cervantino, per dire, non potrà che essere letto alla luce della cultura spagnola del Seicento; quello di Menard alla luce di quella francese del Novecento. Eccetera. Ma vi ho ingannati.

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