[…] Se l’impulso a rompere il silenzio della pagina bianca comincia da un qualche bisogno dell’ego, credo che la scrittura nella sua forma più compiuta sia una sistematica distruzione delle ragioni dell’ego. Non si scrive allo scopo di affermare sé stessi in qualunque modo — per mostrare il proprio libro agli amici, per avere una recensione, per ottenere la patente di “scrittore” — ma allo scopo contrario di uscire da sé stessi. Di staccare un oggetto da sé. […] Perché si smette di scrivere? […] Ecco, a me interessa molto di più uno sconosciuto che, nel silenzio della propria totale oscurità, rinuncia senza clamori e per semplice rispetto — perché a suo giudizio sa di non poter fare abbastanza. Compie un gesto per cui va ringraziato: rinuncia al desiderio malato di dire la propria, rinuncia alla santificazione di ogni opinione, rinuncia all’idea che poter pronunciare una parola significhi doverla pronunciare, e che la libertà coincida con il suo esercizio sempre e comunque. […]
Leggi per intero in Minima et moralia l’articolo di Giorgio Fontana Smettere di scrivere.