Posts Tagged ‘Franz Krauspenhaar’

Note di lettura: “Il postino di Mozzi” di Fernando Guglielmo Castanar.

9 Maggio 2019

di Luigi Preziosi

A queste Note di lettura non può proprio mancare Il postino di Mozzi (Arkadia editore), che con tutta evidenza fin dal titolo lascia intuire un coinvolgimento del fondatore di questo sito. E’ opera di Fernando Guglielmo Castanar, autore appartato a quanto si sa, e che, a voler attribuire al racconto una coloritura di autofiction, realizza il suo progetto letterario solo dopo una lunga e tormentata attesa della pubblicazione. Il libro sfugge ad una definizione precisa, pur essendo a prima lettura evidente la sua natura di raccolta di racconti: come tale se ne può anzitutto parlare, senza dimenticare però altre sfaccettature che lo rendono un’opera più complessa di quanto appare.

In questa prospettiva, il libro risponde, con felice tempestività, a quella tendenza a rivalutare il genere che ultimamente sembra farsi strada con una certa insistenza. Una recente indagine tra alcuni critici promossa da L’indiscreto ha sancito l’insorgere di una sorta di nostalgia del racconto, pur nel predominio straripante del romanzo (per lo meno sotto il profilo della sua fruizione di massa, e del conseguente successo editoriale). Ad essa si affianca una specie di incredulo stupore circa la contraddizione tra l’attitudine contemporanea al consumo veloce delle emozioni e la posizione marginale del racconto rispetto ad altre forme del narrare. Comunque sia, il racconto non pare oggi comunque in cattiva salute, e lo dimostra la vivacità di alcune iniziative (siti e case editrici specializzate) e certe recenti uscite meritevoli di ben più di una citazione. In prima fila, questo Postino di Mozzi, raccolta notevole anche ad una prima superficiale lettura per la straordinaria invenzione narrativa che la sostiene.

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Per Valter Binaghi

14 luglio 2013

di Franz Krauspenhaar

Valter Binaghi, il mio amico Valterone, non c’è più. Una delle pochissime persone dell’ambiente letterario a cui voglio bene. Un uomo vero. Se mi chiedete cosa vuol dire per me ‟uomo vero” non saprei rispondere con esattezza. Forse è un modo di essere, di sentire, di esserci anche quando non si è – e come adesso non si è più – che è delle persone che danno, che accolgono, che vogliono il bene degli altri, non solo il loro. Valterone è stato un autore vero, un insegnante amato dai suoi alunni, un amico raro. Sapevo da tempo che era malato, lo avevo sentito al telefono non molti giorni fa, avevamo riso come ai vecchi bei tempi, quando ci si trovava magari al Bar Magenta con altri scrittori, con l’amico Marino Magliani, per esempio, o con Riccardo Ferrazzi, Gianni Biondillo e altri ancora, a parlare di mille cose, a imparare l’uno dall’altro. Adesso sono molto più solo, prigioniero della mia seconda strada, gli abbracci con Valterone sono finiti. Era come essere usciti da una maledetta guerra: lui da quella della droga: era stato uno dei tanti ragazzi intelligenti e di estrema sinistra che aveva trovato la continuazione della lotta, deflagrata in un potente nulla, nell’eroina. Io, di qualche anno più giovane, ed ex simpatizzante del MSI, ero finito straperso nei miei incubi da sveglio, nelle mie paranoie, nei miei dolori insanabili. E ci eravamo incontrati quando tutto era finito da gran tempo, in un dopoguerra del cuore e della mente, quando il mondo era dirottato verso una disperazione mascherata con mille facce dello stesso prisma allucinante.

Continua a leggere l’articolo in Torno giovedì.

Giulio Mozzi annuncia l’uscita in libreria di un romanzo del quale è, per così dire, protagonista assente e involontario

6 aprile 2010

Un uomo ha deciso di scoprire dove finiscono i manoscritti che manda a un consulente editoriale di nome Giulio Mozzi. Un’ossessione che lo porterà a cambiare città e lavoro: diventerà postino, si trasferirò a Padova, e col tempo riuscirà a farsi assegnare la via dove abita il lettore delle sue prose, e si vendicherà sottraendo ogni tanto alla sua posta le grosse buste sigillate che contengono le speranze di altri scrittori. Il giorno in cui il postino va in pensione decide di mandare un’ultima lunghissima lettera a Giulio Mozzi, confessando il suo piccolo crimine e offrendogli un campionario di voci, come prova dei suoi furti. Estratti di romanzi, racconti, saggi, plagi. Alcuni di questi scrittori nel frattempo sono diventati autori di valore (dal risvolto).

Il magazzino delle alghe, inventato e curato da Marino Magliani, edizioni Eumeswil, con la partecipazione di Giovanni Agnoloni, Franco Arminio, Mauro Baldrati, Remo Bassini, Mario Bianco, Valter Binaghi, Fabrizio Centofanti, Riccardo De Gennaro, Marco Drago, Riccardo Ferrazzi, Francesco Forlani, Carlo Grande, Franz Krauspenhaar, Stefania Nardini, Alberto Pezzini, Giacomo Sartori, Beppe Sebaste, Giorgio Vasta.

Da ciò che batte sotto la pelle al formalismo dei dizionari

15 gennaio 2009

Con l’articolo Da ciò che batte sotto la pelle al formalismo dei dizionari, pubblicato in La poesia e lo spirito, Franz Krauspenhaar continua la discussione generata dal suo articolo Siamo i Fangio della cultura che non paga. In particolare, in questo nuovo pezzo Krauspenhaar risponde al mio intervento Scrittori e professionisti, pubblicato qui in vibrisse. [gm]