Ieri, 24 novembre 2015, a Venezia presso l’Università di Ca’ Foscari, nell’ambito dell’incontro Come si fa a diventare scrittori?, Francesco Paolo Maria Di Salvia e Giulio Mozzi hanno ricostruito in una conversazione l’esordio dello stesso Di Salvia con il romanzo La circostanza (finalista con menzione al Premio Calvino, vincitore del Premio Berto). Chi avesse voglia di sorbirsi 45 minuti e 31 secondi di conversazione (i cui primi 15 minuti sono un monologo del Mozzi a proposito di che cosa è e come funziona il cosiddetto talent scouting – gli avevano chiesto di parlare della faccenda, e lui l’ha fatto) può scaricare la registrazione cliccando (tasto destro del mouse) sulla sottostante tazzina di caffè.
Se invece che ascoltare preferite leggere, ricordo che in vibrisse pubblicammo una bella intervista in tre domande e tre puntate a Di Salvia: prima, seconda, terza.
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Conversazione sull’esordio
25 novembre 2015“Un gusto narrativo degno di Don DeLillo”
14 luglio 2015Per leggere tutti gli articoli sul romanzo La circostanza di Francesco Paolo Maria Di Salvia, clicca qui.
“La circostanza” vince il Premio Berto
5 luglio 2015di giuliomozzi
Il romanzo d’esordio di Francesco Paolo Maria Di Salvia, La Circostanza, pubblicato nel febbraio scorso da Marsilio, ha vinto il Premio Berto. Il Berto è un premio dedicato alle opere prime. La circostanza ha prevalso su una cinquina composta anche da L’Amalassunta, Giunti, di Francesco Brandimarte (vincitore di quel Premio Calvino 2014 – il Calvino è per inediti – nel quale La circostanza fu finalista con menzione speciale), La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, Feltrinelli, di Enrico Ianniello, L’invenzione della madre, minimum fax, di Marco Peano, e Marta nella corrente, Neri Pozza, di Elena Rausa. La giuria era composta dal giornalista del Corriere Antonio D’Orrico (presidente), Cristina Benussi professore ordinario presso l’Università di Trieste, Enza Del Tedesco ricercatrice presso la medesima Università, Giuseppe Lupo professore dell’Università Cattolica di Milano e scrittore, Laura Pariani, scrittrice, Stefano Salis, critico e giornalista del Sole 24 Ore e Alessandro Zaccuri, critico, scrittore e giornalista dell’Avvenire.
In vibrisse, tre domande (serie) e tre risposte (lunghe) su La circostanza:
– prima domanda (come hai fatto a farlo?),
– seconda domanda (immacolate concezioni e messianismi),
– terza domanda (Italo Saraceno, Italo Svevo, e altri narratori inattendibili).
Il bello è che questo romanzo, secondo me meraviglioso e importante, ha ricevuto una sola recensione: da Francesco Durante, nel Corriere del Mezzogiorno: potete leggerla qui.
Se volete un assaggio della scrittura di Francesco Paolo Maria Di Salvia, potete dare un’occhiata al suo racconto Il superutente, pubblicato in vibrisse il 25 maggio del 2010. Un po’ di tempo fa (leggételo dunque come opera giovanile).
Francesco Paolo Maria Di Salvia e “La circostanza” / Terza domanda
9 aprile 2015[Sono convinto che il romanzo di Francesco Paolo Maria di Salvia, La circostanza, sia un’opera di altissimo livello. Ho deciso di fare qualche domanda a Francesco, pregandolo di darmi le risposte più lunghe possibile. gm]
[Aggiornamento: il 4 luglio 2015 La circostanza ha vinto il Premio Berto].
[Prima domanda e risposta] [seconda domanda e risposta]
3. Italo Saraceno. Italo Svevo. Che c’è tra loro due? A parte il fatto che Italo Saraceno sembra essere un narratore inattendibile più o meno come è un narratore inattendibile lo Zeno Cosini inventato da Svevo. Il suo raccontare mi sembra un continuo riformulare, riaggiustare il passato – per dargli una coerenza e un senso.
Tutti hanno una loro personale ultima sigaretta. Questa è, secondo me, una delle intuizioni fondamentali di Svevo; e uno dei motivi per cui l’opera sia riuscita a sopravvivere al suo autore. Un mio amico mi prendeva in giro, – quand’ero tornato, come un Alfonso Nitti qualunque, al paesello nel tentativo di terminare La circostanza, – dicendomi: «Stai facendo il remake di Svevo: l’ultima paginetta!». Una ancora e poi smetto; un’altra! Dai, questa è l’ultima, giuro!
Italo Saraceno se ne accende parecchie di ultime sigarette; ma ce n’è una che è più importante delle altre: la sua sigarettina all’oppio è la rivoluzione, ossia la forma d’idealismo che ho scelto di appioppargli. «La Rivoluzione! Eccola! A portata di mano! La crisi del capitalismo! La crisi, evviva! Ci siamo! No, non era un’opzione reale, hai visto? Poi arriva un’altra crisi! Allora forse ci sbagliavamo: era davvero un’opzione reale! Dai, a organizzarsi! Ma come? Niente rivoluzione neanche stavolta? Cerchiamo di combattere dall’interno, allora! Ma poi: ecco l’inizio di un’altra crisi! Dai, dai, stavolta ce la facciamo: la rivoluzione era proprio un’opzione reale! Ma dici sul serio? La crisi è già finita pure stavolta?». L’ultima sigaretta per intere generazioni di oppiomani. Inetti con aspirazioni che gli americani definirebbero larger than life.
Francesco Paolo Maria di Salvia e “La circostanza”. Seconda domanda
14 marzo 2015[Sono convinto che il romanzo di Francesco Paolo Maria di Salvia, La circostanza, sia un’opera di altissimo livello. Ho deciso di fare qualche domanda a Francesco, pregandolo di darmi le risposte più lunghe possibile. gm]
[Aggiornamento: il 4 luglio 2015 La circostanza ha vinto il Premio Berto].
2. Nella prima risposta ci hai rivelato che, per un certo tempo, il titolo del romanzo è stato L’immacolata concezione di Italo Saraceno. Italo, figlio di padre ignoto (più o meno come Gesù di Nazareth), può essere quindi considerato una specie di figura messianica. Ma messianica di che? In realtà, lungo tutto il romanzo lui non fa altro che adattarsi alle circostanze che via via si susseguono. La circostanza è dunque il diavolo, ciò che distoglie.
Alla fine del romanzo, quando la narrazione giunge ai giorni nostri, il «caro ragazzo» al quale Italo si rivolge nei capitoli nei quali racconta in prima persona compare in scena (è l’ultima riga del romanzo a garantire l’identificazione) e porta il nome di Francesco Paolo Maria di Salvia. E in concomitanza con questa apparizione Italo, questo messia così meticolosamente fallito, ritrova qualcosa della sua forza – o almeno della sua verve – originaria e pubblica un pamphlet di grande successo intitolato Rivoluzionatevi! «un messaggio per quei ragazzi che non hanno ancora venduto l’anima al paradigma liberal-democratico».
E dunque, Francesco? Non sei tu, tu biograficamente, questo «ragazzo»; tu sei uno di quei «ragazzi»; che portano su di sé, come generazione o parte di una generazione, una spinta messianica…
Ecco. Ho fatta la mia interpretazione. Che ne pensi?
Rispondere a questa domanda richiede un certo senso dell’equilibrio che non sono sicuro di possedere. Il rischio di cadere nel burrone della pomposità o nell’abisso della fuffa è piuttosto alto. Provo a destreggiarmi senza guardare troppo di sotto, avanzando col monociclo sul cavo, e vediamo come va.
Parto dal messianesimo. Sì, è un tema molto presente nel libro. Ho come l’impressione che buona parte degli italiani viva nella costante e inconsapevole attesa della venuta di un nuovo messia. Non una seconda venuta di Gesù. Mi danno proprio l’idea di ritenere che qualcosa sia andato storto in passato; e che neanche Cristo in persona abbia rappresentato una risposta divina adeguata ai perché? sul dolore dell’umanità. Gesù è ormai percepito come portatore di un messianesimo tradito, o incompleto. Vedo la disperazione del non riuscire a giustificare l’unde malum? e il tentativo di ottenere una risposta più concreta (moderna?) rispetto a quella contenuta nei vangeli. Gramsci? Mussolini? Berlinguer? Berlusconi? Non sono forse tutte figure in cui una parte del popolo italiano ha voluto vedere un piccolo messia? Si accontentano, per ora. Sono di bocca buona e pronti a sputare via il piccolo messia indigesto alle prime difficoltà di masticazione. (Non fraintendiamoci: gli idoli sono infiniti e multiformi. Tra gli italiani che Flannery O’Connor chiamerebbe «cristiani loro malgrado» ci sono fior-fiore di atei che attendono il loro nuovo messia subconscio e se lo vanno a cercare ora nella razionalità, ora in Darwin, o nella scienza).
Francesco Paolo Maria di Salvia e “La circostanza”. Prima domanda
9 marzo 2015[Sono convinto che il romanzo di Francesco Paolo Maria di Salvia, La circostanza, sia un’opera di altissimo livello. Ho deciso di fare qualche domanda a Francesco, pregandolo di darmi le risposte più lunghe possibile. gm].
[Aggiornamento: il 4 luglio 2015 La circostanza ha vinto il Premio Berto].
[La seconda domanda e la seconda risposta sono qui].
1. Sei capace di raccontarci quando e in quale circostanza (ahi!) ti è venuta, o ha cominciato a formarsi, l’idea di questo romanzo? E di raccontare come, poi, hai lavorato?
Peccato non sia possibile datare le idee con il metodo del carbonio-14. Una certezza scientifica non la posso proprio dare. Devo procedere per intuizioni. Il brodo primordiale de La circostanza si è cominciato a formare durante i primi mesi del 2006. Febbraio, o giù di lì. Ricordo un paio di immagini: mi rivedo mentre espongo il soggetto di un racconto ad alcuni colleghi del Centro Sperimentale di Milano. Due diverse occasioni: in aula, dopo la lezione, a una coppia di amiche che mi fa Ah-Ah come ai pazzi e sotto la pioggia, in Piazza del Duomo, a un’altra collega che mi dice bravo, fratellino, che genio! Si trattava di un racconto da chiudere in quindici o venti pagine come da mio standard a quei tempi. Un’idea forte. Avevo scoperto da poco come i soggetti che ritenevo più eccitanti per la mia immaginazione fossero definiti high-concept dagli hollywoodiani. Un’idea talmente d’impatto da riuscire a catturare l’attenzione di un producer annoiato, durante un pitch, attraverso l’uso di una singola frase. Era il tipo di storie che caratterizzava i miei primi racconti: un uomo è capace di morire e resuscitare a comando; gli operai sono pochi e guadagnano milioni mentre i calciatori sono tanti e fanno la fame; un ingegnere è attratto sessualmente dai computer.
“Il superutente”, di Francesco Di Salvia
25 Maggio 2010Il racconto “Il superutente” è la terza pubblicazione della Gettoniera di vibrisse. L’autore, Francesco Paolo Maria Di Salvia, è nato nel 1982 e così dice di sé stesso: “E’ diplomato al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Nel 2002 viene premiato al Subway Letteratura. Nel 2003 vince il concorso per il racconto sportivo del Coni. Nel 2004 qualcuno gli dice che bisogna guadagnare, guadagnare, guadagnare. Perde così sei anni a inseguire i sogni di quel qualcun altro. Nel 2010 si ritira s’un divano (non di sua proprietà) a scrivere”. Data la lunghezza del testo, consiglio caldamente la lettura del Pdf (che fa quarantuno pagine). gm
Cos’è la Gettoniera di vibrisse. Tutti i testi della Gettoniera.