Posts Tagged ‘Francesco Biamonti’

Note di lettura: “La lingua della terra” di Giacomo Revelli.

6 novembre 2019

di Luigi Preziosi

L’estate che racconta Giacomo Revelli in La lingua della terra (Arkadia editore, 2019) è la stagione in cui matura il senso del cambiamento, dell’adeguamento al tempo nuovo che prima o poi tutti ci coglie. La genericità di questa formula di ingresso nel libro è dovuta alle diverse modulazioni che il cambiamento assume nei confronti dei personaggi della storia. Il principale, Bedè, è un contadino ormai quasi vecchio che nell’entroterra ligure accudisce con ostentata pervicacia il suo uliveto abbarbicato sulla costa della collina: un pezzo di terra che era di suo padre e prima ancora dei suoi nonni e che difficilmente riuscirà a tramandare ai due figli, i quali proprio nell’estate che abbraccia il racconto maturano un definitivo disinteresse a continuare l’attività di famiglia, impegnati come sono nella ricerca di altre strade: il primo, che è anche la voce narrante, affronta le formule matematiche degli esami del politecnico, mentre le forti emozioni di un primo amore estivo assorbono l’attenzione del secondo. (more…)

Note di lettura: “Prima che te lo dicano altri” di Marino Magliani.

21 ottobre 2018

 

“Uno è il posto dove si nasce” disse. “Poi ti innestano.” Cosi il protagonista di Prima che te lo dicano altri, ultimo romanzo (Chiarelettere, Milano, euro 11,50) di Marino Magliani, in libreria in questi giorni, identifica la sua vicenda umana, la sua personale parabola esistenziale. Magliani, fedele alla convenzione per cui se vuoi essere universalmente capito devi scrivere del tuo microcosmo fisico ed emotivo, compone qui un altro capitolo, forse il più importante per potenza narrativa e per densità di significati, di una sua personalissima epica personale. L’ambientazione si delinea, almeno parzialmente, su fondali abituali per i suoi lettori, in primis quel lembo estremo di Liguria di ponente, più monte che mare, visto comunque quasi sempre di lontano e a volte come per sbaglio, così spesso presente, come singolare pietra di paragone tra passato e presente, nei suoi libri. (more…)

“Fanciulli di sabbia” di Lorenzo Muratore.

17 Maggio 2015

di Luigi Preziosi

“Romanzo di tormenti, di vite scomparse nelle acque, ma fatto di una lingua che si inarca e implode, si estende, si spezza quando gli archi non reggono, una lingua, insomma, ed è la cosa che più conta”: così Marino Magliani, in un recente intervento sul blog della rivista torinese Atti impuri, ci introduce alla lettura di Fanciulli di sabbia, di Lorenzo Muratore, in uscita presso Nerosubianco. Ed in effetti, ciò che in primo luogo colpisce di questa opera prima lungamente meditata, è la lavorazione sapiente della parola, la tornitura complessa ed articolata, talvolta onusta, della frase, la straordinaria capacità di narrare per contorni, piuttosto che dettagliare eventi o fatti. L’arpeggio virtuoso, insistito fino ad estreme risonanze, prevale volutamente sull’ordito della storia, retta su dissolvenze, su descrizioni senza contorni, sull’indefinitezza del singolo episodio: di gran lunga preminente deve essere, nelle intenzioni dell’autore, ed anche negli esiti narrativi, la rappresentazione di emozioni che dagli eventi scaturiscono. E ciò è tanto più plausibile se si pensa che Fanciulli di sabbia è un romanzo di formazione, più precisamente la storia dell’educazione sentimentale di un ragazzo dell’entroterra ligure degli anni Cinquanta del secolo scorso.

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